Voglio riproporre, anche se non proprio recente, un articolo del buon caro Alberto Bagnai, che affronta il tema del referendum, proposto tra gli altri anche da Grillo, per uscire dall'euro.
Siccome è un argomento che, se il "fronte no-euro" dovesse prendere piede in Italia, verrà senz'altro riproposto, ritengo necessario mantenere vivo il dibattito e fornire a chi segue con attenzione le vicende di "eurolandia" gli elementi necessari ad affrontare la discussione sull'euro con la massima lucidità, obiettività e cognizione di causa.
Ripropongo il testo integrale, in quanto chi meglio di Bagnai può spiegarci bene come vanno lette le cose.
Buona lettura,
F.S.
Ancora?
Ancora con questa storia del referendum?
Ma non ne avevamo già parlato? (Radio Popolare, 17 agosto 2012).
Scusate, sono in viaggio e non mi perdo in dettagli. Mi sembra assolutamente ovvio che chi propone oggi un referendum sull'euro, da qualsiasi parte lo faccia, è un demagogo, alla ricerca di una tardiva legittimazione democratica, e un incosciente.
Cominciamo dalla fine. Tutto quello che sappiamo circa l'uscita dall'euro ci indica che allo stato uscite consensuali non sono possibili, ma che se anche lo fossero andrebbero ovviamente gestite in segreto. Tanto più in segreto andranno gestite uscite unilaterali. Per favore, studiate e fate studiare Bootle che illustra precedenti storici e motivazioni (ovvie) di questa scelta (ma anche Sapir, per dirne un altro, la dà per scontata).
Il motivo è semplice: annunci di qualsiasi tipo darebbero il via a fughe di capitali, mettendo rapidamente il paese nell'impossibilità di finanziare il proprio deficit estero. L'argomento degli espertoni ("ma tanto i capitali sono fuggiti, ma tanto la corsa agli sportelli è già iniziata...") è corretto, ma è un argomento da espertoni.
Gli espertoni, sapete, vedono la foglia e non vedono l'albero...
Come ci siamo detti tante volte con Alessandro "Torny" Guerani, i controlli dei movimenti di capitali che bisognerà fare, le fughe che bisognerà impedire, nel momento della crisi, non sono quelle dei ricchi, che ci hanno già pensato, e che forse i capitali in Italia non li hanno mai avuti: sono quelli dei poveracci, che rischiano di massacrarsi se, terrorizzati dalle notizie assurde sull'inflazione diffuse da criminali di ogni risma, accettassero qualsiasi condizione pur di portare i loro (pochi) soldi fuori dall'Italia (peraltro, lo sostiene efficacemente e ironicamente anche Claudio Borghi).
Ovviamente un annuncio lungo un'intera campagna elettorale è il massimo della demenza, per il motivo appena esposto. Decine di migliaia di piccoli risparmiatori si consumerebbero nell'angoscia e si rovinerebbero con le proprie mani. Chiaro il concetto? Sono sicuro che qualcuno non lo capirà: è troppo semplice e troppo pragmatico. Diranno: "Bagnai, tu vuoi uscire dall'euro a destra, vuoi salvare i capitalisti e non i piccoli risparmiatori...". Ancora?! I capitalisti, amici cari, non si combattono in questo momento: in questo momento hanno già vinto e stanno già al sicuro. I capitalisti si combattono dopo, ripristinando condizioni regolate sui mercati finanziari. Ma nel momento della crisi bisogna soprattutto evitare, lo ripeto, che siano i piccoli risparmiatori a farsi fottere il 50% nel tentativo di non perdere il 20% (che poi, dico: ma se tu resti in Italia, quale 20% perdi? Ma questo è un altro discorso, ne parliamo in un altro momento).
Ma ora ci dicono che dobbiamo fare il referendum, ora, capite? Ora! Aggiungendo al danno (quello dell'euro prima, e quello del disordine creato sui mercati dopo) la beffa: "Vedete, noi siamo democratici, l'euro lo scegliete voi!"
E questo perché?
Per consentire di rifarsi una verginità democratica a un governo di non eletti che sta facendo gli interessi della Germania svendendo l'Italia pezzo a pezzo, ad esempio. Oppure per consentirlo a un movimento che fino a ieri propugnava politiche pinochettiane basate su analisi distorte della crisi, e la cui democraticità interna risalta da noti fatti di cronaca.
Mi sembra un'ottima idea, non trovate?
Un'idea, se non altro, che pur dicendoci molto poco su come usciremo dall'euro, ci dice molto, moltissimo, su chi l'ha proposta. Dichiarare la natura fascista dell'euro (non starnazzando, ma argomentando) ha fatto effetto. Ora qualcuno prova a correre ai ripari. Ma il fatto è che se il re è nudo, il re è nudo. Punto. Un po' tardi, ora, per coprire le sue vizze e lercie pudenda con una schedina elettorale. Con quella i mercati ci faranno un'altra cosa. Se non avete capito quale, potete sempre rileggervi un altro grande classico.
(Ecchecazzo, come direbbe G.Z.! Che poi uscire dall'euro a destra è un po' come uscire dal nazismo a destra: fai 360 gradi e ti ritrovi seduto accanto a quelli che mangiano i bambini... Ma li mangiano ancora? Mi sa di no, credo si siano convertiti ai crauti...)
Ancora con questa storia del referendum?
Ma non ne avevamo già parlato? (Radio Popolare, 17 agosto 2012).
Scusate, sono in viaggio e non mi perdo in dettagli. Mi sembra assolutamente ovvio che chi propone oggi un referendum sull'euro, da qualsiasi parte lo faccia, è un demagogo, alla ricerca di una tardiva legittimazione democratica, e un incosciente.
Cominciamo dalla fine. Tutto quello che sappiamo circa l'uscita dall'euro ci indica che allo stato uscite consensuali non sono possibili, ma che se anche lo fossero andrebbero ovviamente gestite in segreto. Tanto più in segreto andranno gestite uscite unilaterali. Per favore, studiate e fate studiare Bootle che illustra precedenti storici e motivazioni (ovvie) di questa scelta (ma anche Sapir, per dirne un altro, la dà per scontata).
Il motivo è semplice: annunci di qualsiasi tipo darebbero il via a fughe di capitali, mettendo rapidamente il paese nell'impossibilità di finanziare il proprio deficit estero. L'argomento degli espertoni ("ma tanto i capitali sono fuggiti, ma tanto la corsa agli sportelli è già iniziata...") è corretto, ma è un argomento da espertoni.
Gli espertoni, sapete, vedono la foglia e non vedono l'albero...
Come ci siamo detti tante volte con Alessandro "Torny" Guerani, i controlli dei movimenti di capitali che bisognerà fare, le fughe che bisognerà impedire, nel momento della crisi, non sono quelle dei ricchi, che ci hanno già pensato, e che forse i capitali in Italia non li hanno mai avuti: sono quelli dei poveracci, che rischiano di massacrarsi se, terrorizzati dalle notizie assurde sull'inflazione diffuse da criminali di ogni risma, accettassero qualsiasi condizione pur di portare i loro (pochi) soldi fuori dall'Italia (peraltro, lo sostiene efficacemente e ironicamente anche Claudio Borghi).
Ovviamente un annuncio lungo un'intera campagna elettorale è il massimo della demenza, per il motivo appena esposto. Decine di migliaia di piccoli risparmiatori si consumerebbero nell'angoscia e si rovinerebbero con le proprie mani. Chiaro il concetto? Sono sicuro che qualcuno non lo capirà: è troppo semplice e troppo pragmatico. Diranno: "Bagnai, tu vuoi uscire dall'euro a destra, vuoi salvare i capitalisti e non i piccoli risparmiatori...". Ancora?! I capitalisti, amici cari, non si combattono in questo momento: in questo momento hanno già vinto e stanno già al sicuro. I capitalisti si combattono dopo, ripristinando condizioni regolate sui mercati finanziari. Ma nel momento della crisi bisogna soprattutto evitare, lo ripeto, che siano i piccoli risparmiatori a farsi fottere il 50% nel tentativo di non perdere il 20% (che poi, dico: ma se tu resti in Italia, quale 20% perdi? Ma questo è un altro discorso, ne parliamo in un altro momento).
Ma ora ci dicono che dobbiamo fare il referendum, ora, capite? Ora! Aggiungendo al danno (quello dell'euro prima, e quello del disordine creato sui mercati dopo) la beffa: "Vedete, noi siamo democratici, l'euro lo scegliete voi!"
E questo perché?
Per consentire di rifarsi una verginità democratica a un governo di non eletti che sta facendo gli interessi della Germania svendendo l'Italia pezzo a pezzo, ad esempio. Oppure per consentirlo a un movimento che fino a ieri propugnava politiche pinochettiane basate su analisi distorte della crisi, e la cui democraticità interna risalta da noti fatti di cronaca.
Mi sembra un'ottima idea, non trovate?
Un'idea, se non altro, che pur dicendoci molto poco su come usciremo dall'euro, ci dice molto, moltissimo, su chi l'ha proposta. Dichiarare la natura fascista dell'euro (non starnazzando, ma argomentando) ha fatto effetto. Ora qualcuno prova a correre ai ripari. Ma il fatto è che se il re è nudo, il re è nudo. Punto. Un po' tardi, ora, per coprire le sue vizze e lercie pudenda con una schedina elettorale. Con quella i mercati ci faranno un'altra cosa. Se non avete capito quale, potete sempre rileggervi un altro grande classico.
(Ecchecazzo, come direbbe G.Z.! Che poi uscire dall'euro a destra è un po' come uscire dal nazismo a destra: fai 360 gradi e ti ritrovi seduto accanto a quelli che mangiano i bambini... Ma li mangiano ancora? Mi sa di no, credo si siano convertiti ai crauti...)
(Alberto Bagnai)
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