martedì 30 aprile 2013

Finanziamento pubblico ai partiti: ne vogliamo parlare?


di Francesco Salistrari.



Ho ancora le orecchie che rimbombano della retorica del neo-premier Enrico Letta nel suo discorso di presentazione alla Camera. Ho ancora nelle orecchie le “promesse” e gli impegni presi davanti agli italiani nel chiedere la fiducia ad un parlamento che dopo l’elezione di Giorgio Napolitano, magicamente, sembra non più diviso. E non posso che farmi una risata.

Sembrava di assistere al comizio di una campagna elettorale e non al programma di un governo che chiede la fiducia di una Camera. E non posso non notare come moltissime, se non tutte, le proposte avanzate mancano, nei fatti, di qualsivoglia copertura finanziaria, a meno che l’uomo del Bilderberg non abbia la capacità di negoziare a Bruxelles condizioni talmente favorevoli all’Italia da permettere un’espansione (impensabile) della spesa pubblica del nostro paese.

Oggi, però, voglio concentrarmi su uno solo dei temi affrontati ieri dal premier Letta nella presentazione del programma di governo alla Camera: quello dell’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti.

Argomento spinoso e che il dibattito pubblico operato trasversalmente dalle forze politiche soprattutto in questa campagna elettorale a causa della propaganda martellante del Movimento 5 Stelle, ha appiattito la discussione sull’equazione, entrata a far parte ormai del senso comune, finanziamento pubblico = male assoluto. Un’equazione dannosissima e che inconsapevolmente anche le parti sane della società di questo paese hanno fatto propria senza peraltro intavolare una seria e circostanziata discussione sul tema.

E’ evidente che il finanziamento prima e rimborsi poi, hanno dato adito ad escalation corruttive nella gestione finanziaria dei partiti e che si sono avuti enormi e ingiustificati introiti che ledono l’immagine stessa della legittimità politica dei partiti italiani. E’ indubbio che i casi di abuso e di mancanza di trasparenza, sia nei bilanci sia nelle voci di spesa dei partiti, abbiano ingenerato un risentimento popolare molto forte. E’ indubbio che la martellante propaganda per l’abolizione dei rimborsi elettorali operata dal Movimetno 5 Stelle, fin dalla sua nascita, abbia fatto nascere un fronte molto amplio di dissenso all’interno della società italiana nei confronti del finanziamento pubblico della politica.

E’ chiaro che è necessaria una seria rivalutazione di metodi e modalità del finanziamento, con un loro pesante contenimento. E’ chiaro che è necessaria una vera trasparenza dei bilanci dei partiti ed un controllo super partes degli stessi da parte di organi indipendenti che ne certifichino la correttezza e ne confermino la trasparenza. E’ altrettanto chiaro che questo possa avvenire solo attraverso una seria riforma sia dei partiti stessi e delle loro regole di funzionamento interno (compreso il Movimento 5 Stelle), sia delle modalità di accesso ai finanziamenti pubblici.

Ma da qui a dire che togliendo tout court tali finanziamenti, si moralizzi la vita politica del paese e si ottengano risultati positivi nel funzionamento stesso dei partiti e della selezione della classe politica, ci passa un mare.

Quando si parla di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, assecondando un antistatalismo che è ormai entrato a far parte della cultura politica di questo paese anche laddove l’azione e il sostegno statale appaiono necessari e ineliminabili, si commette un errore fondamentale nella considerazione dell’importanza del finanziamento della politica. Che deve essere pubblico. E questo sia da un punto di vista costituzionale (art.3 e 49), sia da un punto di vista sostanziale.

E’ un fatto assolutamente innegabile che l’azione dello Stato nel “[…]rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art.3)” e garantire il diritto alla libera associazione in partiti per “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale (art.49)”, non può prescindere da un contributo, anche di ordine economico, mirato a favorire, liberare e garantire la concreta partecipazione di TUTTI i cittadini italiani alla politica democratica nazionale. E’ questo il compito principale e fondamentale del finanziamento pubblico ai partiti.

Che il finanziamento pubblico ai partiti abbia permesso dinamiche corruttive e degenerative, non sposta di una virgola il discorso sull’assoluta importanza di tale strumento. Non si può buttare il bambino con l’acqua sporca.

Eliminare il contributo statale finanziario atto a  garantire l’attività politica dei partiti e dei movimenti sociali e limitando il finanziamento degli stessi ai soli contributi privati (sia collettivi, cioè vale a dire dei tesserati che di singoli cittadini, fondazioni, imprese ecc.) è un errore madornale e sostanzialmente antidemocratico, che rischia di mettere a serio rischio sia l’esistenza stessa di determinati partiti, ma soprattutto la loro imparzialità rappresentativa.

Lasciando al solo finanziamento privato il compito di permettere la copertura delle spese necessarie alla vita di un partito (mantenimento sedi, attività elettorale, assistenza e attivismo sociale, attività culturale ecc.) pone dei seri rischi sia nell’ordine della selezione della classe politica, sia nell’imparzialità dell’operato della stessa. E questo, tra l’altro, è un problema già ben presente nelle dinamiche partitiche, laddove l’ingerenza dei finanziatori delle campagne elettorali di determinati personaggi politici già oggi rappresenta un fattore non di poco conto nelle dinamiche decisionali e nella qualità e nell’indirizzo delle politiche sostenute e avallate. Questo per dire semplicemente che se esiste davvero un problema di rappresentatività democratica dei partiti, questo non è certo determinato dal finanziamento pubblico, bensì esattamente all’opposto da quello privato.

Per cui, sarebbe doveroso un dibattito pubblico serio e approfondito sulla dinamiche di finanziamento delle formazioni politiche in questo paese e non continuare ad alimentare quella che appare oggi come una “caccia alle streghe” per cui il finanziamento pubblico ai partiti viene indicato come il male e la causa maggiore della deriva partitica a cui assistiamo, con tutte le conseguenza che da essa derivano.

Il danno maggiore che è stato compiuto dal Movimetno 5 Stelle sul tema è quello di aver spostato l’attenzione degli italiani dai “costi della politica” soprattutto a quello del finanziamento pubblico dei partiti, generando una complessa e articolata deformazione della valutazione che invece il tema meriterebbe e la completa mancanza di una riflessione seria sulla problematica, che, ripeto, non può essere liquidata con la semplice abolizione di questo indispensabile strumento che è capace di garantire a tutti i cittadini di questo paese di partecipare alla vita democratica della nazione.

Non è possibile accettare che i partiti italiani del futuro debbano essere “retti” dalla “benevolenza” di ricchi imprenditori (in stile Berlusconi e Grillo) o limitare le proprie prerogative e possibilità essendo costretti a trovare le fonti di finanziamento nei soli tesserati o benevoli elettori. La spirale degenerativa che si ingenererebbe, darebbe modo ai soggetti privati (comprese aziende multinazionali straniere) di interferire e influenzare pesantemente la dialettica democratica interna ai partiti, a cominciare proprio dalla selezione della classe politica. Per cui, andrebbe operata e al più presto, una serissima rivalutazione e riconsiderazione, semmai, dei finanziamenti PRIVATI, e non solo di quelli pubblici, ai partiti e alle formazioni politiche.

Pertanto, in conclusione, ribadisco l’improrogabile necessità dell’apertura di un grande dibattito pubblico sul tema dei finanziamenti che faccia chiarezza una volta per tutte e che indichi le possibili e necessarie riforme atte ad evitare le derive corruttive a cui abbiamo assistito in questi anni, senza menomare un altro pilastro della nostra democrazia che è rappresentata, nel bene e nel male, dall’attività e dalla vita dei partiti.

Ma forse, presumo, è davvero troppo tardi. Visto che questo governo, mosso e retto da interessi che esulano da quelli del popolo italiano (se non ve foste resi ancora davvero conto), ha già ampiamente tracciato la linea di questa ulteriore compressione dei diritti democratici in questo paese.

La speranza è che le resistenze a questa annunciata riforma, siano più forti delle spinte centrifughe che oggi si agitano sia in Parlamento che nel paese e diano la possibilità in un prossimo futuro agli italiani di farsi un’idea più chiara sulla questio

lunedì 29 aprile 2013

Buon Governo a tutti.


di Francesco Salistrari.

Ed eccoci finalmente al “governissimo”.
Un Letta in stile “statista” che, dopo aver ricevuto l’incarico da Re Giorgio e stilato la sua lista di ministri in accordo con Berlusconi, enuncia il suo “programma” di governo, richiamandosi al solito mantra del “più Europa, più europeismo”, che promette di non far pagare l’IMU e abbassare le tasse, proprio quando allo Stato servono al più presto dai 10 ai 14 miliardi per risolvere il nodo “esodati”, rinnovare la Cassa Integrazione e rifinanziare gli ammortizzatori sociali, il tutto sotto il capestro del “pareggio di bilancio”, le rate dell’ESM e gli interessi sul debito che continuano a salire.
E poi le riforme. Le riforme. Queste dannate riforme che ci “chiede l’Europa”. Riforme che non hanno nulla a che vedere con la sparata populistica di “abbattere i costi della politica” e mandare in soffitta il nostro bicameralismo (con conseguente diminuzione dei parlamentari), ma che invece investono il mercato del lavoro (che va armonizzato a quello tedesco), una riforma fiscale, una riforma della scuola secondo le nuove direttive europee che chiedono privatizzazione e coinvolgimento di aziende e fondazioni negli Organi Collegiali scolastici (addio alla Scuola Pubblica!), una riforma sanitaria che privilegi il privato e i tagli all’assistenza gratuita (sempre più una chimera) e le ormai necessarie privatizzazioni/dismissioni del patrimonio pubblico. Sarà questo il VERO programma e la vera azione di governo di questa presa per il culo che chiamano “governo Letta”. Un bell’inciucio alla “Monti” per traghettare il paese, nel pantano di questa crisi, e renderlo il più “servizievole” possibile nei confronti dei paesi forti dell’Europa del Nord che necessitano di questo e non di altro.
E chi si aspettava qualcosa di diverso, sarà grandemente deluso. Anche perché da questo governo non verranno mai toccati, né sfiorati, i privilegi degli ex funzionari/parlamentari/senatori (stipendi e pensioni d’oro), né messo un tetto agli stipendi di manager pubblici e privati, né toccati i privilegi delle varie caste e castette italiote, né affrontato il tema dirompente della disoccupazione, né degli investimenti pubblici, né dell’autosufficienza energetica, giusto per richiamare alla mente qualche “tema”. Al massimo verranno affrontati i tagli/eliminazione dei finanziamenti pubblici ai partiti, discorso sul quale a causa della propaganda grillina che perdura da anni, l’appiattimento ideologico e la sottovalutazione del tema sono arrivati a tal punto che liquidare l’argomento in quattro battute non è assolutamente possibile.
Questo è il governo del “più Europa”. E’ il governo dell’uomo nuovo del Gruppo Bilderberg, è il governo della “massoneria unita”, dove anche il cavallo pazzo di Berlusconi, rassicurato sulla sua situazione giudiziaria, collabora alla grande, influendo e determinando, insieme agli altri, i nuovi assetti di potere italiani, sempre più servi e schiavi delle consorterie finanziarie e bancarie che governano il mondo.
Un bel governo, non c’è che dire. Un governo in piena e assoluta continuità con quello che abbiamo visto fino ad ora. Un governo che dimostrerà, a chi ne avesse ancora bisogno, di quanto inutili possano essere le elezioni, quando la democrazia è sospesa, solo formale. Un esito del voto che, nonostante il Movimento 5 Stelle e tutti i suoi limiti, aveva chiaramente indicato una profonda richiesta di cambiamento, soprattutto in riferimento alle politiche di “rigore” imposte dall’Europa, e invece nisba. Dopo la manfrina dell’elezione del Presidente della Repubblica e l’ennesima prova che il PD non è né un partito di sinistra (ma nemmeno lontanamente) né un partito autonomo dalle ingerenze e dall’eterodirezione di potentati e interessi che non sono quelli della base elettorale che dovrebbe rappresentare, eccoci qua a quello che prima delle elezioni e dopo l’esperienza del governo Monti, era l’esito più prevedibile della situazione italiana: un governissimo (tecnico, di scopo, di interesse nazionale, di emergenza, chiamatelo come vi pare). La Caporetto del PD, ha chiaramente mostrato agli italiani, quanto lontani siano i loro interessi da questa “casta” politica e da chi ne tira le fila. E l’azione di questo governo appena nato (e che durerà il tempo necessario per indirizzare il paese laddove il potere euro atlantico chiede) dimostrerà quanto poco in considerazione vengano tenuti i veri e reali interessi del popolo italiano.
Ce ne accorgeremo ben presto. Fin da subito. Fin da quando da una parte le scadenze finanziarie, dall’altra il peso del debito, da una parte la crisi sistemica mondiale, dall’altro le tensioni internazionali, non ci costringeranno a guardare alla nostra situazione non più soltanto con preoccupazione, ma con autentica e insopprimibile disperazione.
Si perché il 2013 e il 2014 vedranno i nodi sociali venire al pettine ed il peso della disoccupazione e dell’impossibilità di rilanciare l’economia, bloccata com’è la politica economica da interessi che non sono quelli italiani, renderanno evidenti quanto anti nazionali siano le scelte che la nostra classe dirigente sta attuando in queste ore.
Del resto, cari italiani, dal Governo Prodi in poi, per chi credete abbia lavorato questa gente?

lunedì 22 aprile 2013

E intanto l'Italia se ne va.


di Francesco Salistrari.

Ed eccoci qua.
Dopo giorni (politicamente) drammatici, a raccogliere i cocci della nostra democrazia.
Lo spettacolo inaudito al quale tutti gli italiani hanno assistito in occasione di queste elezioni del Presidente della Repubblica, presenta i tratti propri di un paese schizofrenico avvoltolato nelle proprie straripanti contraddizioni (sociali e politiche), di una classe politica ancorata alle proprie posizioni e completamente sorda alle prepotenti richieste sociali che emergono dalla crisi.
Un paese sempre più in difficoltà, dove gli ultimi dati divulgati dall’Istat fanno rabbrividire, dove i suicidi continuano, dove la disperazione sociale si accompagna alla disgregazione economica e produttiva e dove la politica non propone alcuna soluzione, non traccia alcuna via d’uscita, ma si arrocca nel palazzo, intransigente, completamente incapace di leggere la situazione reale del paese.
La rielezione di un Presidente della Repubblica uscente (caso unico nella storia repubblicana), è più di una semplice scelta politica o strategica. E’ la dimostrazione lampante di quanta distanza ci sia tra le aspirazioni sociali al cambiamento e le risposte che la politica dà a queste aspirazioni. E’ la riprova che in questo paese nulla deve cambiare. E anche chi avrebbe potuto rappresentare un fattore di cambiamento, ha ampiamente dimostrato di non essere all’altezza del compito cui è stato chiamato.
Ed è così che possiamo assistere allo spettacolo del “Caimano” che, dopo la rielezione di Napolitano, tra i banchi dell’aula, se la ride alla grande. Con un colpo solo ha ottenuto la rielezione di un presidente accondiscendente come Napolitano (che in questi sette anni ha ampiamente dimostrato di essere di mano larga con Silvio Berlusconi e che anche in futuro rappresenterà una garanzia per i processi e i suoi guai giudiziari) e ha visto il maggior partito avversario sgretolarsi dall’interno.
E cosa vogliamo dire di questo PD? Era ampiamente prevedibile che questa sarebbe stata la fine ingloriosa del Centrosinistra italiano. Ma una figura di palta di queste proporzioni, non se l’aspettava nessuno. Un fallimento generale, totale, completo. Una Caporetto di proporzioni storiche. Che ha visto non solo le varie anime configgenti del PD fin’ora restate celate sotto il tappeto del finto antiberlusconismo, venire a galla con prepotenza, ma anche e soprattutto diventare evidente l’incapacità di questo partito ad approfittare delle occasioni politiche a disposizione. Così nel giro di pochi mesi, il maggior partito italiano, ha sprecato in un sol colpo la possibilità di vincere delle elezioni già praticamente vinte, di formare un governo di cambiamento per questo paese e buttare a mare l’unità stessa del partito sull’elezione del Presidente della Repubblica. Forse nemmeno a farlo apposta si sarebbe riuscito in così poco tempo a sbagliare completamente tutte le mosse.
Una vergogna. Che pesa. Pesa tantissimo sull’Italia e gli italiani. Una debacle completa e imbarazzante. Che dire? Onore a Bersani e al gruppo dirigente più insulso della storia della sinistra italiana.
Così proprio chi avrebbe dovuto rappresentare il cambiamento, ha invece con evidenza schiacciante  dimostrato agli italiani che questo paese non deve cambiare. L’immutabilità degli equilibri diventa così la regola aurea palese della politica italiana.
Ma a quale pro?
Chi ci guadagna veramente?
Non certo il paese.
In un clima da si salvi chi può, questa classe politica sta salvando le braghe ai soliti noti. A chi non può assolutamente permettersi un governo che prenda alcune decisioni importanti, come una redistribuzione più equa della ricchezza (attraverso una lotta reale all’evasione fiscale e una seria politica sociale), che ridefinisca (rinegozi) la portata del nostro debito pubblico, che rinegozi e ridiscuta in Europa i Trattati e gli impegni sottoscritti dai precedenti governi (e che in questo momento rappresentano delle camice di forza insuperabili per la fragile economia di questo paese), che reimposti una politica di sviluppo pescando le risorse laddove ci sono.
I potentati di questo paese, hanno, con queste giornate convulse di politica da palazzo, dimostrato quanto asservito sia il nostro paese ad interessi che non sono quelli del popolo italiano. E questa politica da palazzo ha ampiamente chiarificato quanto inetta e inconcludente sia questa classe politica e quanto poco incisivo possa essere un Movimento come quello di Grillo, se dietro non esista un discorso politico articolato e una chiara piattaforma programmatica capace di affrontare e azzannare alla gola i problemi reali del paese, se alle spalle di quei 150 deputati non viva e funzioni una struttura organizzata, forte, coesa e disciplinata, capace di elaborare una linea politica e strategica di una qualche consistenza.
Se c’eravamo illusi che queste elezioni, anche se solo parzialmente, avrebbero potuto rappresentare in qualche modo una svolta, oggi siamo tutti costretti a risvegliarci dal sogno e piombare in una realtà ben diversa. Che è quella di un paese asservito ai diktat e alle volontà di Bruxelles, che va avanti con un governo-non-governo che lavora indefessamente per implementare gli “aggiustamenti” necessari voluti dall’Europa, nell’ombra, nel silenzio, alle spalle dello spettacolo indecente fornitoci da questi commedianti seduti in Parlamento.
E cosa cambierà, se Napolitano indicherà il “suo” governo e i “suoi” Ministri? Quale politica dovranno portare avanti? Se non la ormai famosissima “agenda Monti”?
Vorrei concludere con una considerazione su quello che è successo ieri con la finta “marcia su Roma” di Grillo e dei grillini. Un’altra lampante dimostrazione di quanto allo sbando sia questo paese.
Fuoco e fiamme sembravano dovessero abbattersi su Montecitorio. E Grillo, invitando (caricando) i suoi a convergere sul Palazzo, sembrava voler ingaggiare un vero e proprio braccio di forza con il Potere. Quando ha capito che la gente era veramente disposta a farlo, quando si è reso conto che la situazione gli sarebbe potuta sfuggire di mano, ha intimato l’alt e il dietro-front e la manifestazione si è risolta in un inconcludente corteo, una sfilata dimostrativa senza alcun peso politico.
Sulla dinamica messa in moto in questa situazione, ha pesato senz’altro la poca esperienza del comico e del Movimento in frangenti politici del genere (tanto gravi), ma è stato ancora una volta dimostrato che il ruolo e la funzione sociale e politica principali del Movimento 5 Stelle, sono quelli di fungere da pompiere sociale, da canalizzatore delle tensioni, da valvola di sfogo.
Non so se si tratta di un ruolo totalmente o parzialmente consapevole o totalmente o parzialmente inconsapevole. Sta di fatto che il Movimento 5 Stelle ed il suo leader, lo stanno assumendo in maniera perfetta.
E intanto l’Italia se ne va.

martedì 16 aprile 2013

Come ci giudicheranno?


Di Francesco Salistrari.

Mentre tutti parlano delle bombe di Boston, quando ancora non si sa nulla, ma proprio nulla, su chi, come e perchè, mentre tutti parlano di banche, di crisi, suicidi, governo, PDL, PD, Movimento 5 Stelle, elezioni del Presidente della Repubblica, voglio andare controtendenza e parlare di altro.

In effetti, gli argomenti da trattare sarebbero tanti, come tante le opinioni da esprimere, ma siamo davvero sicuri che siano quelle le cose importanti? Beh, forse si, sono importanti. Ma, per esempio, 3 morti americani a Boston, contro 60 bambini maciullati in Siria, quali sono i più meritevoli di attenzione? O un attentato (Boston), contro 15 (solo quelli di ieri) a Bagdad? C'è una scala di valori?

Per questa pseudo cultura occidentale, certamente si. Alcuni morti hanno più importanza di altri. Alcuni episodi vengono condannati, altri meno, altri nemmeno considerati. Ed in questa morale autoreferente occidentale, si scorda sempre più spesso che è il mondo intero a soffrire, a vivere una crisi che non è solo economica, a vivere situazioni orribili, sofferenze indicibili, soprusi, sfruttamento, devastazione ambientale ed umana. Cose tutte il più delle volte causate, volute ed alimentate proprio dal nostro “evoluto” occidente.
Quindi di cosa dovrei parlare?Di tutto e di niente, in fondo.

Perchè, basta guardarsi intorno e scorgere la decadenza di una civiltà intera, mentre il resto del mondo cerca disperatamente di mettersi al passo, di imitare quella stessa civiltà, di ricalcarne i passi (accelerandone i tempi), di ricreare situazioni, modelli sociali, mentalità. Ed una intera civiltà, quella occidentale, oggi appare realmente in crisi. Ma non per i debiti delle banche, i debiti pubblici, la corruzione, i politici incapaci e asserviti. E' in crisi di valori, di prospettive, di idealità, di fini.

Qual'è oggi lo scopo della civiltà occidentale?
Bella domanda.

L'unico che appare, dai movimenti di capitali, dalle borse, dagli investimenti delle multinazionali, dalle guerre in corso (per difendere ed ampliare quegli interessi), dalle politiche sociali ed economiche che si portano avanti, l'unico, è quello di continuare a garantire profitto e controllo a chi detiene i cardini del sistema nelle proprie mani. Che non è un'organizzazione alla “Spectre”, che si, si riunisce in circoli e gruppi più o meno segreti, ma è in realtà una classe sociale ben definita, sorta dalle ceneri di quella borghesia che Marx tanto stigmatizzava. Una classe sociale di super ricchi che vantano posizioni acquisite nel corso dei secoli di questo capitalismo occidentale che ha infettato il mondo intero e che è diventata l'unica prospettiva dell'organizzazione sociale a qualsiasi latitudine.Che tristezza!

E quanti, quanti, anche in buona fede sono così ciecamente convinti che non ci siano alternative! Quanti insistono nel dire che il capitalismo non solo è inevitabile, ma necessario!

E quanto pusillanimi e inconcludenti siano oggi i moderni Spartaco, lo vediamo ogni giorno. Quanto assente sia l'elaborazione concettuale di un modello alternativo! Quanto fermo e stagnante sia il dibattito su cosa, come e quando fare quello che è necessario per cambiare, per dare una sterzata importante a questo modo di produrre, di consumare, di gestire la ricchezza, di distribuirla, di utilizzare le risorse! Come se quest'ultimo fosse l'unico possibile. Come se non ci fossero alternative.

E' davvero possibile che, fallito il “socialismo reale” (unico tentativo storicamente affermatesi di modello alternativo al capitalismo) sia completamente naufragata con esso qualsiasi possibilità di costruire un modello sociale ed economico diverso?

La cosa davvero grave, del tempo in cui viviamo, non è tanto essersi rassegnati a vivere sotto a questo regime economico, ma di considerarlo come l'unica prospettiva del genere umano.

E' un po' come convincersi che arrestare la ricerca scientifica alla scoperta della pennicillina, perchè sembra impossibile trovare altro, sia una cosa sensata da fare. Come fermarsi alla scoperta della macchina a vapore, credendo che altre alternative tecniche non siano possibili. Come fermarsi al treno, immaginando che poter costruire qualcosa che sia in grado di volare e trasportare merci e passeggeri, sia utopistico.

In questo, si, davvero il capitalismo ha stravinto.Ha completamente asservito ai suoi interessi, la classe intellettuale mondiale e i pochi che cercano e tentano di sviscerare modelli e proposte alternative, vengono zittiti dalla grancassa mediatica della televisione, delle università, dei circoli culturali, dell'intellettualità fraccomoda di questo tempo.

E' un'epoca di decadenza, non solo perchè il modello che abbiamo accettato come l'unico possibile è distruttore di valori e di umanità, ma perchè con esso abbiamo rinunciato alla comprensione di quello che siamo e allo scopo per il quale siamo venuti al mondo.

Rinunciando alla ricerca di una prospettiva diversa per il genere umano, abbiamo rinunciato alla nostra evoluzione, bloccandola e deprimendola dentro schemi preconfezionati e autoreferenti assolutamente inaccettabili e distruttivi.

Rinunciando a pensare un mondo diverso, abbiamo rinunciato alla prospettiva di un Uomo diverso, accettando come reale, immutabile la natura dell'uomo venuta fuori da questi tre secoli di capitalismo. Considerando come principi naturali l'egoismo, la cattiveria, la violenza, il sopruso, abbiamo completamente abdicato come specie, non più soltanto come civiltà, stato o nazione o classe sociale.

Tra qualche secolo, coloro che di questa umanità sulla via dell'autodistruzione si salveranno, non potranno che guardare al nostro tempo con profonda tristezza e risentimento.
Questa è l'unica certezza che abbiamo, fidatevi.

lunedì 15 aprile 2013

Sciogliamo l'Eurozona!


Intervista del Guardian all'economista tedesco che ha sollevato la questione di incostituzionalità sul MES e che sostiene il movimento di Alternativa per la Germania
Uno dei più eminenti economisti tedeschi chiede un rapido scioglimento della zona euro nella sua forma attuale, e sostiene che il progetto di un'Europa unita è in pericolo di implosione se i paesi indebitati non sono fatti uscire.

Parlando prima della conferenza di fondazione del nuovo movimento politico separatista che vuole sfidare con forza il sostegno della Germania ai salvataggi della zona euro, Joachim Starbatty, professore di politica economica che ha presentato ripetuti ricorsi alla Corte costituzionale tedesca sostenendo che i salvataggi della zona euro sono incostituzionali, ha detto che se la battaglia dell'euro va avanti, si rischia il crollo della UE.

"L'Europa sta andando in pezzi proprio in questo momento," ha detto Starbatty. "Una moneta che si supponeva avrebbe dovuto unire il continente, sta facendo proprio il contrario. E' debole e in difficoltà per il fatto che i singoli membri non sono più in grado di sostenerla. Pertanto, sarebbe meglio se i paesi che non sono competitivi, come Grecia, Irlanda, Spagna, Italia, ecc. fossero lasciati uscire". Un'alternativa, ha sostenuto, sarebbe un'uscita della Germania.

Starbatty è un convinto sostenitore del movimento Alternative für Deutschland (Alternative per la Germania), che ha tenuto questa domenica la conferenza inaugurale del partito. Il movimento è composto di intellettuali, da medici a economisti - l'alto numero di professori gli ha causato il soprannome di "partito dei professori" - come anche da piccoli e medi imprenditori e da professionisti in pensione. Ha già 6,000 membri ed è pronto a vivacizzare le elezioni politiche in Germania tra sei mesi.

Con un nome ispirato a "alternativlos", che significa "non ci sono alternative" -  parola che il cancelliere Angela Merkel ha utilizzato in difesa delle sue politiche, inclusi i salvataggi della zona euro - il partito vuole dimostrare che la cancelliera si sbagliava, in particolare nel caso dell'euro. Molti vorrebbero vedere il ritorno del marco tedesco.

Gli analisti sono scettici sul fatto che AfD possa conquistare il 5% dei voti necessari a ottenere dei seggi al Bundestag.

"Economicamente la Germania sta facendo bene, cosa che compromette notevolmente le possibilità di un partito di protesta", ha detto Richard Hilmer della società di sondaggi Infratest Dimap.
Ma AfD rappresenta pur sempre una grave minaccia per i cristiano democratici della Merkel (Cdu), il loro partito fratello bavarese, la CSU, e il pro-business Free Democrats, tutti parte di una coalizione che sperano possa essere rieletta il 22 settembre.

Anche la perdita di poche centinaia di seggi potrebbe costringere la Merkel ad allearsi coi socialdemocratici di centro-sinistra e a unirsi in una grande coalizione, che porterebbe a un indebolimento delle sue politiche, o anche potrebbe costarle il potere.

"Alle elezioni i voti per l'AFD potrebbero davvero minacciare la CDU," ha ammesso Wolfgang Bosbach del CDU. Il suo collega Klaus-Peter Willsch ha aggiunto: "Un partito del genere è pericoloso per noi."

Starbatty dice che l'obiettivo del AFD è di "scuotere l'elite politica" sia della Germania che dell'Europa. Egli è stato a lungo membro del CDU, da cui è uscito in segno di protesta per come la Germania è stata costretta al ruolo di cane da guardia dell'Europa, al fine di sostenere il suo atteggiamento filoeuropeo per tentare di salvare una moneta che egli sostiene essere "viziata dalla nascita."

"Molti politici tedeschi stanno nascondendo la testa nella sabbia" ha detto  "Non vogliono ammettere la realtà che allo stato attuale il loro progetto visionario non può continuare a funzionare, perché credono così tanto nel sogno e temono di essere visti come anti-europei.
"Non riescono a riconoscere che dobbiamo trovare un modo sano di andare avanti, che, benché doloroso, contribuirà a far evolvere l'Europa."

Il 72enne, che si descrive come economista della scuola di Adam Smith, ha ricordato la prima visita del cancelliere Konrad Adenauer in Grecia nel 1950. "Allora, furono necessari solo sette poliziotti. Quando la Merkel è andata in visita nel 2012, la proteggevano 7.000 poliziotti. Che cosa vi dice questo sui sentimenti di solidarietà forgiati dall'Europa? "
Starbatty rifiuta l'etichetta di "anti-europeo" attribuita al partito, preferendo invece quella di "euroscettico". Egli rifiuta anche il paragone con UKIP, con il quale dice che l'AfD ha molto poco in comune.

"Noi siamo pro-Europa - vogliamo salvarla, e l'unico modo per farlo è di sciogliere la zona euro. Nella sua forma attuale, l'Europa non sta portando, né porterà, alla pace e all'unità che i suoi creatori avevano promesso ", ha insistito.
Dopo la critica rivolta al suo partito di attirare i neonazisti, il partito sta controllando attentamente tutti i suoi potenziali aderenti per garantire che esponenti dell'estrema destra non si infiltrino nei suoi ranghi.
 
"Questo deriva dall' idea dei tedeschi che se non sei con la maggioranza devi per forza avere tendenze estremiste," ha detto Starbatty. Questo è uno dei motivi per cui è tutt'altro che facile fondare un nuovo partito in Germania.
Rifiutando del tutto le politiche della Merkel, il partito è molto più incline ad allinearsi con il primo ministro britannico, David Cameron.
"Siamo ben lontani dall'essere d'accordo con tutto quel che dice Cameron, ma rispettiamo il suo progetto di tenere un referendum" ha detto Adam Konrad, giornalista ed editore della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che è uno dei membri fondatori di AFD.  "Egli ha un senso di realismo britannico, un approccio fresco e sano, con cui dovremmo avere più a che fare in Germania", ha aggiunto Starbatty.
Un recente sondaggio ha suggerito che il 26% dei tedeschi, timorosi sul futuro della loro economia e preoccupati per i loro risparmi, sarebbero pronti a votare per un partito anti-euro. Il dato sale al 40% per fascia di età tra i 40 e i 49 anni.
Ma un problema che il partito nascente potrebbe trovarsi ad affrontare è l'età media piuttosto avanzata dei suoi componenti , che un osservatore ha stimato essere "molto vicina a quella del conclave Vaticano", ma l'aspirante leader del partito ha insistito che molti sostenitori più giovani sono in attesa dietro le quinte per "vedere come il partito sviluppa, prima di impegnarsi".



Grecia: affari d'oro. Come le Multinazionali (straniere) sfruttano la crisi.


Nella penisola di Halkidiki*, nella Grecia nord-orientale, le multinazionali straniere stanno per fare, letteralmente, affari d’oro. Attratte dalle ricchezze minerarie della regione e facilitate dall’instabilità economica del paese, le compagnie minerarie si sono accaparrate i diritti di estrazione e intendono cominciare a sfruttare le risorse aurifere della penisola il più presto possibile. Gli abitanti, invece, non intendono trasformare le loro risorse naturali in merce di scambio, e si oppongono strenuamente ai piani di sfruttamento delle loro risorse.
Tutto ebbe inizio nel 2011, quando la compagnia Hellas Gold, filiale della multinazionale canadese Eldorado Gold Corporation, ottenne dallo stato greco i diritti di estrazione sulle miniere della penisola, ad un prezzo ben al di sotto del loro valore di mercato e in assenza di alcuna gara d’appalto. Lo stato greco, infatti, aveva fretta di riparare al fallimento della società canadese TVX Gold, operativa nell’estrazione di oro nella penisola fino al 2003, anno in cui dichiarò bancarotta lasciando senza stipendio i suoi oltre 400 lavoratori. Così, oltre ad offrire condizioni particolarmente vantaggiose, lo stato greco esentò Hellas Gold dalla riparazione del danno ecologico causato dalla società che l’aveva preceduta. Oltre al danno, la beffa: l’inquinamento peggiorerà, dato che il proseguimento dell’attività estrattiva da parte di Hellas Gold prevedel’uso del cianuro, una tecnica considerata ad alto rischio ambientale, ma non ancora bandita in Grecia.

L’altro lato della medaglia

Gli abitanti della penisola, invece, temono le conseguenze devastanti che la riapertura delle miniere comporterà, soprattutto in termini ambientali. Antiche foreste come quelle attorno al villaggio di Skouries saranno rase al suolo, mentre ingenti risorse idriche, abbondanti nella penisola, verranno sprecate nel processo di estrazione e inquinate dai materiali di scarto. Per non parlare dei rifiuti tossici che potrebbero inquinare irrimediabilmente il suolo della penisola. Qualche migliaio di posti di lavoro, affermano gli oppositori del progetto, non giustificano una tale devastazione ambientale. Anche perché le attività lavorative termineranno una volta esaurito l’oro da estrarre (la stima è di circa 27 anni), mentre il danno ambientale sarà permanente.

La comunità locale e la solidarietà internazionale

Gli alleati più stretti delle comunità greche che si oppongono allo sfruttamento aurifero della penisola di Halkidiki sono gli attivisti di Rosia Montana, in Romania. I problemi da affrontare sono simili, così come analoghe sono le compagnie coinvolte. Tra i suoi azionisti, infatti, Hellas Gold conta il famoso Frank Timis, controverso businessman romeno-australiano già fondatore della Gabriel Resources, compagnia attiva nell’estrazione dell’oro a Rosia Montana.
I cittadini greci sono scesi in piazza molte volte In difesa della penisola di Halkidiki e in solidarietà con la sua popolazione, contando sull’appoggio di ambientalisti e attivisti internazionali. La risposta dello stato non si è fatta attendere: la polizia antisommossa è intervenuta più volte per fermare le proteste, fino all’ultimo, clamoroso, intervento a marzo nel villaggio di Ierissos. Di fronte all´ennesima manifestazione della popolazione locale, la polizia ha reagito lanciando gas lacrimogeni all’interno di una scuola, all’interno della quale si trovavano alcuni studenti e professori, giustificando poi l’arresto di alcuni minorenni in quanto potenziali partecipanti ad un’azione di sabotaggio contro la compagnia canadese avvenuta il 17 febbraio nel cantiere di Skouries.
Nonostante la comunità locale si opponga strenuamente al progetto, secondo i piani di Hellas Gold le attività dovrebbero ricominciare nel 2015.

*in italiano penisola Calcidica



letto e condiviso da: Informazione Consapevole

domenica 14 aprile 2013

Il Brown-Out italico parte dalle stazioni di servizio.


FONTE: PETROLICO (BLOG)

“Non abbiamo più i soldi per tenere aperti i distributori oltre l’orario lavorativo e quello che guadagniamo con il self service non ci basta per pagare la luce per l’illuminazione della struttura interna e per il consumo delle macchine erogatrici di carburante”.
Graziano Bossi, presidente della Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti della provincia di Cremona*

Ora sappiamo che la "fine" della disponibilità 24 ore su 24 dei carburanti parte da una delle regioni più ricche d'Italia: in tutta la provincia di Cremona, fuori dall'orario di lavoro, non ci saranno (mai) più carburanti disponibili.

Non importa che abbiate o meno le carte di credito o i contanti in abbondanza. Siamo entrati nella fase in cui il sistema monetario traballante è comunque salvaguardato... ma mancano realmente i beni, dopo anni in cui la domanda stagnava. Ed il bene che viene a mancare è il bene supremo: l'energia, stupenda e volumetricamente molto densa, fornitaci da benzina e gasolio.

Poi dovremo staccare sempre più l'illuminazione pubblica. 
Poi sarà razionata quella privata....

Poi sarà distribuito cibo solo a chi si fa trovare in casa.
Non è più una questione di "se" ed ormai il "quando" accadrà durante la nostra vita. 
Lo vediamo nel grafico a lato tratto dalla revisitazione aggiornata del "Limits to growth", grafico che è "sbagliato" - come tutte le previsioni - ma secondo me ci azzecca abbastanza, siamo all'inizio di un collasso planetario e nazionale che forse ha un unico precedente recente ed è la Seconda Guerra Mondiale. Solo che quella crisi di fame e mancanza di tutto ebbe una durata di un paio di anni, questa durerà almeno 50 anni e sarà finita quando le forniture di gas, petrolio e carbone saranno finite e resteranno tentativi locali e pazzi di ripristinare una parvenza grottesca e dolorosa di mondo industriale.   

Ringrazio e saluto il commentatore che si firma David Addison, che conosco personalmente, il quale mi permette di continuare ad avere dei contenuti pregnanti mentre io me la dormo e mi curo sempre meno di drammi che non sono più futuri ma sono ormai qui tra noi.

Andrà peggio, ancora per una quarantina d'anni. Per salvarsi non servirà pensare, dire o fare quasi nulla di quel che sappiamo pensare, dire o fare. A meno che non siamo bravi assassini, ladri, truffatori ma queste categorie non credo siano la maggiorparte dei miei lettori. 




*link: http://news.panorama.it/cronaca/Benzina-Cremona-dice-addio-ai-self-service 

Fonte: http://petrolitico.blogspot.it/2013/04/torna-il-grande-e-lungo-buio.html 12.04.2013

sabato 13 aprile 2013

Se questi sono i saggi rivogliamo i deficienti.


di Massimo Mazzucco


La buffonata messa in piedi da Napolitano si è rivelata nel suo più squallido splendore con la consegna del documento ufficiale dei 10 saggi al nostro presidente della Repubblica.

Basta dare una scorsa veloce alla "sintesi" pubblicata dall' Ansa, per capire che passano più idee nuove in 10 minuti di Ballarò o Porta a Porta di quante ne contenga il loro documento.



"RISCHIO LAVORO - La mancanza di lavoro è la priorità numero uno. Per combattere la conseguente crescita di povertà, la via maestra è lo "sviluppo economico equo e sostenibile"." 
Maddài, diggiùro! E io che credevo che la priorità in Italia fosse la protezione dei parchi naturali. Comunque, sono molto contento che abbiano trovato la soluzione: basterà perseguire uno "sviluppo economico equo e sostenibile" e tutti i problemi scompariranno. 

"FISCO - La redistribuzione del carico fiscale è una questione politica, dicono i saggi che quindi scelgono di non occuparsene con l'eccezione del mondo del lavoro." 
Quindi i saggi, chiamati a risolvere un problema politico, scelgono di non occuparsene perché quella del carico fiscale è una questione politica.

Sarebbe come chiamare a Maranello un esperto di motori, per sentirsi dire che "bisognerebbe aumentare un po' la potenza ai bassi regimi, ma io scelgo di non occuparmene perché questa è una faccenda che riguarda i motori."

"Nell'agenda comunque c'è l'invito a rendere il fisco più amico e a procedere sulla strada di alcune riforme rimaste a metà, da quella federalista a quella del catasto."

L'idea di rendere il fisco più amico mi piace molto. L'unica domanda che rimane è: amico di chi, esattamente? Degli italiani, o dei banchieri di Bruxelles? [...]


Foto: Ecco i 10 nomi per il Quirinale del M5S: http://goo.gl/3enhWSpargete il verbo!




"IMPRESE - Estinguere il prima possibile tutti i debiti della P.a. nei confronti delle imprese." 
Questa è geniale! Non ci aveva mai pensato nessuno. Anzi, pensate che gli imprenditori stavano per organizzare una protesta nazionale, perché non volevano in nessun modo che la pubblica amministrazione gli pagasse i debiti.

Ma è soprattutto nell'uso della terminologia "prima possibile" che si riconosce il rigore e la serietà con cui hanno lavorato i 10 saggi.

"CONCORRENZA - Favorire la concorrenza, dal settore del gas a quello dei farmaci, anche attraverso la valorizzazione della legge annuale ad hoc, senza dimenticare le polizze assicurative." 

Anche questa mi sembra un'ottima ricetta. Specialmente nell'ottica di uno "sviluppo economico equo e sostenibile", che si sposa a meraviglia con la "concorrenza" più spietata nel settore privato. È noto infatti che le multinazionali - le farmaceutiche soprattutto - abbiano come priorità assoluta l'equità sociale e il benessere del cittadino.

"SCUOLA - Lotta all'abbandono scolastico, anche attraverso il rafforzamento del tempo pieno ormai quasi scomparso."

I soldi per pagare gli insegnanti per il tempo pieno, naturalmente, li prendiamo sempre dallo "sviluppo equo e sostenibile." (Oppure è solo Grillo che non può fare proposte "perché non ci sono i soldi per realizzarle"?)

"DONNE - Sì al telelavoro per le donne per facilitare la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia." 
Per gli uomini invece niente. Tutti in tangenziale a fare la coda ogni mattina e respirare gas di scarico di quello davanti, per arrivare in tempo in ufficio a timbrare il cartellino.

"Vantaggi ne deriverebbero "anche per le imprese in termini di riduzione dei costi fissi e dei casi di assenteismo"."

Certo, perché una donna a casa non può certo diventare "assente", questo lo sappiamo. Come dice il noto slogan femminista, "Che la piasa, che la tasa, che la staga in casa." (E poi si domandano perché Napolitano non abbia messo nemmeno una donna fra i saggi).

"UNA SOLA CAMERA CON POTERE DI INDIRIZZO POLITICO - La governabilità sicura si ha solamente con sola Camera. Lo dicono i saggi nella loro relazione finale. "Nessun sistema elettorale garantisce automaticamente" la maggioranza in entrambi rami del parlamento. "Diverse sarebbero le prospettive della stabilità se si attribuisse l'indirizzo politico a una sola Camera"."
Se è solo per quello, Hitler aveva trovato una soluzione ancora migliore: abolisci del tutto il parlamento, e vedrai come governi da dio!

"REDDITO MINIMO: Il reddito minimo di inserimento è una misura "onerosa e quindi difficilmente realizzabile nelle attuali condizioni di bilancio, a meno di una decisa redistribuzione delle risorse disponibili"."

Azz... peccato, su questa ci contavo. Comunque, i saggi hanno ragione: prima di tutto, bisogna rispettare i conti dello Stato. Se poi il cittadino fa la fame oppure si impicca per la disperazione, quello è soltanto un "collateral damage".

"Serve, per questo, un ridisegno delle politiche sociali."

Questa perla sarebbe da incorniciare. E chi lo fa, il ridisegno? Don Rosa, o Jacovitti?

"Superare la legge elettorale vigente: Il nuovo sistema "potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario) un alto sbarramento, un ragionevole premio di governabilita"."

Fantastico. Avere dei saggi che parlano al condizionale, e che usano il termine "ragionevole" come se avesse la stessa valenza per tutti, è davvero incoraggiante.

Perché non hanno aggiunto "si potrebbe avere un mondo più bello per tutti", già che c'erano? Tanto, presa per il culo per presa per il culo...

Complimenti, cari saggi, siete stati bravissimi. Bravissimi soprattutto nel non toccare nemmeno da lontano il vero problema che affligge oggi il nostro paese: il debito pubblico.

Non lo sanno, i nostri saggi, che di questo passo l'Italia non potrà mai uscire dalla spirale del debito, a meno di rinegoziarlo alla radice?

Ma quello ovviamente è un altro discorso, è meglio lasciarlo fare alle persone serie. 




letto e condiviso da: La Crepa nel Muro

Una bella notizia dal Sud America.*


Di Sergio Di Cori Modigliani.


La Cultura è servita per farci comprendere l’esistenza dei Diritti degli Esseri Umani e farci capire e incorporare l’idea che la schiavitù è un concetto inconcepibile per il genere umano”.


Mario Vargas Llosas, premio Nobel per la letteratura 2010. Buenos Aires 11 aprile 2013

E’ una di quelle notizie che fa bene, che dà ottimismo, che rende orgogliosi, che fa pensare alla grandezza reale dell’Europa, all’importanza del suo continuo lascito culturale, che stimola la dignità dell’unità nazionale e fa ben sperare sulla rinascita della nostra nazione. Una di quelle notizie in cui perfino la retorica ci sta bene. E invece niente.

Sulla stampa nazionale e alla tivvù non è in risalto, tantomeno su facebook.


La trovate qui, così come è stata data nell’intero continente americano, dal Canada al Polo sud: “Ieri mattina, 11 aprile, a Buenos Aires, la presidenta argentina Cristina Kirchner ha ricevuto in visita ufficiale il prof. Gianni Vattimo, valente filosofo italiano, professore emerito di filosofia teoretica all’università di Torino, parlamentare europeo nelle liste dell’Idv. Il filosofo italiano ha ricevuto la laurea honoris causa all’Università di Buenos Aires per “meriti di pensiero”. 

Nel corso dell’incontro, al quale ha partecipato anche Juan Manuel Abal Medina, capo di gabinetto e ministro della cultura argentino, il prof. Vattimo ha espresso un grande apprezzamento per le conquiste nel campo dei diritti civili in tutte le nazioni del Sud America, gettando il seme di una ritrovata possibile intesa tra il continente sudamericano e l’Europa. Così è stata motivata, da parte di Medina, l’assegnazione del premio a Vattimo: “Il filosofo italiano è uno dei più solidi e più interessanti pensatori dei nostri tempi. 

Soprattutto, in questo momento storico, perché le sue opere e la sua attività ci consentono di essere in grado di fornire nuovi elementi teorici per aiutarci a comprendere e affrontare la gestione della politica in maniera complessa in un mondo sempre più complesso. Sono orgoglioso a nome di tutti i sudamericani per i suoi complimenti a nome del parlamento europeo. Le sue parole mostrano che la nostra Regione Latina è vista con occhi speranzosi da chi ha voglia, in Europa, di vedere”.

A riprova dell’importanza che in Sudamerica hanno attribuito a quest’incontro, c’è un sito nuovo, messo su immediatamente dal governo argentino, che trovate qui http://vattimoenargentina.com sotto il titolo La Presidenta recibió a Gianni Vattimo

Da noi, in Italia, per motivi che esulano dalla mia comprensione, è stato scelto da parte della cupola mediatica e della cultura ufficiale (nel caso esista ancora) di non dare risalto all’evento. C’è da scegliere il sostantivo, per cercare di comprenderne le ragioni:  Distrazione? Masochismo? Indifferenza? Disfattismo? Negligenza? Incompetenza?

Qualunque sia la motivazione, è un segnale dell’altissimo livello di disinformazione che regna in Italia, dove invece si legge oggi nelle pagine culturali ( e ci si discute pure sopra) che una valletta sexy ha scritto al Papa. Non a caso siamo finiti al 57esimo posto come libertà di stampa e l’ufficio statistico dell’ Unione Europea ha rilevato –dieci giorni fa- che l’Italia, tra i 27 paesi membri, è ultimo come investimento nella cultura, nell’istruzione, nella ricerca scientifica, nell’innovazione. Al primo posto c’è la Germania. Penultima è la Grecia. Questi sono i risultati della politica di Draghi e di Mario Monti.

Certo, va detto, che parlare oggi di un incontro tra un parlamentare europeo, che di professione fa il filosofo, stimato e apprezzato in tutto il mondo (alla fine degli anni’80 intuì alla perfezione la tendenza della società di allora, coniando il termine “pensiero debole”) e la presidente di uno Stato che ha detto no alle politiche rigoriste e iper-liberiste del Fondo Monetario Internazionale, causerebbe più di un malumore nelle truppe cammellate al seguito dei partiti e nelle riunioni di redazione della cupola mediatica. Comunque sia, sono contento di poter fornire una notizia che accogliamo come un buon motivo per sentirci orgogliosi di essere italiani.

Subito dopo aver ricevuto Vattimo, il governo argentino ha convocato una conferenza stampa nel corso della quale è stata presentata la nuova regolamentazione argentina per combattere, in maniera molto severa, la pratica dello sfruttamento lavorativo dei minorenni. Presentato come «Acto de CFK en el Salón de las Mujeres del Bicentenario.Promulgación de las leyes de Régimen de contrato de trabajo para el Personal de Casas Particulares y la que castiga a quienes promueven el trabajo de menores de edad» la  nuova legge è stata accolta in tutto il continente sudamericano (e soprattutto dagli osservatori dell’Onu) come una solida tappa nella lotta contro la povertà e contro lo sfruttamento dei ceti più deboli e svantaggiati. Chi è interessato può trovare tutti i particolari nel sito ufficiale argentino http://on.fb.me/wgn0mc.

Verso sera, sempre nella città di Buenos Aires (www.lanacion.com.arg ) sotto il titolo La cultura y la calidad de la democracia, según Vargas Llosa, a firma Maria Elena Polac) c’è stato un incontro aperto al pubblico con il premio nobel della  presentato dal sociologo Juan Josè Sebreli e trasmesso in tutto il continente americano, compreso Usa e Canada. Nel corso di tale evento, al quale hanno assistito circa 1000 persone in vivo, e circa 40 milioni di persone in streaming nell’intero continente, il grande romanziere peruviano ha lanciato un poderoso atto d’accusa contro gli intellettuali e gli economisti, rei di aver snaturato il mondo per poter giustificare l’inizio di un processo di de-naturizzazione dell’essere umano. 

Vargas Llosas ha spiegato come il mondo sia pieno di imperfezioni perché così è la natura umana, ma non bisogna dimenticare che la Cultura e la Scienza ci hanno consentito di uscire dalla caverne e puntare alle stelle, ma la loro pessima interpretazione ci ha portato anche alla barbarie, al nazismo, al comunismo; oggi stiamo correndo il rischio di ritornare alla barbarie perché abbattendo le frontiere della Cultura, si ritornerà nelle caverne; esistono oggi raffinate tecniche di manipolazione delle coscienze che consentono di irretire gli spiriti addormentandoli.

E’ ciò che in Italia, di solito, si chiama disinformazione. Un processo in atto nella nostra repubblica dove le notizie, gli accadimenti, le dinamiche del mondo reale, vengono ormai sottaciute per alimentare di continuo, sia sulla stampa cartacea che alla tivvù e sui social networks una realtà parallela, virtuale quanto immaginaria, per far credere alla popolazione che l’illusione inventata da una classe dirigente asfittica e incompetente corrisponda alla realtà. Non è certo casuale il fatto che dall’informazione italiana sia praticamente scomparsa ogni notizia, dibattito, discussione, confronto, relativo agli esteri e alla politica estera. Non una parola, o poche, nei programmi dei partiti, come se il mondo non esistesse. 

Non una parola, o poche, su ciò che, intanto, Monti e i suoi ministri seguitano a fare nello scacchiere del pianeta; mentre agli italiani si vuol far credere che non esiste il governo e gli impegni internazionali sono stati cancellati in attesa di un nuovo governo. Non è vero. Non è così.

Non mi stupisce, dunque, che l’intera cupola mediatica e le tivvù al seguito (compatte e in linea) con la complicità delle chiacchiere inutili di facebook, abbiano scelto di non riferire o di mostrare poco interesse, riguardo il comportamento degli eletti del M5s in Parlamento,  in relazione ai due importanti eventi nazionali in materia di politica estera: la presenza dei nostri soldati in Afghanistan e la posizione “ufficiale” italiana nella guerra civile siriana, dove le nostre aziende belliche sono infognate fino al collo senza che i cittadini italiani ne siano informati.

Non si tratta solo di dare risalto all’attività parlamentare, lo si è sempre fatto poco,  anche con gli altri gruppi parlamentari ma, in questo momento, sapere come agisce questa nuova realtà in Parlamento può essere una notizia da dare ai cittadini, che forse sono stufi di ricevere soltanto gossip.


Il M5s ha ufficialmente presentato (firmato da 53 eletti) alla presidente della Camera on. Laura Boldrini, la richiesta di porre fine alla presenza militare italiana in Afghanistan, non essendo stato il governo in carica disponibile a fornire spiegazioni in merito, per informare i cittadini sulle ragioni e sulle motivazioni per cui i nostri militari stanno lì. Con fortissimo aggravio finanziario per i conti dello Stato. Invito (chi è interessato) a collegarsi qui andandosi a vedere ed ascoltare di persona ciò che i deputati del M5s hanno fatto e detto a riguardo..



A questo va aggiunta anche l’interpellanza “ufficiale” presentata sempre alla Camera dei Deputati in data 10 aprile 2013 e sulla quale è stato steso un velo di omertà e di censura inspiegabile, dato che si tratta di una documentazione istituzionale ufficiale e di materia fondamentale sia per la sicurezza della nazione, che per l’incolumità dei professionisti della stampa e dell’intera cittadinanza. Ecco qui di seguito il testo ufficiale per intero, così come è stato rubricato agli Atti Parlamentari:

Al  Presidente del Consiglio dei Ministri – Ministro pro tempore agli Esteri
Premesso che:
in Siria, da due anni, è in corso una guerra (90.000 morti, secondo l’ONU) determinata dall’irrompere di gruppi armati, provenienti da numerosi stati stranieri e foraggiati dall’Occidente e dalle Petromonarchie, che, impossessandosi delle giuste istanze di democrazia e partecipazione che erano alla base delle mobilitazioni del popolo siriano di qualche anno fa, stanno seminando il terrore con autobombe, assalti ad edifici governativi, uccisioni e rapimenti di inermi cittadini siriani “colpevoli” di non schierarsi con loro contro il governo di Bashar al-Assad;
i suddetti gruppi, tra l’altro di feroce “ideologia” jihadista e facenti parte della cosiddetta “Coalizione nazionale siriana” sono stati riconosciuti dal dimissionario Ministro Terzi come “unici rappresentanti del popolo siriano” per i quali (insieme alla diplomazia francese e inglese) ha recentemente proposto la fine ufficiale dell’embargo di armi decretato dalla Comunità Europea;
il 3 aprile di quest’anno quattro giornalisti di nazionalità italiana (Amedeo Ricucci, inviato Rai,; Elio Colavolpe, Andrea Vignali, e Susan Dabbous) sono stati rapiti nel nord della Siria da uno dei suddetti gruppi e tuttora sequestrati nella verosimile attesa di ricevere dal nostro governo soldi o armi;
il 4 aprile di quest’anno, la RAI e la Farnesina, verosimilmente per  non gettare cattiva luce sui suddetti gruppi armati, dichiarava, i suddetti giornalisti non già “rapiti” ma, bensì, pudicamente “trattenuti” e chiedeva agli organi di informazione un “silenzio stampa” prontamente ottenuto anche dai numerosi organi di informazione sempre pronti a invocare crociate; che sono passati almeno sei giorni dal rapimento senza che il Governo si sia sentito in dovere di riferire al Parlamento su questo gravissimo episodio
si chiede di riferire con urgenza:
se il Governo italiano sta conducendo trattative con i suddetti gruppi armati per ottenere la pronta liberazione degli ostaggi;
se queste trattative prevedono l’invio di denaro o di armamenti.

Non pensate che, come cittadini, qualunque sia la vostra collocazione politica, sia un diritto inalienabile di ogni italiano essere informato sul perché i nostri soldati vanno a morire in Afghanistan, che cosa ci stanno a fare lì, che cosa sta accdendo in Siria e qual è l’esatta posizione dell’Italia rispetto alla guerra civile?
Così vanno le cose in questa settimana.
Vi auguro un buon week end.




*titolo originale: "Una bella notizia dal Sud America che ci riguarda. Finalmente svelata la politica estera del Movimento 5 Stelle".

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