La filosofia è l'arte
dell'ovvio.
E' molto facile, in
questo mondo, fingere di non essere soli ed essere creduti... e di
farlo credere soprattutto a se stessi.
Perchè a volte essere
soli può voler dire vivere con la persona con la quale si progettava
il futuro e rendersi conto “tutto a un tratto” che quella
possibilità di futuro, in realtà, non è mai esistita.
O a volte può
semplicemente voler dire guardarsi allo specchio e non riconoscersi.
Vedere gli occhi di un estraneo sbirciare di soppiatto la propria
vita.
Si perchè la vita di
ognuno ha molte sfaccettature. Tanti lati nascosti e meno nascosti.
Tenuti in riserbo e sbandierati con orgoglio. Eppure tutti, a questo
mondo, si è soli.
Si è soli quando si
stanno per chiudere gli occhi, quando l'ultimo pensiero cosciente
lentamente sta sfumando in un sogno. Si è soli quando si sogna,
quando si cammina e si parla in un luogo senza tempo e senza
dimensione, senza morte, ma con la paura di morire. Si perchè la
cosa più strana dei sogni, se ci pensate, è proprio questa. Si vive
un'esperienza nella quale si è perfettamente consapevoli di non
poter morire, di avere un controllo quasi totale degli eventi, di
essere in grado di piegare le leggi che governano il mondo nel quale
ci si trova,a proprio vantaggio, eppure nelle complicate visioni che
si sviluppano si ha la costante paura di morire. Anche nei sogni più
lieti, si sente il respiro della morte dietro ogni anfratto. E' come
se si intuisse di possedere la capacità di lasciare il proprio corpo
per sempre in qualsiasi momento. Ed è questo a spaventarci.
E' una sensazione strana
che si adatta perfettamente al concetto di solitudine.
Perchè si è soli di
fronte alla morte, come alla paura della morte. E' un sentimento
talmente profondo da non poter essere condiviso, se non a parole, ma
senza la capacità di scendere nell'immedesimazione completa.
Come la solitudine.
Perchè si è soli anche nell'essere soli. Nel senso che è un
sentimento incondivisibile. Che per quanto empatico per sua natura,
non è mai pienamente comprensibile dall'altro. E un uomo o una donna
soli, sanno si riconoscersi, ma non comprendersi. La solitudine
dell'altro non è mai accettata pienamente, non se ne capiscono mai a
fondo le ragioni. Ci si dice sempre tra sé e sé “al suo posto
farei”... e rispetto alla nostra solitudine ci sarà sempre
qualcuno che sarà pronto a pensare “al suo posto farei”. Questo
è il massimo grado di empatia concentrato nel concetto di
solitudine. Aldilà di questa barriera è impossibile andare.
Ed è proprio il fatto
che si è soli in tanti modi, ognuno a suo modo, unico e
incondivisibile, un tratto distintivo della propria unicità nel
nostro essere uomini e donne. Un tratto connaturato alla nostra
personalità, al nostro modo di pensare e vedere il mondo
circostante. Un prisma di azioni e reazioni combinate ad una
riflessione in ogni caso profonda su quello che siamo.
Si dice sempre che
mentire a se stessi è impossibile.
Al contrario credo che
mentire a se stessi sia la cosa più semplice da fare.
Perchè è confessare a
se stessi un segreto, con l'assoluta certezza che esso non sarà mai
svelato.
Nascondere un segreto
dentro se stessi è facile come sbattere le ciglia. Non ce ne
accorgiamo, ma sappiamo esattamente di farlo.
Non è tanto un modo per
fingere con gli altri. O rappresentarsi al mondo esterno, diversi ,per
trarre vantaggi. Il calcolo utilitaristico in questo caso non
sussiste. Non ha ragione di farlo. Perchè nascondere a se stessi una
verità è il modo più semplice che abbiamo per accettare quello che
siamo.
E' in questa menzogna
universale che interagiamo uno con l'altro.
Ed è a causa di questa
menzogna collettiva che si autoalimentano tutte le altre menzogne
della vita.
E' un fiume carsico che
scava la roccia delle nostre abitudini, della nostra vita quotidiana,
del nostro tempo, delle nostre reazioni, del nostro modo di pensare e
di vedere il mondo.
Esiste una matrice comune
alle menzogne che si raccontano nel mondo, ogni giorno.
Se smettessimo di
raccontare bugie e noi stessi, smetteremmo di raccontarle agli altri.
Sarebbe un passaggio
automatico. Come da un piano all'altro in un ascensore.
Ma la vita non è un
meccanismo prevedibile. Non è l'ingranaggio di un congegno. E' caso
e volontà mischiato in un mix eccezionale. Assolutamente
imperscrutabile. Imperscrutabile quanto l'animo, umano, appunto.
Un mistero che ci
accompagnerà per tutta la vita, e forse oltre, sarà quello di non
sapere mai come sarebbe stata la propria vita se non ci si fosse
vergognati ad ammettere a se stessi quello che siamo.
E' il complesso di
Elettra dell'umanità.
Si ha sempre qualcosa che
si desidera che non si ha. E a prescindere delle proprie possibilità
ad ottenerla, la verità è che sappiamo benissimo che non saremmo
comunque soddisfatti una volta ottenuta.
E così fabbrichiamo
menzogne.
Con la naturalità
propria delle tare costitutive.
Con l'efficacia
straordinaria del talento.
Il talento dell'umanità
a fabbricare menzogne e a costruirci intorno tutto il proprio stare
assieme, in natura, non esiste.
Gli altri esseri viventi
non hanno bisogno di mentirsi per vivere insieme o uno contro
l'altro. Per tutti gli altri esseri di questo mondo, basta sapere
dell'esistenza dell'altro, per continuare a vivere. Ognuno è al suo
posto e sa esattamente cosa aspettarsi dall'altro. Se un fedele
alleato o uno spietato nemico.
Gli esseri umani, non
saprebbero vivere senza mentirsi.
Il mondo umano ruota
intorno alla menzogna.
Alla capacità di trarre
vantaggio dal nascondere la propria vera natura all'altro.
E questa peculiarità
unica tra gli esseri viventi, fa dell'uomo il vero camaleonte della
scala gerarchica animale.
Ammesso che scala
gerarchica esista.
Perchè anche
quest'ultima potrebbe far parte benissimo del lungo elenco delle
menzogne che ci raccontiamo.
Ma la cosa più assurda
di tutte è che non c'è assolutamente alcun modo di discernere una
menzogna da una verità, nelle umane cose. Perchè tutto è menzogna
e tutto è verità. Dipende tutto da quello che siamo disposti a
credere.
Potremmo essere disposti
a credere, per esempio, di essere innamorati di una persona e
decidere di dedicare la propria cura e le proprie attenzioni a questa
persona, ma non saremmo mai disposti a dire la verità nel caso non
la amassimo veramente. Perchè si può mentire a se stessi ma mai
contemporaneamente dire la verità all'altro.
E' un inganno globale che
ha inizio fin dal principio dei tempi. Fin da quando l'Homo Sapiens ha conquistato il pianeta e si è convinto di essere il padrone
incontrastato non solo di un pezzo di terra e di risorse, ma anche
della realtà.
Ma la realtà è qualcosa
di assolutamente diverso dalla rappresentazione che ce ne facciamo.
La realtà esiste al di
fuori di quello che siamo.
Quello che vediamo è
solo ciò che vogliamo credere.
E' solo la menzogna che
vogliamo raccontarci.
Sappiamo di essere un
granello di sabbia infinitesimale in un universo potenzialmente
infinito, ma non sappiamo perchè tutto ciò esista e cosa
rappresentiamo realmente in questo immenso imperscrutabile. Ci è
sconosciuta la nostra funzione. La nostra provenienza. La nostra
stessa consistenza materiale. Abbiamo un'idea di tutto questo.
Appunto un'idea che è nata dentro di noi e che potrebbe
assolutamente essere un'altra menzogna. Un'altra creazione del nostro
ego. L'esperienza ci dovrebbe insegnare che non vi è nulla di certo,
se non la realtà dell'incertezza.
Eppure il nostro mondo,
tutto, nel suo complesso, si regge su teoremi.
Ogni cosa nel nostro modo
di pensare necessariamente deve vivere in un presupposto.
In ogni più piccolo
ambito della nostra esistenza presupponiamo qualcosa.

Siamo la specie della
supponenza.
Nella nostra ipotetica
scala gerarchica animale, nella definizione della nostra specie
dovrebbe entrare di diritto la parola supponente.
Siamo esseri supponenti,
più che semplicemente sezienti. Anche gli altri esseri viventi sono
sezienti, ma il loro grado di supponenza è limitato a specifici ambiti della propria esistenza.
Nella nostra, al
contrario, è la supponenza che regge tutto il nostro mondo.
Supponiamo la reazione di
una persona alle nostre parole, per cui ci regoliamo di conseguenza.
O al contrario, supponiamo le nostre parole incapaci di scatenare una
reazione nell'altro. Facciamo una cosa e il suo opposto a seconda
delle circostanze in cui ci troviamo, supponendo qualcosa di volta in
volta.

Pensare è supporre.
Vivere è supporre.
E supporre è inventare
la realtà prima che si materializzi.
E' l'atto di creazione
della realtà nella nostra mente.
Ma non sempre, forse
probabilmente quasi mai, la realtà corrisponde alle nostre
supposizioni.
Suppongo sia vero.
Ma chi può dirlo?
(Francesco Salistrari)