Di
Francesco Salistrari.
Mentre
tutti parlano delle bombe di Boston, quando ancora non si sa nulla,
ma proprio nulla, su chi, come e perchè, mentre tutti parlano di
banche, di crisi, suicidi, governo, PDL, PD, Movimento 5 Stelle,
elezioni del Presidente della Repubblica, voglio andare
controtendenza e parlare di altro.
In
effetti, gli argomenti da trattare sarebbero tanti, come tante le
opinioni da esprimere, ma siamo davvero sicuri che siano quelle le
cose importanti? Beh, forse si, sono importanti. Ma, per esempio, 3
morti americani a Boston, contro 60 bambini maciullati in Siria,
quali sono i più meritevoli di attenzione? O un attentato (Boston),
contro 15 (solo quelli di ieri) a Bagdad? C'è una scala di valori?
Per
questa pseudo cultura occidentale, certamente si. Alcuni morti hanno
più importanza di altri. Alcuni episodi vengono condannati, altri
meno, altri nemmeno considerati. Ed in questa morale autoreferente
occidentale, si scorda sempre più spesso che è il mondo intero a
soffrire, a vivere una crisi che non è solo economica, a vivere
situazioni orribili, sofferenze indicibili, soprusi, sfruttamento,
devastazione ambientale ed umana. Cose tutte il più delle volte
causate, volute ed alimentate proprio dal nostro “evoluto”
occidente.
Quindi
di cosa dovrei parlare?Di
tutto e di niente, in fondo.
Perchè,
basta guardarsi intorno e scorgere la decadenza di una civiltà
intera, mentre il resto del mondo cerca disperatamente di mettersi al
passo, di imitare quella stessa civiltà, di ricalcarne i passi
(accelerandone i tempi), di ricreare situazioni, modelli sociali,
mentalità. Ed una intera civiltà, quella occidentale, oggi appare
realmente in crisi. Ma non per i debiti delle banche, i debiti
pubblici, la corruzione, i politici incapaci e asserviti. E' in crisi
di valori, di prospettive, di idealità, di fini.
Qual'è
oggi lo scopo della civiltà occidentale?
Bella
domanda.
L'unico
che appare, dai movimenti di capitali, dalle borse, dagli
investimenti delle multinazionali, dalle guerre in corso (per
difendere ed ampliare quegli interessi), dalle politiche sociali ed
economiche che si portano avanti, l'unico, è quello di continuare a
garantire profitto e controllo a chi detiene i cardini del sistema
nelle proprie mani. Che non è un'organizzazione alla “Spectre”,
che si, si riunisce in circoli e gruppi più o meno segreti, ma è in
realtà una classe sociale ben definita, sorta dalle ceneri di quella
borghesia che Marx tanto stigmatizzava. Una classe sociale di super
ricchi che vantano posizioni acquisite nel corso dei secoli di questo
capitalismo occidentale che ha infettato il mondo intero e che è
diventata l'unica prospettiva dell'organizzazione sociale a qualsiasi
latitudine.Che
tristezza!
E
quanti, quanti, anche in buona fede sono così ciecamente convinti
che non ci siano alternative! Quanti insistono nel dire che il
capitalismo non solo è inevitabile, ma necessario!
E
quanto pusillanimi e inconcludenti siano oggi i moderni Spartaco, lo
vediamo ogni giorno. Quanto assente sia l'elaborazione concettuale di
un modello alternativo! Quanto fermo e stagnante sia il dibattito su
cosa, come e quando fare quello che è necessario per cambiare, per
dare una sterzata importante a questo modo di produrre, di consumare,
di gestire la ricchezza, di distribuirla, di utilizzare le risorse!
Come se quest'ultimo fosse l'unico possibile. Come se non ci fossero
alternative.
E'
davvero possibile che, fallito il “socialismo reale” (unico
tentativo storicamente affermatesi di modello alternativo al
capitalismo) sia completamente naufragata con esso qualsiasi
possibilità di costruire un modello sociale ed economico diverso?
La
cosa davvero grave, del tempo in cui viviamo, non è tanto essersi
rassegnati a vivere sotto a questo regime economico, ma di
considerarlo come l'unica prospettiva del genere umano.
E'
un po' come convincersi che arrestare la ricerca scientifica alla
scoperta della pennicillina, perchè sembra impossibile trovare
altro, sia una cosa sensata da fare. Come fermarsi alla scoperta
della macchina a vapore, credendo che altre alternative tecniche non
siano possibili. Come fermarsi al treno, immaginando che poter
costruire qualcosa che sia in grado di volare e trasportare merci e
passeggeri, sia utopistico.
In
questo, si, davvero il capitalismo ha stravinto.Ha
completamente asservito ai suoi interessi, la classe intellettuale
mondiale e i pochi che cercano e tentano di sviscerare modelli e
proposte alternative, vengono zittiti dalla grancassa mediatica della
televisione, delle università, dei circoli culturali,
dell'intellettualità fraccomoda di questo tempo.
E'
un'epoca di decadenza, non solo perchè il modello che abbiamo
accettato come l'unico possibile è distruttore di valori e di
umanità, ma perchè con esso abbiamo rinunciato alla comprensione di
quello che siamo e allo scopo per il quale siamo venuti al mondo.
Rinunciando
alla ricerca di una prospettiva diversa per il genere umano, abbiamo
rinunciato alla nostra evoluzione, bloccandola e deprimendola dentro
schemi preconfezionati e autoreferenti assolutamente inaccettabili e
distruttivi.
Rinunciando
a pensare un mondo diverso, abbiamo rinunciato alla prospettiva di un
Uomo diverso, accettando come reale, immutabile la natura dell'uomo
venuta fuori da questi tre secoli di capitalismo. Considerando come
principi naturali l'egoismo, la cattiveria, la violenza, il sopruso,
abbiamo completamente abdicato come specie, non più soltanto come
civiltà, stato o nazione o classe sociale.
Tra
qualche secolo, coloro che di questa umanità sulla via
dell'autodistruzione si salveranno, non potranno che guardare al
nostro tempo con profonda tristezza e risentimento.
Questa
è l'unica certezza che abbiamo, fidatevi.
E chi ha scritto questo? Non ti firmi?
RispondiEliminac'è scritto all'inizio l'autore, cioè me stesso
RispondiEliminaFrancesco, non ti conosco ma per me sei un mito, il tuo post "l'uomo ha perso. Ha vinto la farfalla" andrebbe lette a rete unificate all'umanità intera!
RispondiEliminaTi ringrazio di cuore del commento e dei complimenti, mi piacerebbe sapere il tuo nome, così da presentarci.
RispondiEliminaGrazie ancora, un abbraccio.
caro Francesco,
RispondiEliminail tuo pessimismo etico non ci pare giustificato.
E' che siamo ad un passsaggio epocale che sarà lungo e doloroso. Come diceva Marx i proletari dovranno passare attraverso decenni di guerre civili per togliersi di dosso tutta la merda che si portan dietro.
Ai rivoluzionari il compito di prepararsi alla bisogno, con pazienza, tenacia, lungimiranza.
Il nemico principale l'abbiamo dentro di noi, è appunto il pessimismo cieco.
Scrivi:
«E quanto pusillanimi e inconcludenti siano oggi i moderni Spartaco, lo vediamo ogni giorno. Quanto assente sia l'elaborazione concettuale di un modello alternativo! Quanto fermo e stagnante sia il dibattito su cosa, come e quando fare quello che è necessario per cambiare, per dare una sterzata importante a questo modo di produrre, di consumare, di gestire la ricchezza, di distribuirla, di utilizzare le risorse! Come se quest'ultimo fosse l'unico possibile. Come se non ci fossero alternative.»
Questo non è solo esagerato, è falso.
Il dibattito sull'alternativa, a varie latitudini, pur tra ristrette cerchie intellettuali, non si è mai fermato. In alcuni luoghi vive anche nelle pratiche di massa.
Smettiamo di piangersi addosso.
con affetto
La Redazione di sollevAzione
Grazie dell'articolo!
RispondiEliminaMolto bello.
Caro Moreno,
RispondiEliminaqui non c'é pessimismo, ma ottimismo. Leggere e scrivere la realtà con sincerità e oggettività è quanto di più ottimista si possa avere oggi.
Invece di arrampicarci su vecchie teorie inapplicabili nel contesto attuale, se non prima di dovuti cambiamenti strutturali.
Trincerarsi e spiegare la società sempre sulla base delle medesimte, trite e ritrite, teorie marxiste, è fuori luogo e palesemente soggettivista.
Continuare a spargere false speranze inganna il popolo, lo condanna alla cecità e alla schiavitù e rende complici e conniventi con un sistema menzognero senza eguali nella storia.
E' vero, il nemico principale è dentro di noi, ma non è il cieco pessimismo, ma la cecità.
La verità è, parafrasando Erich Fromm, che "i nostri pensieri, i nostri sentimenti e i nostri gusti sono manipolati dai "governi", dalle multinazionali e dai mezzi di comunicazione di massa controllati dagli uni e dagli altri".
Un abbraccio
Italo
Thanks for thiss blog post
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