Le
rivoluzioni falliscono innanzitutto perché non sono rivoluzioni. La
rivoluzione è possibile solo nell’anima individuale.
La rivoluzione sociale è uno pseudo-fenomeno, non avendo la società
un’anima propria. La rivoluzione è un fenomeno spirituale. Non ci
può essere una rivoluzione sociale né una rivoluzione politica né
una rivoluzione economica. L’unica rivoluzione è quella dello
spirito, è individuale. Se
milioni di individui cambiassero se stessi, la società cambierebbe
di conseguenza e non viceversa. Non puoi cambiare prima la società e
sperare che, in seguito, cambino gli individui.
Ecco
perché tutte le rivoluzioni sono fallite: poiché le
abbiamo iniziate dalla direzione errata.
Abbiamo pensato che se avessimo cambiato la società, la struttura
economica e politica, un giorno sarebbero cambiati anche gli
individui, che sono gli elementi costitutivi della società. È una
stupidaggine! Una simile rivoluzione cosa produrrebbe?
Per
esempio nel 1917 in Russia accadde una cosiddetta grande rivoluzione.
Chi poteva prendere l’iniziativa di fare questa rivoluzione? Chi
avrebbe assunto il potere? Stalin arrivò al potere! Stalin non aveva
vissuto alcuna rivoluzione interiore a livello personale; era un
prodotto della stessa società che aveva cambiato o che stava
tentando di cambiare. Ha dimostrato di essere un capo assai più
pericoloso degli zar che aveva distrutto; di fatto aveva vissuto
sotto quegli zar, era un sottoprodotto di quella società feudale.
Ha
tentato di cambiare la società, però egli stesso aveva una
mentalità da dittatore. Impose la sua dittatura alla Nazione e la
rivoluzione diventò una controrivoluzione. Questa è stata la
sfortuna di tutte le rivoluzioni accadute nel mondo, perché il
rivoluzionario è sempre [nel senso di “ finora è sempre stato] lo
stesso tipo di persona creata dal passato, non è una persona nuova.
Cosa potrebbe fare se non ripetere il passato mettendogli solo
etichette nuove? Chiamandolo comunismo, socialismo, fascismo
[democrazia]; il nome non è importante, sono tutti nomi di fantasia.
I nomi di fantasia turlupinano la gente [la bilingua di orwelliana
memoria ne è un perfetto esempio].
Mulla
Nasruddin [in molte culture orientali questo è il nome del saggio
per antonomasia, con alcuni tratti ironici, per cui lo utilizzano nel
raccontare le sue storie, sempre ricche di strane sorprese, allo
stesso modo con cui noi utilizziamo Pierino, Tizio o Seneca] andò
dal medico per farsi fare un controllo generale e gli disse: «Per
favore mi parli in modo semplice, non voglio nessun abracadabra
medico o scientifico. Mi spieghi con parole semplici qual è il mio
problema . Non usi nomi roboanti in latino o in greco. Mi dica, con
parole elementari, qual è il mio problema». Il medico lo visitò,
poi gli disse: «Se vuoi sapere la mia diagnosi, in parole semplici,
non hai nessuna malattia, sei soltanto pigro». Il Mulla rispose : «
Bene, la ringrazio. Adesso mi dica un nome di fantasia da riferire a
mia moglie. Più il nome è roboante e meglio sarà. Scelga il più
difficile!»
Noi
continuiamo ad attribuirle nomi di fantasia, ma in profondità la
realtà rimane sempre la stessa [quantomeno diversa peggiorativamente
rispetto alle aspettative].
Nel
1917 non accadde niente. Uno zar fu sostituito da un altro,
naturalmente più pericoloso. Perché più pericoloso? Perché Stalin
aveva distrutto lo zar: era più forte di lui e certamente più
astuto. Conosceva il modo usato per distruggere lo zar, quindi sapeva
bene come fare per proteggersi e per non subire la stessa fine. In
Russia creò una schiavitù maggiore della precedente, perché aveva
paura che, prima o poi, l’avrebbero spodestato. Pertanto dovette
rompere tutti i ponti e gettare via tutte le scale che aveva usato
per raggiungere il potere e dovette essere assai guardingo. Lo zar
stesso non era stato altrettanto cauto, poiché era zar dalla nascita
e, avendo ereditato il potere, l’aveva dato per scontato. Invece
Stalin si era fatto strada da solo e la strada era stata difficile.
Il viaggio era stato lungo e periglioso, aveva dovuto annientare
molti nemici.
A
rivoluzione avvenuta, cominciò a distruggere e a uccidere tutti
coloro che avrebbero potuto, in un modo o nell’altro, competere con
lui. Trockij fu ucciso perché era l’uomo pronto a succedergli, era
il più vicino a lui. Di fatto, in russia, era più influente dello
stesso Stalin; essendo un intellettuale ebreo e un grande oratore,
attraeva maggiormente le masse. Intellettualmente Stalin era una
nullità, se confrontato a Trotsky: questo doveva essere ucciso. È
possibile che anche Lenin fosse stato avvelenato dai suoi medici. In
seguito, negli anni in cui Stalin fu al potere, egli annientò tutti
i suoi avversari potenziali. Tutti i membri del Politburo furono
uccisi, a uno a uno. È stato l’uomo più potente nella storia di
tutta l’umanità e trasformò la Russia intera in un ‘immensa
prigione.
Così
falliscono le rivoluzioni: la ragione principale del fallimento è
che le abbiamo iniziate dalla direzione errata.
Il
secondo motivo è che, a rivoluzione avvenuta, siamo stati costretti
ad annientare i rivoluzionari, perché erano persone pericolose.
Avevano distrutto la società esistente e allo stesso modo avrebbero
distrutto la società appena creata: rivoluzionari sono i drogati
della rivoluzione. Conoscono solo una situazione, sono esperti in
un’unica materia:come fare per spodestare i governi, non importa di
quale governo si tratti; il loro unico potere è annientare coloro
che governano [tipico atteggiamento della stragrande maggioranza
della popolazione...ma non tutta]. A rivoluzione avvenuta, il primo
lavoro delle persone giunte al potere è annientare tutti i
rivoluzionari sopravvissuti.. e pensare che avevano conquistato il
potere grazie al loro aiuto! Pertanto ogni rivoluzione si trasforma
in una controrivoluzione, perché i compagni che li avevano aiutati a
raggiungere il potere sono le persone più pericolose!
Tenta
di comprendere. La
mentalità del rivoluzionario è distruttiva:
conosce solo i metodi per annientare, non conosce i metodi per
creare. Il rivoluzionario è in grado di provocare la violenza nel
popolo, ma è assolutamente incapace
di aiutare il popolo a ritrovare la calma e la tranquillità
necessarie per lavorare e per creare.
Non conosce altro linguaggio. È stato un rivoluzionario per tutta la
vita; tutta la sua attività, tutto il suo lavoro consistevano nel
provocare la gente alla distruzione [nel senso generale e non
soltanto quello materiale]. Egli conosce solo questo linguaggio e non
puoi sperare che cambi i suoi schemi di vita, neppure nella
vecchiaia.
Quindi,
chi conquista il potere deve annientare tutti gli altri rivoluzionari
sopravvissuti. Ogni rivoluzione uccide i suoi stessi padri: deve
farlo e, dopo che sono stati uccisi, la rivoluzione si trasforma in
una controrivoluzione.
[…]
La
stessa cosa accadde quando gli inglesi furono scacciati dall’India.
Il mahatma Gandhi era stato l’artefice di quella liberazione.
Quando il potere tornò in mano ai politici indiani, essi
cominciarono a ignorare il mahatma Gandhi [a riprova dell'ipotesi che
vede quest'ultimo come uno strumento burattinato]. Le sue ultime
parole furono: «Nessuno mi ascolta. Io sono la persona più
inutile». E pensare che quei politici avevano raggiunto il potere
grazie al suo aiuto, ma nessuno lo ascoltava più. Ci sono sospetti
fondati che gli stessi uomini, che Gandhi aveva messo al potere,
fossero coinvolti nel suo assassinio, direttamente o indirettamente.
Forse il loro coinvolgimento non fu diretto, ma indiretto: in ogni
caso, erano del tutto consapevoli che Gandhi sarebbe stato ucciso,
però non gli avevano dato nessuna protezione. Questo è un appoggio
indiretto.
All’epoca
Morarji Desai era al potere: lo informarono che era in atto una
cospirazione, ma lui non tenne in nessun conto quell’informazione;
come se tutti, in cuor loro, volessero liberarsi del mahatma, che
rappresentava una difficoltà costante, a causa delle sue idee
obsolete e che voleva procedere con i suoi vecchi metodi, nei quali
era un vero esperto. Era sempre stato in opposizione al governo e lo
era rimasto; anche ora che il governa era il suo, Gandhi continuava a
fare critiche negative, creando continui imbarazzi tra i suoi membri.
Dopo il suo assassinio, tutti si sentirono sollevati e, sebbene
piangessero, si lamentassero e dichiarassero: «È accaduta una
grande disgrazia!» in cuor loro si sentivano sollevati. [anche
perché non fu affatto una disgrazia, ma, appunto, un assassinio].
[…] Una
rivoluzione non può essere imposta dall’alto [come
avviene oggi per quasi tutte le rivoluzioni colorate e quelle arabe].
Chi sono coloro che la impongono? Sono persone che fanno parte del
passato e lo perpetueranno. Nessuna
rivoluzione politica ha un futuro.
È
possibile un unico tipo di rivoluzione: la rivoluzione spirituale, in
cui ogni individuo dovrà cambiare il proprio essere. Se
riusciremo a cambiare milioni di persone, allora cambierà anche la
società. Non esiste un’altra via, non esistono scorciatoie.
È
necessario comprendere anche un’altra cosa: è una caratteristica
di ogni sistema nascente che emergano degli eroi, che sono eroi
soltanto nel contesto che li ha prodotti[in Italia ce ne sono a
bizzeffe]. Quando
gli eroi vincono e il contesto subisce un cambiamento, essi diventano
il contesto che deve essere cambiato.
Un
eroe nasce in una certa situazione. Per esempio, il mahatma
Gandhi nacque
a causa [e grazie a] dell’impero britannico. Dopo la fine
dell’impero britannico, il mahatma Gandhi non aveva più alcun
significato. Il suo contesto non c’era più, da dove avrebbe preso
il suo significato? Pertanto, una volta cambiato il contesto, l’eroe
stesso diventa un peso inutile.
Lenin
divenne un peso per coloro che avevano conquistato il potere, Gandhi
divenne un peso per coloro che avevano conquistato il potere… È in
atto una legge fondamentale: è una caratteristica di ogni sistema
nascente che emergano degli eroi, che sono eroi soltanto nel contesto
che avevano stimolato la loro creazione [in politica, li definisco
scherzosamente gli urlatori].
I
capi politici sono leader temporanei. Esistono in un certo contesto
e, quando quel contesto cessa di esistere, spariscono a loro volta.
Ecco dove i Buddha differiscono: il loro contesto è l’eternità;
il loro contesto non fa parte del tempo. Ecco
dove Gesù, Lao Tzu, Zarathustra rimarranno eternamente
significativi: essi non fanno parte del tempo, il loro messaggio è
eterno. Il
loro messaggi esiste nel contesto dell’infelicità umana,
dell’ignoranza umana. A
meno che l’intera esistenza non diventi illuminata, un Buddha non
diventerà mai insignificante.
Ecco
perché io dico che i politici vanno e vengono: stanno sulla scena
per breve tempo. Solo gli esseri spirituali permangono in eterno,
sono stabili [intendendo per esseri spirituali chiunque di noi abbia
accettato di prendere in mano e vivere la propria parte spirituale].
Il Buddha è tuttora significativo e lo rimarrà per sempre, per
l’eternità, perché l’illuminazione sarà sempre un bisogno
umano.
I
politici non fanno la vera storia dell’umanità [né tanto meno i
tecnici], fanno solo molto rumore. La vera storia dell’umanità è
un’altra, è qualcosa che scorre come una corrente sotterranea, la
vera storia dell’umanità non è ancora stata scritta, perché ci
lasciamo assorbire troppo dalle cose temporali. Siamo ossessionati
dalle notizie dei giornali, che sono importanti solo oggi, domani
saranno già insignificanti. Se hai occhi per vedere, vedi questa
evidenza e interessati di ciò che vive in eterno.
Le
società del passato, le società antiche non erano molto interessate
alle cose quotidiane: il loro interessamento penetrava più in
profondità. Quella gente non era stata coltivata con i giornali, la
radio e la televisione. Recitava il Corano, meditava sulla Gita,
cantava i Veda, faceva meditazione davanti alle statue del Buddha e
di Mahavira: questi sono fenomeni eterni.
Ecco
perché affermo che gli avvenimenti quotidiani sono praticamente
insignificanti: accadono in un dato momento e poi improvvisamente
scompaiono, perché è cambiato il loro contesto. Le rivoluzioni
politiche sono accadute e sono scomparse: sono solo bolle, bolle di
sapone. Per un momento possono sembrare molto belle, però non sono
diamanti eterni.
La
rivoluzione interiore è un diamante eterno. Ma la rivoluzione
interiore è difficoltosa, perché necessita di creatività; invece
la rivoluzione esteriore necessità di distruttività. È facile
odiare, è difficile amare. Distruggere è facile! Ecco perché la
gente è tanto interessata alla distruzione: pensa che sia una
scorciatoia. Creare è molto difficile.
Di
nuovo voglio rammentarti che tutte le rivoluzioni politiche, essendo
distruttive e molto abili nel distruggere, riescono a provocare la
gente alla distruzione. È molto facile provocare la gente alla
distruzione! Poiché la gente è infelice, si sente frustrata, riesci
a provocarla a qualsiasi insurrezione [insurrezione che avviene
sempre più davanti ad uno schermo e sempre meno in una piazza]; ma
subito dopo aver distrutto, sorge il problema: « E ora che
facciamo?» Quella gente non conosce l’arte di creare, e i vostri
cosiddetti rivoluzionari non sanno come gestire quella situazione,
per cui tutti si sentono persi. L’infelicità continua ad essere
presente anzi, a volte diventa più profonda, più sgradevole. Dopo
qualche anno, la folla dimentica e di nuovo comincia a pensare in
termini rivoluzionari e i capi politici sono sempre pronti a guidarla
nella distruzione [oggi quasi sempre malvagiamente silenziosa]. Qui
[nella sua Ashram] il mio lavoro è rendervi creativi. Non vi istigo
ad alcuna distruzione. Non vi dico che dovete biasimare gli altri per
la vostra infelicità. Io vi dico: ciascuno di voi è responsabile di
ciò che gli accade, perciò solo coloro che hanno il coraggio di
assumersi le proprie responsabilità, possono restare con me. Ma
questa è una rivoluzione vera ; se ti assumi la responsabilità
della tua vita, potrai iniziare a cambiarla. Il cambiamento sarà
lento, e solo nel corso del tempo comincerai a entrare nel mondo
della luce e della cristallizazione. Però, dopo che ti sarai
cristallizzato, saprai cosa è la vera rivoluzione; allora
condividerai con gli altri la tua rivoluzione. Deve accadere in
questo modo: da cuore a cuore [e non da lancia a lancia].
I
governi e le strutture sociali sono già cambiati molte volte, ma in
realtà non è cambiato mai niente: si continuano a ripetere le
stesse cose. Ecco perché non chiamo i miei sannyasin [discepoli]
“rivoluzionari”, bensì “ribelli”; proprio per sottolineare
la differenza. La rivoluzione è stat atroppo contaminata dall’idea
del sociale; la ribellione è individuale.
Ribellati!
Assumiti la responsabilità della tua vita. Lascia perdere tutte le
assurdità che gli altri hanno inculcato nella tua mente. Lascia
perdere gli insegnamenti ricevuti e inizia ad imparare dall’ABC.
Sarà un viaggio duro, arduo.
E
ricorda un’altra cosa: all’inizio entrambi, i sistemi che
subentrano e i governi, sono validi, poi diventano piano piano
controproducenti. Questa è la natura del processo evolutivo in sé:
qualsiasi cosa accada all’esterno, all’inizio sembra estremamente
produttiva, ma ben presto diventa controproducente [come buona parte
delle più importanti e praticate teorie economiche degli ultimi tre
secoli], poiché la vita cambia continuamente. La vita continua a
fare balzi nell’ignoto e le vostre strutture rimangono sempre
indietro e ogni struttura diventa, a sua volta, una tomba: bisogna
distruggerla, continuamente.
Io
vi sto mostrando la Via, per percorrere la quale non avete bisogno di
alcuna struttura interiore. La consapevolezza può esistere senza
strutture: questo è il significato della parola “libertà”. La
consapevolezza non ha bisogno di alcuna struttura, di alcun
carattere. La consapevolezza può vivere momento per momento, senza
alcuna struttura , senza alcuna moralità, senza alcun carattere:
perché è sufficiente. Grazie a essa puoi rispondere e la tua
risposta sarà buona e virtuosa, perché avrai sempre risposto
consapevolmente [In questo paragrafo ha riassunto in breve i principi
del Tao Te Ching].
Vivi
consapevolmente, senza alcuna struttura, in modo da non essere mai
catturato in un sistema controproducente.
Altrimenti accadrà anche in te di apprendere una cosa, di trovarla
bella, ma rimarrà bella solo per qualche giorno; ben presto
diventerà un’abitudine,
da esserneingabbiato.
La
vita reale deve essere vissuta senza abitudini. L’hai sentito dire
molte volte, te l’hanno ripetuto da sempre: «Abbandona le vecchie
abitudini!» Io ti dico: «Abbandona l’abitudine in quanto tale!».
Non esistono abitudini buone e abitudini cattive: tutte le abitudini
sono nocive. Rimani senza abitudini, vivi senza abitudini; in questo
modo vivrai momento per momento, in libertà: questa è la vita di un
vero rivoluzionario.
Ricorda
anche che, quando rimuovi un programma, non devi condannarlo come
controproducente, ma devi tenere conto della sua passata utilità.
Ripulisci la casa, senza sensi di colpa. Rimuoverai un programma,
quando non si adatterà più alla tua Gestalt [Buona forma interiore]
in continua evoluzione. Evita però di giudicare severamente il
programma che rimuovi, poiché le pietre miliari erano necessarie per
poter arrivare dove sei ora. Amale per la funzione che hanno assolto,
mentre stai disinnescando il loro potere su di te, in vista delle
nuove fasi che si profilano all’orizzonte.
Qualsiasi
cosa tu faccia, prima o poi, diventerà un’abitudine. Nell’istante
in cui ti accorgi che è diventata un’abitudine, abbandonala,
poiché è diventata controproducente, controrivoluzionaria. Ti
frenerebbe, non ti permetterebbe di andare avanti. Ti
terrebbe impastoiato nel conosciuto, non ti permetterebbe di andare
verso ciò che non è catalogato, che non è su una mappa, cioè
l’incommensurabile. Pertanto, ogni volta che rimuovi un’abitudine,
non sentirti in colpa! «La pulizia della casa dovrebbe essere fatta
senza sensi di colpa.» E dovrebbe essere fatta senza severità.
Quando rimuovi un’abitudine, per quanto sia stata ottima, rimuovila
senza sensi di colpa. Non pensare: «Mia madre, mi aveva insegnato
questa cosa. Rimuovendola è come se tradissi mia madre». […]
L’essere
umano è una Gestalt in crescita. Ogni giorno gli accadono cose
nuove, è inevitabile, ogni giorno deve assorbire ciò che è
nuovo. Dà
spazio a ciò che è nuovo;
ciò che è obsoleto deve andare insieme al passato e tu devi
salutarlo con profonda gratitudine.
Se
riuscirai a ricordare queste due cose: non
devi sentirti mai in colpa rimuovendo un vecchio programma e non devi
mai giudicarlo con severità,
allora procederai verso la rivoluzione che io intendo farvi
comprendere.
Un
rivoluzionario no è mai veramente in collera.
Perché dovrebbe esserlo? Non c’è motivo. I tuoi genitori hanno
fatto per te tutto ciò che potevano fare e l’hanno fatto con le
migliori intenzioni. Il fatto che i loro insegnamenti non ti sono
stato di alcuna utilità e non ti hanno reso libero, è un altro paio
di maniche: non era nelle loro intenzioni. Le loro intenzioni erano
buone e loro non avrebbero potuto fare altrimenti, visto che avevano
vissuto in un mondo diverso.
Pertanto,
allevando i vostri figli, ricordate di non imporre loro alcun
programma; aiutateli invece a comprendere [altrimenti se non ne siete
capaci astenetevi da alcun insegnamento]. Non date loro regole fisse,
date loro la capacità di vedere le cose, affinché possano scoprire
le loro regole personali. Non date loro alcun sapere, date loro la
consapevolezza…ricordate sempre che i vostri figli non vivranno
nello stesso mondo in cui avete vissuto voi e vivete voi: avranno il
loro mondo. Un mondo che voi non riuscite né a sognare né a
pensare. Non ripeteranno mai i vostri schemi di vita. Avranno uno
stile di vita loro.
Date
loro la consapevolezza e, dovunque vivranno, troveranno la loro
strada.
Date loro la luce, date loro gli occhi per vedere, per comprendere;
date loro il coraggio sufficiente affinché, ogni volta che
troveranno nel loro programma qualcosa di sbagliato, riescano a
scartarlo, riescano ad abbandonarlo. Questo è Amore!
Non
costringeteli a seguire uno schema di vita prefissato.
Vivranno in un mondo del tutto diverso: perciò date
loro Amore,
non date loro alcun sapere. Il mondo cambia così rapidamente che
qualsiasi cosa diate ai vostri figli, diventerà in breve tempo
obsoleta e per loro sarà soltanto un peso. E se dovranno abbandonare
quel peso, si sentiranno in colpa; oppure, se vorranno proprio
liberarsene, si sentiranno in collera con voi. Nessuno dei due casi
sarà un bene per loro, perciò non create tali situazioni ai vostri
figli!
Vivete
una vita rivoluzionaria, insegnate la rivoluzione ai vostri figli e a
tutti coloro che amate. Solo questa rivoluzione non fallirà mai; ma
finora nessuno ha mai tentato di realizzare questo tipo di
rivoluzione.
Gesù
ne parlò, ma nessuno tentò di attuarla. Il Buddha ne parlò, m
nessuno tentò di attuarla. Io vi parlo di questa rivoluzione:
dipende da voi, se avrete voglia di tentarla oppure no [e in
quest'ultimo caso studiate per farvela venire]. L’unica rivoluzione
che possa accadere realmente, non è mai stata tentata, e tutte le
rivoluzioni che l’umanità ha tentato di realizzare sono fallite.
Osho
Rajneesh
fonte originale: evolfenix.org
fonte italiana: http://www.stampalibera.com/?p=52192#more-52192
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