Riprendo questa bellissima lettera del 1854 del Gran Capo Indiano "Seattle" all'allora Presidente degli Stati Uniti d'America. Una lettera la cui l'attualità è talmente schiacciante da sembrare un falso, da sembrare quasi impossibile che sia stata redatta più di 150 anni fa. E le parole del "Capo Indiano" stanno lì a riecheggiare nella coscienza di ognuno di noi da allora, sopite, sepolte, offuscate dalla scintillante livrea del mondo del capitalismo, dalla tecnologia, dallo sviluppo della tecnica, del consumismo sfrenato e ammorbante. Eppure sotto quella livrea si cela proprio il peccato originale del sistema dominante: la mercificazione della natura, dell'uomo e del denaro. I tre pilastri su cui poggia e da cui non può prescindere il capitalismo per funzionare.
E' utile rammentare quanto lontane siano state le civiltà native americane dallo spirito "occidentale" dominatore, imperialista, mercantilista che governa lo spirito dell'uomo oggi tanto quanto le sue relazioni sociali. E' utile ricordare quanto sia stato deleterio per la crescita culturale del "nostro mondo" sopraffare e cancellare quelle culture dalla storia, relegandole là dove per il profondo rispetto nei confronti del creato che cullavano, non meritavano certo di essere relegate.
Questa lettera è l'insegnamento perduto di un popolo ad un altro, non recepito, rifuggito, disprezzato.
Sarebbe bene che non lo dimenticassimo mai.
Francesco Salistrari.
Lettera
del Gran Capo Seattle a Franklin Pierce(presidente USA), 1854
"Come
potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L’idea
ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell’aria, lo
scintillio dell’acqua, come potete voi acquistarli? Ogni parte di
questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago lucente di pino,
ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma di boschi ombrosi, ogni
radura ed ogni ronzio di insetti è sacro nel ricordo e
nell’esperienza del mio popolo. La linfa che cola negli alberi
porta con se il ricordo dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco
dimenticano il loro paese natale quando vanno a passeggiare tra le
stelle. I nostri morti non dimenticano mai la nostra terra
meravigliosa, perché essa è la madre dell’uomo rosso. I
fiori profumati sono nostri fratelli; il cervo, il cavallo, la grande
aquila sono nostri fratelli; le coste rocciose, il verde dei prati,
il calore del pony e l’uomo appartengono tutti alla stessa
famiglia. Per questo, quando il grande capo bianco di Washington ci
manda a dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una
grossa parte di noi.
Egli
dice che ci riserverà uno spazio per muoverci, affinché possiamo
vivere confortevolmente tra di noi. Prenderemo dunque in
considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile accettarla.
Questa terra per noi è sacra, quest’acqua scintillante che scorre
nei torrenti e nei fiumi non è solamente acqua; per noi è qualcosa
di immensamente più significativo: è il sangue dei nostri padri.
Ogni riflesso nell’acqua chiara dei laghi parla di avvenimenti e di
ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la
voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, ci
dissetano quando abbiamo sete, sostengono le nostre canoe. Sappiamo
che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi: per lui una parte
della terra è uguale all’altra, e quando l’ha conquistata va
oltre. Abbandona la tomba dei suoi avi e ciò non lo turba. Toglie la
terra ai suoi figli e ciò non lo turba. La tomba dei suoi avi, il
patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio. Tratta sua madre, la
terra, e suo fratello, il cielo, come se fossero semplicemente delle
cose da acquistare, prendere e vendere, come si fa con le pecore e
con le pietre preziose. La sua bramosia divorerà tutta la terra e a
lui non resterà che il deserto. Io non so. I nostri costumi sono
diversi dai vostri.
La
vista delle vostre città fa male agli occhi dell’uomo rosso. Ma
forse ciò è perché l’uomo rosso è selvaggio e non può capire!
Non esiste un posto tranquillo nella città dell’uomo. Non esiste
un luogo per udire le gemme schiudersi in primavera o ascoltare il
fruscio delle ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io
sono un selvaggio e non posso comprendere. Sembra che il rumore
offenda solo le orecchie. E che gusto c’è a vivere se l’uomo non
può ascoltare il suono dolce del vento o il fruscio delle fronde del
pino profumato? L’aria è preziosa per l’uomo rosso, giacché
tutte le cose respirano la stessa aria. L’uomo bianco non sembra
far caso all’aria che respira. Ma se vi vendiamo le nostre terre io
porrò una condizione: l’uomo bianco dovrà rispettare gli animali
che vivono in questa terra come se fossero suoi fratelli. Io sono un
selvaggio e non conosco altro modo di vivere. Ho visto un migliaio di
bisonti imputridire sulla prateria, abbandonati dall’uomo bianco
dopo che erano stati abbattuti da un treno in corsa. Io sono
selvaggio e non comprendo come il “cavallo di ferro” fumante
possa essere più importante dei bisonti, quando noi li uccidiamo
solo per sopravvivere. Che è l’uomo senza gli animali? Se tutti
gli animali sparissero, l’uomo morirebbe in una grande solitudine.
Poiché ciò che accade agli animali prima o poi accade all’uomo.
Tutte le cose sono connesse tra loro.
Noi
sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all’uomo, ma
è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte
le cose sono connesse come i membri di una famiglia sono connessi da
un medesimo sangue. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della
vita: egli ne ha soltanto il filo. Tutto ciò che egli fa alla terra,
lo fa a se stesso. Lo stesso uomo bianco, che parla con il suo Dio
come due amici insieme, non può sottrarsi al destino comune. Dopo
tutto, forse, noi siamo fratelli. Vedremo. C’è una cosa che noi
sappiamo e che forse l’uomo bianco scoprirà presto: il nostro è
il suo stesso dio. Egli è il dio degli uomini e la pietà è uguale
per tutti: tanto per l’uomo bianco tanto per quello rosso. Questa
terra per lui è preziosa, nuocere alla terra è come disprezzare il
suo creatore. Anche i bianchi spariranno: forse prima di tutte le
altre tribù. Contaminate il vostro letto ed una notte vi troverete
soffocati dai vostri rifiuti. Dov’è finito il bosco? E scomparso.
Dov’è finita l’aquila? È scomparsa. È la fine della vita e
l’inizio della sopravvivenza. "
Fonte
originale:
http://www.natividellaterra.com/natividellaterra_progettoperlescuoleamiciziaconlaterraewolfprogram.htm
fonte
secondaria: http://informazioneconsapevole.blogspot.it/
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