Di
Massimo Turrisi
C'è una
schizofrenia dilagante su termini di carattere puramente intellettivo
come la democrazia, la libertà, l’uguaglianza.
Ma guai a
farlo notare, si rischia di passare per nazista. Ci troviamo in una
dittatura capitalistica dove c’è l’aggravante di non poter
neanche riconoscere il dittatore; subiamo in continuazione il
lavaggio del cervello su libertà e uguaglianza per farci credere
siano categorie personali e non condizioni dell’essere: sono
condizioni perché si realizzano in forza delle relazioni con il
contesto, fatto dal sistema dove esistono anche gli “altri”.
E
la aberrazione del concetto di uguaglianza parte dentro il nostro
cervello, con una serie di varianti che distruggono ogni logica e
principio di non contraddizione, fatto in forza della falsificabilità
popperiana. Infatti l’uomo tutto è tranne che essere coerente che
applica tale principio.
Per fare un esempio banale se ci muore la
madre siamo capaci di piangere due giorni, muoiono 10 mila bambini al
giorno, ed è una notizia come un’altra… Allora siamo noi i primi
a non considerare uguali tutti se non in forza a certi contesti, per
esempio la parentela o la prossimità: mi abita vicino… Dunque il
pensiero secondo il quale siamo tutti uguali ha già una variabile,
ossia siamo tutti uguali ma se qualcuno è parente certamente è più
uguale degli altri (direbbe Orwell).
Eppure
il voler imporre una uguaglianza industriale serve. Serve a chi ha un
unico fine: quello di proiettarci nel progetto generale di formare
pezzi di ricambio per il sistema.
L’ingegneria della uguaglianza
psicologica ha diversi aspetti positivi, naturalmente solo per il
sistema. Livellare il più possibile le aspirazioni, eliminare le
identità, reprimere le unicità, pianificare ed impiantare il
pensiero unico, incentivare l’emulazione ed il controllo in modo da
far sentire scarto il “diverso” verso il controllo e la gestione
industriale dell’umanità “uguagliando” prodotti, vita, orari,
malattie, pensieri, film, bevande, ecc.
L’uguaglianza
così com’è stata impiantata è una droga che viene ricercata da
tutti e più la si usa più si diventa tossicodipendenti e ci si
rovina.
Naturalmente
sarà frainteso ma non importa, invece è importante che passi la
follia dell’umanità che non ha niente di sapiens
sapiens. Come fa
l’80% della popolazione mondiale a vivere con meno del 15% delle
risorse del pianeta, ed il 20 per cento con la restante parte della
ricchezza? Chi è che non ha capito il significato della parola
uguaglianza? Oppure non è chiaro cosa significhi uguaglianza? Oppure
di uguale c’è solo il trattamento delle pecore? Cosa non è stato
capito? Come mai oltre 6 miliardi di persone non capiscono il
concetto di uguaglianza? Forse è concetto difficile, oppure
irrealizzabile o è uno specchietto per le allodole? Perché,
soprattutto quando l’uomo diventa sempre più dipendente della
industrializzazione c’è la necessità di uguagliargli la vita,
forse per renderlo sempre più intercambiabile?
Gira nel mondo del
lavoro la famosa frase che esplicita perfettamente questo concetto,
“tutti sono utili nessuno indispensabile”, allora l’uguaglianza
di fatto è una utilità del sistema? Il sistema non riconosce
elementi estranei a prodotti “uguali” fatti in copia proprio
perché utili al sistema, l’elemento diverso non trova collocazione
nel sistema. L’industria spesso focalizza l’esigenza di avere
specializzazioni per il suo sistema produttivo, e c’è la diatriba
storica che l’università benché malridotta, sforna (sforma)
elementi non proprio adatti al sistema.
L’industria ha la
necessità di “risistemare” la formazione dei neo-laureati, un
po’ per la decadenza dell’istruzione, un po’ perché,
soprattutto, l’università non realizza “prodotti perfettamente
uguali” come li vorrebbe l’industria del profitto.
Paradossalmente le università private di un certo tipo, fanno uscire
“soldatini perfetti” da impiegare nella battaglia del profitto
dove vince chi è più competitivo (altro che uguaglianza), dove il
manager ragiona (esegue programmi) in termini di margine, di
profitto, di crescita ad ogni costo. Senza poi comprendere che se la
ricchezza in questo sistema è rappresentata solo dal denaro che è
controllato nella sua circolazione in termini di quantità con ogni
mezzo, questo significa, che qualcuno fa profitto e qualcun altro sta
fallendo o sta morendo, ma questi devono sempre avere l’idea di
essere uguali e soprattutto di avere pari opportunità, invece
andranno a combattere una guerra di cui non conoscono le vere
strategie. La economia neoliberista prevede una uguaglianza di
opportunità, peccato che chi è ricco parte molto più avvantaggiato
e vincerà quasi certamente sul meno ricco. Cosa c’è di logico, di
razionale, di uguale in tutto questo? Niente solo un film che ci
proiettano per non farci capire la dittatura che tiene in piedi
l’alibi della uguaglianza dell’uomo libero.
L’uguaglianza
fluidifica la responsabilità rendendoci inermi e depressi, con il
fatto che ci dobbiamo necessariamente livellare e sentire uguali,
nessuno si prende la briga di prendersi la responsabilità
dell’azione. Questa “ingegneria della uguaglianza industriale”
di fatto ci rende inabili ad agire collettivamente,
infatti essendo tutti uguali, tutti hanno la stessa sorte ed allora
perché mai qualcuno si dovrebbe sentire investito e motivato per
fare una rivoluzione che lo renderebbe diverso?
Anzi
l’ingegneria dell’uguaglianza prevede la cultura del controllo e
del sospetto, ogni uguale deve controllare il grado di uguaglianza
dell’altro per incriminarlo, salvo poi desiderare inconsciamente,
di emergere e distinguersi. Già il sistema sovietico applicò
l’ingegneria dell’uguaglianza in maniera diretta, oggi il
neoliberismo la sta applicando in maniera diretta, ossia ti pone le
condizioni di contorno al fine di avere un solo pensiero, una sola
OGM, una sola banca, una sola industria farmaceutica, una sola casa
cinematografica, un solo esercito buono e giusto che porta la
democrazia nel mondo… Per fare tutto questo il sistema crea i
propri generali, i propri dirigenti, i propri guardiani della verità,
i propri “gatekeeper”, allevati e cresciuti già all’interno di
famiglie agiate del sistema, solitamente il padre o la madre già
fanno lo stesso mestiere (ingegneri dell’uguaglianza - degli altri
naturalmente - ricordate il discorso di Monti: i giovani – uguali -
si devono abituare a cambiare posto in continuazione). In questo
contesto possiamo dunque dire che ci sono diversi livelli di
uguaglianze che non interagiscono tra loro e che si reggono
attraverso equilibri. Non è facile passare da un livello di
uguaglianza ad un altro. Il passaggio da un livello all’altro
prevede l’acquisizione dei requisiti del livello superiore, ed in
parte l’abbandono di quelli inferiore.
I bambini in
Africa certamente sono uguali nel morire di fame, i bambini americani
sono certamente uguali, nell’ingrassare con patatine ed hamburger,
i bambini italiani sono certamente uguali nel’essere difesi se la
maestra si azzarda a pretendere la disciplina in classe, i bambini
eschimesi sono certamente uguali a stare al freddo... Dobbiamo
rassegnarci di essere irrazionali nel pretendere di attuare cose
impossibili poiché innaturali.
E’
mai possibile che sei miliardi non comprendono e non sappiano mettere
in pratica questo grande principio della uguaglianza? Spostare
l’attenzione sulla uguaglianza è stato il più grande atto di
manipolazione mentale che sia stato fatto, infatti nel rincorrere
questo principio ci siamo persi una marea di battaglie sui diritti
veri, l’uguaglianza non è un diritto al massimo può essere una
condizione, le condizioni invece si realizzano solo con i diritti, il
diritto è misurabile, l’uguaglianza poiché è un prodotto della
filosofia astratta non è misurabile.
I diritti si possono
misurare in termini di quantità ed in termini di qualità come
l’acqua, la casa, l’istruzione, la salute, ecc. Oggi il vero
pensiero stupefacente (nel senso di droga) è proprio nel fatto che
siamo tutti convinti fino all’ultimo osso del piede (appunto
drogati) di “uguaglianza” come principio inderogabile, ma poi non
abbiamo un minimo di eziologia di come questa uguaglianza debba
esprimersi.
Se
l’uguaglianza è la risultante di una serie di diritti che creano
un contesto allora la si può anche accettare, ma se questa è solo
una astrazione per imporre il mono pensiero, e soprattutto un
comportamento fotocopia per servire il sistema allora è il caso di
riformulare un pensiero alternativo all’essenza dell’uomo. Il
diritto dell’ ‘essere’ viene confuso con il diritto
dell’”essere uguale”: è una tecnica di manipolazione
eccezionale poiché sposta l’attenzione da un diritto materiale e
contingente (oltre che spirituale) “quello di essere” (senza
nulla aggiungere) ad un principio astratto “quello di essere
uguale”*.
L’uguaglianza
è un qualcosa che si deve “avere”. Il diritto di essere c’è e
basta, solo che bisogna esserne consapevoli ma il cammino della
consapevolezza viene distolto dalle cose serie e finisce per
rincorrere quella astrazione irraggiungibile.
Un
aspetto psicologico di malessere sociale che può portare al suicidio
potrebbe essere fatto risalire a questa “uguaglianza” imposta per
esempio agli imprenditori costretti a stare in un mercato
neoliberista competitivo dove si “fallisce scientificamente” per
colpa del sistema di emissione monetaria e non certo per incapacità
imprenditoriale. Eppure l’evento viene percepito come vergogna di
non essere stato capace come gli altri imprenditori, uguale agli
altri.
L’Ingegneria della uguaglianza (concetto astratto)
comunque venga applicata fa sempre danni.
E c’è da fare molta
attenzione al meta messaggio, ossia al messaggio nascosto che c’è
sempre dietro ad un concetto astratto, come quello di “uguaglianza”.
Per fare degli esempi: poniamo “l’uguaglianza nella italianità”
(ossia quando leggiamo scrittori italiani, leggiamo scrittori
italiani uguali). Siamo tutti italiani perché c’è lo hanno
detto/imposto? Siamo tutti italiani perché stiamo nello stesso
territorio fatto sulla carta?
Siamo tutti
italiani perché paghiamo tutti le stesse tasse allo stesso
dittatore? Siamo tutti italiani perché dobbiamo pagare l’IMU?
Siamo tutti italiani perché parliamo la stessa lingua? Siamo tutti
italiani perché abbiamo la stessa bandiera? Siamo tutti italiani
perché abbiamo lo stesso presidente?
Fino agli
anni Novanta dovevamo essere tutti italiani uguali, ora dobbiamo
essere tutti europei uguali. Siamo noi, o ci impongono di essere
“uguali” con la camicia di forza, per esempio con l’imposizione
dell’euro? Possiamo essere uguali a noi stessi e basta?
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