DI
GIULIETTO CHIESA
lavocedellevoci.it
Sento
spesso parlare bene, tra i benpensanti di centro-sinistra (una delle
categorie piu' orripilanti e reazionarie tra quelle che affollano i
tempi moderni), di Barack Obama. E anch'io, per essere franco, quando
rifletto sull'eventualita' di una vittoria di uno qualsiasi dei
repubblicani in lizza nelle prossime elezioni presidenziali
americane, mi sento male. Ragion per cui, a volte, mi chiedo se non
sia il caso, sottovoce, di parlare bene anch'io del primo presidente
nero d'America, quello che ha preso il premio Nobel per la pace sulla
base, veramente senza precedenti storici, dell'ipotesi che - essendo
nero - non avrebbe fatto la guerra.
Forse
l'avevano scambiato per Martin Luther King Jr., e comunque si sono
sbagliati di grosso, perche' il nostro “abbronzato”, come direbbe
lo psiconano, la guerra l'ha fatta, eccome!, ha continuato quelle del
predecessore che parlava con Dio, come Mc Kinley, ne ha fatto una
propria e si appresta a farne un'altra.
Ma
lasciamo perdere questi dettagli bellici, che i benpensanti del
centro-sinistra non amano rivangare, e guardiamo a quello che Obama
non ha fatto in tema di accorciamento delle unghie della finanza.
Vorrei essere chiaro. Non mi aspettavo niente da lui in questa
direzione. Quando leggevo che la sua campagna elettorale era stata
pagata interamente dai suoi fan, a colpi di cinque dollari a testa,
inviati tramite la posta elettronica, mi veniva proprio da ridere. E
pensare che ci fu in Italia un certo Michele Mezza (ex giornalista
Rai, o forse soltanto ex giornalista, in quanto non e' chiaro quali
siano i suoi rapporti con la professione), che scrisse un libro per
esaltare la fenomenale novita' di un presidente americano eletto
direttamente dal popolo. Il tutto spacciando per buona la favola
della palingenesi americana tramite internet e Paypal.
Non
si era accorto che, mentre lui stava li' con il pallottoliere a
contare gl'incassi delle sottoscrizioni popolari, Barack Obama
riceveva decine di milioni di dollari dalle maggiori corporations
americane, dalle piu' grandi banche d'investimento, diventando in
pochi mesi il presidente piu' finanziato dai ricchi di tutta la
storia americana.
Come
e' noto, chi paga l'orchestra decide anche quale sara' la musica che
allietera' la serata. E infatti, con l'eleganza che lo caratterizza,
Barack Obama ha lasciato alla finanza americana le sterminate
praterie della speculazione senza regole. Poi ci fa la lezione, a noi
europei e perfino alla povera signora Merkel, dicendoci, insieme a
Paul Krugman, che dobbiamo essere un po' meno austeri e che bisogna
fare come l'America: stampare euro a go-go, per rilanciare i consumi.
Dimenticando nel calamaio metaforico di cui fa uso per scrivere i
suoi ispirati consigli, che il Sottocomitato permanente del Senato
per le Indagini ha individuato, solo per quanto concerne il 2008, da
cinque a 7 trilioni di dollari (migliaia di miliardi, per intenderci)
imboscati negli off-shore dell'amica Gran Bretagna: Isole Vergini,
Isole Cayman, Gibilterra, Bermuda, Bahamas, dove, sdraiati sulle
spiagge assolate, evitano di pagare le tasse non solo negli Stati
Uniti, ma in tutti i paesi dell'Occidente.
E
Michele Mezza non fu purtroppo nemmeno l'unico a credere alle favole.
Anche oggi, ogni sera, sul TG3 Notte, si sente la corrispondente da
New York, l'adorante Giovanna Botteri, recitare ditirambi senza fine,
sdraiata sul personaggio, lodi alla suprema guida di un Impero che
non e' piu'. Qualcuno glielo andra' a dire? Non mi aspetto che lo
faccia Mannoni, che guida il telegiornale del centro-sinistra spinto
e benpensante, ma forse si trovera' un'anima buona che lo faccia,
prima o dopo. Mentre resta sempre aperta la questione seguente: ma
cosa e' mai successo in Rai in questi decenni? Di cosi' grave da
produrre il crollo intellettuale e professionale di tanti ex
colleghi?
Torno
a Obama. Che forse sara' eletto. E penso a quello che e' successo in
Italia alla caduta di Berlusconi: con tutti i benpensanti del
centro-sinistra a battere le mani, convinti di avere chiuso il
problema principale degli ultimi vent'anni. Pensavano che, chiunque
fosse giunto al posto suo, sarebbe stato meglio. Invece e' arrivato
qualcuno che, per le questioni essenziali, e' perfino peggio di
Berlusconi. Obama e Monti, i liberatori dalla nequizia dei
predecessori, si rivelano clamorosamente piu' insidiosi, bugiardi,
fanatici. E' ben vero che lo stile e' piu' sobrio. Monti non ha
eletto senatore il suo cavallo. E non ha trasformato l'aula di
Montecitorio in un bivacco per manipoli. In compenso Napolitano, per
“lanciarlo”, ha fatto senatore a vita Mario Monti, e le aule
parlamentari - anche per sua precipua responsabilita' politica e
morale - sono piene di pecorari e sensali, oltre che di escort king e
medium size. Ma non si potra' dire, per obiettiva considerazione, che
sia stato Monti a commettere l'obbrobrio. Lui si limita a
sopportarlo, mettendo nelle Agenzie di Stato gli amici dei suoi
amici, tra cui spicca la signora Vespa.
Uguale
per Obama. Non e' stato lui a far varare il Patriot Act. Iniquita' i
cui autori sono Bush e i neocon, con in testa Dick Cheney. Ma Obama
aveva promesso che lo avrebbe “riformato”. Esatto. Lo ha
riformato inasprendolo. Aveva riassicurato quasi tutti dichiarando
che il processo ai “rei confessi” dell'11 settembre si sarebbe
tenuto in una corte civile regolare nella citta' di New York. Ma gli
hanno fatto cambiare idea e i processi si tengono a Guantanamo Bay.
Luoghi che Obama aveva promesso di chiudere per sempre, ma che
restano aperti da quattro anni e dove si celebrano processi a
carcerati (ramazzati illegalmente da Bush in ogni contrada) che hanno
confessato sotto tortura e che saranno giudicati da corti
militari.
Obama
aveva promesso di rinnovare anche qui, con una certa eleganza di
stile, che gli e' propria. Ma si sa che lo stile e' l'uomo. Obama non
e' niente di piu' e niente di meno dello stile che impersona. La
sostanza sono le uova di vipera della barbarie, poggiate sopra la
potesta' sovrana del cinismo manipolatorio.
Senza
dimenticare l'indecoroso spettacolo della finta esecuzione di Osama
bin Laden, realizzato con troppo anticipo, il 2 maggio dello scorso
anno. Questa storia, di Obama il Vendicatore dell'America, e' stata,
tra l'altro, una desolante caduta di stile. Che tuttavia ha
inaugurato il nuovo look del presidente premio Nobel per la pace. E'
lui, infatti, che da Abbottabad in avanti, autorizza di persona gli
assassinii mirati che vengono attuati dai “droni”, gli aerei
senza pilota guidati dalla base di Tampa, Florida.
Non
era mai accaduto che il presidente Usa proclamasse pubblicamente di
essere un assassino.
Tutti
i presidenti Usa sono stati assassini, ma l'hanno fatto, bonta' loro,
a livello di grandi numeri. Si notava di meno. Salvo Hiroshima e
Nagasaki, e un pochino anche il Vietnam.
Questo
- che mi pare si possa definire come la piu' riuscita operazione di
maquillage dell'intera storia politica mondiale - si e' trasformato
sotto i nostri occhi, colpo di stile dopo colpo di stile, in un
killer al dettaglio.
Votero'
comunque, turandomi il naso, s'intende, per Obama. A meno che non
decida di attaccare l'Iran prima delle elezioni. Ma dichiaro
pubblicamente che sono purtroppo certo che lo fara' comunque dopo
essere stato eletto. Perche' Netanyhau e le lobby ebraiche degli
Stati Uniti sono piu' forti di lui, e lui vuole arrivare vivo in
fondo al suo secondo mandato. Vale per lui quel simpatico aforisma di
Cesare Musatti: «non si puo' certo pretendere che un moribondo abbia
una grande liberta' di pensiero».
Fonte:
www.lavocedellevoci.it
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