Non
c’è soltanto il disastro causato dall’Italsider e poi dall’
Ilva, con cui fare i conti. La salute dei Paesi del tacco d’Italia
è minacciata da torrenti sotterranei di veleni industriali. Scorie
pericolose dal Nord al Sud in cambio di tangenti a partiti e
associazioni. Denaro a palate per tenere buoni i politicanti
pugliesi. Invece, intimidazioni e grane giudiziarie agli ecologisti
che osano denunciare il disastro.
Accade in Puglia: a Grottaglie in
provincia di Taranto, feudo del centro sinistra da qualche decennio.
Rifiuti interrati dalla società toscana Ecolevante che
avvelenano il territorio e gli esseri viventi. Quattrini per tacitare
chi conta qualcosa a livello locale. Ecco le prove: assegni,
bonifici, ricevute, quietanze e richieste a profusione di denaro. In
mezzo c’è anche il capo di gabinetto del Comune (da giugno 1999),
tale Carmelo
Fanigliulo - al
contempo dipendente civile (gruista dal 1984) dell’arsenale della
Marina di Taranto – che ha incassato per conto terzi prima milioni
di lire, poi migliaia di euro. Nel Belpaese l’inquinamento
ambientale è stato tradotto in devastazione morale, economica e
politica. A Taranto e provincia, spesso e volentieri, carichi
radioattivi sfuggono ai controlli. Il primo luglio, Ecolevante è
stata acquisita dal gruppo LGH (una
società pubblica controllata da Cogeme Rovato, Aem Cremona, Asm
Pavia, Astem Lodi e Società Cremasca Servizi Crema). I lumbard’
non hanno perso tempo: i 50 ettari di terreni circostanti il terzo
lotto sono considerati “un ampliamento naturale dell’attività di
discarica”. I soldi viaggiano verso il Nord, mentre le scorie
seguitano ad affluire al Sud. E si tratta di una montagna di rifiuti
speciali: 1,6 milioni di metri cubi nei primi due lotti (totalmente
utilizzati) e l’ampliamento da 2,3 milioni metri cubi (il terzo
lotto) con «scadenza di 10 anni e prolungabile fino al
completamento». Soltanto nel corso del 2009 sono state conferite a
Grottaglie 241 mila tonnellate di rifiuti speciali.
Attenzione
alle ecomafie –
La discarica di Grottaglie, è fra le destinazioni più volte citate
nell’inchiesta denominata “Eldorado” della Procura
della Repubblica di Milano,
conclusa nel marzo 2006. Le indagini hanno evidenziato che della
Campania alcuni carichi di rifiuti venivano portati vicino a Ravenna
da un’azienda locale per essere smaltiti. In realtà ripartivano
per la Puglia, e finivano nella discarica di Grottaglie, gestita
dalla Ecolevante. Nel frattempo venivano falsificate le bolle, e il
carico veniva rubricato come “rifiuti speciali non pericolosi”.
Controlli zero. È lecito dubitare sulla vera natura di questi
scarti: può essersi trattato di rifiuti urbani ordinari camuffati da
rifiuti speciali (con una spolverata di calce che simulava la
provenienza da un cantiere), ma non si può escludere anche la
presenza di scorie industriali pericolose, vista la disinvoltura
degli imprenditori condannati nel processo “Eldorado”,
riconosciuta anche nella relazione finale approvata dalla Commissione
parlamentare sul ciclo dei rifiuti (15 febbraio 2006). A carico della
Ecolevante non è emerso per il momento nessun illecito: in ogni caso
è un fatto riconosciuto dalla legge che nelle discariche di
Grottaglie e di Fragagnano, quest’ultima amministrata dalla società
Vergine, sono state illecitamente smaltite grandi quantità di
rifiuti. Comunque, ora, la magistratura ha rinviato a giudizio alcuni
dirigenti di Ecolevante in due processi. Gli attuali ed ex
amministratori della società devono rispondere di “getto
pericoloso di cose”. Già dal primo sopralluogo del personale della
polizia ambientale e dell’Arpa emersero delle inosservanze sulle
prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale
(Aia) della Regione Puglia: scarsa copertura dei rifiuti,
insufficiente barriera vegetativa perimetrale, torce per combustione
bio-gas in parte spente e impianto lavaggio mezzi fuori uso. In
seguito fu analizzata la documentazione relativa alla tipologia dei
rifiuti conferimenti nel periodo 2009 e 2010 con particolare
riferimento ai fanghi di depurazione che per la loro natura sono più
soggetti alle problematiche odorifere. Con decreto di citazione a
giudizio, il pubblico ministero Daniela Putignano ha disposto per il
4 giugno scorso la citazione di Paolo
Boccini e Donato
Todisco davanti
al giudice monocratico di Grottaglie. Boccini, in qualità di legale
rappresentante della “Ecolevante” deve rispondere di una serie di
reati in quanto «in assenza di permesso di costruire, modificava e
trasformava lo stato dei luoghi mediante sbancamento, scavi,
asportazione e movimento terra, con contestuale creazione di gradoni,
così alterando l’assetto geo-morfologico del territorio,
modificava e trasformava lo stato dei luoghi mediante sbancamento di
un’area di circa metri quadrati 7.000 ricadente in parte nell’area
di salvaguardia contermine all’area di pertinenza del Parco “Terra
delle Gravine” eseguito in assenza dell’autorizzazione
paesaggistica, realizzava un muro perimetrale di recinzione lungo il
confine della proprietà ricadente in parte nell’area di
pertinenza del parco “Terra delle Gravine” realizzata in assenza
del nulla osta dell’ente Parco e dell’autorizzazione
paesaggistica, ed in parte nella p.lla 61, ossia nell’area annessa
al Parco in parola, in assenza di autorizzazione paesaggistica».
Todisco, invece, è imputato del reato di cui all’art. 481 del
codice penale «perché, in qualità di tecnico progettista
incaricato da Ecolevante, nell’espletamento del servizio di
pubblica necessità assegnatogli, attestava falsamente nella
dichiarazione di inizio di attività presentata al Comune di
Grottaglie che l’opera da realizzare, consistente in un muro
perimetrale di recinzione, risultava conforme agli strumenti
urbanistici e che non risultavano vincoli, laddove essa opera
ricadeva, in parte, nella particella 330 in area di pertinenza del
parco “Terra delle Gravine” in assenza del relativo nulla osta
dell’ente parco e dell’autorizzazione paesaggistica, ed in parte
nella p.lla 61 in area annessa del parco “Terra delle Gravine” in
assenza di autorizzazione paesaggistica, così fornendo una
descrizione dello stato dei luoghi non corrispondente al vero». In
un distinto procedimento penale, il pm Daniela Putignano, ha disposto
la citazione davanti al giudice monocratico di Grottaglie, degli
imputati Christian
Settanni in
qualità di responsabile gestionale dell’unità operativa di
Grottaglie della Ecolevante; Paolo
Boccini,
legale rappresentante della società; Francesca
Maggio,
responsabile tecnico dell’impianto; Giuseppe
Settanni, amministratore
di fatto della discarica, in quanto «accettavano e ricevevano in
discarica conferimenti di rifiuti in violazione dell’autorizzazione
e delle prescrizioni di cui alla determina del dirigente del settore
ecologia ed ambiente della Provincia di Taranto n. 173 del 14.12.2006
e del D.M. 3.8.2005». Male che vada, se la caveranno con poco o
nulla, grazie anche ad un codice penale arretrato che ignora
l’ecologia. Lunedì 4 giugno si è celebrata, presso il Tribunale
di Grottaglie, la prima udienza di 2 processi a carico di Ecolevante.
«L’ Amministrazione grottagliese aveva deciso di costituirsi parte
civile, questo non è stato possibile perchè l’ avvocato della
stessa Amministrazione pare si sia dimenticato qualche “carta” –
puntualizza la giornalista Lilli
D’Amicis -
Secondo alcuni autorevoli esponenti del partito di maggioranza
relativa si è trattato di errore umano, secondo i malpensanti è
stato un errore calcolato. Anche l’Amministrazione di San Marzano
non si è costituita. Definirla una vergogna è dire poco – chiosa
la direttrice di Ora Quadra – E intanto nelle casse comunali
continuano a mancare le royalties nell’indifferenza totale di chi
dovrebbe prendere provvedimenti nei confronti della Ecolevante, ma
stranamente non se ne parla e vediamo sempre più affaccendati alcuni
assessori in situazioni più propense a beneficiare parenti ed
amici».
Corruzione
libera –
Ecco come si fa la festa dell’Unità a Taranto,
ma falce e carrello dilaga anche altrove. Allora: «Gentile
dottor Giuseppe
Settanni …
è prevista la partecipazione del sen. Nicola
La Torre …
Per il contributo vorremmo contare sulla disponibilità di euro
10000.
Nel ringraziarla per la gentilezza, Le porgiamo i più cordiali
saluti». La missiva è firmata da Lino
De Guido,
segretario organizzativo DS, Federazione di Taranto. Pronti i soldi:
qual è il problema? Se scende in campo il braccio sinistro
di Massimo
D’Alema non
bisogna sfigurare. Il libro paga gestito da Settanni è ben nutrito.
D’altronde, sui giochi di rifiuti in barba a leggi, normative,
prevenzione sanitaria e semplice buon senso, lucrano parecchie
sanguisughe della casta per eccellenza. La nota reca la data del 29
agosto 2005, ma non è acqua passata. Più semplicemente: è uno
spaccato italiano. Ecolevante paga senza fiatare i referenti locali
del centro sinistra, o meglio i DS, ovvero il Partito Democratico, ma
addirittura qualche circolo di Rifondazione comunista (stampo
bertinottiano) ed associazioni varie. Perché un’azienda toscana
(con sede legale a a Santa Croce sull’Arno in provincia di Pisa)
trasformata in una società per azioni e dedita al business
spazzatura industriale, cede a ricatti e pressioni economiche? La
risposta sotto gli occhi di tanti è una mega discarica di rifiuti
speciali, soggetti a periodici ampliamenti che hanno fagocitato ampie
fette di territorio, addirittura vincolato. In particolare, tra i
numerosi documenti acquisiti legalmente, ha destato attenzione un
bonifico bancario emesso da Ecolevante – tramite la Cassa di
Risparmio di San Miniato – «a favore di Carmelo
Fanigliulo».
Si tratta di 10
mila euro finiti
in un conto (Unicredit Banca) gestito dallo stesso capo di gabinetto
del Comune di Grottaglie, Carmelo Fanigliulo, portato qualche giorno
fa all’attenzione dell’opinione pubblica, perché il medesimo è
al contempo “gruista” presso l’Arsenale della marina Militare
di Taranto. Insomma, il beneficiato Fanigliulo: è dipendente civile
dello Stato e dipendente lautamente retribuito dal Comune di
Grottaglie. Gli extra saranno per il Partito Democratico? Fanigliulo,
sempre per conto terzi, anche ai tempi della lira (ad esempio negli
anni 2000 e 2001, quando era già dirigente comunale) ha incassato 10
milioni di lirette. E’ commovente la democrazia del Partito
Democratico: 2.500 euro li ha presi perfino la federazione di Foggia.
Ma chissà a quale titolo? Tutto regolare? Chissà se la Procura
della Repubblica di Taranto diretta da Franco Sebastio è a
conoscenza di questo andazzo. Anche gli “sportivi” si sono dati
da fare. Infatti, in un’ e-mail trasmessa da Massimo
Carrieri ad
Ecolevante è scritto: «come da contatti telefonici intercorsi vi
riporto i dati del c/c a me intestato, per effettuare il bonifico
bancario all’associazione sportiva A.S Effetto Grottaglie, perché
attualmente l’associazione sportiva non detiene nessun conto
corrente». E così sul conto corrente numero 2722 (Banca di Credito
Cooperativo San Marzano, filiale di Grottaglie), intestato
ad Antonazzo
Gabriella e
allo stesso consigliere comunale Carrieri, sono planati ben 5 mila
euro. A dirla tutta, anche il Prof. Carmine
Trani, da
presidente di Grottaglie
Città Futuraha
chiesto 10 mila euro a mezzo assegno circolare e ne ha ottenuti 5
mila. Se i pesci piccoli hanno mangiato le briciole, quelli grossi
invece cosa hanno pappato? I sindaci Vinci eBagnardi,
per esempio hanno mai intascato nulla da Ecolevante o tratto benefici
particolari? Il presidente della provincia Florido ed
il governatore Vendola hanno
mai chiuso gli occhi? Compagni che sbagliano?
Veleni
sotterranei –
L’affare parte da lontano. Prende forma in una lettera di 15 anni
fa (17 luglio 1997), indirizzata al sindaco di Grottaglie.
L’amministratore unico della società a responsabilità limitata
(all’epoca) Ecolevante, annota a tutto tondo: «In
riferimento alla Riunione tenutasi presso i Vs. Palazzo Comunale e
alla ns. del 3 c.m. siamo a confermarVi, così come riportato nella
ns. proposta tecnico-economica del 02/10/1996, la ns. disponibilità
a riconoscere all’Amministrazione Comunale un contributo…».
Esattamente due anni dopo, il 27 luglio 1999 (delibera numero 62
della Giunta Consiliare del Comune di Grottaglie) veniva espresso
parere logistico favorevole alla realizzazione di una discarica per
rifiuti speciali (non tossico-nocivi di classe 2-Cat.B) in
contrada La
Torre Caprarica (a
4 chilometri dalla città e dal centro abitato di San
Marzano di San Giuseppe.
Un’area gravata da vincolo idrogeologico-forestale, con terreni
limitrofi interessati da vigneti, oliveti, seminativi, proprio dove
esistono case coloniche sparse ed abitate. Il tutto come da progetto
esaminato favorevolmente dalla Commissione Edilizia nella seduta del
16 ottobre 1996. Come da copione le autorità sono favorevoli. Risale
al 10 febbraio 1997 il parere favorevole del Servizio Igiene e Sanità
Pubblica della AUSL TA/1 (Sorrentino); poi l’Ispettorato Foreste
dell’omonimo Assessorato della Regione Puglia ha fornito il nulla
osta di competenza. Addirittura il 22 settembre 1997, ma non si
comprende a quale titolo, se non ipotizzando l’interramento occulto
di scorie radioattive, il Centro Ricerche Enea della
Casaccia (Roma) ha espresso parere
tecnico-scientifico positivo circa fattibilità del progetto.
Infine, in seguito ad un parere tecnico-scientifico molto articolato,
anche il professor L.Liberti del Dipartimento di Ingegneria Civile ed
Ambientale del Politecnico di Bari, esprime il suo “parere
favorevole”. Alla fine del 1999 il primo lotto della discarica
iniziava il suo esercizio effettivo. Con Ordinanza numero 4 del 15
marzo 2001 il Commissario Delegato alla Emergenza Ambientale della
Regione Puglia (Raffaele
Fitto)
autorizzava la prosecuzione all’esercizio del primo lotto fino al
15 luglio 2001. Il 25 ottobre 2000 (Rep.1103/00) veniva stipulato fra
il Comune e la Società Ecolevante una Convenzione relativa alla
gestione della discarica. Oltre diverse royalties e prerogative
economiche a favore del Comune, la Società Ecolevante si impegnava a
non accettare in discarica rifiuti che, in seguito alla transcodifica
dei codici CER (seguita al DM 372/98) fossero classificati come
“pericolosi”. Con Decreto numero 60 del 07 giugno 2001 il
Presidente Fitto autorizzava la realizzazione del secondo lotto della
discarica, nonché la gestione delle operazioni di smaltimento per
una volumetria complessiva di 1.200.000 metri cubi lordi. Nella
occasione venivano indicato l’elenco “A”, allegato al citato
Decreto, dei rifiuti smaltibili nel 2° lotto. Nel 2004 il sito viene
riclassificato “discarica
per rifiuti speciali non pericolosi”. Contestualmente,
l’Arpa Puglia afferma che sono stati effettuati controlli saltuari.
Vigiliamo
per la discarica –
Secondo il comitato locale di cittadine e cittadini la piattaforma è
in pratica un opificio che si dovrebbe realizzare su un’area di 10
ettari e dovrebbe comprendere anche una costruzione a più piani e 4
silos. «Il progetto – spiega la portavoce Etta
Ragusa –
continua ad essere presentato e ritirato periodicamente. Già nel
2004 la Ecolevante spa presentò un progetto di piattaforma, per
rifiuti pericolosi e non pericolosi, annessa al 1° e 2° lotto. In
seguito il progetto fu fermato per l’azione sollecita svolta dal
comitato Vigiliamo per la discarica che presentò due memorie, con
relative e dettagliate osservazioni, nel 2004 e nel 2005. Ma, a
distanza di qualche anno, il progetto per la costruzione della
piattaforma è stato ripresentato come struttura annessa al 3°
lotto, dopo essere stato opportunamente modificato, secondo quanto
riferisce il Bollettino Ufficiale delle Regione Puglia del 2 dicembre
2010». Il combattivo comitato non demorde e in un comunicato stampa
denuncia: «La sezione “monitoraggio ambientale discarica”, nel
sito del Comune, non viene aggiornata dal 2009, e non è stata
aggiornata neppure dopo le sollecitazioni già espresse nel Consiglio
di settembre 2011. Cosa è stato effettivamente smaltito presso la
discarica gestita da Ecolevante spa nel corso di tutti questi anni e,
in particolare, sui rifiuti con “voce a specchio”?».
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