DI
ANTONIO SATTA
milanofinanza.it
La
banca d'affari aspetta che una maggioranza di centrosinistra segua la
linea Monti
Tra gli scenari del report anche il ricorso del
premier al fondo Efsm-Esm prima del voto per legare le mani al suo
successore
Le
polemiche saranno inevitabili. Per le prossime elezioni Goldman Sachs
scommette sul Pd. Il colosso finanziario americano, a sette mesi
dalle elezioni politiche italiane, ha pubblicato un report che farà
rumore, nel quale si sostengono le chance di una maggioranza di
centro sinistra incentrata sul Pd. E questa maggioranza molto
probabilmente manterrebbe la linea Monti, anche se non è chiaro se
riconfermerebbe Mario Monti a capo del governo. In ogni caso, secondo
il report, difficilmente il Presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, porterà il Paese alle elezioni prima di aver risolto la
questione della riforma elettorale. Goldman Sachs ritiene «probabile
che vengano introdotte modifiche alla legge con l’idea di garantire
una coalizione centrista a favore di una conferma di Monti».
Ora
non si può dire che a Goldman Sachs non conoscano la politica e gli
effetti che una dichiarazione del genere può scatenare. Se c’è
una banca d’affari che con la politica e i governi, in patria e
all’estero, ha avuto relazioni strettissime è proprio GS. In
America hanno tirato in ballo le revolving doors (le porte girevoli)
per definire il fenomeno tipico in Goldman di un dirigente di primo
piano che lascia Lloyd Blankfein il suo incarico per passare al
governo, e magari, finito il mandato, torna tranquillamente alla casa
madre. Per limitarci all’Italia, Mario Draghi è stato
vicepresidente di Goldman Sachs per l’Europa dal 2002 al 2005, ma
tra i consulenti della banca d’affari ci sono stati anche Gianni
Letta, Romano Prodi e Mario Monti.
Ebbene,
ora gli analisti di Goldman Sachs, peraltro molto attiva nella
vendita di Btp nei momenti in cui lo spread era salito alle stelle e
grande sostenitrice di un governo Monti post-Berlusconi nelle fasi
calde del novembre scorso, scrivono che il tempo del governo tecnico
del loro autorevole ex collega, «sta per finire» e «l’Italia
potrebbe risentire dell’incertezza politica collegata alle future
elezioni politiche in agenda ad aprile 2013».
Il
maggior rischio per il Paese, secondo la banca d’affari, verrebbe
da una vittoria delle forze euroscettiche e tra queste colloca il Pdl
di Silvio Berlusconi e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Del
resto, scrivono gli analisti, «le riforme impopolari del governo
Monti, ad esempio l’Imu dal valore di 20 miliardi di euro all’anno,
hanno favorito campagne politiche anti-europee e anti-euro di vari
partiti». Non va nemmeno sottovalutato l’appeal politico di
Grillo, perché «ha buone opportunità di guadagnare un gran numero
di seggi in Parlamento, riflettendo la disaffezione degli italiani
all’esistente establishment politico.»
GS
rimane cauta, ma comunque «costruttiva», sulle dinamiche di mercato
dei titoli di Stato italiani che potrebbero soffrire se la
credibilità del nuovo programma di acquisto della Bce fosse messa in
discussione, soprattutto in considerazione del debole scenario
macroeconomico. Ma pesa anche l’incertezza sugli esiti delle
prossime elezioni, tanto che gli analisti arrivano a delineare tre
possibili scenari che potrebbero portare l’Italia a ricorrere al
programma di aiuti Efsf/Esm, così ribattezzati: il vincolato, il
tattico e il mani-legate». Nel primo scenario («il meno probabile»)
l’Italia potrebbe essere obbligata a ricorrere ai fondi per il
riemergere «delle tensioni sull’obbligazionario» che potrebbero
rendere «illiquido il mercato dei Btp»; un’ipotesi possibile con
«una vittoria dei partiti anti-europei». Nel secondo scenario, il
governo italiano potrebbe «tatticamente» vincolarsi al Fondo salva
Stati prima delle elezioni, «senza in realtà averne bisogno»,
annullando il rischio contagio dalla Spagna.
Il
terzo e ultimo scenario prevede che la richiesta di sostegno possa
essere avanzata da Monti stesso, prima delle elezioni, per «legare
le mani al suo successore».
Fonte:
www.milanofinanza.it
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