DI
GIANNI PETROSILLO
conflittiestrategie.it
Che
cosa c’è di più ingannevole, menzognero, simulatorio, illusorio
di un regime democratico? Soltanto i portatori insani di democrazia i
quali, credendo a quel che loro stessi hanno somatizzato, divorano la
verità, gli eventi, gli altri individui e le cose con una mano sul
cuore e l’altra sulla fondina.
La
democrazia è un superpotere che rende invulnerabili dalle critiche,
basta essere democratici per diventare politicamente corretti,
moralmente superiori, umanitariamente migliori, legalitariamente
incensurabili, abili e arruolati al governo delle anime belle con
l’umanitarismo in bocca e gli uomini sotto i piedi.
Essa
è l’arma segreta dei buoni che vincono sempre perché sono
immancabilmente dalla parte giusta avendo tracciato, secondo le loro
variabili esigenze, la riga, o, meglio, la curva (per far rientrare
nel club, all’occorrenza, anche quei paesi non perfettamente
libertari ma che ti danno volentieri una mano e il metano, oppure il
petrolio e il mercenario), che separa il bene dal male. Se non
fossero democratici, quindi necessariamente buoni, verrebbe da
pensare che potrebbero essere persino loro i veri cattivi.
Ma
La democrazia non è un’aspirazione sociale, non è un ideale
egualitario, non è una tensione collettiva verso il buon governo, la
democrazia non è una utopia, la democrazia è viva e la puoi toccare
restandone incenerito, è la libertà che ti arriva in faccia
fischiettando come un proiettile all’uranio impoverito, è la bomba
intelligente che ti fa la rampogna punendoti sul posto, è il verbo
della prepotenza incarnito nella post-modernità, è il dente
avvelenato della globalizzazione capitalistica di matrice
americanista, è la tavola sacra che ti rompe la testa se non accetti
la regola del suo gioco, è la missione umanitaria che ti sfonda la
casa e ti ammazza bonariamente la famiglia per un principio superiore
ed un danno collaterale minore (si fa per dire), è la giustizia
integrata dalla menzogna che non ti dà il tempo di spiegare la tua
ragione. La democrazia è un drone di Dio, o, piuttosto, di un
Signore con la pelle scura e la Casa Bianca o con la pelle bianca e
la coscienza nera, dipende insomma dalle annate; è un sogno
americano che ti s’infila nell’ano, è una religione con rito
elettorale che stabilisce il livello di rincoglionimento
generale.
Anche
Lenin si sbagliava, la democrazia non è, come egli sosteneva, il
miglior involucro della dittatura, la democrazia è l’involucro di
sé stessa essendo peggio di qualsiasi dittatura, sia fuori che
dentro. Ad ogni modo, la quintessenza della democrazia sta nella
fabbricazione di prove false su massacri mai avvenuti, su
persecuzioni inesistenti, su genocidi mai verificatisi come incipit
per il conflitto al fine di togliersi dai piedi Presidenti scomodi e
governi irriducibili. La tribù dei democratici si esalta e
danza intorno all’immaginaria fossa comune, al massacro etnico
inventato, ai maltrattamenti provocati dai suoi medesimi scherani,
prima d’iniziare il bombardamento a tappeto e realizzare il regime
change agognato. E’ successo troppe volte ma il trucco funziona
sempre e, così, con le solite lacrime di coccodrillo sul volto e
lanciando l’urlo di battaglia dello scimpanzé ammaestrato, il vero
democratico parte alla guerra liberatoria contro il despota
assatanato, depravato, pazzo, sanguinario, hitleriano. Da Timisoara a
Belgrado, da Tripoli a Damasco la storia si ripete due, tre quattro
volte come tragedia, come farsa, come buffonata e come abitudine
inveterata. Poi ogni tanto, quando ormai il danno è fatto e la
memoria della gente cancellata, viene fuori che era tutto fabbricato
per le ragioni di qualche Stato.
Ieri
Il Giornale titolava: “Il massacro di Timisoara mai avvenuto che
provocò la caduta di Ceausescu
(http://www.ilgiornale.it/news/interni/massacro-timisoara-mai-avvenuto-che-provoc-caduta-ceausescu-834433.html)”
ma ne avevamo già parlato noi qualche anno fa
(http://www.eurasia-rivista.org/1989-il-falso-carnaio-di-timisoara/5022/).
Uguale smentita sulla pulizia etnica perpetrata da Milosevic contro i
Kosovari, casus belli della guerra alla Serbia nel 1999, arrivò
addirittura dall’OCSE, appena qualche settimana dopo i
“bombardamenti umanitari” di D’Alema (l’uomo divenuto Premier
grazie ad un intrigo degli Usa, complice l’ex Presidente della
Repubblica Francesco Cossiga ed i soliti ambasciatori americani a
Roma, sempre molti attivi. Cossiga dichiarò, senza mai essere
smentito o citato in tribunale dal leader del PDS-DS-PD, che lui ebbe
un ruolo determinante nel portare D’Alema a Palazzo Chigi:
“….eravamo nel pieno della guerra nel Kosovo e io, in un incontro
riservato a casa del senatore valentino Martelli, avevo incontrato
una qualificata e preoccupata delegazione diplomatica. C’erano
l’ambasciatore britannico Jonh Weston, il suo collega americano
all’ONU Bill Richardson e il ministro consigliere e
vicecapomissione dell’ambasciata degli Stati Uniti a Roma James
Cunnigham. Mi chiesero dell’Italia, di come si sarebbe comportata
sul fronte di guerra.
La
questione era assai delicata, perché si sarebbe reso necessario
bombardare le postazioni serbe di Slobodan Milosevic e gli italiani
difficilmente potevano tirarsi indietro. Chi, se non un comunista,
avrebbe potuto portare un Paese in guerra tacitando la prevedibile
opposizione dei pacifisti e delle organizzazioni sindacali? Chi,
seppure con difficoltà, avrebbe potuto vincere le resistenze più
che prevedibili di un’opinione pubblica profondamente contraria
all’uso delle armi? Pensai: solo D’Alema può farlo, è l’uomo
politico che la storia chiedeva all’Italia in quel momento così
difficile. Per raggiungere l’obiettivo fondai addirittura un
partito, l’UDR, con Clemente Mastella. E il 28 ottobre del 1998
nacque il governo D’Alema).
Capito
come si diventa dirittocivilisti ad oltranza e falsificatori ad
abundantiam? E dire che ancora oggi il mitico baffetto nazionale,
nonostante Cossiga abbia svelato la macchinazione internazionale
dietro alla sua nomina a Premier, continua a ripetere di aver
contribuito alla distruzione della sovranità serba per amore del
prossimo e per evitare massacri più efferati. E le fosse comuni in
Libia a causa delle quali si accelerò l’intervento della
“Comunità di recupero democratico internazionale” contro
Gheddafi? Un vecchio cimitero sulla spiaggia. Ed in Siria? Credete
che stia accadendo qualcosa di diverso? “E
questo è un gioco da banditi, amici miei, che si chiama
democrazia!" (E.
L. Masters, Nuova antologia di Spoon River)”
Fonte:
www.conflittiestrategie.it/
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