Ce
lo chiede l'Europa.
Quante
volte abbiamo sentito questa frase rintronare le nostre orecchie?
Quante
volte i media ci hanno riportato alla cruda realtà immobile dei
tempi moderni, al diktat incontrovertibile che da Bruxelles,
scivolando astioso verso le Alpi e infrangendosi violento e impietoso
su Roma e il suo palazzo, è entrato nelle case di tutti gli
italiani.
Ce
lo chiede l'Europa e tutto smette di essere complesso. Tutto diventa
unilaterale. Sul tema, purtroppo, la sinistra esprime posizioni
subalterne.
Luciano
Canfora ha un'idea precisa su questo. Ha da poco pubblicato un libro
per Laterza (È l’Europa che ce lo chiede. Falso!) in cui analizza
la condizione attuale, smascherando senza pietà le trappole e i
luoghi comuni che buona parte della classe politica, anche quella di
sinistra, continua a ripetere fino allo sfinimento.
Questo
suo libro ha un titolo molto netto, che non lascia spazio a
fraintendimenti. Lei sostiene che la costruzione dell'Europa è stata
una forma di commissariamento progressivo? Parla di gangsterismo
bancario?
Si
potrebbe dire che la questione riguarda sia gli storici sia gli
economisti. L'Europa non ha una storia unitaria, a parte l'impero
romano. Storicamente, è un concetto astratto dei cui confini si
discute ancora oggi. Essa dal Cinquecento in avanti è il continente
che ha dato l'assalto al mondo creando gli imperi coloniali, come
sostiene Toynbee, uno dei maggiori storici del novecento. L'Europa ha
aggredito il mondo. Dopodiché la storia del novecento ha visto due
volte l'Europa dividersi su fronti contrapposti che ci hanno portato
alla catastrofe. Poi, di colpo, essa è diventata buona, ha
professato la fratellanza universale e l'unione politica.
Una
ricerca di redenzione?
Sì
anche se tardiva, direi. Dal punto di vista economico, invece, è un
agglomerato di Stati con la Germania al centro. Dopo poco più di
sessanta anni la Germania può dirsi la vera vincitrice del secondo
conflitto mondiale.
Come
interagisce la sinistra in questo scenario?
Quando
cominciarono i progetti di unificazione europea i confini erano
piccolissimi, venivano dettati dalla guerra fredda. Questa è
l'Europa di Carlomagno. Allora la sinistra rifiutò quel tipo di
idea. La vera idea di Europa era quella di Mazzini. Ma questa non
somiglia affatto a quella di Mazzini. Sono troppo piccoli i confini e
le ambizioni. Si intuì subito che le economie più forti avrebbero
avuto la meglio. Questa è un'Europa costruita per le ambizioni della
germania, che impone agli altri delle condizioni proibitive.
Lei
parla di europeicità come una forma di ideologia? La sinistra ha
contribuito a questa costruzione?
Ciò
che è sempre più manifesto a sinistra è il fatto che essa abbia
perso ogni altro riferimento culturale. Ha svuotato la sua storia.
Una volta si diceva Marx, Lenin, Stalin, Mao Tzetung. Oggi è rimasto
solo Bobbio. E pure lui diceva che destra e sinistra sono diversi. Ma
pure questo concetto è stato messo da parte in nome della coesione.
L'europeismo è un'ideologia che non appartiene alla sinistra, che
era internazionalista.
La
critica che lei fa ci interroga su un’altra questione: che cos'è
la democrazia oggi?
Lei
parla di crisi drammatica dei sistemi rappresentativi. Come se ne
esce? I poteri decisionali vengono delegati a delle istituzioni non
elettive dislocate geograficamente lontane. Ai parlamenti nazionali
rimane ben poco da decidere. Giocano a fare le leggi elettorali più
lambiccate e più contorte possibili. C'è una forma surrettizia di
parlamentarismo che però non produce quasi nulla.
L'Europa
è usata per lo più per imporre scelte impopolari che nessun
politico si prende la responsabilità di effettuare. Ma l'Europa, in
passato, ci ha chiesto anche di adeguare i salari alla media europea,
di avere leggi che riconoscano molti diritti civili ancora peregrini
in Italia. Il salario minimo non esiste mentre in molti paesi si.
Insomma usano solo quello che ci conviene?
Proponiamo
a Marchionne di aumentare il salario come quello dei cittadini
tedeschi. Io sottoscriverei e diventerei un europeista convinto. Il
problema è che questa Europa per come è stata costruita è una
gabbia d'acciaio. È disumano pensare che gli impiegati greci debbano
essere licenziati per risanare un bilancio.
So
che è un argomento doloroso per lei. Parlando di sinistra usa la
parola “fusinistra ”.
C'è un modo per costruire la sinistra del futuro senza essere nostalgici?
C'è un modo per costruire la sinistra del futuro senza essere nostalgici?
Se
lo avessimo a portata di mano lo avremmo già sperimentato. Gli
storici hanno sempre sbagliato nel prevedere lo sviluppo storico. Ci
sono variabili imprevedibili che nel presente non vengono mai
contemplate. Potrei fare tantissimi nomi di persone che ci hanno
provato, ma sarebbe un cimitero. Il motore, il fuoco della sinistra,
il globo incandescente presente nella persona umana è e continua a
essere l'aspirazione all'uguaglianza. E la lotta prenderà forme che
noi non immaginiamo nemmeno. Marchionne sta dando un contributo in
questo senso. Sta esasperando a tal punto le condizioni degli operai
che sta mettendo insieme un coagulo di persone unite dagli stessi
obiettivi. Sta provocando una reazione collettiva forte.
Lei
sostiene che il profitto non è l'approdo della storia umana. Quale è
l'approdo secondo lei?
Lo
disse una volta un pontefice di grande spessore come Wojtyla, in un
dialogo intenso insieme a Fidel Castro. L'approdo è nella libertà;
che non è affidato a misure empiriche ma a una storia di salvezza.
La storia deve essere vissuta come un cammino di libertà.
Nonostante
tutto, ha ancora dei sogni in mezzo alla catastrofe?
Uno
fortissimo: nella società italiana, la scuola che ritorna al primo
posto. Ora è una cenerentola bisfrattata da tutti. Il ritorno della
scuola al centro della società è una mia grande speranza. La scuola
è il luogo dove si apprende, è fondamentale.
C'è
un personaggio o un'epoca dell'antichità che può riassumere le
caratteristiche del tecnico o della tecnofinanza di oggi?
Sì.
Ce n’è uno su tutti. Marco Licinio Crasso: l'uomo più ricco della
Roma repubblicana. Quando gli schiavi, con Spartaco a capo della
rivolta, si ribellarono furono dati poteri assoluti per soffocare la
rivolta con ogni mezzo.
(Paolo
Valentini)
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