DI
VALERIO LO MONACO
ilribelle.com
Per
capire appieno la portata della decisione della Federal Reserve di
ieri sera c'è bisogno di considerare il significato del termine
"illimitato" quando ci si riferisce ai mercati. Partiamo
dalla fine: secondo alcuni commentatori - e noi concordiamo - il 13
settembre 2012 potrebbe essere ricordato, in futuro, come la data che
indicherà storicamente il principio del processo che avrà portato
alla fine del dollaro. E dunque del mondo finanziario che
conosciamo.
Ci
sono diversi indizi, come vedremo, che confermano tale tesi. Ma prima
la spiegazione tecnica di quello che sta accadendo.
Dunque
la Fed ha deciso di mettere in opera una nuova operazione di
Quantitative Easing, come quelli fatti a suo tempo, con la essenziale
e decisiva differenza che questa volta si tratta di una operazione
"open". Aperta e illimitata. Per ora è prevista la
creazione - letteralmente: creazione - di moneta per un ammontare di
40 miliardi. Per ogni mese. Senza data di fine delle operazioni.
Questa somma servirà ad acquistare sia i Treasury Bond, cioè i
titoli di Stato Usa che evidentemente nel mondo nessuno già vuole
più e anche, attenzione, gli MBS (Mortgage-Backed Securities): si
tratta delle obbligazioni garantite dai mutui ipotecari in mano alle
Banche private. Se sentite puzza di bruciato avete ragione: questi
ultimi titoli, spesso insistenti su situazioni di insolvenza sono, al
momento, praticamente senza mercato. Nessuno li vuole più. Le Banche
ne sono piene e rischiano l'insolvenza. E il mercato immobiliare USA
non si riprende. Al momento i prezzi delle case sono stabilmente
bassi, ma per evitare un loro ulteriore crollo si "rende
necessaria" questa operazione della Fed.
Detto
in sintesi: è una classica operazione "twist", ovvero la
Fed si indebita ancora di più a breve (senza problemi, visto che può
stampare a suo piacimento) per comprare debito pubblico federale a
lunga scadenza. Cosa, quest'ultima, che ovviamente ha anche un valore
elettorale, in prossimità delle Presidenzali 2012, e in merito al
tema del tetto del debito pubblico USA ampiamente fuori controllo. Ma
l'aspetto relativo alle elezioni in questo caso lo lasciamo da
parte.
Torniamo
all'economia. O meglio, alla finanza e ai suoi effetti.
Al
momento, negli Stati Uniti, malgrado i richiami delle agenzie di
rating, come quello di Moody's di qualche giorno addietro che come
avevamo scritto, e oggi si è confermato, era più che altro un
avvertimento in prossimità delle decisioni di Ben Bernanke poi
puntualmente arrivate, c'è l'assoluta mancanza di un vero dibattito
serio sulla situazione del debito federale e di come fare per
risolverlo. Il motivo è molto semplice: natura ed entità di quel
debito sono talmente elevati che una soluzione non c'è. Senza
l'intervento della Fed gli Stati Uniti sono in default. Ora, dopo
questo intervento, prendono ancora una volta tempo prima di
dichiararlo e, soprattutto, scaricano il rischio sulla comunità, e
vedremo a breve come. Questa monetizzazione del debito USA non avrà
termine, in pratica, sino alla completa distruzione della fiducia nel
dollaro (per chi ancora ne ha). Proprio a quest'ultimo riguardo,
altro indizio fortemente indicativo, il valore dell'oro sta
schizzando alle stelle. Come sappiamo, più decresce la fiducia nella
moneta e più cresce quella nei metalli preziosi. Chi ha ancora
fiducia nella moneta?
Pochi,
pochissimi. O comunque solo chi è letteralmente costretto ad averla.
Detenere dei titoli di Stato USA, al momento, equivale a detenere
delle obbligazioni garantite dai mutui ipotecari stipulati dai
cittadini statunitensi. Che sono sempre di più insolventi. E a
questo riguardo ogni altro commento è superfluo.
Come
è facile immaginare, proprio in questo momento gli USA sono
stramaledetti in molte parti del mondo: i banchieri centrali cinesi,
indiani e brasiliani, per fare solo qualche esempio, staranno con
molta probabilità pensando a creare delle nuove aree di scambio
senza dollari. Tali zone con molta probabilità opereranno dalle
parti della Russia e della Cina, ovvero dalle parti di chi è ormai
già un pezzo che non teme più una eventuale reazione militare degli
Stati Uniti, i quali ovviamente vedono la situazione come il diavolo.
Ricordiamo brevemente che fine hanno fatto Saddam Hussein e Gheddafi
(oltre a breve Ahmadinejad) nel momento in cui avevano paventato
l'intenzione di iniziare a commerciare il petrolio in una valuta
differente dal dollaro.
Il
discorso in merito alla parola "illimitato" è peraltro
diffuso. Non solo Bernanke e la Fed, ma anche Draghi e la BCE, con la
recente decisione di acquistare i titoli di Stato a medio termine
senza limite, stanno sperimentando la cosa. E lo stesso stanno
facendo, sebbene in modo differente, altre Banche centrali, come la
Boj, la BoE e la PBOC (cinese). Per un motivo molto semplice: la
situazione è fuori controllo e non c'è modo di tamponarla. Torna,
sempre più pressantemente, la facile previsione di quei pochi che
sin da tempi non sospetti erano convinti di una fine del genere.
Indicati al pubblico ludibrio da tutti gli altri, sono invece gli
unici che avevano capito la situazione. E i loro lettori, se gli
hanno creduto, gli unici a essersi aspettati una situazione del
genere.
Uno
degli elementi, in tutto il mondo, si badi bene, che ha spinto la Fed
e le altre Banche centrali a fare operazioni del genere è proprio la
grande bolla speculativa sull'immobiliare. Problema che ha deflagrato
all'inizio negli Stati Uniti ma che è scoppiato o sta per scoppiare
altrove. Naturalmente Bernanke giustifica l'ultimo intervento con la
volontà di ridurre la disoccupazione, ma contiamo vivamente che non
vi sia, almeno tra i nostri lettori, nessuno che possa credere alla
cosa.
Il
dato che emerge è che le Banche centrali di tutto il mondo stanno
alzando la posta. Perché la posta è enormemente più alta di quanto
non fosse all'inizio della crisi ed enormemente più fuori controllo
malgrado tutte le inutili, dannose e inefficaci operazioni fatte
teoricamente per uscirne. Oggi come oggi, senza la creazione di una
bolla dietro l'altra - e il tentativo odierno è volto a cercare di
rigonfiare proprio la bolla del settore immobiliare che invece è
agonizzante - tutto sarebbe già finito. E anche in questo caso si
riesce a salvare temporaneamente il tutto dal crollo definitivo
proprio per mezzo di una bolla ancora più grande. L'ultimo stimolo
per il Pil USA e ancora di più per il rapporto debito/Pil è
esattamente, al momento, far ripartire il motore del prodotto interno
lordo statunitense, ovvero i prezzi delle case. Siccome però i
disoccupati aumentano e quelli che lavorano non hanno più lavori
degni di questo nome è facile immaginare quanto i cittadini
statunitensi saranno in grado di ripagare i mutui ipotecari che
hanno.
In
termini numerici, l'operazione da 40 miliardi ogni mese equivale al
3% dell'intero debito pubblico USA. Il totale dei titoli di debito in
seno alla Fed, al momento è di 2804 miliardi e con l'operazione
attuale la Banca comprerà il 20% in più rispetto ai valori attuali
e il 60% in più dei titoli legati ai mutui rispetto a quanto abbia
fatto sino a ora. Beninteso, l'effetto sui mutui e sui prezzi delle
case nel breve periodo ci sarà eccome, ma siccome l'ondata
inflattiva è dietro l'angolo (spieghiamo a breve) tali mutui sono
destinati a diventare rapidamente carta straccia.
Ma,
si direbbe, se attraverso operazioni come queste il tutto tiene,
perché preoccuparsi? Se alle Banche centrali basta creare moneta per
non far crollare il castello, e questa operazione viene fatta, che
problemi ci sono? Molti, a dire il vero. E devastanti.
La
creazione di moneta dal nulla, nella migliore delle ipotesi è
l'innesco per una ondata inflattiva senza precedenti. A confronto di
quanto avvenuto nel 2007, l'operazione odierna ha portata enormemente
superiore. Tutte le Banche centrali sono entrate nella fase della
inflazione a tutti i costi. Quando una operazione è illimitata,
allora tutto lo è. I mercati continuano a speculare a più non posso
- visti i dati di oggi che saranno strombazzati nei telegiornali di
stasera? - e il mercato sarà inflazionato per ottenere una
situazione molto semplice: con più inflazione il debito si riduce.
Elementare, Watson: se devi 100, e oggi 100 equivale a dieci anni di
lavoro, ma tra poco 100 sarà il tuo stipendio di un anno solo,
allora il tuo debito risulterà fortemente ridotto.
Solo
che l'inflazione ha, ovviamente, degli enormi effetti collaterali.
Effetti che saranno tanto più grandi quanto sarà stata gonfiata
l'ondata inflattiva. Siccome quest'ultima si prevede senza
precedenti, è facile immaginare come saranno tali effetti. Tutte le
volte in cui effetti collaterali di tipo finanziario si abbattono sul
mondo, è sin troppo facile rilevare come vi sia un 99% di persone
che li paga sulla propria pelle e come vi sia invece il restante 1%
che ne beneficia. Sinteticamente, potremmo definire il piano di
Bernanke, Draghi & Company come: lasciamo i prezzi salire, i
debiti ridursi e la gente impoverirsi.
Serve
dire altro?
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