venerdì 14 settembre 2012

Facciamo schifo: 37mila a ZERO!



Mentre vi scrivo, ricevo una nuova chiamata da parte della Polizia Postale di Milano che mi invita a presentarmi, portando opportuna documentazione circa qualcosa che mi verrà spiegato. Confesso che la cosa mi logora, mi estenua e non mi consente di fare il mio lavoro serenamente. Chi si sarà sentito offeso, questa volta, da ragionamenti e informazioni che in questo blog sono sempre proposti in maniera mai volgare e sempre comunque argomentata? Certo, mi si obietterà che per un giornalista di carta stampata (che raramente, tra l’altro, si arrischia a prendere posizioni nette) questa è la norma. Tuttavia lui può contare sul supporto del suo editore, su un team di avvocati che si occupano di tutto e, spesso, anche sul contributo economico a copertura delle spese, che in certi casi è anche totale. Qui invece si rischia il culo tutti i giorni, e il culo non è metaforico o virtuale, ma è proprio quello che sta nelle mutande. Rotto quello, non se ne può tirar fuori uno di scorta dal cassetto degli atrezzi. Non c’è garanzia o assicurazione per chi fa informazione indipendente. E’ come fare il trapezista senza rete. Anche la sola intimidazione rischia di farti cadere. Ma andiamo avanti, finché non sarò costretto a chiudere baracca e burattini e ad emigrare in Islanda, per la gioia di molti. Avrò fatto perlomeno quello che dovevo..
Si parlava di Mes. Oggi, nel video, commentiamo insieme l’articolo di Federico Fubini sul Corriere di questa mattina, a pagina 9. Vale proprio la pena di leggerlo, e chiedersi se noi, quelli che vogliono più informazione, più democrazia, più dibattito, più risposte, eravamo i complottisti, o se piuttosto non lo siano i togati della Corte Costituzionale tedesca, il cui presidente, in apertura di relazione sulla sentenza emessa ieri sul MES, prima di cassare le pretese di liquidità infinita e incondizionata messe nero su bianco sul trattato, si è lasciato perfino sfuggire che i ricorsi erano fondati (sempre sul Corriere di questa mattina, pagina 8). Sappiate che in Germania, contro il MES, sono stati presentati 37mila ricorsi. In Italia zero. E’ questa la vera partita che dovrebbe entusiasmare milioni di tifosi, ma che in Italia interessa solo a chi si avvale delle forze dell’ordine per annullare anche il fischio di inizio, impedendo così perfino di giocare.


Ecco le vere Condizioni di Berlino su Spese e Acquisti dello Scudo Euro

di Federico Fubini
 Un tempo per queste cose c’era Wikileaks, presto ci sarà il Bundestag. Finiremo tutti per navigare sul sito web della Camera Bassa del Parlamento federale tedesco per scovare i segreti che i governanti d’Europa non vorrebbero che noi sapessimo. Quelli che ancora oggi sono i vincoli di riservatezza dei ministri europei, i protocolli sigillati, l’epica da Trattato di Versailles degli accordi in stanze piene di fumo, tutto spazzato via con una sentenza ieri a Karlsruhe.
Le toghe (letteralmente) rosse della Corte costituzionale tedesca hanno stabilito che il Parlamento deve sapere tutto ciò che viene deciso per salvare l’euro e i suoi Paesi più indebitati, perché lì è la sede della sovranità popolare. Nessun rischio di perdite patrimoniali affrontato dal governo tedesco per salvare gli altri Paesi dell’euro è ammissibile senza un via libera, per niente formale, da parte dei deputati. Per questa ragione, questi ultimi devono poter disporre di un quadro chiaro della situazione.
In realtà già in passato il Bundestag, nel votare il salvataggio dell’Irlanda e poi quello delle banche spagnole, aveva diffuso sul web dettagli vitali che i governi di Dublino e Madrid stavano nascondendo ai loro elettori. Ma stavolta è tutto più formale e soprattutto in contraddizione con il dettato dell’Esm, il fondo europeo per i salvataggi sulla cui costituzionalità la Corte di Karlsruhe era stata a pronunciarsi da molti ricorsi. All’articolo 34 il trattato dell’Esm fra i 17 Paesi dell’euro fissa quello che definisce il «segreto professionale» dei negoziatori europei. Ministri e ex ministri, membri presenti o passati dell’Esm che avrà un capitale sottoscritto da 700 miliardi di euro, «sono tenuti a non divulgare informazioni protette dal segreto professionale». Per esempio: quanti titoli spagnoli avranno comprato, a quali prezzi, di quanto saranno in perdita o in profitto ai prezzi correnti. Ma Karlsruhe puntualizza che questi sono soldi dei cittadini contribuenti, non una liberalità dei governi. Al punto 5/5 (130) della sua sentenza di ieri conferisce alla commissione bilancio del Bundestag il potere di eliminare a maggioranza il «segreto professionale» dei ministri, e non è difficile immaginare come finirà.
Chi non ama l’idea che per saperne di più dipenderemo da un palazzo prussiano in pietra nera, dal tetto bombardato e rifatto in cristallo, può riflettere a quanto segue: il massimo dell’esposizione tedesca sull’Esm è di 190 miliardi, quella totale sui salvataggi è di 420 (inclusi il primo pacchetto Grecia, più il primo fondo europeo Efsf) e i firmatari di ricorsi contrari alla Corte costituzionale di Karlsruhe sono stati 37 mila. E l’Italia? La soglia di esposizione all’Esm è di 125 miliardi, quella totale è di 277 e i firmatari di ricorsi alla Consulta sono stati zero. Lo furono anche nel 2008, quando nella distrazione generale la Banca centrale europea prestò 130 miliardi alla Germania per salvare la banca EuroHypo. Anche per questo, da ieri il Parlamento italiano ha meno prerogative del Bundestag.
Ma appunto se il controllo dell’informazione conferisce centralità e potere, quel passaggio della sentenza di ieri ne è la sintesi perfetta. La Corte tedesca conferma che in democrazia non si può ignorare la sovranità del popolo. Poiché la cancelliera Angela Merkel si è battuta perché in luglio i due terzi del Bundestag votassero per il fondo, la Corte su questa espressione della volontà popolare ha basato il suo via libera. Ma ha anche avvertito che qualunque sfondamento del tetto di esposizione tedesca sull’Esm oltre i 190 miliardi dovrà passare per un nuovo voto del Bundestag. [continua sul Corriere, a pagina 9]

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