lunedì 29 giugno 2009

SOLITUDINE

A volte la solitudine è come un rifugio,
una spessa coperta di lana con cui proteggersi dal freddo.
A volte la solitudine diventa un'armatura formidabile
contro i colpi sferrati dalla malizia della gente.

A volte.
La solitudine, sussurratrice di pensieri nella notte,
musa ispiratrice di lettere mai lette,
voce suadente della luna.

A volte.
La solitudine è come un bacio,
lasciato ad asciugarsi sulle labbra,
tenero, infantile, coinvolgente.

A volte.
La solitudine è una maschera di cinismo,
per nascondere il proprio volto al mondo,
celando il vero senso di quello sguardo.

A volte.
Ma solo a volte.
Perchè il più di queste volte,
la solitudine è altro.

È silenzio, è paura, è nostalgia, è angoscia.
È il chiarore della luna che distorce i lineamenti del viso,
è il vento che fa sbattere il ramo di un albero sulla finestra,
è il rumore del tuono in lontananza, simile al borbottio di un demone.

A volte, il più delle volte.
La solitudine è un viso che scruta dal buio,
destando gli incubi infantili,
è una mano gelida che ti accarezza la pelle mentre dormi,
è il suono sinistro di una risata in una strada deserta.

A volte, il più delle volte.
La solitudine è un veleno,
è il sonno della coscienza, è il marchio di Satana,
è sangue rappreso su un muro, testimonianza di dolore,
è sconfitta, è una partita persa ai rigori.
E' pianto, lacrime mai asciugate.
E' ciò che ti prende in giro e si fa beffe di te,
è il calamaio di un notaio che decreta uno sfratto,
è la firma in calce su un certificato di morte.

A volte, il più delle volte.
La solitudine non è una scelta, non può essere una scelta.
Anche se lo sembra.
Non è un destino, ma un caso.
E' l'ennesimo giro storto di una ruota senza ingranaggio.
E' l'ennesima beffa di questa tragedia chiamata vita.
E' l'ennesima burla di un clown senza sorriso.
La solitudine.
Una parola.
Un'esistenza.

martedì 16 giugno 2009

HOMO SAPIENS

Imaging Video Production PRESENTS:


Certezze.


Avevamo alcune certezze, un tempo. Da bambini, forse.
Ma non ci rendevamo conto di come fossero solo dei sogni.
Certezza.
Una parola così astrusa, in un mondo in rovina.
Avido, corrotto dalla nostra incertezza.
E' la vita ad essere un enigma.
Come potremmo sperare di avere, vivendo, anche la più piccola certezza?

Avevamo qualche certezza. Da bambini, forse.
Poi siamo cresciuti e le nostre certezze sono state cancellate.
Da noi stessi, direbbe qualcuno, comodamente seduto, poltrona di velcro.
O da una semplicissima verità. Valida per tutti.
Anche per chi si illude di avere una certezza.
Il fatto è che nella vita non esistono certezze.
Ma solo speranze.
Cullavamo molte speranze, un tempo. Da bambini, forse.
Poi abbiamo imparato a soffrire. E tutto è cambiato.
Il dolore è uno scultore spietato.
Scava il volto delle persone con triste arte magistrale.
Avevamo tante speranze, un tempo. Da bambini, forse.

domenica 14 giugno 2009

Cuore.

Nell'antichità si pensava che l'anima risiedesse nel cuore.
Molte credenze del passato erano frutto della fantasia e della superstizione.
Ma non questa.
Il cuore è la vita.
E' innegabile che senza cuore nessun organo possa funzionare. Possono spegnersi gli altri organi (seppur necessari e indispensabili), pur tuttavia si può rimanere in vita purchè il cuore continui a battere.
Può spegnersi addirittura il cervello ed il pensiero inabbissarsi nel nero del nulla, eppure, se il cuor continua a battere, un uomo non può esser dichiarato morto. Seppur qualcuno afferma il contrario.
Finchè il cuore pompa sangue, il corpo non è definitivamente morto.
E con esso l'anima.
Ma nel cuore gli antichi vedevano di più che semplicemente un organo fondamentale. Non conoscendo a fondo l'anatomia umana, potevano solo intuire. E andavano aldilà della semplice intuizione.
E vedevano nel cuore la casa dell'anima, il luogo dove nasce il pensiero, la passione, il sentimento.
L'uomo.
E così oggi, tutti identifichiamo, anche se solo implicitamente, il cuore con l'amore.
“Ti amo con tutto il cuore”
“Il mio cuore batte solo per lei”
Sono semplici modi di dire. Ma nascondono qualcosa di più.
Eppure ne abusiamo ogni giorno, non rendendoci conto che dietro semplici convenzioni lessicali, sta qualcosa di più grande.
Espressioni che provengono dal passato. Da un passato che ha individuato nel cuore la vera sede della vita e dell'anima.
Proprio perchè nel cuore scorre la vita. Nel cuore risiede l'amore.
Ed è la vita ad essere amore.
Semplicemente, senza parafrasi.
Senza amore la vita è deserto, desolazione, perdizione.
Morte.
Senza cuore non può esserci la vita.
Un tempo si pensava così.
Oggi, dovremmo ritornare a farlo.

Francesco Salistrari.

lunedì 8 giugno 2009

Cristo, il suo sacrificio e il nostro menefreghismo.


Il senso della vita, tutto quello che sento è solo quello che vorrei sentire mescolato ad un assurdo sentore di morte. Non so cosa fare, non so cosa pensare, non so cosa dire e soprattutto non so reagire, non so lavorare, nè voglio farlo con queste regole balorde, perchè questo lavoro mi fa schifo, come mi fa schifo il sistema che mi impone di lavorare, di morire senza nemmeno essermi accorto di essere vissuto se non attraverso quei vaghi ricordi sfumati di un infanzia felice. Non voglio partecipare a questo immane massacro, quello che si consuma tutti i giorni sotto i nostri occhi, quello di cui tutti siamo complici, ma allo stesso tempo vittime e carnefici. Quello spettacolo indecente di mistificazione che ci viene imposto dalla televisione,dalla politica, dal potere, dal denaro, tutto questo è l'immane spergiuro alla santità della vita, cioè all'unico vero dono, l'unica vera ricchezza alla quale dovremmo essere attaccati, che andrebbe difesa in tutte le sue forme, in tutte le sue manifestazioni. E invece inquiniamo, uccidiamo, distruggiamo, rendiamo le terre più fertili aridi deserti, rendiamo i mari più belli liquame putrescente, trasformiamo oasi meravigliose in latrine puzzolenti nelle quali affogano i nostri luridi sogni. Sogni che sono quelli della ricchezza, del lusso, dello sfarzo, della voluttà di possedere delle inutili cianfrusaglie, solo status symbol di un mondo di simboli, illusioni, inutilità propinateci come il sale indispensabile per una vita felice.
SIAMO SOLO MERCI CHE VIAGGIANO IN VAGONI CARGO, siamo solo mercanti avidi e senza scrupoli, siamo solo mercenari che uccidono in cambio di una ricompensa. Ma la VERA TAGLIA, i veri ricercati, sono qui, proprio in mezzo a noi, siamo noi stessi, e la forca ci penzola sulla testa, ne avvertiamo la presenza, la sentiamo oscillare nel vento, ne scorgiamo di sfuggita l'ombra ondeggiante ai raggi del sole.
O sole, si sole, proprio tu, che osservi questo povero pianeta da così lontano, si sole, proprio tu, incredibile fonte di vita, meraviglioso Dio di un tempo perduto, grande padre di queste creature, si sole, proprio tu, cosa ne pensi ora di noi? Cosa diresti se potessi parlare, se potessi far sentire la tua voce? Cosa pensi di noi, della nostra stupidità, della nostra ingordigia, della nostra assoluta IGNORANZA, della nostra vanagloria, del nostro atteggiarci ad esseri intelligenti, superiori.
Esseri superiori, ma solo nella capacità di distruggere!
Sole mio, SOLE NOSTRO che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, scenda la tua mano sulla terra, sia fatta la tua volontà, non lasciarci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
Se è vero come credono i cristiani, i VERI cristiani, che Cristo è sceso sulla terra per lavare i peccati del mondo attraverso il proprio martirio, ORA, adesso, DI NUOVO, ne chiedo il Suo ritorno, ne invoco la Sua discesa in Terra. Ma Cristo, figlio di Dio, questa volta facci un piacere, porta con te la spada della vendetta, vieni a giudicare questi peccati, rendi questo mondo pulito, migliore, lavalo col sangue di questo lerciume che ne insozza e ne rende vana la bellezza.
Dov'è finito il tuo messaggio? Il senso di quello che hai fatto, rappresentato, detto? Che senso ha avuto morire sulla croce se dopo solo due millenni, il mondo è punto e a capo, marcio di peccato e di illusione.
Il messaggio d'amore e di misericordia che lanciasti nel tempo è stato dimenticato o evidentemente nessuno l'ha capito.
Mi dispiace, mio povero Cristo, mi dispiace con tutta l'anima, ma il tuo sacrificio, la tua immane sofferenza, non è servita a nulla, è stata vana, come vana la tua resurrezione, come vana la tua predicazione, chè ormai da millenni il tuo insegnamento si è perso in un mare di ipocrisia e di mistificazione, in un mare di menzogne create per giustificare disegni di potere ben precisi che nulla avevano, hanno ed avranno a che vedere con la tua bontà, la tua passione, con tutto quello che hai voluto insegnarci, tu si , vero RIVOLUZIONARIO della nostra storia.
Io ti ringrazio, come uomo, come figlio di Dio, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per noi, ma voglio anche dirti, caro Gesù , che non ce lo meritiamo, non ce lo siamo mai meritati, non ne siamo degni. NON SIAMO DEGNI DELLA TUA MISERICORDIA, non siamo degni di questo paradiso che ci è stato donato, non siamo degni di vivere uno con l'altro, non siamo degni di definirci tuoi sudditi, quando poi, ogni giorno, ogni istante ci sostituiamo a te, togliendo la vita come Dei, decidendo destini, diventando più importanti delle stesse divinità che diciamo di adorare.
Meritiamo noi si di morire tutti, in un istante, come quell'istante, iniziale, quello stesso identico istante che ci diede la vita, quell'attimo infinito in cui quella scintilla è sgorgata in questo insulso ammasso di carne e di ossa destinato a decomporsi in un rivolo di mosche, vermi e liquame puzzolente.
Se non rispettiamo la vita, l'unica vera certezza della nostra esistenza, l'unico assioma dal quale partire, l'unico senso da dare alle cose, l'unica filosofia accettabile, l'unico segno divino che abbiamo, allora come potremmo mai sperare di meritare un' ALTRA VITA dopo la morte? Se non siamo capaci di rispettare questa, che forse è l'unica, come pretendiamo un'altra opportunità?
No, l'unica cosa che meritiamo è il silenzio.
A cominciare da me.


domenica 7 giugno 2009

...


Ciao,
era davvero tanto che non scrivevo qualcosa per te e te soltanto. Vorrei riversare su questo foglio tutto il silenzio di questi anni, tutti i pensieri, le emozioni, le paure, le incertezze, le insicurezze, le illusioni, ma sarebbe impresa davvero ardita e vana. Credimi, non basterebbero dieci milioni di hard disk per contenere tutto quello che ho passato in questo tempo. Avrei voluto coinvolgerti in ogni secondo, in ogni istante della mia vita, dedicandoti, così come ho fatto un tempo, ogni singolo respiro, ogni singolo pensiero. Ma non vi sono riuscito, forse per viltà, forse per egoismo…Ci sono stati momenti in cui avrei voluto cancellarti per sempre dai miei pensieri, per allontanare il dolore ed il rimpianto di tutto ciò che non era stato, di tutto ciò che non ero stato. Ma ci sono stati (e ci sono!) momenti in cui vorrei che fossi qui, come allora, con il tuo sorriso e la tua meravigliosa follia, la tua vitalità, la tua bontà; ci sono stati attimi di perdizione, di solitudine, di paura, attimi in cui attendevo il nascere del sole sapendo che l’avrei odiato, con tutto il cuore, che avrei odiato del giorno nascente anche solo l’aria da respirare e avrei voluto vedere cancellato il colore del cielo. Non so se mai davvero leggerai queste righe, ma se lo facessi, non rattristarti, non piangere per me, non serve più ormai.
Il tempo è ormai passato e con esso le passioni di allora. Niente è più come prima. Ormai sono cambiato e a stento riusciresti a scorgere in me colui il quale ti fece innamorare. Forse questo è un bene, perchè molto di quello che sono diventato, me l'hai regalato tu, molto di ciò che sono oggi è grazie a te, al tuo meraviglioso amore per tutto ciò che è vita ed anche per ciò che non ne ha, ma a cui tu sola sai dare un senso. Così come hai fatto con i miei giorni. Hai regalato un senso a tutto ciò che avevo, hai regalato una ragione d'esistere ai miei momenti, hai dato luce laddove si era posato solo buio. Tu, sola ed unica, mio vero amore per tutta la vita.
Ho conosciuto altre donne dopo te, per qualche momento le ho anche amate, ma era solo un momento, fugace, come un sorriso, lasciato sospeso nel vuoto. Con te ho scoperto la vita, ho carpito il segreto di un'esistenza altrimenti senza senso, ho intravisto gli occhi di Dio all'interno di una nuvola e loro mi hanno ricambiato, seppur solo per un breve istante, lo sguardo. Con te ho visto il mare tempestoso diventare calmo e rassicurante. Solo tu, che hai dato colore ai miei occhi, che hai dato aria ai miei polmoni, che mi hai regalato un raggio d'infinito, che hai saputo donarmi un momento di eternità che non meritavo mi fosse concesso. Tu sola che hai dato al mio mondo un senso che non avevo diritto di pretendere.
Non è il momento del rimpianto, quello mai, e nemmeno del rimorso. Ma solo del ricordo. Perché è così che voglio conservarti in fondo all'anima. Come il ricordo più dolce che ho, come il sole in una stanza, come un attimo che si allunga all'infinito accompagnandomi alle Porte del Silenzio.
Amore mio è da quando non sei più qui che mi sono convinto di una cosa ed è l'unica certezza che ho.
Quando morirò, sono sicuro, vedrò solo te...e nient'altro...in quell'attimo fuggente e passeggero che qualcuno chiama eternità.


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