domenica 27 febbraio 2011

La rivoluzione della pancia.



Il vento di rivolta del Maghreb. Vento di democrazia. Un popolo giovane che si ribella a dittature sanguinarie ultradecennali, trovando nei nuovi mezzi di comunicazione il collante e la spinta alla unificazione, alla mobilitazione cosciente, alla presa della bastiglia.Un nuovo '89. Quello che succede oggi sull'altra sponda del Mediterraneo rappresenta una nuova pagina di riscatto sociale come quella che fece crollare i regimi comunisti dell'est europeo. Un mondo nuovo che viene alla ribalta e chiede dignità, giustizia, libertà.
Sono queste le parole e le frasi più usate in questi mesi da quando dalla rivolta Algerina (repressa nel sangue e che non ha conseguito nessun risultato politico evidente) il vento di rivolta ha invaso Egitto, Tunisia, Libia, Barhein e fermenta in altri paesi (Siria, Iran, Arabia Saudita). Le spiegazioni frettolose e incapaci di dare risposta da parte del mondo politico occidentale non ci hanno spiegato quali sono le ragioni REALI di questo moto rivoluzionario così prepotente, capace di spazzare via in brevissimo tempo regimi che erano al potere da decenni e decenni e che solo fino al novembre scorso sembravano molto solidi.
Delle due l'una. O il mondo occidentale non riesce davvero a comprendere cosa sta succedendo, dimostrando in questo una quasi totale cecità e incapacità analitica del mondo che ci circonda (e con il quale i rapporti economici, militari e politici sono molto stretti da sempre, per ovvie ragioni), o, ci nascondono qualcosa.
Delle due l'una.
Anche l'89 in Europa dell'est sarebbe potuto apparire come un vento improvviso di ribellione capace di spezzare le catene di 70 di socialismo reale. Ma il mondo occidentale sapeva benissimo e conosceva alla perfezione quali fossero le reali condizioni di stabilità del mondo sovietico. Il mondo occidentale lavorò per tutta la durata della “guerra fredda” alla caduta del socialismo reale, lo fece persino il Vaticano finanziando i movimenti di protesta. E le cause di quel crollo, gli osservatori più attenti, le trovarono non solo e semplicemente nella sete di libertà dei popoli (per quanto prepotente), ma le individuarono in precise ragioni economiche e strutturali del mondo sovietico.
Per il Maghreb oggi, la situazione non può essere troppo diversa. Perchè una rivoluzione politica sono le elites e le avanguardie che la portano avanti, la preparano e la guidano. Una rivolta di popolo, massiccia fin da subito come quella vista in atto in questi giorni in medio oriente e in nord africa, la porta avanti una cosa sola: la pancia.
La prima rivolta documentata in Algeria partì per l'enorme e insostenibile rincaro dei prezzi dei generi alimentari e di prima necessità (dinamica che colpirà anche i paesi industrializzati occidentali a breve). Quello che mi chiedo è il perchè di questi rincari. Quello che su cui mi voglio soffermare è il lato economico e sociale di questa rivolta così massiccia e incisiva. Quali sono le ragioni che stanno alla base di quello a cui assistiamo? Perchè nessuno ci parla delle condizioni reali di vita di queste popolazioni? Perchè nessun analista politico occidentale parla di questo? Nessun politico? Sarebbe impossibile spiegarsi anche l'enorme ondata di migrazioni che tutta Europa (e in particolare l'Italia) teme! Sarebbe impensabile dare motivazione ad un esodo massiccio, che già comincia, se le ragioni REALI, vere, aldilà delle motivazioni politiche, sono da ricercarsi semplicemente come viene affermato nelle prepotente voglia di libertà e democrazia delle popolazioni in questione. Se un paese si sta democratizzando, per quale ragione una pletora di disperati, dovrebbe scegliere di andarsene?
Interroghiamoci su questo amici. Perchè è su questo che si sta giocando il destino del mondo così come lo conosciamo.

(Francesco Salistrari)

venerdì 4 febbraio 2011

Un tempo esisteva il matriarcato.


*Tratto da "The Mind" di Francesco Salistrari.


"Voglio confessare quello che penso delle donne in generale. Questo felino sinuoso mascherato da essere umano.

Un essere complesso, multiforme, poliedrico. Un prisma di emozioni complicate, profonde, antagonisti, paradossali.

Se dovessi definire una donna ne parlerei come il più grande rompicapo dell'esistenza.

A noi uomini non fa paura il sesso, come molti hanno affermato per secoli. Non ci sentiamo minacciati dalla fragranza del richiamo sessuale. Non è quella la vera arma delle donne nei nostri confronti. La vera arma, quella che ci atterrisce, è la loro logica. E' inutile negarlo. Non ha senso mascherarsi con uno sterile maschilismo, controproducente, che non ha ragione di esistere. Le donne, nella media, posseggono una mente affilata. Un coltello da usare sotto forma di lingua e dialettica, capace di ribaltare i termini di una discussione in un attimo, capace di lasciarti senza parole quasi senza accorgertene. Sarebbe bugiardo negarlo. La donna intelligente fa paura, perchè è difficile competere con essa. E non ha rivali in questo. Da parte nostra siamo costretti a ricorrere alla forza, alla prepotenza verbale e alla deterrenza fisica. Un uomo che picchia la sua donna, in ultima analisi, non è altro che un uomo surclassato da quest'ultima sul piano dialettico. E' un uomo che non ha più parole, che non riesce a scalfire la logica delle argomentazioni della donna che si trova di fronte. Del resto è questo ciò che a noi uomini, ci ha permesso per millenni di dominare il mondo. Abbiamo giocato la nostra partita millenaria per il controllo del mondo, prima che tra popoli diversi, sulle proprie donne.

Tutto il medioevo è stato vissuto all'insegna di questa annosa battaglia, a colpi di roghi e scomuniche e la società matriarcale è stata completamente spazzata via quasi completamente da ogni luogo della terra. Abbiamo vinto la guerra quando abbiamo decisamente imbracciato le armi e messo da parte la diplomazia.

Non può esserci diplomazia con la donna. E' uno scontro ormonale, fisico, di cervello contro muscolo, di pensiero contro desiderio.

Il sesso in tutto questo c'entra, ma non come si è soliti pensare. Il sesso c'entra perchè la donna è la culla della razza umana. E' colei che riproduce la specie. E' colei che garantisce all'essere umano di sopravvivere. Il fatto di essere noi uomini solo un tramite per la vita, un elemento si fondamentale, ma passeggero, ci rende perennemente afflitti da un senso di inferiorità nei confronti della donna. Ci fa sentire come un attrezzo, una chiave che mette in moto una macchina meravigliosa che però funziona e si mette in moto nel ventre di una donna e ci lascia distanti, anche se partecipi, isolati anche se complici, inutili dopo l'uso.

Molti uomini si ammantano della loro virilità, nascondendo a se stessi che l'ostentazione del proprio io, altro non è se non il mascheramento di un senso di inferiorità inaccettabile, che ci vedrebbe, in un mondo diverso dominato dalle donne, sottomessi, orpelli sessuali di una casta di sacerdotesse.

Abbiamo vinto la guerra e siamo noi uomini a dominare il mondo. E questo, da uomo, mi rassicura, ma mi svilisce. E mi fa arrabbiare.

Vorrei non pensare queste cose, ma le penso. E inconsciamente, sono sicuro, le pensano tutti gli uomini. Quelli che davanti agli amici trattano male le proprie donne solo per dimostrare agli altri che non le subiscono, mentre in realtà ne sono succubi.

La donna è magnetica. E' una calamita che distorce la realtà. E noi siamo limatura di ferro.

E' questo il nostro problema.

Il fatto di essere di ferro, ci ha fatto forti.

E questa è la nostra fortuna".


(Francesco Salistrari, 2011)

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