lunedì 31 maggio 2010

La somma di tutti i colori.












Il nero che si annida nelle storie di oggi e di ieri.

Un nero marcio, da pozzo.

Un nero come gli occhi di Satana.

I morti ammazzati e le vedove piangenti.

Triste rituale degli anni italiani.

Il nero che si annida nel cuore degli uomini.

Quello sotto cui sono sepolti i corpi e le verità.

Siamo soli di fronte al nero strisciante.

Alla storia melmosa del potere italiano.

Il nero che si annida in noi.

Nei nostri cuori.

Contaminati per anni.

Siamo piccoli e schiavi.

Siamo piccoli e ignari.

Guardiamo questa processione di morti.

Senza capire.

Senza sapere.

C'è un filo nero che tutto lega e tutto annoda.

C'è un filo nero macchiato di sangue che tutto tira.

E tutto trascina.

E' il filo delle bugie e delle mezze verità.

E' il filo che unisce le mani omicide.

E le menti pensanti.

Quelle sedute in poltrona.

Quelle al riparo.

Il nero che si annida nel cuore italiano.

Il nero pece della nostra storia.

Un delitto non è solo un delitto.


Il nero non è solo un colore.

E' la somma di tutti i colori.




(Francesco Salistrari, 2010)



lunedì 24 maggio 2010

L'arroganza di sentirsi vivi.








Quando non si trova il tempo di guardare. Di scrutare a fondo una persona, si commette un errore grossolano nell'emettere un giudizio. Quando ci si ferma ai particolari, evidenziandone solo i difetti, si commette un'ingiustizia. Ed è uno sbaglio molto comune. Un qualcosa che come un filo invisibile ci lega ognuno all'altro. E senza rendercene conto diventiamo i giudici spietati di noi stessi. Perchè ci giudichiamo con sospetto credendo a nostra volta di essere giudicati. E in questo circolo vizioso perdiamo l'identità. Come in un magico gioco di specchi, il nostro io svanisce fagocitato dall'illusione. Diventiamo esseri senza volto gli uni uguali all'altro. Indistinguibili. Sfigurati come mostri. Inconsapevolmente ci nascondiamo dietro le apparenze. E ci fa arrabbiare essere scoperti. Ci fa arrabbiare diventare i primi a cadere. Uno ad uno, come in un gioco, diventiamo perdenti. Fino all'ultimo. Fino a quando non ci sentiremo ognuno sconfitto.

La vita è un mistero. E noi siamo il mistero più grande all'interno di essa. Siamo una scintilla di luce destinata a spegnersi troppo presto. Siamo magnifici nella nostra debolezza. Nella nostra fragilità. Nella nostra insicurezza. Distruttivi, combattivi, spietati, egoisti. Ma fragili. Giunchi in un'immensa corrente.

Non comprendiamo i perchè del nostro agire. Li studiamo, li analizziamo, in un'astrazione solo apparente. E siamo destinati alla sconfitta dell'ignoranza. Senza appello. Ma l'illusione di essere in grado di comprenderci ci spinge a continuare. L'illusione di essere capaci di vedere oltre il velo delle cose, ci lascia aperta la porta della redenzione interiore. Perchè di fronte alla morte, tutti, siamo sicuri di avere validi argomenti. Non capendo, non volendo accettare il fatto che siamo inesorabilmente destinati al silenzio.

Qualunque cosa ci aspetti dopo la morte.

Siamo destinati a restare sgomenti della nostra stupidità.

Di quella che vediamo tutti i giorni. Di quella che ci portiamo dietro come pelle.

La vita è un mistero.

Questo è certo.

E' l'arroganza di credere il contrario, che ci fa sentire vivi.


(Francesco Salistrari, 2010)


giovedì 13 maggio 2010

Il mio angelo.


Ci sono stati momenti terribili, bui come un tunnel senza fine.
Momenti che sembravano irreversibili. Neri come il cuore di un assassino.
Ci sono stati giorni in cui ho maledetto anche le nuvole che coprivano il sole. In cui ho maledetto le ore che trascorrevano, il vento che muoveva gli alberi.
Ma tu eri qui. Come sempre. Ed ho odiato la tua risata. Ho odiato la tua presenza, a volte. La tua insistenza. E tu sei rimasta. Come se niente fosse. Facendo finta di essere trattata da regina. Sei rimasta e non hai mai fatto domande. Non hai mai voluto sapere nulla. Sei stata il mio angelo custode. Colei che mi ha dato forza e speranza. Hai dato un senso ai momenti tristi, con la tua sola presenza. Assidua.
Il tuo amore mi ha sorretto, mi ha dato coraggio. E ha permesso al sole di far capolino tra le nuvole.
Sono stati i momenti più brutti della mia vita. Te ne sarai accorta. Ed in parte ancora faccio fatica a dimenticare. A mettere da parte tanta sofferenza.
Dopo così tanto tempo è ora che tu sappia quanto ti sia riconoscente. Quanto bene ho capito tu mi voglia. Quanta importanza tu rivesta nella mia vita. Sarà forse stupido dirti grazie adesso. Sarà forse superfluo, inutile. Ma voglio farlo.
Sei il mio angelo. Quello che ho sempre sognato di avere al fianco e che mi sono accorto solo ora di avere da tempo vicino.
Sei il mio angelo, quello che ha pianto per me con il sorriso sulle labbra.
Quello che ha fatto di tutto per non mostrare la sua sofferenza.
Quello che ha dato il suo cuore non ricevendo nulla in cambio.

Oggi, quando tutto è passato, è venuto il momento di ricambiare in qualche modo.
Ed io conosco solo un modo per farlo.
Questo è il mio cuore.
Puoi farne quello che vuoi.
E' tuo per sempre.
Ti sembrerà puerile, infantile ed inutile. Ma non è così.
Per me è troppo importante farti sapere quanto ti sono grato. Quanto importante è stata la tua presenza allora. Proprio quando ne avevo più bisogno, proprio quando tutti sembravano sparire nell'ombra, proprio quando il giorno sembrava più scuro.
Tu non immagini nemmeno quanto bisogno abbia ancora di te. Non immagini nemmeno quanto solo mi senta quando le luci vengono spente ed il mondo dorme. Perchè è proprio allora che il passato ritorna, con i suoi fantasmi, con le sue paure, con i suoi mostri. Ed è solo pensando a te che riesco a scacciarli. Con l'immagine del tuo eterno sorriso. Con il suono della tua voce che mi culla nella notte.

Non so perchè ho scelto proprio ora di scriverti queste cose. Ma sento che è l'unico modo per sdebitarmi. Anche perchè a voce sarei incapace di parlarti. Perchè mi si bloccherebbero le parole per l'emozione. Perchè rischierei di piangere e davanti a te non voglio farlo.
Sei la mia forza. Sei il mio coraggio. Sei il mio sorriso.
Sei il mio angelo.
Quello credevo non esistesse...e invece eccoti qui.

(Francesco Salistrari, 2010)

giovedì 6 maggio 2010

La coscienza degli Zeno.


Il senso della vita si ritrova nei nostri pensieri più reconditi. E non è altro che la rappresentazione mentale di tali pensieri.

La vita non esiste al di fuori di noi stessi. Siamo vivi solo perché sappiamo, siamo coscienti, di esistere, e l’essenza dell’io risiede nelle nostre rappresentazioni mentali del reale. L’istinto alla sopravvivenza non è altro che il principio informatore di tutto il regno vivente, dall’ameba all’organismo più complesso, tutti lottano e combattono per la sopravvivenza ogni giorno incessantemente e così fin dall’inizio dei tempi. Le società umane sono solo più complesse per il fatto che l’uomo è l’organismo vivente più complesso, ma pur sempre guidato dal suo istinto di sopravvivenza e le convenzioni umane non sono altro che il manifestarsi di questa lotta per la vita quotidiana. Così come il leone più forte guida il branco, mangia le prede migliori, sceglie le compagne più ambite, l’uomo non fa altro che cercare di imporsi giornalmente sul proprio prossimo per il suo unico e solo interesse personale. I sentimenti d’altro canto fanno ciò che l’istinto non potrebbe mai fare: rendere la vita degna di essere vissuta. Senza i sentimenti (che informano tutto il regno animale) la vita sarebbe solo una sterile radura su cui morire lentamente.

Viviamo per morire, ma ce ne rendiamo conto solo quando siamo sul punto di morte. L’istinto alla sopravvivenza, la Volontà di vivere, sono il velo che la vita ci mette davanti agli occhi per la continuazione della specie. Senza la consapevolezza della morte, vera reale immanente, riusciamo ad essere ciò che siamo. Divenire coscienti di essere solo un ammasso di carne in decomposizione, ci renderebbe perdenti in partenza e metterebbe in serio pericolo la sopravvivenza della specie.

Un giaguaro che ogni mattina si sveglia consapevole di dover rincorrere gazzelle e gnu per la savana alla ricerca del sostentamento quotidiano, che tutt’a un tratto si rendesse cosciente del suo destino, si lascerebbe morire di fame così come farebbe l’uomo che lavora ogni giorno per portare il pane a casa. Sapere di essere circondato dagli affetti dei propri cari,e il fatto di non pensare e di non concepire mai la morte nella sua essenza, fa dell’uomo e del giaguaro dei campioni di sopravvivenza nel mondo attuale, così come nel mondo di un tempo…

Il fatto di essere calati in una realtà fatta di piccole cose quotidiane, ci distrae dal fatto che proprio quelle piccole cose quotidiane, non sono altro che delle creazioni messe lì apposta per distrarci dal nostro destino.

La vita dunque è un sogno.

E’ il sogno di una carcassa putrefatta, che si illude di essere immortale.


(Francesco Salistrari, 2010)

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