mercoledì 8 dicembre 2010

Il passato che non passa mai.


E' solo quando perdi qualcosa che consideri davvero importante che ti rendi conto di una cosa. Che in realtà hai perso un pezzetto di te stesso.

Diventa una mancanza fisica. Come se ti avessero asportato una costola.

Un senso strano di vuoto, come di burrone dentro.

Come rimanere intrappolato in una scatola di cartone.

Ti guardi alle spalle e vedi il tuo sentiero, tracciato dal sudore dei tuoi passi. Scorgi i segni delle cadute, te ne vedi addosso ancora le cicatrici. E dietro gli angoli che hai svoltato c'è sempre qualcosa di tuo. Lasciato lì, per sempre nell'eternità di un'idea.

Intrappolato dall'imcompiutezza della tua vita.

Il futuro ci appare sempre così lontano. Come se avessimo mille anni davanti da vivere.

Mentre il passato è tutto qui. Nelle tasche, negli odori, nella musica, nelle screpolature sul muro.

Potresti tenerlo in un pugno.

Nel passato il tempo si è fermato. Ha smesso di essere ciò che è: un lento conto alla rovescia. Ed è diventato un briciolo d'infinito. Un granello dell'esistenza.

Cristallizato. In un lungo momento che nessuno potrà mai cancellare.

Ciò che ero 16 anni fa, lo sarà per sempre.

Esisterà sempre un adolescente sognatore troppo impaurito per vivere davvero. Da qualche parte, lì, nel passato.

Ed esiste per la semplice ragione che io SONO stato un adolescente. In quell'attimo. In quegli anni. Ho vissuto ogni momento della mia vita e mentre sono andato avanti, loro, inconsapevoli, sono rimasti indietro. Immobili nel tempo, in un tempo che non vedrò mai più.

Non vedrò mai più il 18 settembre del 2010. Ma quel giorno è lì da qualche parte. Fermo. Che si ripete da allora.

Io non potrò mai più riviverlo.

Ed è così che guardandoti alle spalle, ti rendi conto che in quegli anfratti, nascosti nelle piaghe del tempo, hai lasciato ogni istante un pezzetto di te stesso che non incontrerai mai più.

Moriamo ogni giorno. Disse qualcuno.

Forse in fondo non aveva tutti i torti.


(Francesco Salistrari)

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