mercoledì 30 settembre 2009

Il destino.




Il senso del destino

è ciò che fa della vita qualcosa di già visto.

C’è qualcuno che crede non sia necessario lottare

ma solo attendere la morte,

riscattatrice di una vita di stenti.

Il cielo è il ricettacolo dei desideri

e l’abbandono all’incertezza e alla rassegnazione.

Il destino è la giustificazione del sopruso

e dell’inciviltà del mondo,

del male e del pianto del vinto.

Il destino è il mattatore della speranza e della giustizia,

è il carnefice dei sogni e delle illusioni.

Il destino è un sorriso sarcastico,

che scintilla dall’ombra del buio.


(Francesco Salistrari, 2007)

martedì 29 settembre 2009

Toccami.


Toccami ancora,

le stranezze della vita non finiranno mai di stupirci.

Piccola, sono il tuo video preferito.

Toccami e portami con te,

le stranezze di questo sorriso non finiranno mai di ammaliarci.

Piccola, sono la radio dove passano la tua canzone.

Toccami ancora,

le stranezze di questa storia non finiranno mai di spiazzarci.

Piccola, sono il film che avresti voluto recitare,

sono lo spettacolo che avresti voluto non finisse mai,

sono il sogno da cui non avresti mai voluto svegliarti,

piccola, sono l’angelo senza aureola che hai amato da sempre.

Toccami,

quella canzone suona ancora e abbiamo appena il tempo

di un altro ritornello.

Toccami ancora una volta,

sono ancora qui,

le stranezze del mio viso non finiranno mai di confondere,

ma sai piccola, esse sono solo le rughe spesse del tempo.

Quell’assassino infame delle nostre emozioni,

secondo solo alla stupidità della gente.


(Francesco Salistrari, 2009)

lunedì 28 settembre 2009

A volte.


A volte il giorno nasce con una speranza che si avvera.
Ed è meraviglioso viverlo fino alla fine, gustando ogni singolo minuto.
E così i pensieri vanno via. Scappano veloci, simili a saette, lasciando spazio alla meraviglia.
Per una vita che regala sorprese, emozioni, sensazioni.
A volte il giorno nasce e muore sereno, quasi felice di averci regalato un'emozione.
Il giorno, questo dono così meraviglioso, sacra reliquia da conservare dentro l'anima.
Il giorno, attimo di calore, opportunità regalataci da una scelta.
A volte il giorno è tutto questo, simile al teatro di un'opera meravigliosa.
E noi non siamo altro che i suoi attori inconsapevoli.
A volte...a volte.
Tante volte, in una vita.

(Francesco Salistrari, 2009)

Demoni.


Un giorno o l'altro tutti saremo costretti a fare i conti con i nostri demoni. E i demoni sanno essere temibili. Tutti vorremmo evitarli, ma non ci sarà concesso troppo a lungo di sottrarci alla loro forza.

I demoni si agitano in noi. Sono quella stretta allo stomaco che ci prende quando un pensiero fugace di cui non riusciamo ad afferrare la natura, ci sfiora per un attimo la mente.

I demoni sono le nostre paure, sono le nostre indecisioni, sono fiumi di parole non dette, sono il vago senso lasciato al risveglio da un sogno.

I demoni. L'oscurità della nostra coscienza.

I sensi di colpa per qualcosa che non sappiamo di aver commesso. O qualcosa che non vogliamo ammettere.

Tutti, prima o poi, ci troveremo dinnanzi agli occhi di un demone.

Rossi come il fuoco. Brumi come il sangue.

Paurosi come un peccato non ancora espiato.


(Francesco Salistrari, 2009).


sabato 26 settembre 2009

Il rumore di una notte di città.


Messaggio dal mondo che non c'è:

Vivo nel mondo dei sogni. Nel buio. Nell'indistinzione. Nella fantasia. Vivo in un mondo immateriale, senza confini, senza odori, colori, dolori. Vivo eppure è come se non fossi mai esistito. Il mio è il canto dell'uccello migratore. Pronto a spiccare sempre il volo, a trovare nuovi posti da esplorare. Non metto radici, perchè nel mio mondo non c'è terra, nel mio mondo non c'è amore, non c'è contatto, non esiste il tempo.

Vivo nello spazio creato da una bolla di sapone. Guardo fuori e vedo ogni cosa distorta, come attraverso una pellicola da forno. Chiamo, ma nessuno può sentirmi. Mi fanno compagnia i miei fantasmi, le persone che ho conosciuto, quando ero ancora un uomo. Vedo i loro occhi che sono troppo simili ai miei e capisco dai loro sguardi che sto guardando me stesso che si guarda ad uno specchio.

La mia pelle è il mio sudario, il mio nome una bestemmia.

Guardo e non vengo visto, parlo e non sono ascoltato, chiamo e non c'è risposta.

Un tempo ero un uomo, adesso sono un fantasma intrappolato dal tempo in un luogo senza tempo.

Non voglio sapere cosa mi è successo, anche se probabilmente potrei ricordarlo. Non voglio conoscere quale è stato il mio destino, né il mio passato. Non voglio sapere se sono stato un uomo buono o uno cattivo, se la gente si ricorda di me o se mi ha cancellato dai propri pensieri. Non voglio sapere se esistano lapidi in mia memoria o se la mia cenere vaga nel vento invisibile a tutti. Non mi interessa. Per la semplice ragione che ho paura di scoprirlo.

Il fatto è che non voglio passare il resto del tempo cui sono destinato a restare qui, vergognandomi di quello che sono stato. Preferisco guardare un mondo ormai lontano in silenzio, zittendo la voce della coscienza che mi parla nella testa.

Sono solo pensiero e paura.

Sono solo il rumore di fondo di una notte di città.


(Francesco Salistrari, 2009)

venerdì 25 settembre 2009

I brividi del tempo: 21 dicembre 2012.


Se ne parla da tantissimo tempo. Se ne parlerà ancora. E' qualcosa che affascina e atterrisce, che ci mette di fronte a una serie di interrogativi sul nostro modo di vivere, di rapportarci con la natura, con il pianeta. E' qualcosa che ci mette di fronte al nostro senso di colpa e ci fa tremare dinnanzi ad un'eventuale punizione.

Sono ormai anni che il dibattito, anche scientifico, va avanti sul tema e i commenti, le interviste, gli interventi ormai non si contano più.

I più catastrofisti sono sicuri: il 2012, per essere precisi il 21 o 22 dicembre, il mondo finirà, sarà sconvolto da qualche catastrofe naturale o celeste. I meno pessimisti parlano di un cambiamento culturale e sociale di vastissima portata. Gli scettici parlano di bufala.

Ma il discorso affascina, mette paura, è innegabile. La profezia dei Maya sul 2012 è vera? E' pura superstizione? Nasconde qualcosa che ancora non comprendiamo?

I Maya sono uno dei popoli su cui, nonostante le imponenti opere monumentali, nonostante il contatto diretto della “civiltà occidentale europea” con loro nel corso dei secoli, sappiamo veramente poco. Tutti gli scritti di questa società, una delle più evolute dell'America Centrale e forse della storia umana, sono infatti stati distrutti dai “conquistadores” europei come “testi eretici” e nell'opera di evangelizzazione forzata portata avanti dalla Chiesa del tempo, tutta la cultura Maya è stata praticamente distrutta. Fino a noi sono giunti intatti, perchè sottratti miracolosamente alle fiamme, solo quattro testi, tra cui quello in cui è contenuta la profezia sul 2012.

Per la precisione, la profezia Maya più famosa è legata a doppio filo alla concezione cosmologica di questo popolo e al loro modo di calcolare il tempo. Il calendario Maya, uno dei più precisi e sofisticati sistemi di misurazione del tempo mai inventati dall'uomo (il nostro calendario al confronto è un giochetto da ragazzini di quinta elementare), considera il tempo un fenomeno ciclico. Si tratta di un calendario molto elaborato, basato su più cicli di durata diversa: il ciclo Tzolkin (calendario religioso) aveva una durata di 260 giorni; il ciclo Haab (calendario civile legato al ciclo delle stagioni) aveva una durata di 364 giorni, più il "giorno fuori dal tempo"; il Lungo computo indicava il numero di giorni dall'inizio dell'era maya.

La profezia del 2012 è precisamente associata al calcolo del Lungo Computo, che secondo la numerazione Maya, è destinato a durare per 5.125 anni e quindi destinato a concludersi appunto il 21 o 22 dicembre 2012. Il Lungo Computo in altri termini è il modo Maya per calcolare la durata delle ere (i nostri millenni) ed è basato su una serie di osservazioni astronomiche e concezioni cosmologiche per noi moderni indecifrabili se non attraverso tecnologie di osservazione avanzate.

La profezia di per se non sarebbe troppo interessante. Ma dall'analisi del calendario Maya e degli altri testi superstiti, dalla decifrazione delle iscrizioni nei templi, da ritrovamenti archeologici, da alcune coincidenze straordinarie tra alcuni cerchi nel grano apparsi negli ultimi anni e la simbologia Maya, hanno dato un risalto inaspettato ad una delle più antiche profezie del genere umano.

Ma cosa potrebbe significare la fine di un'era, nella concezione Maya? Il conteggio del Lungo Computo altro non è se non il calcolo delle ere in base allo “studio” del funzionamento dell'Universo. Basterebbe questo per dare alla “profezia” un significato funesto?

Qualcuno afferma di si. Infatti, secondo alcune teorie, la fine dell'era calcolata in base al Lungo Computo il passaggio da un'era all'altra è segnata da un cambiamento preceduto da eventi più o meno significativi che potrebbero essere rappresentati da catastrofi cosmiche, solari, terrestri. I meno pessimisti affermano che il cambiamento che si verificherà alla data del 21 dicembre 2012 sarà di carattere spirituale, un'evoluzione della specie umana che aprirà le porte ad un'era di pace e serenità sul pianeta. I meno ottimisti, ma non completamente catastrofisti, affermano che tale passaggio ad una nuova era di pace e prosperità sarà comunque favorita da un evento catastrofico di portata globale (un meteorite, una guerra mondiale ecc.).

Attualmente è assolutamente impossibile formulare una teoria che si avvicini alla realtà e questo per svariate ragioni che sono abbastanza evidenti. Resta il fatto che, secondo una delle concezioni cosmologiche e di calcolo temporale più elaborate e precise della storia umana, il 21 dicembre 2012 un'era finirà per lasciare il posto a una nuova.

Cosa ci aspetta, lo scopriremo presto.



(Francesco Salistrari, 2009)


giovedì 24 settembre 2009

Un incantesimo meraviglioso.


Sono stato bambino un tempo...e forse ancora lo sono. Mi guardo in giro e mi commuovo per le cose semplici, per una carezza, per un candido pensiero.
Ammiro la natura con l'incanto di un estraneo, come se la vedessi per la prima volta e mi innamoro di lei, come se fosse la donna più bella. Gli alberi mossi dal vento somigliano ad antichi giganti, pronti a difenderci, ad ammantarci da un torrido sole o da un cielo poco indulgente. I fiori, con i loro meravigliosi colori, simili a tocchi di pennello magistrali ed il cielo, azzurro come i suoi occhi. Guardo il lombrico scivolare via, lentamente, incurante e la formica che segue sua sorella, inseparabile, pronta a sacrificarsi per lei pur di salvarle la vita. Sento gli uccelli cantare, picchettare, mentre sfrecciano nel cielo alla ricerca di cibo per i piccoli pigolanti nel nido.
Mi sento proprio un bambino quando vedo le cose e me ne innamoro. Vorrei dare loro il nome che mi viene in mente e ringraziare il sole. Lui, là, lontano, ma così vicino, potente ma così gentile, simile ad una palla di fuoco, in realtà Dio che suscita la Vita. La sua mano calda e gentile si posa sulla Terra e la avvolge, come in una carezza maestosa, la sua forza fa salire in alto i germogli come amanti bramosi.
La sua luce, capace di dare senso all'oscurità.

Alzo gli occhi e vedo il mio Dio. Tutti noi veniamo da là. Siamo fatti dalla stessa polvere di cui è fatta la nostra stella, nostra madre, il nostro Dio.
Siamo polvere e acqua, luce e pensiero.
Sono ancora un bambino, lo so. Ma non me ne vergogno, perché non voglio ignorare da dove veniamo, non voglio rassegnarmi a sentirmi superiore a ciò che ci ha dato la vita, a ciò che ha permesso questo miracolo meraviglioso.
Sono un bambino che non vuol dimenticare l'innocenza di questa magia.

(Francesco Salistrari, 2009)

La carezza di un Dio.




Quando piove.

Quando piove molti si sentono tristi, malinconici. Il cielo nero sembra piangere.

Ma la pioggia non è il pianto del cielo, non è un Dio che piange per noi.

La pioggia è vita. E' l'acqua che rende fertile il terreno, che ci dà da bere, che ci permette di sopravvivere.

Quando piove, sono sereno. Felice.

Guardo il cielo e mi commuovo, mi emoziono per l'ennesimo miracolo della natura.

Com'è dolce la pioggia, con le sue gocce, la sua magia.

Se guardi il cielo mentre piove, l'acqua ti accarezza il viso. Una dolce carezza dall'infinito del cielo, il tocco lieve della vita sulla pelle. La terra è coperta da acqua per i tre quarti, il 70% del nostro corpo è formato da acqua. Siamo acqua.

Per millenni alcuni popoli della terra hanno eretto templi, creato divinità, balli, rituali, destinati alla pioggia, al suo arrivo, per garantire al terreno di rigenerarsi, di produrre i frutti di cui abbiamo bisogno. La pioggia è qualcosa di meraviglioso, non dimentichiamolo mai.

Quando piove.

Qualche tempo fa, dopo una splendida serata mi sono ritrovato per strada mentre pioveva. E mi sono reso conto di quanto sia stupido sentirsi tristi e malinconici quando piove. Questo è quello che ho scritto dopo aver danzato da solo un ballo antico come l'uomo.


La Pioggia.


A volte la pioggia sa essere gentile,

accarezzandoti la pelle mentre ti bagna

il viso e le braccia,le spalle e i capelli,

e simile a un’amante ti abbraccia e ti coccola …

A volte la pioggia sa essere davvero speciale,

con i suoi modi e la sua passione,

con la sua gelosia e la sua illusione…

La pioggia.

Che vana follia!

Buttarsi sotto la pioggia e cominciare a danzare,

Che vana follia!

Piangere e ridere assieme,

rendersi complici della pioggia e cominciarla ad amare.

Buttarsi sotto la pioggia e cominciare a danzare,

Che vana follia!

Che vana follia!

La pioggia.

Alla fine sei tutto bagnato…

e lei, la pioggia,

se n’è andata via…


(Francesco Salistrari, 2009)



La politica il mondo il clima ai Bambini, come era Severn Suzuki.



Era il 26 luglio di quest’anno quando scoprii l’esistenza di Severn Suzuki e scrissi “Una poco più che bambina, aveva 12 anni, Severn Suzuki parlò con chiarezza di fronte ad una platea spettacolare, rinfrescatevi con questo video: Severn Suzuki la ragazzina che zitti il mondo per 6 minuti “. Come non ribellarmi a dichiarazioni- notizie di questo tipo?

“Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha aperto il vertice sul clima rimproverando la comunità internazionale per la “lentezza glaciale” dei negoziati in un nuovo trattato internazionale che sostituisca il protocollo di Kyoto. Il presidente Usa Obama: “Rischiamo una catastrofe”. Cina: impegno a una forte riduzione di Co2 entro il 2020“. Sono passati già 25 anni da quando prese la parola una bambina nel 1992 a Rio de Janeiro, dove si svolse il primo Summit della Terra!

Ed era l’11 giugno 2009: “ Nel mondo lavorano 100 milioni di bambine. E con la crisi sarà peggio“ Secondo il rapporto “Give girls a chance” la metà è impiegata in mansioni pericolose, soprattutto in agricoltura. Le ragazzine sono le più sfruttate nel giro del “commercio sessuale” e nel servizio domestico non pagato. Sono più di 100 milioni le bambine e le ragazzine coinvolte nel lavoro minorile in tutto il mondo. E la crisi finanziaria globale potrebbe aumentarne il numero. Si stima che la metà di loro siano impiegate in mansioni pericolose o comunque rischiose e, di queste, circa 20 milioni abbiano meno di 12 anni. E anche se non si hanno numeri certi, sono sempre le bambine e le ragazzine a essere le più sfruttate nel giro del “commercio sessuale” minorile oppure obbligate a “lavori forzati” o sottopagati. E poi c’è l’invisibile esercito femminile del servizio domestico non retribuito”.

Il video che ripropongo e metto in chiaro questa volta, http://www.youtube.com/watch?v=IC8zH5dkslY, come la sua dichiarazione, non dovremmo ri-vederlo noi e ri-leggere noi, quanto disse una bambina .

Dovrebbero ri-vederlo e molti…seduti in poltrona convegno globale, vederlo per la prima volta e leggere all’infinito quanto pronunciò: come una cura, una punizione che non sarebbe mai sufficente ad espiare i loro peccati.

Dovrebbero occuparsi di economia domestica e globale, i bambini sfruttati nel mondo, da lavori massacranti e violenze inaudite, dovrebbero fare loro la politica, come selvaggi, piccole donne e uomini primitivi che la Natura e la Terra non l’hanno mai massacrata, non hanno mai dichiarato guerra a nessuno, non fanno promesse, mentre talvolta…li fanno giocare a fare i grandi, i potenti, e non sanno quale terribile futuro li aspetta, nell’imitazione grottesca e tragica, per tutte e tutti noi…Tristi Tropici.

(Doriana Goracci)

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieWxlBqnmzEsYnR9jkkc_P0RyxmyCI4lPO7TE8YbSlejJsxF9v_EEVpnkmsV40Furj2u-80fGmT67uTE3uirFz1aVsIEsYTVKU2hHHqE4IJLze-vobJI72zXWFryG-fQaC7vs24aB3MtqO/s400/severn.jpg

” Oggi, Severn Cullis-Suzuki, è una donna, attivista che lotta per gli stessi identici diritti, quelli della Terra infuocata da notizie sempre più uguali, che spengono i fuochi di chi si dibatte e lotta. Vi invio il testo integrale in italiano di quanto l’allora dodicenne denunciò, come i sottotitoli che scorrono nei 6 minuti del suo intervento, questi si, straordinari e che nessuno potrà bruciare”.

http://scienzaesalute.blogosfere.it/images/Severn%20Cullis-Suzuki-thumb.jpg

“Buonasera, sono Severn Suzuki e parlo a nome di ECO (Environmental Children Organization).

Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni e cerchiamo di fare la nostra parte, Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quaigg e me.

Abbiamo raccolto da noi tutti i soldi per venire in questo posto lontano 5000 miglia, per dire alle Nazioni Unite che devono cambiare il loro modo di agire.

Venendo a parlare qui non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro.

Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o alcuni punti sul mercato azionario.

Sono a qui a parlare a nome delle generazioni future.

Sono qui a parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il pianeta e le cui grida rimangono inascoltate.

Sono qui a parlare per conto del numero infinito di animali che stanno morendo nel pianeta, perchè non hanno più alcun
posto dove andare.

Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono de buchi nell’ozono, ho paura di respirare l’aria perchè non so quali sostanze chimiche contiene.

Ero solita andare a pescare a Vancouver, la mia città, con mio padre, ma solo alcuni anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori.

E ora sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono per sempre.

Nella mia vita mia ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto questo.

Quando avevate la mia età, vi preoccupavate forse di queste cose? Tutto ciò sta accadendo sotto i nostri occhi e ciò

nonostante continuiamo ad agire come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni. Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi.

Non sapete come si fa a riparare i buchi nello strato di ozono, non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume inquinato, non sapete come si fa a far ritornare in vita una specie animale estinta, non potete far tornare le foreste che un tempo crescevano dove ora c’è un deserto.

Se non sapete come fare a riparare tutto questo, per favore smettete di distruggerlo.

Qui potete esser presenti in veste di delegati del vostro governo, uomini d’affari, amministratori di organizzazioni, giornalisti o politici, ma in verità siete madri e padri, fratelli e sorelle, zie e zii e tutti voi siete anche figli.

Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti parte di una famiglia che conta 5 miliardi di persone, per la verità, una famiglia di 30 milioni di specie.

E nessun governo, nessuna frontiera, potrà cambiare questa realtà.

Sono solo una bambina ma so e dovremmo tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo che ha un solo scopo.

La mia rabbia non mi acceca e la mia paura non mi impedisce di dire al mondo ciò che sento.

Nel mio paese produciamo così tanti rifiuti, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, e tuttavia i paesi del nord non condividono con i bisognosi.

Anche se abbiamo più del necessario, abbiamo paura di condividere, abbiamo paura di dare via un po’ della nostra ricchezza. In
Canada, viviamo una vita privilegiata, siamo ricchi d’acqua, cibo, case abbiamo orologi, biciclette, computer e televisioni.

La lista potrebbe andare avanti per due giorni.

Due giorni fa, qui in Brasile siamo rimasti scioccati, mentre trascorrevamo un po’ di tempo con i bambini di strada.

Questo è ciò che ci ha detto un bambino di strada: “Vorrei essere ricco, e se lo fossi vorrei dare ai bambini di strada cibo, vestiti, medicine, una casa, amore ed affetto”.

Se un bimbo di strada che non ha nulla è disponibile a condividere, perchè noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi?

Non posso smettere di pensare che quelli sono bambini che hanno la mia stessa età e che nascere in un paese o in un altro
fa ancora una così grande differenza; che potrei essere un bambino in una favela di Rio, o un bambino che muore di fame in Somalia, una vittima di guerra in medio-oriente o un mendicante in India.

Sono solo una bambina ma so che se tutto il denaro speso in guerre fosse destinato a cercare risposte ambientali, terminare la povertà e per siglare degli accordi, che mondo meraviglioso sarebbe questa terra!

A scuola, persino all’asilo, ci insegnate come ci si comporta al mondo.

Ci insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere i problemi, a rispettare gli altri, a rimettere a posto tutto il disordine che facciamo, a non ferire altre creature, a condividere le cose, a non essere avari.

Allora perché voi fate proprio quelle cose che ci dite di non fare?

Non dimenticate il motivo di queste conferenze, perché le state facendo?

Noi siamo i vostri figli, voi state decidendo in quale mondo noi dovremo crescere.

I genitori dovrebbero poter consolare i loro figli dicendo: “Tutto andrà a posto. Non è la fine del mondo, stiamo facendo del nostro meglio”.

Ma non credo che voi possiate dirci più queste cose. Siamo davvero nella lista delle vostre priorità? Mio padre dice sempre siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo.

Ciò che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole.”

martedì 22 settembre 2009

La nostra vera anima.

A volte non esistono parole per descrivere ciò che si prova ed è difficile il solo ammettere che si sta provando qualcosa. Forse per paura di essere giudicati, di essere etichettati. Si resta in silenzio quando invece si vorrebbe dar libertà al torrente in piena del proprio cuore. Ma non è facile, non oggi, non in questa società. Perché molte volte è l'immagine quella che conta di più, più del sentimento, più di qualsiasi altra cosa. Così impariamo fin da scuola ad essere ipocriti, ad essere messi in competizione con i nostri stessi compagni di classe, in una gara folle in cui a vincere è solo la stupidità e quelli che dovrebbero essere i propri migliori alleati, si trasformano in qualcosa di diverso. Siamo abituati fin da bambini a nascondere le nostre emozioni, perché non è conveniente dire sempre quello che si pensa e se anche ciò in alcuni casi è vero, per quanto riguarda i sentimenti non è mai così.

I sentimenti sono la linfa vitale che ci sostiene, sono le emozioni che ci tengono su, sono le vibrazioni di un'anima di cui sentiamo sempre parlare ma non sappiamo cos'è. Senza renderci conto che in fondo, l'anima, quella “sostanza” immateriale che tutti venerano, altro non è se non le nostre emozioni, i nostri sentimenti appunto.

Accade così che molte volte siamo tentati di tenerceli dentro, di lasciarli sbollire, di dare un tempo al tempo che non ha senso. Accade a volte che ci vergogniamo di ciò che proviamo, che ci sembra assurdo il solo esternarlo. Senza renderci conto che in fondo stiamo facendo solo male a noi stessi. Perché non può esistere un sentimento sbagliato ed uno giusto, uno opportuno e un altro meno. La morale non è sentimento, è solo costrizione. E quindi non possono esistere sentimenti immorali, ma solo umani. Tutti, dall'odio all'invidia, dalla cattiveria alla cupidigia, anche i peggiori, fanno parte di noi e vanno accettati.

Esistono sentimenti negativi e sentimenti positivi. Ma il fatto che li proviamo, ci dice una cosa. Ci dice che siamo vivi. Negare i nostri sentimenti, vuol dire negare se stessi, la vita, la morte. Significa rinnegare ciò che ci fa esseri umani.

Molte volte sento dire che siamo superiori agli animali in quanto proviamo sentimenti. Non credo sia vero. Gli animali, sanno provare sentimenti, sanno esternarli, sanno convivere con essi, gestirli, utilizzarli ai propri scopi. Più che ergerci al di sopra di tutto, dovremmo imparare dalla natura ciò che siamo e dovremmo essere.

Per loro definizione le pulsioni negative sono tali, ma non vanno represse, vanno combattute da chi, nel genere umano, prova sentimenti positivi.

L'Amore, l'altruismo come passione, l'affetto, la complicità, la generosità, la modestia, possono sopraffare i loro opposti. Basta volerlo.

Non c'è bisogno di un codice morale. C'è solo bisogno di essere se stessi e combattere per questo.

Alla fine, il bene verrà sempre fuori.


(Francesco Salistrari, 2009)


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