Il
Financial Stability Board ha aggiornato la classifica dei gruppi
finanziari troppo grossi per poter fallire.
Al
mondo ci sono ventotto banche il cui fallimento potrebbe provocare un
rischio sistemico che minaccia la stabilità dell’economia globale.
Nella
lista compilata dal Financial Stability Board del G20 è arrivato per
la prima volta anche un istituto italiano…
Unicredit.
RISCHIO
SISTEMICO – Dal novembre del 2011 il Financial Stability Board,
l’organismo di vigilanza del G20 che monitora sulla stabilità del
sistema finanziario globale pubblica una lista delle banche
“pericolose” dal punto di vista sistemico. Sono gli istituti
cosiddetti “Too big to fail“, troppo grandi per poter fallire,
che per la loro ampiezza e per gli intrecci finanziari con altre
banche rischiano di provocare danni molto superiore al loro
semplicemente fallimento in caso di insolvenza. Sono i cosiddetti
SIFIs, acronimo inglese per istituzioni finanziarie rilevanti dal
punto di vista del sistema. L’anno scorso erano state individuate
29 banche SIFIs, e quest’anno il Financial Stability Board ha
aggiornato la sua lista, rimuovendo alcuni istituti ed inserendone
altri, tra i quali la nostra Unicredit. Entra così per la prima
volta anche una banca italiana all’interno della classifica delle
banche più pericolose, o rilevanti, a seconda dell’ottimismo o del
pessimo dell’osservazione. Il Financial Stability Board propone
inoltre un set di misure affiché queste banche riducano il loro
rischio sistemico, indicando la quota di ricapitalizzazione
necessaria.
CHI
VA E CHI VIENE – L’ingresso più rilevante nella lista SIFIs del
FSB per il nostro paese è senza dubbio Unicredit. Dalla
classificazione sono uscite Commerzbank, la seconda banca tedesca, il
gruppo franco-belga Dexia, così come la parzialmente statalizzata
Bank Lloys, istituto inglese. Queste banche, a causa della cessione
di alcune attività, sono diventanti meno rilevanti per il sistema.
Oltre ad Unicredit sono invece entrate nella lista SIFis un’altra
grande banca spagnola oltre al Santander, BBVA, Standard Chartered,
istituto britannico specializzato sui mercati dei paesi emergenti, e
Bank of China, l’ingresso giudicato più sorprendente dal Financial
Times Deutschland. Le banche di sistema dovranno ricapitalizzarsi
oltre la soglia fissata da Basilea 3, l’accordo internazionale sui
requisiti minimi di capitale. Source
LE
PIU’ PERICOLOSE – Nessuna banca dovrà comunque immediatamente
ricapitalizzarsi del 3,5%, la soglia di pericolo massima indicata dal
Financial Stability Board. I nuovi requisiti di capitale dovranno
essere applicati interamente, spiega l’Fsb, fra il gennaio 2016 e
il gennaio 2019, iniziando dal novembre 2014. L’organismo
internazionale divide gli istituti di credito in cinque categorie, a
seconda dell’importanza dell’operazione. Se la prima fascia,
quella del 3,5%, è vuota, la seconda è occupata dalle banche
sistematicamente più pericolose in caso di crollo.
Sono
Citigroup, Deutsche Bank, Hsbc e JP Morgan Chase. Nella terza
graduatoria, ove vige l’obbligo di una ricapitalizzazione del 2%,
si trovano invece un numero inferiore di istituti, ovvero Barclays e
Bnp Paribas.
MINORI
RISCHI – Tolte le prime sei in testa alla graduatoria di
pericolosità dei SIFIs, nelle ultime due categorie trovano spazio
gli altri ventidue istituti individuati come sistemici dal Financial
Stability Forum. L’1,5% di ricapitalizzazione è necessario per
Bank of America, Bank of New York Mellon, Credit Suisse, Goldman
Sachs, Mitsubishi, Morgan Stanley, Royal Bank of Scotland e Ubs.
Nell’ultima fascia, quella dell’1%, si trovano invece, oltra alla
nostra Unicredit, Bank of China, Bbva, Groupe Bpce, Crédit Agricole,
Ing Bank,Mizuho, Nordea, Santander, Société Générale, Standard
Chartered, State Street e Sumitomo. I nuovi requisiti di capitale
dovranno essere applicati interamente, spiega l’Fsb, fra il gennaio
2016 e il gennaio 2019, iniziando dal novembre 2014.
Nessun commento:
Posta un commento