DI
FEDERICO DEL CORTIVO
europeanphoenix.it
Intervista
ad Attilio Folliero
Prima
di rispondere alle domande, mi permetto una premessa. Io vivo lontano
dall’Italia da dieci anni; ovviamente, ho sempre seguito e continuo
a seguire le vicende italiane attraverso i grandi media: i
telegiornali “aggiustati”, i programmi come “Porta a Porta”,
i grandi quotidiani... tutti interessati a mostrare sempre e solo una
parte “della storia”. Recentemente, per esempio c’è stata a
Teheran l’Assemblea dei Paesi non allineati, che praticamente in
Italia è passata sottosilenzio, con poca informazione e quella poca
passata era tutto meno che imparziale ed obiettiva... “I «non
allineati» a Teheran fiera d'odio per l'Occidente”, per dirla con
il titolo di un noto giornale nazionale italiano; non c’è nessun
odio verso l’occidente da parte dei Paesi non allineati, ma questa
è l’informazione che è costretto a leggere l’italiano medio.
Nell’antica
Roma, quando stava per cadere l’impero, c’erano persone che
vivevano come se niente stesse passando, continuando a fare banchetti
ed orgie come al tempo del massimo splendore dell’impero... vennero
travolti senza rendersi conto di quello che gli stava succedendo! La
situazione italiana (e dell’occidente, dell’Europa e degli Stati
Uniti) di oggi è praticamente la stessa che si viveva alla caduta
dell’impero romano: molti continuano a vivere senza rendersi conto
di quello che gli sta per accadere. I politici nostrani (tutti)
litigano fra di loro sul sesso degli angeli, però la quasi totalità
di loro guarda ancora estasiata agli USA ed alla sua politica
neoliberista e guerrafondaia, come se gli USA fossero ancora la
superpotenza uscita vincitrice della seconda guerra mondiale; questi
politici non si rendono conto che gli USA sono sul bordo del
tracollo, più o meno imminente, che condurrà alla fine dell’Unione.
Fino a quando, ad esempio, il governo USA potrà sostenere un deficit
giornaliero di oltre 4 miliardi di dollari? La Federal reserve, il
banco centrale USA, recentemente ha deciso di comprare al Tesoro
titoli di stato per 40 miliadi di dollari al mese, ossia stamperà
ogni mese 40 miliardi di dollari! Senza questa misura, il ministro
delle finanze Usa avrebbe dovuto annunciare al mondo che gli USA non
possono pagare i debiti! Ma per quanto tempo potranno andare avanti
stampando dollari? Che succederà al dollaro ed agli USA il giorno,
ormai non tanto lontano, in cui il Ministro delle Finanze USA sarà
costretto ad annunciare che non può pagare il debito? Queste sono le
domande a cui dovrebbero rispondere i politici nostrani che guardano
al mito americano!
Questi
stessi politici, che litigano tra di loro sul sesso degli angeli,
tutti, indifferentemente, guardano alla Unione Europea e pensano che
la Germania, la Francia, le loro banche, il loro modello sia il “non
plus ultra” ed ignorano totalmente che il debito del Deutsche Bank,
ad esempio, secondo i dati dell’ultimo bilancio trimestrale
pubblicato (30/06/2012) è 1.579 miliardi di Euro e quello del BNP
Paribas è 1.344 miliardi, praticamente il debito di cadauna delle
principali banche di Germania e Francia equivale al PIL italiano!
Queste sarebbero le locomotive della Unione Europea a cui tendono lo
sguardo i politici italiani.
Alla
parzialità dell’informazione dei media, va aggiunto il
provincialismo ed il limite linguistico che impedisce ai politici ed
in generale all’italiano medio di guardare oltre il proprio
orizzonte od oltre l’orizzonte rappresentato da USA e Regno Unito,
ossia CNN e BBC. Sicuramente molti italiani parlano l’inglese,
guardano e leggono media in inglese; il mondo, però sta cambiando:
quanti politici e quanti italiani guardano, ad esempio i telegiornali
della Russia, della Cina, dell’Iran o dell’America Latina?
L’italiano medio si conforma con quello che dicono i grandi media
ufficiali italiani e stranieri di USA, Regno Unito e Francia; tutto
il resto è ignorato e questa “ignoranza del mondo” traspare
evidente nei commenti dei soliti politici che si alternano nei
salotti di trasmissioni come “Porta a Porta” e simili. Il
precedente ministro della Difesa italiana, quando in merito alla
mancata estradizione del “terrorista” Battisti da parte del
Brasile parlò di questo paese come di una repubblica delle banane
senza rendersi conto del ruolo che svolge oggi il Brasile a livello
mondiale. I media di tutto il mondo hanno ripetutamente passato
l’opinione di questo ministro, secondo cui in pratica si poteva
fare pressione sul Brasile rispendendo a casa i giocatori che
militano nel campionato italiano, come se l’economia del Brasile
dipendesse solamente da questi introiti! Cotanta saggezza di
ministro, con la sua limitata conoscenza della realtà geopolitica
mondiale riuscì a trasformare lui stesso e l’Italia in una
barzelletta!
Quanti
italiani si conformano con quello che riportano i media ufficiali, in
merito agli avvenimenti della Siria, o a quanto successo in Libia lo
scorso anno? Quanti italiani sono veramente al corrente della
situazione economica europea, di quello che passa in Grecia, in
Spagna, in Italia? Quanti italiani (ed europei) sono coscienti del
Trattato di Lisbona? Molti avranno letto in questi giorni del
Meccanismo Europeo di Stabilità, con il quale si introduce la
possibilità di aiuti agli Stati in difficoltà; qual è il vero fine
di questo provvedimento? Fino ad oggi, però, in base all’articolo
123 del Trattato di Lisbona era proibito qualsiasi tipo di aiuto
diretto agli Stati. Il BCE presta soldi alle banche private al tasso
di interesse di riferimento (oggi 0,75%) e le banche private prestano
soldi agli Stati, comprando titoli di stato, per esempio alla Grecia
ad un tasso di interesse del 20% ed oltre; all’Italia stanno
comprando, oggi, titoli ad un tasso di circa il 6%. Un meccanismo
studiato ad hoc per favorire le banche private, le grandi
multinazionali del credito. Quanti italiani, quanti europei sono
coscienti di questo meccanismo che consente di rubare impunemente?
Molti credono che la Banca d’Italia, o la Banca Centrale Europea,
appartenga allo stato italiano o alla Unione Europea ed invece sono
organismi privati, SPA, esattamente come la Fininvest o la FIAT con
alcune limitazioni e controlli pubblici ex ">Legge
262 del 28 dicembre 2005 per
dare la parvenza di essere qualcosa di differente! Il BCE appartiene
alle varie banche centrali s.p.a., per cui è la stessa cosa.
Oggi
si è arrivati al Meccanismo
Europeo di Stabilità,
di cui parleremo in seguito. Questa è l’Europa dei banchieri.
In
Italia, in Europa si parla della lotta all’evasione fiscale,
qualche volta si è perfino parlato dei paradisi fiscali e sul tema
c’è stato anche un vertice del G20, ma quanti sono coscienti che
si tratta solo di fumo nell’occhio, di un inconcludente bla bla
bla? Fra la Francia ed il Regno Unito, nel Canale della Manica, nel
cuore dell’Europa, esistono delle isole inglesi, che in realtà non
fanno parte del Regno Unito e neppure della Unione Europea (Sic! Come
se un pezzo di territorio italiano, ad esempio le isole Tremiti, pur
facendo parte del territorio dello stato, ai fini giuridici non lo
fosse, non rientrando neppure nella Unione Europea e venisse
utilizzato come paradiso fiscale).
Tali
isole (Jersey, Guernsey) dipendono direttamente dalla corona
britannica; queste isole sono i principali paradisi fiscali del mondo
dove i riccaccioni ed i furbi di tutta Europa e di tutto il mondo
nascondono il loro denaro, licitamente o illicitamente ottenuto,
sottraendolo alle imposte. Sempre più spesso nei vertici europei si
sente parlare di lotta all’evasione fiscale, ma i vari Monti non
fanno altro che prendere in giro gli ignari italiani ed europei. I
grandi media italiani, la Rai, Mediaset, e tutti gli altri,
televisione e stampa, siano di destra, di centro o di sinistra, si
affannano a parlare della lotta all’evasione, ma quante volte hanno
fatto il nome di questi pezzi di terra nel cuore dell’Europa?
Questa è la realtà informativa italiana.
Premesso,
dunque della realtà informativa italiana, parziale e manipolata che
è costretta a subire l’Italiano medio ed ovviamente europeo, passo
a rispondere con molto piacere alle domande riguardanti la realtà
politica ed economica dell’Italia, osservata dal mio punto di
vista. Oltre all’analisi della realtà italiana, mi permetto di
parlare di quelle che dovrebbero essere le soluzioni da adottare;
credo sia importante non parlare sempre e solo dei problemi, ma sia
necessario anche offrire soluzioni.
D) Prof
Folliero, in Italia dal 16 novembre è in carica il governo Monti,
nominato dal Presidente della Repubblica Napolitano, che ha
ufficialmente come compito principale la riduzione del cosiddetto
debito pubblico, favorire la crescita, tagliare gli sprechi. Quale è
il suo giudizio su Mr Monti, uomo legato alla Goldman Sachs, Iscritto
al Gruppo Bilderberg e alla Trilaterale, nonché massone?
La
domanda da lei formulata contiene in se tutti gli elementi necessari
a dare un giudizio su Monti, però, piuttosto che dare un giudizio su
Monti, sarebbe più opportuno chiedersi: perchè Monti? Perchè Monti
è diventato capo del Governo e come è arrivato a ricoprire tale
ruolo? Come lei ha detto, Monti è legato a Goldman Sachs, al Gruppo
Bildenberg, alla Trilaterale, ossia alla grande finanza, a chi regge
i veri destini del mondo ed a chi è interessato ad impadronirsi,
ovviamente a prezzi stracciati delle ricchezze che possiede
l’Italia.
L’Italia
possiede enormi ricchezze e tantissime imprese pubbliche, vere
galline dalle uova d’oro, ossia che danno profitti, anche enormi, e
quindi molto appetibili. Ovviamente, l’obiettivo di questi
“sciacalli” è impossessarsi di queste ricchezze, di queste
imprese sborsando il meno possibile. Nella prima metà degli anni
novanta ci fu il primo assalto ai tesori italiani. Qui non può
mancare un ricordo al caro vecchio amato Carlo Azeglio Ciampi, che
poco dopo essere diventato capo del governo, il 30 giugno del 1993
nomina un Comitato di consulenza per le privatizzazioni, presieduto
da Mario Draghi, altro pezzo pesante di Goldman Sachs, non a caso,
oggi, arrivato alla presidenza della BCE.
Allora,
i tesori italiani erano contenuti in uno scrigno chiamato IRI,
smembrato e svenduto, praticamente regalato, con la scusa che fosse
un carrozzone che dava solo dolori di testa e perdite ai proprietari,
ossia allo stato, al popolo italiano, e quindi era meglio disfarsene,
piazzando i vari pezzi a qualunque costo, anche regalandoli
praticamente, come avvenuto. La
domanda sorge spontanea: un privato compra una impresa che non da
utili? Io
non credo che qualcuno compri qualcosa che poi non gli renda degli
utili e neppure la accetta in regalo!
A
quell’epoca dell’IRI, di cui uno dei principali rottamatori fu
Romano Prodi, si diceva tutto ed il contrario di tutto, meno che
fosse una delle più grandi multinazionali del mondo, quarta o
quinta! Le imprese dell’IRI davano enormi utili, che assieme alle
tasse ed alle altre entrate dello stato servivano a finanziare anche
gli investimenti sociali: sanità, educazione, cultura, pensioni,
ecc. Oggi tutti i grandi media (cassa di risonanza del pensiero unico
neoliberale) sono impegnati ad associare la spesa pubblica, gli
investimenti nel sociale, al termine spreco. Non si tratta di uno
spreco, ma di un investimento, che nel passato ha dato enormi
benefici al paese. Quando si investiva in educazione, scuole,
università e tutti, i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi,
avevano il diritto di poter raggiungere i gradi più alti degli
studi, l’Italia era un paese prosperoso; oggi, quelle parole
contenute nella Costituzione (art. 34) stanno diventando lettera
morta, perchè all’università non si accede liberamente, ma
tramite prove d’accesso ed il numero di posti disponibili è sempre
più limitato; si sta plasmando una società in cui l’esclusione
sarà la norma; i membri delle classi ricche, anche se eventualmente
bocciati agli esami d’accesso delle università pubbliche, possono
sempre accedere a quelle private, i cui costi sono proibitivi per i
membri delle classi più povere ed anche per le classi medie.
Nella
stessa direzione vanno i tagli alla sanità (chiusura degli
ospedali), alla giustizia (chiusura del tribunali), l’aumento
dell’età pensionabile, la sostanziale riduzione dei diritti dei
lavoratori, ecc... tutto questo farà dell’Italia una società
sempre più elitesca e riservata ai ricchi e potenti.
Allora,
perchè Monti arriva a ricoprire il ruolo di capo del governo con
l’obiettivo principale di ridurre il cosiddetto debito pubblico,
favorire la crescita, tagliare gli sprechi? Monti governa l’Italia
da dieci mesi, il debito pubblico da segni di riduzione? L’Italia
sta iniziando a crescere? Ha tagliato gli sprechi, ha condotto una
seria lotta all’evasione fiscale?
Niente
di tutto questo. Se analizziamo i dati mensili del debito pubblico
dal dicembre 2010 a luglio 2012, ultimo dato disponibile (nella
tabella seguente, appositamente poreparata su dati di fonte Banca
d’Italia), ci si rende conto facilmente che il debito pubblico con
l’avvento del signor Monti è continuato a crescere. Non solo
cresce in valore assoluto ed in valore percentuale sul Pil, ma la
cosa più preoccupante è che cresce il debito da pagare a breve,
ossia con scadenza inferiore ad un anno! Alla fine di dicembre del
2010 il debito pubblico ammontava a 1.842 miliardi, 118% del PIL.
Monti arriva al governo il 16 novembre del 2011; il debito pubblico
ad ottobre 2011 era di 1.908 miliardi; secondo l’ultimo dato
pubblicato, come detto luglio 2012, il debito è salito a 1.967
miliardi di Euro ed ormai siamo prossimi alla soglia del 130% del
PIL; ricordiamo che mentre il debito continua a salire, il Pil
quest’anno si contrarrà di oltre il 2%.
Ciò
che più preoccupa della gestione Monti è la crescita del debito in
scadenza a meno di un anno. Alla fine del 2010 l’Italia aveva 457
miliardi di Euro in scadenza nel corso del 2011, ossia il 24,81% di
tutto il debito; alla fine di ottobre del 2011, quindi alla
viglia dell’insediamento di Monti, il debito da pagare al massimo
entro i successivi 12 mesi era salito a 491 miliardi, il 25,76% di
tutto il debito; a luglio 2012, grazie a Monti ovviamente, il debito
da pagare entro i successivi 12 mesi è salito a 524,53 miliardi, che
rappresenta il 26,66% (vedasi la tabella seguente). Se il signor
Monti, quando era alla guida di Goldman Sachs, dopo un anno di
lavoro, avesse presentato cifre del genere lo avrebbero licenziato
all’istante ed anche in malo modo!
L’azione
di Monti non sta riducendo il debito pubblico, come ben indicano i
numeri e non ha per fine la riduzione del debito pubblico! Prima di
spiegare il fine del governo Monti, rispondiamo alle altre due
domande che ci eravamo posti, a cui impicitamente abbiamo già
risposto: da quando Monti è al governo non c’è segno di ripresa,
anzi quest’anno andrà molto peggio che l’anno anteriore con
Berlusconi! In quanto ai tagli di bilancio, questi effettivamente
sono in corso, peccato che anche per il signor Monti, il termine
spreco è sinonimo di investimento sociale, ossia sta tagliando
ospedali, tribunali, l’impiego pubblico, le pensioni,
l’educazione... taglia unicamente quegli investimenti che danno
utili sul lungo termine.
Una
volta appurato che il signor Monti sta ottenendo risultati
esattamente contrari e totalmente negativi rispetto a quelli che si
era prefisso sulla carta, possiamo rispondere alla domanda perchè
Monti è diventato capo del Governo, ossia qual è il suo vero
fine. Monti
è stato chiamato al governo col fine di aumentare il debito
pubblico! Come
visto sta assolvendo nel migliore dei modi il suo compito.
Attenzione, però che il signor Monti non solo ha il compito di
aumentare il debito, ma deve anche accellerare i tempi! E’ per
questa ragione che oltre ad aumentare il debito in se, aumenta la
quota da pagare a breve termine, a meno di un anno.
Che
cosa è il debito pubblico?
Il
debito pubblico è il miglior modo per trasformare il patrimonio
nazionale in capitale privato.
L’Italia,
come gli altri paesi, ha grandi ricchezze, di cui vogliono
impossessarsi coloro che stanno dietro i vari Monti. Questi mettono a
capo dell’amministrazione della cosa pubblica propri uomini di
fiducia precisamente col compito di accrescere il debito pubblico.
Monti è solo l’ultimo di una lunga serie, probabilmente l’uomo
finale, quello che deve dare la stoccata mortale all’Italia.
Per
decenni i governanti di un paese (che per esempio arrivano al potere
grazie a campagne elettorali finanziate dai poteri economici
interessati alle ricchezze del paese) adottano politiche atte a far
aumentare il debito; magari qualche politico è così incompetente,
che agisce inconsciamente, sotto consiglio degli “esperti”. Una
volta che il debito è talmente alto si procede alla liquidazione
degli attivi: le ricchezze di un paese vengono svendute con la scusa
che bisogna ridurre il debito.
Qual
è la proposta dei vari Monti che governano oggi i paesi
indebitati?
Vendere
gli immobili dello stato; privatizzare imprese e servizi pubblici,
arrivando perfino a vendere i beni del demanio pubblico; dare in
garanzia per nuovi prestiti i metalli preziosi, come l’oro e
ricordiamo che l’Italia, dopo Usa e Germania è il paese con la
maggior riserva di oro del mondo; ridurre l’impiego pubblico
(attraverso i tagli agli ospedali, ai tribunali, alle amministrazioni
provinciali, all’accorpamento dei comuni, al mancato rinnovo di
personale che va in pensione, come i professori universitari).
Con
i tagli alle università, appunto attraverso la mancata sostituzione
del personale che si pensiona (lo scorso anno si sono pensionati
5.000 docenti universitari, che non sono stati sostituiti con nuovi
assunti) si procede anche a svalutare l’attività formativa delle
università pubbliche, alle quali, in ultima istanza, subentrano le
private; lo stesso sta passando con la RAI. Non solo si svendono le
imprese produttive dello stato, ma si stanno gettando le basi per il
passaggio ai privati dei servizi pubblici.
E
vediamo quando comincia a crescere il debito pubblico italiano.
Nel
1970, l’Italia aveva un debito pubblico inferiore a quello degli
Stati Uniti, essendo il debito italiano pari al 37,11% del Pil e
quello statunitense del 37,72% del suo PIL. Dal 1971 il debito
italiano, e di tutti i paesi occidentali, comincia a crescere. Il
debito pubblico italiano era equivalente a 13,09 miliardi di Euro nel
1970; nel 1980 supera i 100 miliardi, arrivando a 114, il 56,08% del
Pil; nel 1988 arriva a 524 miliardi, il 90,83% del Pil. Poi arrivano
gli anni del Britannia, dell’ascesa di mister Draghi, degli Amato
(a proposito del quale, i giudici di mani pulite mai lo hanno
sfiorato nelle loro inchieste, pur essendo il braccio destro di
Craxi, prima consigliere economico, poi sottosegretario alla
Presidenza del consiglio nei due governi Craxi dal 1983 al 1987, in
seguito Ministro del Tesoro, dal 1987 al 1989, quindi capo del
governo), dei Ciampi, i carrozzoni di Prodi, le prime svendite, ma il
debito continua a crescere incessantemente: 1992 è a 849 miliardi;
1993 a 959; nel 1994 supera i mille miliardi di euro, arrivando a
1.069; anno dopo anno cresce sempre, fino ai 1.908 miliardi lasciati
in eredità da Berlusconi ed i 1.967,4 miliardi di oggi (31/07/2012,
ultimo dato disponibile) a cui è arrivato col governo Monti!
Quindi
in concreto Monti è stato chiamato a dare il colpo di grazia al
paese Italia, far crescere ulteriormente il debito, aumentando
soprattutto quello a breve, ad un anno e dunque procedere alla
svendita del patrimonio nazionale, che finisce nelle mani dei
privati, di quei privati che stanno dietro i Mister Monti.
vManca
solo un passaggio da aggiungere: prima della svendita, ed una volta
assicurata la crescita e l’impagabilità del debito a breve, ad un
anno, ci sarà il ricorso al prestito del FMI e quando si ricorre al
FMI fanno il segno della croce anche gli atei!
D) Il
prima passo verso il governo tecnico fu la famosa lettera della BCE,
con FMI e UE a far da spalla, al governo Berlusconi datata agosto
2011. L’alta finanza chiese e pretese dall’Italia misure
draconiane, ma che come si vide in seguito non bastarono agli occhi
della speculazione internazionale, per sanare una situazione
economica che dai “mercati” era giudicata insanabile. Wall Street
e la City decisero di far pagare anche all’Italia il fallimento
dell’economia statunitense, poi entrarono in gioco le famose
Agenzie di Rating. Uno scenario già visto si potrebbe dire. Lei che
idea si è fatto in merito?
In
politica la causalità non esiste; tutto ha un fine ed il fine in
questo caso, come detto è l’appropriazione delle ricchezze di un
paese, dell’Italia. Tutte le azioni adottate da Berlusconi prima,
da Monti dopo (ed ovviamente da tutti coloro che si sono alternati al
potere in Italia dal 1970 in poi), non hanno avuto altro fine che la
crescita del debito pubblico e come dimostrano le cifre, ci sono
riusciti benissimo.
Piuttosto
che gli avvenimenti recenti, che lei cita, gli ultimi e solo la punta
dell’iceberg, io credo vadano spiegati gli avvenimenti del 1971 ed
i limiti stessi del sistema economico capitalistico, che sono alla
base delle scelte operate appunto nel 1971.
>Il
capitalismo ha due grandi limiti: da un lato il mercato stesso; il
mercato non è infinito; il mercato è la popolazione che può
acquistare un bene; il mercato massimo è rappresentato dalla
popolazione mondiale, ammesso che tutti gli uomini abbiano la
capacità di accedervi, ossia abbiano sufficienti soldi per comprare
un determinato bene. Una volta esaurito il mercato, il capitale è
costretto ad inventarsi nuovi prodotti, o fare in modo che il tempo
utile di vita di un prodotto si riduca, costringendo i consumatori ad
acquistare un nuovo prodotto.
Quanto
dura una lampadina? Sembra questa una domanda banale, ma non è così;
la maggioranza delle persone crede che una lampadina possa durare le
poche migliaia di ore indicate sulla confezione. Effettivamente, una
lampadina odierna, accessa 24 ore su 24 dura pochi mesi. Invece, le
lampadine prodotte prima del 1924, prima del cosiddetto cartello di
Phoebus, in cui le principali case produttrici stabilirono la attuale
durata delle lampadine, duravano decenni. Attualmente è ancora in
vita e perfettamente funzionante la famosa lampadina
di Livermore,
accesa la prima volta nel giugno del 1901; ha compiuto 111 anni di
vita, sempre accesa, salvo due brevi interruzioni per trasportarla in
una nuova sede!
Invito
a prendere coscienza dell’immorale fenomeno dell’obsolescenza
programmata; quanto petrolio, per esempio, è stato consumato per
costruire miliardi di lampadine nuove della durata di pochi mesi? Se
con la tecnologia di oltre un secolo fa si riuscivano a produrre
lampadine della durata di un secolo ed oltre, oggi, l’uomo potrebbe
costruire lampade della durata di svariati secoli, penso! Invece in
nome del dio profitto, per vendere sempre nuovi prodotti bisogna
distruggere le risorse non rinnovabili come il petrolio ed inquinare
per poter costruire prodotti pessimi, di durata infinitamente
inferiore a quella potenziale.
L’altro
aspetto del mercato limitato è la lotta fratricida fra le imprese
che competono nel mercato. Per esempio nel settore delle auto, in
Italia c’erano decine di imprese, la concorrenza ha portato a far
emergere come unica impresa la FIAT; adesso la FIAT è in
competizione con le poche altre imprese superstiti a livello europeo,
che a loro volta competono, in una lotta all’ultimo sangue con le
poche altre imprese mondiali. Tutto questo proprio perchè il mercato
è limitato e non c’è spazio per tutti.
L’altro
limite è rappresentato dai guadagni, ossia dall’accumulazione del
capitale. Da dove deriva il guadagno? Solamente dallo sfruttamento
del lavoratore e non esiste altro modo. Il capitale per accrescere i
propri profitti, cerca di proletarizzare il maggior numero di uomini
(quest’anno 2012, l’umanità oltre a raggiungere i 7 miliardi di
uomini, ha toccato anche un’altra cifra tonda, quella dei 2
miliardi di proletari) e ciò significa che il capitalismo è in
espansione e si sta diffondendo anche nelle ultime zone del pianeta
con una economía arretrata.
All’inizio
degli anni settanta, questi limiti sembravano insormontabili; non
c’era modo di far crescere il mercato, ossia dare un reddito a chi
non ne aveva e non c’era modo di far crescere il numero dei
proletari. Il capitale dovette ricorrere ad uno stratagemma, diciamo
ad una crescita artificiale dell’economia.
Fino
al 1971, dunque, il numero delle persone che potevano accedere al
mercato era abbastanza limitato; per permettere alle persone di
scarso reddito l’accesso al mercato, era necessario dotarli di un
reddito. Come dotare di un reddito o di maggior reddito le persone
prive di reddito o con un reddito molto basso? Attraverso la spesa
pubblica. La spesa pubblica è praticamente una redistribuzione delle
ricchezze che arriva più o meno a tutte le classi sociali, anche se
ovviamente non in maniera uniforme, toccando la fetta più grande
sempre alle classi dominanti. Ma la spesa pubblica – come visto –
ha anche l’altra importante funzione di far crescere il debito
dello stato; quando il debito di uno stato diventa impagabile (ed è
la situazione odierna), gli stati sono obbligati a procedere alla
svendita del patrimonio nazionale, che finisce nelle mani dei
privati, ovviamente quelli potenti.
Però,
nel 1971 c’era un grosso ostacolo all’incremento della spesa
pubblica; per poter aumentare la spesa pubblica era necessario
aumentare il circolante, ma il circolante non poteva essere aumentato
dato che era ancorato alla quantità di oro posseduto; essendo la
quantità di oro esistente molto limitata, era impossibile aumentare
la quantità di oro posseduto e per conseguenza era impossibile
aumentare il circolante e la spesa pubblica.
In
realtà l’unica moneta ancorata all’oro e sempre convertibile in
oro era il dollaro statunitense, così come stabilito a Bretton
Woods, nel 1944. Precisamente per il fatto di essere l’unica moneta
convertibile in oro, il dollaro si trasforma nella moneta di
riferimento dei commerci mondiali; tutte le altre monete, però,
essendo ancorate non all’oro, ma al dollaro finivano per subire gli
stessi limiti; quindi, tutti gli stati erano impossibilitati ad
aumentare il circolante in moneta locale e per conseguenza non era
possibile aumentare la spesa pubblica. Per poter aumentare il
circolante e quindi la spesa pubblica di qualsiasi stato, era
necessario svincolare il valore del dollaro dall’oro.
Il
dollaro convertibile in oro significava che qualsiasi persona che
avesse dei dollari, poteva recarsi alla Federal Reserve, la banca
centrale statunitense, e chiedere il controvalore in oro; se tutti
avessero chiesto di convertire i propri dollari in oro, si sarebbero
prosciugate le riserve auree degli USA; quindi, approfittando di
questa evenienza, per svincolare il dollaro dall’oro, hanno trovato
l’ottima scusa che per evitare il prosciugamento delle riserve
auree era necessario dichiarare l’inconvertibilità del dollaro in
oro. Effettivamente, il 15 agosto del 1971 il presidente degli Stati
Uniti, Richard Nixon con la scusa che stavano crollando le riserve in
oro dichiara la fine della convertibilità del dollaro.
Che
si sia trattato di una scusa è provato dal fatto che analizzato i
bilanci mensili degli USA per lo meno dei tre anni anteriori al 1971,
non c’è traccia di un crollo delle riserve auree degli USA .
Una
misura del genere avrebbe dovuto condurre al crollo di valore del
dollaro; ma ciò non accadde; gli artefici della inconvertibilità
del dollaro hanno potuto procedere precisamente perchè sapevano che
il dollaro non avrebbe sofferto grossi scossoni; gli USA utilizzarono
gli stati petroliferi, loro succubi, che furono obbligati a vendere
il petrolio unicamente in dollari, salvando così il valore della
propria moneta: essendo il petrolio venduto in dollari, tutti gli
stati furono obbligati a continuare ad avere riserve in dollari.
Una
volta raggiunto l’obiettivo di svincolare il dollaro dall’oro,
gli USA e tutti gli stati hanno potuto creare denaro inorganico,
denaro non ancorato ad alcun bene reale, con il quale si è potuto
aumentare la spesa pubblica e quindi aumentare il debito.
Materialmente i dollari sono posti in circolazione, stampati dalla
Riserva federale, la banca centrale degli Stati Uniti, una banca
privata, la quale presta soldi al Governo del Paese, sotto forma di
acquisto di buoni del tesoro, per i quali ovviamente riceve in cambio
il pagamento di un interesse.
Una
parte della spesa pubblica viene redistribuita anche tra quelle fasce
di cittadini fino ad allora privi di grandi capacità di spesa, che
si trasformano in consumatori. Si crea, in questo modo, una crescita
fittizia, la più grande e veloce della storia dell’umanità,
ancorata alla stampa di denaro inorganico e quindi, prima o poi
destinata ad esplodere.
Il
debito di tutti gli stati occidentali comincia a crescere con l’aiuto
di politici posti a governare con questa unica finalità.
Una
volta indebitato, lo stato è preso di mira, utilizzando tutti gli
strumenti a disposizone del capitale, quelli da lei citati, come le
agenzie di rating e la manipolazione dei mercati.
Interessante
proprio il caso dell’Italia, dove c’era un capo del governo, che
volente o nolente, godeva di una maggioranza amplissima in
Parlamento; malgrado tutti gli attacchi, reali o fittizi, ed i pezzi
d’appoggio persi per strada (Casini, Fini) non avrebbe mai perso la
maggioranza parlamentare; per obbligarlo a dimettersi, oltre
all’attacco ai titoli del Paese, che hanno cominciato a vedere
incrementare gli interessi, si è intervenuti direttamente sul
patrimonio personale del premier; le azioni delle imprese di
Berlusconi nei giorni immediatamente anteriori alle sue dimissioni,
subivano un forte attacco, ossia venivano massicciamente immesse sul
mercato dai detentori, provocando il crollo del loro valore. In
questo modo, Berlusconi, uno dei peggiori governanti della storia
d’Italia, ma che aveva comunque ricevuto il consenso del popolo ed
aveva il diritto di continuare a governare, è stato costretto a
dimettersi.
In
Parlamento l’unica maggioranza possibile era un governo presieduto
da Berlusconi e pertanto l’unica cosa da fare per il capo dello
stato era sciogliere le camere ed indire le elezioni; ma dato che
l’obiettivo era imporre Mister Monti al governo del paese, si è
proceduto al ricatto dei parlamentari: a fronte dello scioglimento
delle camere e la perdita del posto (dato che la maggior parte dei
deputati non sarebbe stata ricandidata), tutti i parlamentari
praticamente hanno scelto di appoggiare il governo Monti; in questo
modo si è creata la più grande maggioranza mai ricevuta da governo
italiano nella sua storia. Un vero colpo di stato, in quanto il
Presidente della Repubblica avrebbe dovuto semplicemente sciogliere
le Camere ed indire le elezioni.
In
sostanza le agenzie di rating, la stampa economica e non,
l’immissione sul mercato di titoli di stato, o di titoli azionari
di imprese private, da parte dei detentori sono tutti strumenti per
incidere nella politica di un paese, ormai solo sulla carta sovrano.
Non esistono paesi sovrani, o per essere più esatti sono pochissimi
i paesi veramente sovrani ed indipendenti.
In
quanto agli USA è giusto parlare di fallimento economico. Sulla
situazione economica, appunto fallimentare degli USA, che condurrà
sicuramente alla fine dell’Unione, alla fine degli Stati Uniti è
bene dedicare un approfondimento più avanti.
D) I
rimedi se così possiamo definirli, applicati dopo il diktat BCE nei
mesi successivi e fatti propri totalmente da questo governo,
sono poi stati quelli distribuiti a piene mani per anni in
America Latina e nei Paesi in via di sviluppo: Privatizzazioni,
blocco dei salari, riduzione significativa della spesa sociale
ecc.ecc. Lei dal suo osservatorio Sud Americano che analogie
vede con quanto accadeva in passato in America Latina e quanto sta
accadendo oggi in Italia?
In
Italia ed in tutta Europa si stanno applicando le stesse misure, gli
stessi pacchetti, o meglio pacchettazzi economici imposti a partire
del 1973, in Cile ed in seguito in tutti i paesi dell’America
Latina. Il caso più interessante è sicuramente il Venezuela, la più
grande riserva petrolífera del pianeta e di innumerevoli altre
risorse; per cinquant’anni il Venezuela è stato il primo
esportatore di petrolio al mondo, poi… poi hanno deciso di
impadronirsi di tutte le sue risorse. Come hanno attuato?
Precisamente attraverso l’indebitamento del paese ed il ricorso al
FMI! Una volta caduto in mano al FMI, il Venezuela è stato costretto
ad applicare il “pacchettazzo neoliberale”.
Gli
stateghi del neoliberismo, però non avevano tenuto in conto un
elemento: il popolo. Il popolo del Venezuela, di fronte alla morte
per fame, morte nel senso letterale della parola, ha deciso di
ribellarsi e di rifiutare il pacchettazzo che gli era stato imposto
ed il 27 febbraio del 1989 esplode. La rivolta popolare passerà alla
storia col nome di “Caracazo”, ad indicare la città di Caracas,
ma in realtà ci furono rivolte in tutto il paese.
La
reazione fu brutale: l’esercito, agli ordini di un ministro della
difesa disumano, l’italo-venezolano Italo del Valle Alliegri
interviene e fa una strage; il numero esatto dei morti non si è mai
accertato. Nel 1992, migliaia di quei militari obbligati dai
superiori gerarchi a reprimere il popolo, si ribellano contro lo
stesso governo: la prima ribellione militare, del 2 febbraio, è
diretta da Hugo Chavez; a questa seguirono altre; nessuna ebbe
successo ed i militari finirono tutti in carcere. La crisi del
Venezuela intanto continua ad accentuarsi, fino ad arrivare, nel 1994
alla bancarotta della metà delle banche del paese.
Nel
bel mezzo di una crisi economica e política, un candidato
presidente, Rafael Caldera, uomo della vecchia guardia, ma che per
l’occasione si svincola da tutti i partiti, presentandosi come
indipendente, promette di liberare Chavez e gli altri militari se
fosse stato eletto. Alle elezioni, il popolo corre a votare per
questo candidato, che una volta eletto mantiene le promesse
elettorali e concede l’indulto a Chavez ed ai militari ribelli.
Chavez intuisce di avere dalla sua parte la gran maggioranza del
popolo, pertanto una volta fuori dal carcere, fonda un movimiento
político con il quale si presenta alle elezioni del 1998. Vince e la
storia del Venezuela cambia totalmente, da repubblica delle banane si
accinge a diventare potenza mondiale. Esiste una forte analogia tra
la situazione attuale dell’Italia, dell’Europa e la Venezuela
degli anni ottanta.
D) L’attacco
allo Stato sociale del governo liberista di Mr Monti ha come primo
obiettivo il mondo del lavoro, più precarietà che fa rima con
flessibilità, più posti di lavoro ci dicono gli gnomi del governo
con la “pasionaria” Fornero in testa, e questo mentre i dati
forniti dall’Istat ai primi di giugno evidenzia che la
disoccupazione nel primo trimestre del 2012 si è attestata al 10,9%
con un aumento su base annua del 2,3%. Lei che ne pensa?
Spagna
docet! Per rimanere in ambito europeo, la Spagna ha adottato le
misure di austerità prima dell’Italia, quindi per rendersi conto
di quali saranno gli effetti basta guardare appunto alla Spagna, dove
oggi più di un quarto della popolazione attivià è senza lavoro. Ci
potranno essere delle differenze nell’intensità del fenomeno, ma
inevitabilmente la tendenza è la stessa: le misure adottate da Monti
non faranno altro che accrescere la disoccupazione, la fame e la
miseria del popolo italiano.
Perchè?
Se
aumentano le tasse e le imposte, meno soldi sono destinati al
consumo; se si riducono pensioni e stipendi, meno soldi sono
destinati al consumo; se si reduce l’impiego pubblico, oltre ad
avere come effetto immediato un aumento della disoccupazione, si
ottiene l’effetto che meno soldi sono destinati al consumo; se si
attaccano i diritti dei lavoratori, facendo aumentare la precarietà
e riducendo il reddito, anche qui meno soldi vengono destinati al
consumo.
In
sostanza, come sanno tutti gli economisti, meno a quanto pare i
bocconiani al governo, meno soldi destinati al consumo significa
riduzione della domanda e quando si riduce la domanda, le imprese
sono costrette a ridurre l’offerta, ossia produrre di meno;
produrre di meno significa licenziare ed in questo caso, se esistesse
ancora un minimo diritto dei lavoratori, per qualche tempo, il
licenziato avrebbe diritto – giustamente – alla cassa
integrazione, pagata dallo stato, cosa che fa accrescere la spesa
pubblica ed il debito pubblico.
Aumento
della disoccupazione e della precarietà significa anche minori
introiti per lo stato: se diminuisce il reddito delle persone,
diminuiscono anche le tasse sul reddito da versare allo stato, oltre
alle imposte sui consumi; anche per le imprese, se si riducono le
vendite, il fatturato, diminuiscono le tasse da versano allo stato. O
non è così? Sembra quasi che lo stato si stia dando una zappa sui
piedi!
E’
dunque possibile che “economisti” o presunti tali, del calibro di
Monti, ignorino le regole dell’economia capitalista?
Come
abbiamo dimostrato (leggasi la parte 1 di questa intervista), con i
dati ufficiali, il debito pubblico continua ad aumentare ed il signor
Monti lo sa bene. A mio modo di vedere non si tratta di persone che
ignorano le regole del mercato, le regole del capitalismo, ma proprio
perchè conoscono bene come funziona il mercato, stanno applicando
tutto quanto in loro potere per far aumentare il debito pubblico.
Ancora una volta arriviamo alla conclusione che il fine della loro
azione è trasformare in capitale privato il patrimonio dello stato
ed il mezzo attraverso cui avviene questa trasformazione è il debito
pubblico.
D) Fiscal
Compact, MES - Meccanismo Europeo di Stabilità, con essi si sono
stretti i cappi attorno al popolo italiano e a quelli europei, tranne
i britannici s’intende, un’ulteriore cessione di sovranità a
favore delle banche, che Monti ha prontamente avvallato, mentre il
suo compare a capo della BCE Draghi invoca l’Unione di Bilancio,
lei che idea si è fatta in merito?
L’Unione
Europea, così come è stata impostata non ha altro fine che favorire
il capitale, in particolare il capitale bancario. Col Meccanismo
Europeo di Stabilità si introduce la possibilità di aiutare
direttamente gli Stati in difficoltà, da parte delle istituzioni
europee. Non è altro che un ennesimo meccanismo per accrescere il
debito pubblico di un paese e quindi accelerare i tempi per cedere a
prezzi di saldi, per non dire regalato, il patrimonio nazionale.
Ancora una volta arriviamo al fine: trasformare il patrimonio
nazionale in capitale privato.
Fino
ad oggi – ed è bene ripeterlo all’infinito – in base
all’articolo 123 del Trattato di Lisbona era proibito qualsiasi
tipo di aiuto diretto agli Stati. Il BCE, come abbiamo detto in
premessa, presta soldi alle banche private al tasso di interesse di
riferimento (oggi 0,75%) e le banche private prestano soldi agli
Stati, comprando titoli di stato al tasso di mercato. Per esempio
alla Grecia le banche prestano soldi, ossia comprano suoi titoli ad
un tasso di interesse del 20% ed oltre. Tutto il meccanismo è stato
studiato ad hoc per favorire le banche private, le grandi
multinazionali del credito. In questo modo, in dieci anni di BCE, gli
stati hanno accresciuto enormemente i loro debiti e quindi adesso
agli stati non rimane altra soluzione che svendere il patrimonio
nazionale. Però, all’interno degli stati ci sono resistenze a
svendere, a regalare il patrimonio ed è quindi necessario la
stoccata finale; un ulteriore indebitamento e questa volta
direttamente con la istituzione supernazionale. Questo meccanismo non
regala soldi agli stati in crisi, ma presta, anche se a tassi molto
bassi; prestare significa comunque aumentare i debiti. Se uno stato
non riesce a pagare (e non potrà mai farlo con le misure adottate) i
debiti fin qui accumulati, come mai potrebbe pagare ulteriori debiti,
anche se ad un tasso di interesse inferiore?
Con
questo meccanismo, che continua a far aumentare il debito degli
stati, si sta cercando di vincere le resistenze di quanti sono restii
a svendere beni e servizi pubblici; non mi riferisco solo alle
imprese pubbliche (per intenderci le ferrovie, le poste, i cantieri
navali), ma anche i beni inalienabili del demanio (ad esempio le
spiagge), o i servizi pubblici che rientrano nei diritti umani (come
il diritto all’acqua), o le riserve auree. E’ sufficiente pensare
al tentativo di Berlusconi di privatizzare le spiagge: la resistenza
è stata tale da dover fare marcia indietro.
Con
tale meccanismo verranno a cadere anche queste resistenze; sarà come
dire: “Abbiamo tentato tutto quello che era possibile fare; abbiamo
adottato anche misure proibite, come gli aiuti diretti agli Stati, ma
non si è riusciti a ridurre il debito, quindi adesso bisogna vendere
tutto quello che si può vendere, incluso i servizi pubblici connessi
ai diritti umani”.
Qualcuno,
magari dubita che si possa arrivare a questo! Per chi avesse dei
dubbi, invito a documentarsi su quello che è successo in America
Latina, in Bolivia, dove si è arrivati a privatizzare l’acqua; per
i più poveri il prezzo dell’acqua privatizzata arrivò a tetti
impagabili e non potendo pagare, per risposta le imprese private li
staccavano dall’acquedotto. Queste persone erano costrette a
camminare chilometri e chilometri a piedi per arrivare ad una fonte e
potersi approvvigionare dell’acqua necessaria alla
sopravvivenza.
D) Prof
Folliero, che futuro prevede per l’Italia se dovesse perdurare
questo stato di cose, le tasse aumentano sempre più, le imprese
chiudono, il lavoro manca e il governo prepara l’ennesima svendita
di ben immobili e settori da privatizzare. In nome dell’ipotetico
pareggio di bilancio dovremmo morire di fame? Oppure c’è una via
di uscita?
Gli
italiani possono stare tranquilli... il peggio deve ancora arrivare!
L’Italia e l’Europa non hanno futuro. Per dirla con una frase del
romanzo “La danza immobile” dello scrittore peruano Manuel
Scorza: “L’Europa è morta!”.
Secondo
uno studio sulla situazione economica mondiale al 2050 di Goldman
Sachs, pubblicato in Global Economics Paper N. 153 del 28/03/2005, la
Cina, nel 2050 appunto, arriverà ad un PIL di circa 70.000 miliardi
di dollari, India ed Usa a 40.000 miliardi, Brasile, Russia,
Indonesia e Messico a circa 10.000; tutti i paesi europei cresceranno
pochissimo: Germania, Regno Unito e Francia avranno un PIL di 5.000
miliardi e l’Italia con un PIL meno che raddoppiato rispetto ad
oggi non arriverà nemmeno a 3.000 miliardi di dollari, superata
oltre che dai paesi già citati, anche da Iran, Turchia, Vietnam,
Corea, ai quali mi permetto di aggiungere il Venezuela, non preso in
considerazione dagli stregoni di Goldman Sachs. Secondo miei calcoli,
il Venezuela, prima che finisca questo decenio entrerà nel club dei
paesi con PIL superiore a mille miliardi e nel 2050 avrà superato
sicuramente il PIL italiano. Insomma l’Italia, altro che grande
potenza del G7, fra qualche decennio sarà un anonimo paese di media
classifica. Personalmente credo che i dati di Goldman Sachs vadano
rivisti al ribasso per le attuali potenze occidentali e faccio questa
affermazione basandomi sul fatto che a 7 anni di distanza da questo
studio, i paesi emergenti crescono a tassi superiori a quelli
previsti ed i paesi occidentali a tassi inferiori. La crisi che sta
vivendo l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti, è più profnda di
quello che poteva (o voleva) immaginare Goldman Sachs nel 2005.
E’
d’obbligo porsi una domanda, perchè l’Italia e l’Europa non
hanno futuro?
La
principale causa della crisi economica è dovuta alla caduta del
tasso di profitto; cadono i profitti nei paesi altamente sviluppati
ed il capitale, al fine di mantenere i tassi raggiunti, va o verso la
speculazione, o verso altri paesi. In Italia per esempio, per decenni
la FIAT è stata la più importante industria del paese, che
impiegava in maniera diretta o indiretta milioni di italiani. Ebbene
la FIAT sta chiudendo progressivamente tutti i suoi impianti di
produzione in Italia, perchè in altri paesi, ad esempio in Brasile,
produce con tassi di profitto più alti. Piaccia o no, la FIAT
chiuderà i suoi impianti in Italia! E’ la storia del capitalismo
che si sviluppa in Europa, nel centro-nord e quando i profitti
cominciano a diminuire, il capitale va verso gli USA; oggi il
capitale sta lasciando anche gli USA, per posizionarsi in paesi che
garantiscono maggiori tassi di profitto. Nel 1929, ad esempio, quando
un capitalista investiva un dollaro in USA, dopo un anno oltre al
dollaro investito, aveva un guadagno di 70 centesimi; oggi ad 83 anni
di distanza il profitto è sceso di quasi la metà, per cui il
capitale va ad investire dove gli si garantisce tassi di profitto
superiori. Per fare un esempio concreto, lo scorso anno sono passato
da Roma ed ho notato che due dei più importanti negozi della
McDonalds (Pantheon e Corso Vittorio, dietro Piazza Navona) erano
chiusi; al contrario passeggiando nel centro di Caracas giorno dopo
giorno i McDonalds spuntano come funghi, ad ogni angolo della
città!
Prima
della grande crisi del 1873, la principale potenza del mondo era
l’Inghilterra; la causa della caduta dell’Inghilterra fu
precisamente la caduta dei tassi di profitto e pertanto il capitale
scelse gli USA. L’Inghilterra, dopo la caduta dal piedistallo, ha
continuato ad essere un paese importante, ma ovviamente in
decadimento. E’ quanto sta succedendo agli USA, all’Europa ed in
generale con tutti i paesi sviluppati. Il capitale va verso paesi che
garantiscono maggiori tassi di profitto ed ovviamente i paesi
anteriormente avanzati continuano ad esistere ed avere un ruolo, ma
il loro ruolo va progressivamente scemando.
A
questo punto, prima di parlare delle misure che andrebbero adottate,
è necessario soffermarci a capire l’Europa dei banchieri, di cui
nessuno parla.
Che
significa Europa dei banchieri?Partiamo dalla Banca Centrale Europea
(BCE). Chi è il proprietario della BCE? Sono gli stati, i popoli
europei? Niente affatto! I proprietari della BCE sono le Banche
Centrali Nazionali (BCN). La BCE è stata istituita il primo giugno
del 1998, in base al Trattato sull'Unione europea e allo "Statuto
del sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale
europea" ed ha iniziato a funzionare il primo gennaio del 1999
( vedasi
la normativa, direttamente nel sito della BCE).
I
27 paesi della Unione Europea, o meglio tutte le BCN hanno
sottoscritto il capitale di partecipazione, sia pure con quote
differenti; i paesi che non fanno parte dell’Euro, ossia le loro
banche centrali, non hanno diritto agli utili e non hanno l’obbligo
di corrispondere eventuali perdite. I principali
sottoscrittori, ossia i principali proprietari sono
la Banca Centrale Tedesca, con il 18,94% del capitale, la Banca
d’Inghilterra con il 14,52%, la Banca di Francia con il 14.22% e la
Banca d’Italia con il 12,50%; queste 4 banche controllano il
60,18%; se aggiungiamo la Spagna arriviamo a circa il 70%; le altre
22 banche centrali si spartiscono il restante 30% circa. Fin qui
apparentemente niente di strano, salvo il fatto che alla fine in
Europa comandano solo e sempre tedeschi, inglesi e francesi, con
l’aggiunta di italiani e spagnoli a fare da spalla. Chi
è il propietario, o meglio chi sono i proprietari delle banche
centrali nazionali? Per
esempio, chi è il proprietario della Banca d’Italia? La
maggioranza degli italiani ignora chi sono i proprietari della Banca
d’Italia e molti pensano che sia dello stato, del popolo italiano!
La Banca d’Italia, cosi come tutte le altre banche centrali
nazionali, è una impresa privata, una Spa, in cui i proprietari sono
altre banche.
La
Banca d’Italia, per esempio, è posseduta ( vedasi
la partecipazione azionaria, direttamente nel sito della Banca
d’Italia)
per oltre il 52% da Intesa San Paolo e Unicredit; l’unica
differenza rispetto ad una normale Spa, a parte qualche formale
meccanismo di controllo, sta nel fatto che alla maggioranza del
capitale non corrisponde la maggioranza dei voti; infatti i due
principali azionisti, pur detenendo la maggioranza assoluta del
capitale, hanno diritto solo al 20% circa dei voti. In ogni caso è
un problema da poco, visto che in realtà i proprietari sono: 5
imprese assicuratrici, 12 Banche Spa, 42 Casse di Risparmio Spa, 3
Banche cooperative e 2 Enti pubblici (l’INPS e l’INAIL, che
insieme sommano il 6% circa del capitale e l’8% circa de voti). In
conclusione la Banca d’Italia è un impresa privata di proprietà
delle banche e dei banchieri. Lo stesso succede con tutte le altre
banche centrali dei paesi della Unione Europea, cosi come negli USA e
nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo. Per conseguenza i
proprietari della BCE sono le varie imprese bancarie Spa presenti nei
vari paesi della UE. La domanda dovrebbe sorgere spontanea, ma a
quanto pare a nessun politico e legislatore è mai venuta in mente:
quando una Banca centrale nazionale o la BCE deve prendere una
decisone di política economica importante, pensa agli interessi del
popolo, dei popoli o agli interessi dei propri azionisti? La risposta
è scontata ed è facilmente individuabile nei meccanismi creati ad
hoc nell’Unione Europea per favorire le banche private. Perchè
il Trattato di Lisbona ha previsto gli articoli 123 e 124? Non
credo esista argomento più esplicito di questo per capire il più
grande “conflitto d’interesse” esistente: in base agli articoli
123 e 124, è proibito qualsiasi aiuto, qualsiasi facilitazione
creditizia e qualsiasi acceso privilegiato alle istituzioni
finanziarie da parte degli organismo pubblici. Gli stati, in caso di
bisogno di denaro cosa possono fare? Possono emettere titoli di stato
ad un tasso d’interesse regolato dal mercato. Ma chi compra questi
titoli, ossia chi presta I soldi agli stati? Chi stabilisce i tassi
d’interesse nel mercato?
Le
banche sono i principali acquirenti dei titoli di stato, che li
acquistano perchè i tassi di interesse, stabiliti dal mercato, sono
notevolmente superiori a tassi a loro riservati per prendere soldi in
prestito dalla BCE; in sostanza la BCE stabilisce i tassi con cui
presta i soldi alle banche private, proprietari della BCE, ossia le
banche stabiliscono i tassi con cui prestare a se stessi i soldi ed
ovviamente i tassi di interesse sono bassissimi (oggi è 0,75%); però
le banche prestano soldi agli stati, ovvero acquistano titoli di
stato con tassi di interesse che possono arrivare al 20% ed oltre,
come nel caso della Grecia, o al 5/6/7% nel caso dell’Italia o
della Spagna! Se a tutto questo aggiungiamo che chi contribuisce a
formare il tasso d’interesse nel mercato sono i giudizi negativi
preparati dalle agenzie di rating, cui pacchetti azionari spesso sono
controllati dalle stesse banche e assicurazioni. Questa è l’Europa
dei banchieri. Altro che conflitto d’interesse! Hanno creato un
meccanismo perfetto per favorire unicamente le banche, a danno dei
popoli: la BCE presta denaro alle banche private (che sono i veri
proprietari della BCE), stabilendo tassi d’interesse bassissimi e
queste a loro volta, in virtù della proibizione prevista per gli
stati di accedere al denaro della BCE, prestano i soldi agli stati ad
un tasso d’ interesse altissimo, stabilito dal mercato; a formare i
tassi di interesse nel mercato contribuiscono le stesse banche,
attraverso i giudizi delle agenzie di rating.
Nessuno
ne parla e nessun media mostra la realtà però.
Qui
la risposta scontata: i proprietari delle banche, o gruppi a questi
vicini, sono spesso proprietari anche dei media.
Attilio
Folliero, italiano, residente a Caracas, laureato in Scienze Politica
all'università "La Sapienza", due corsi annuali post
laurea alla Libera Università San Pio V di Roma in operatore della
Pubblica Amministrazione ed un altro in Job Creation presso Elea SPa,
società del gruppo Olivetti. Nel 2001 si trasferisce in Venezuela,
dove nel 2002, vince un concorso presso il Consolato Generale
d'Italia di Caracas; dopo due anni di lavoro è licenziato, assieme
ad oltre 400 funzionari consolari sparsi nei differenti consolati
italiani del mondo; da allora inizia una lunga vertenza giudiziaria
con il Ministero degli Esteri, tuttora in corso. Dopo l'esperienza
consolare riprende l'attività di comunicatore sociale; fonda un sito
web di grande successo, collabora a programmi radiofonici e
televisivi nelle piu importanti reti nazionali del Venezuela lavora
giornalistica; contemporaneamente svolge attività d'insegnamento
(lingua italiana ed economia), in differenti istituti ed università
di Caracas. Attualmente è docente contrattato presso l'Università
Militare di Caracas (UMBV) e la facoltà di "Scienze delle
comunicazioni" (Escuela de Comunicacion social) dell'Università
Centrale di Caracas (UCV).
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