Di Francesco Salistrari.
Ci sono degli argomenti
che a trattarli, ti senti talmente in soggezione, sapendo le reazioni
che potresti suscitare, che il più delle volte li eviti. E al giorno
d'oggi, esistono alcuni dogmi sociali, che metterli in
discussione genera quasi un clima da medioevo, dove devi fare
attenzione ad ogni singola parola che pronunci per non rischiare di
finire sul rogo.
Uno di questi argomenti è certamente l'euro. E chi, ah povero lui!, ha provato a cimentarsi nel
tentativo di metterlo in discussione, ha attirato su di sé le
critiche, anche personali, più feroci.
Si, perché proprio come
un “fraticello” qualunque, vieni subito additato come l'eretico
di turno.
Il fatto è che il più
delle volte l'argomento euro viene affrontato con una tale
superficialità e una tale parzialità di giudizio, da farlo sembrare
ad una mente oggettiva e libera da preconcetti politici, davvero un
atto di fede. Una fede cieca, per niente dissimile, a qualsiasi altra
ideologia che la storia ci ha regalato.
E l'euro è proprio la
manifestazione concreta, vale a dire un'istituzione, di una ideologia
ben precisa, che ha nome e cognome, che ha determinati effetti sulla
vita delle persone, sull'economia, sui rapporti tra i popoli: il
neoliberismo. E come tale diventa nient'altro che uno
strumento di classe.
E' incredibile
constatare, anche nelle discussioni spicciole di tutti i giorni, la
confusione sovrana che regna nelle menti degli uomini della sinistra
italiana. E non parlo solo dei dirigenti, la maggior parte dei quali
considero nel migliore dei casi subalterni, nel peggiore collusi con
il disegno predatorio che sottende all'euro, alla sua costruzione,
alle sue regole.
E' indubbio che l'Italia,
come sistema paese, dall'entrata nell'euro non ci ha guadagnato un
bel niente, anzi è stata pesantemente danneggiata. Ma la sinistra
italiana, con la stessa perseveranza ideologica, cieca, fideistica,
irresponsabile, con la quale difendeva a suo tempo il “socialismo
reale” e tutte le sue porcate, oggi, senza quasi nessuna
eccezione, difende l'euro. E senza nemmeno rendersene conto,
difende proprio quegli strumenti che ne causeranno la sua ennesima
rovina storica.
Si perchè la sinistra
(il centrosinistra), in pompa magna alle sue primarie, tra programmi
risibili, posizioni incredibili, populismo e spudorate menzogne, si
ritroverà molto probabilmente a governare il paese dal marzo
prossimo. Questo naturalmente Grillo permettendo. O forse sarebbe più
corretto dire, centrodestra permettendo. Se, infatti, la deriva del
centrodestra non viene arrestata in qualche modo, o da una trovata
dello stesso Berlusconi, o da qualche miracolo, l'astensionismo sarà
ancora più alto di quanto molti si aspettano (gli stessi che oggi
gridano al successo per meno di 4 milioni di votanti alle primarie
del centrosinistra). E l'astensionismo non è alleato né del Pd (e
suoi danzanti compari subalterni vari), né di Grillo, ma di Monti.
O per meglio dire del Monti-bis.
Forse quello che non
hanno capito, i militanti del PD e degli altri partiti accoliti, è
che la probabile instabilità o ingovernabilità del nuovo
Parlamento, darà il via libera ad un altro governo “tecnico”
(leggasi commissariamento) filoeuropeo che continuerà ad
attuare lo smantellamento del patrimonio industriale italiano, di
quello pubblico, e quello definitivo, del patrimonio sociale
(Welfare).
Ma anche ammesso che il
Pd e la sua coalizione trovassero alle urne (insperatamente) i numeri
per governare il paese, si troverebbero a dover fronteggiare una
situazione che definire difficile è un eufemismo e avrebbero le
mani completamente legate, in assenza, come si presentano, di una
vera idea di alternativa, di una visione realistica di come
affrontare i problemi, tremendi, che il paese vive.
Sento questi leaderini
parlare di lavoro, precarietà, disoccupazione, crisi aziendali,
fallimenti, investimenti, opere pubbliche, diritti, scuola, ricerca.
Il “come” affrontare
queste questioni è completamente assente dal loro vociare
inconsulto. E non è solo una loro deficienza congenita, da omuncoli
di sinistra d'apparato, cresciuti al caldo dei privilegi partitici,
almeno non solo, ma soprattutto l'impossibilità di trovare il
bandolo della matassa in un sistema che vede ormai i Governi e i
Parlamenti nazionali, ridotti a “camere consultive” e quasi
niente più. Gli unici che potrebbero avere un certo ruolo, sarebbero
i ministri e il Presidente del Consiglio, nei consessi europei. Ma
dove vogliamo andare con un Bersani, o non volesse nemmeno il cielo,
un Renzi?
Ecco perchè moltissimi,
anche nel PD, auspicano un ritorno in bello stile di Mister
Bildeberg Monti, che almeno qualcuno, lassù nelle stanze del
potere europeo, forse continua ad ascoltarlo. Peccato che Monti
giochi per un'altra squadra, che non è certo il suo paese.
Ed è assurdo guardare lo
spettacolo ridicolo di queste primarie, e assolutamente
deprimente (da piangere lacrime amare) vedere la passione, il lavorìo
delle sezioni impegnate in quella che chiamano la loro “cavalcata”,
i militanti che ti guardano ti parlano e ci credono. E credono
davvero che queste persone, quelle che stanno contribuendo a mandare
lassù, avranno la capacità di risollevare il paese dai problemi che
lo affliggono, con quella fede incrollabile nel sol dell'avvenire
(sempre più arancione) e la sicumera di non aver più di fronte il
satanasso degli ultimi vent'anni, quel Berlusconi che è stato
additato in tutto questo tempo come il responsabile di ogni male,
dimenticando, facendo dimenticare, che in Europa, in questa Europa,
ci hanno portato, al contrario proprio loro.
Si, l'Asinistra.
Come dovrebbe essere definita, per far giustizia una volta per tutte
anche al dizionario italiano, nelle cose che riguardano la politica.
Poi ti trovi a parlare
con qualcheduno di questi militanti e carpisci dai loro argomenti,
l'ignoranza il più delle volte, ma soprattutto la confusione
assoluta nella quale si trova a far politica un qualunque tesserato
di questa sinistra italiana ormai defunta, morta e seppellita da
un'ideologia di destra, reazionaria, antiproletaria, antidemocratica
nei suoi stessi fondamenti, che è quella che i loro “padroncini”
andranno a ratificare (e già lo fanno sostenendo questo governo) nel
futuro Parlamento.
Una politica che si è
ridotta a “cancelleria” della politica europea, delle politiche
monetarie della BCE, degli interessi dei paesi più forti, della finanza internazionale, e tutti
orgogliosi con la tessera in tasca, con la certezza di fare qualcosa,
di incidere, di dare il proprio contributo al riscatto dell'Italia,
mai stato in realtà così lontano come oggi. Tutti che si barcameno
a spiegarti che si può fare, che si può ridurre il debito, che si
possono imporre politiche utili all'Italia, sia alla BCE sia alla
Commissione Europea, al FMI, persino al WTO. Tutti a ribadire la
loro, assoluta, fiducia nella possibilità di creare una “nuova”
Europa, una nuova Sinistra di Governo (e qui scappa la risata!), una
nuova dimensione per lo Stato, che ridiverrà capace di intervenire,
di dare una mano alle imprese, agli investimenti, alla ricerca, di
alimentare una nuova politica economica, utilizzando termini
obsoleti in stile anni '50, ignorando completamente alcune domande
sconcertanti: con quali soldi? Quale Stato? Quale politica economica?
Se lo Stato italiano è
costretto a chiedere i suoi soldi ai mercati (attraverso emissione di
titoli pubblici collocati sui mercati primari, senza nessuna
possibilità di controllo degli interessi, e senza una Banca Centrale
che si faccia garante di ultima istanza), come si può parlare oggi (con un debito pubblico che vola ai record storici, sui cui paghiamo
quasi 100 miliardi di euro di interessi annui), di investimenti, opere
pubbliche, occupazione, interventi strutturali, salvataggio delle
imprese, ricerca, stato sociale?
La nostra sinistra
liberista, è convinta di riuscirci con le stesse ricette di un
Milton Friedman qualunque, con lo strumento dell'euro, con la
“democrazia europea”, o ha nel taschino qualche ricetta
alchemica in classico stile medioevale?
L'Asinistra.
Ma il danno più grande
che stanno perpetrando oggi questi signori, tutti insieme, elettori e
militanti compresi, è un altro. Un fatto su cui molti onesti
osservatori, si sono già soffermati, ma forse non a sufficienza, o
meglio più probabilmente inascoltati, soverchiati dal chiasso
mediatico del nulla che ci circonda.
Infatti, se dovesse
succedere l'irreparabile, e cioè che la crisi dovesse inasprirsi in
modo incontrollato (non è peregrino pensarlo) il governo
dell'Asinistra verrebbe travolto dalla rabbia sociale e dal disastro
economico, senza alcuna arma in mano, lasciando, ad una destra che
saprà certamente ricompattarsi, l'argomento formidabile della
“sovranità nazionale”, della messa in discussione dell'euro e
dell'UE. Perdendo ancora una volta, in definitiva la partita storica
che ha di fronte.
E se l'euro dovesse
cadere a gestirne le conseguenze, comunque traumatiche, sarebbe
proprio la destra.
E l'Asinistra, resterebbe
lì, nell'angolino della storia che, ancora una volta, si è voluta
ritagliare. E con essa, purtroppo, le classi subalterne, i più deboli, quelli che... quando piove, si bagna sempre chi sta sotto.
Quello che questi signori
(molti dei quali in completa malafede) avrebbero dovuto capire, è
che la messa in discussione dell'euro non è la messa in discussione
della divinità del Cristo, né l'abiura di un sacro principio
irrinunciabile. Quello che questi signori, avrebbero dovuto chiedersi, molto semplicemente, attraverso una domanda talmente banale, talmente logica, che non sentirla pronunciare da nessuno, tra questi commedianti, fa venir solo rabbia, è: i costi del "restare nell'euro" sono più alti o più bassi di quelli dell'"uscire dall'euro"?
Chi avvantaggia questa Europa? Chi ci guadagna? Come sarebbe se...?
Quello che l'Asinistra
avrebbe dovuto comprendere, e ancora una volta, così com'è successo
negli anni del nostro ingresso nella moneta unica e della
sottoscrizione dei Trattati (leggasi capestri) Europei, non ha
compreso, è che, semplicemente, avrebbe dovuto fare la Sinistra,
quella con la “S” maiuscola.
E rendersi conto che non
è portando avanti le politiche dell'avversario che lo si sconfigge.
Non è diventando liberista, che si cambia il mondo e l'economia. Non
è prendendo in giro la gente che si verrà ricordati sui libri di
storia.
Semmai, proprio dalla
Storia, si verrà giudicati.
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