DI
ALBERTO BAGNAI
Goofynomics
da
Linate
Sono
molto stanco e, per motivi che saranno chiari leggendo, anche
abbastanza disgustato dalla piega che le cose stanno prendendo, come
credo lo siano molti di voi. Mi affatica soprattutto dover ripetere
sempre le stesse cose, e mi sconforta la povertà culturale di certi
dibattiti. Purtroppo sottrarsi ad essi non è possibile, per un
motivo molto semplice.
La
crisi dell’Eurozona è in primo luogo una crisi politica, è la
crisi di un certo modello di politica: quello deliberatamente
e dichiaratamente impostato
sull’uso della crisi economica come strumento di coercizione,
finalizzato a condure le masse dove le élites illuminate desiderano
che esse vadano (guardate tutte le citazioni/confessioni nella
discussione di questo
post).
Quindi,
alla divulgazione tecnica, che è uno snodo essenziale del
ragionamento e nonpuò
essere condotta con slogan “facilisti” (con buona pace del
Donaldo furioso, che infatti si sta sgretolando), deve affiancarsi
necessariamente una riflessione politica. Facilismo,
ricordiamolo, fa rima con fascismo. Questo
per l’analisi. Sarebbe poi bello poter affiancare alla riflessione
una proposta politica... ma ora ne parliamo, appunto.
Ricevo
da un giovine (con la ”i” di... fate un po’ voi) una simpatica
lettera che vi riporto in extenso:
Salve
Prof. Bagnai, da qualche mese leggo con piacere gli articoli
pubblicati nel suo blog Goofynomics. Le sue teorie nei confronti
dell’Euro, del Mes e del Fiscal Compact mi trovano completamente
d’accordo e per questo volevo chiederle un’opinione su un tema
che mi sta profondamente a cuore. Per fare questo le racconterò due
storie.
Il
protagonista della prima storia è un economista, bravo e attento nel
suo campo. Da tempo ha capito che il fattore principale che sta alla
base della crisi che sta attraversando l’Europa, ed in modo
principale alcuni paesi fra cui l’Italia, è stata la creazione
dell’Euro che ha fatto sì che i paesi più deboli della periferia
dell’eurozona non potendo più attuare politiche monetarie sovrane
per ovviare alle loro debolezze (es. svalutazioni) devono
svalutare i salari e attuare politiche di austerità per stare al
passo con i paesi del centro. Conscio dell’importanza delle
sue teorie fa di tutto per divulgarle attraverso il suo blog, le
sue conferenze le sue apparizioni in televisione. Purtroppo per lui
riesce a raggiungere un bacino di utenza ridotto e non riesce a far
breccia completamente nell’opinione pubblica. Opinione pubblica che
oltretutto è continuamente bombardata da messaggi pro-Europa dai
media di regime che sostengono da sempre la linea dei governi in
carica. L’economista agisce in maniera deontologicamente perfetta
cercando di divulgare la verità a tutti quelli che lo ascoltano ma
purtroppo non riesce a raggiungere la massa e non viene ascoltato. La
maggior parte delle persone rimane così convinta delle sue idee e i
governanti hanno gioco facile a proseguire con le loro politiche di
austerità dietro alla scusa di “ce lo chiede l’Europa”.
La
conclusione sarà l’aggravarsi della crisi e della condizione del
popolo che a un certo punto sfocerà in rivolte di
piazza e lotte aspre. L’economista non vedrà raggiunto
il suo scopo e i suoi sforzi non verranno ripagati.
La
seconda storia parla invece di un soggetto che ha molta influenza
sulle masse. Lui non è un economista ma ha capito che c’è
qualcosa che non va nell’Europa o meglio nell’Europa strutturata
in questo modo. Lui vuole provare a cambiare la situazione, vuole
provare a fare in modo che la popolazione possa riprendere in mano il
suo destino e il suo futuro. Sa anche che la popolazione è
continuamente bombardata dai media sul concetto di Europa unita, dal
concetto di “ce lo chiede l’Europa”, dal concetto di “Stati
Uniti d’Europa”. Lui sa che, forte del suo carisma, della sua
popolarità e dei suoi messaggi potrebbe arrivare ai vertici della
struttura politica del suo paese e quindi cambiare davvero la
situazione. Ma sa anche la massa o meglio una gran parte della
popolazione plagiata dai media non capirebbe il messaggio del “No
Euro a tutti i costi” e quindi che potrebbe rischiare di
perdere parte del suo consensus se lanciasse questo slogan e che
quindi non riuscirebbe ad attuare un bel niente di quello che spera
di fare. Questo soggetto decide allora di lanciare dei messaggi
economici non troppo drastici, di critica all’Europa e di fiducia
ai cittadini dicendo che saranno loro a decidere su tali temi tramite
referendum. Questa strategia gli permette di mantenere un forte
appeal nella popolazione, arrivando alle elezioni sostenuto da essa e
riuscendo quindi a vincere le elezioni. In tal modo tale soggetto
riesce a far entrare nelle istituzioni delle persone illuminate, come
l’economista della prima storia che ho raccontato, in
maniera che tali persone possano davvero avere la possibilità di
agire e cambiare le regole in maniera da uscire dalla crisi
permettendo al popolo di risollevarsi.
Il
secondo soggetto quindi ha agito in maniera più “commerciale”,
più opportunistica se vogliamo, omettendo di dire a pieno la verità
sull’euro ma è riuscito ad ottenere il suo vero scopo: inserire
dentro le istituzioni delle persone che possano davvero cambiare la
realtà.
Ecco,
ho finito le storie. Se ha avuto la pazienza di leggerle fino in
fondo avrà capito che io faccio parte del Movimento 5 Stelle, in
particolare sono un attivista di Paperopoli. Io so che lei, e anche
qualcun altro presente in rete, avete criticato le posizioni di
Grillo sull’Euro, e che avete criticato il fatto che non abbia
attuato una dura presa di posizione sull’argomento.
Ma
come ha capito io penso che Grillo stia facendo bene a fare così,
attuando un approccio più “commerciale” sull’argomento, un
approccio che sarà sicuramente accolto in miglior modo da quella
parte di popolazione che non ha la possibilità di informarsi in rete
o che non ha il bagaglio culturale per capire certi
argomenti. Facendo così Grillo riesce a mantenere vivo il
suo scopo che è quello di inserire persone oneste e competenti nei
palazzi di poteri, come economisti del suo rango. E magari riuscirà
a mettere anche persone rette nei luoghi in cui si riformerà la
giustizia, la scuola, la sanità, il welfare, i trasporti….. come
vede la battaglia sarà molto ampia e tratterà molti settori che
vanno anche oltre l’economia.
Spero
di non essere stato troppo contorto nelle mie spiegazione e sarei
davvero contento di ricevere una risposta che mi potesse spiegare il
suo punto di vista relativamente a quanto le ho scritto, in
particolare modo sull’opinione che ho io del modo di agire di
Grillo.
Ne
approfitto anche per dirle che noi del gruppo di Paperopoli stiamo
nel nostro piccolo provando a fare opera di divulgazione sui problemi
legati all’Euro e a tutte le sue implicazioni. Così come fa lei
sul suo blog in maniera più allargata. Anche se lei non concorda in
pieno con l’agire del M5s, noi saremmo davvero lieti e onorati di
poterla ospitare in una serata di divulgazione a livello cittadino
che stiamo organizzando per la fine di Novembre. Sarebbe davvero un
bel modo per poter spiegare tali argomentazioni anche a chi non segue
spesso il web o che non ha tempo e competenze per seguire
continuamente questi argomenti. Mi faccia sapere qualcosa.
Intanto
la ringrazio per l’attenzione.
Cordiali
saluti
...aspetta
a ringraziarmi, amico: aspetta di aver letto la mia risposta, che ho
già dato e che quindi forse non capirai.
Perché
vedete, ormai è un appuntamento quotidiano: e un giorno Debora, un
giorno Lidia, un giorno Paolo, un giorno Claudio (immaginate quale),
tutti a dirmi quanto è bello il movimento liquido, perché sì, il
vertice è opaco (come ho rimarcato qui) ma la base è tanto
volenterosa e tanto onesta, e decide in un modo un sacco libbero, un
sacco democratico e un sacco bbello.
Premesso
che mi sono rotto i coglioni (mind
my French)
di essere inquadrato nello stereotipo del professorino che non sa
parlare alle masse e non si impegna politicamente, stereotipo che
dice più su chi lo ripete che su quanto sto facendo, vorrei entrare
nel merito del ragionamento dell’amico paperopolese. Un
ragionamento semplicissimo: il popolo certe cose non può capirle,
quindi non perdiamo tempo a spiegargliele, anche perché siamo in
emergenza, il tempo è poco, le prossime elezioni sono decisive (ah
sì?). Diciamo dunque al popolo che i problemi sono altri, quelli dei
quali sente parlare dai giornali
(debbitopubblicocastacoruzzzzionebrutto), così ci viene dietro, e
poi, al momento opportuno, raggiunto il potere... sorpresa! Caro
popolo, la verità è un’altra: il problema sono gli squilibri
esteri e il debito privato!
Oppure
(meglio mi sento!): “Caro popolo, adesso decidi tu con un bel
referendum nel quale sicuramente sceglierai la cosa giusta, dopo soli
trent’anni di lavaggio del cervello a 90° gradi (con azzurranti
ottici), e senza che noi abbiamo smosso un dito per farti capire come
stanno le cose, a parte dar spazio sul blog che detta la linea
politica del movimento alla rima in azzo e alla rima in demenza. Ma a
questo punto saremo al potere, e comunque noi faremo la cosa
giusta”.
Missione
compiuta.
Questo
ragionamento, credo lo vediate, brilla per semplicità ed efficacia,
ma non per originalità. Perché? Semplice: perché
la Realpolitik del
nascondere al popolo la “verità”, o dell’ostentare una
“diversa verità”, per meglio condurlo dove si vuole, è
esattamente la filosofia politica dell’euro. E
quando dico esattamente, intendo esattissimissimissimamente. Infatti,
se ci fate caso, c’è anche la logica dell’emergenza: “presto,
diciamo la qualunque pur di arrivare al potere alle prossime
elezioni, che sono decisive (ah sì?)” equivale a “presto,
facciamo le riforme strutturali di corsa che c’è la crisi”. Sono
piccoli dettagli che solo chi ha un orecchio musicale può
apprezzare.
Ma,
come ci ricorda Satie : « Si
la musique ne plaît pas aux sourds, même s'ils sont muets, ce n'est
pas une raison pour la méconnaître ». E
quindi facciamo attenzione a non méconnaître i
fenomeni che abbiamo di fronte, fin che siamo in tempo.
Vedete,
sopra, quando dico “verità”, intendo la “propria” verità,
quella del politicante di turno: una volta Prodi, oggi Grillo. Se mi
seguite da un po’, ricorderete che la mia personale e umile
riflessione politica, alla quale da cittadino ritengo di avere
diritto, dichiarando la mia incompetenza in materia, è partita
proprio da qui: dal
disgusto per il discorso di Aristide,
per il paternalismo insito nella Realpolitik di
chi ha occultato i costi dell’euro, sapendo esattamente che esso
avrebbe provocato una crisi, e anzi desiderando usarla come strumento
di governo, da chi sapeva che stava spingendo intere popolazioni
ignare del nuoto dentro la piscina della crisi, fottendosene dei
morti che poi ci sono stati.
Morti,
capite, morti, vite umane, cazzo! Gente che si è uccisa per la
disperazione, e gente che si è spenta in povertà e dignità e della
quale nessuno di noi ha mai saputo e mai saprà nulla. Chiaro? Se si
ragiona così, partendo dal presupposto che la verità può essere
occultata, travisata, accantonata, alla fine ci sono i morti. Va
bene? Voi ve la sentite, come evidentemente se la sentiva Aristide,
di caricarveli sulla coscienza? Do per scontato di no. E
allora cerchiamo di capirci bene: in che cosa differisce
l’atteggiamento di Aristide da quello dell’amico
paperopolese?
Secondo
me in nulla.
Qualche
sprovveduto dirà: “Ma Bagnai, scusa! Er mortazza ci ha mentito per
tirarci dentro, Grillo dice una ‘diversa verità’, ci parla di
cose tutto sommato irrilevanti, come byoblu
ha ben dimostrato e
tu avevi detto, ma lo fa per tirarci fuori! Sono
due cose evidentemente diverse, sei ingiusto, uno voleva la cosa
sbagliata, l’altro la cosa giusta, non puoi confonderli”.
Ecco,
sì, va bene, allora tu l’euro te lo meriti. Tienitelo, finché c’è
(per poco), che io parlo con gli altri.
Ci
sono due evidenti cose che non vanno in questo ragionamento.
Il
primo problema
Il
primo problema è che la democrazia non è un contenuto, ma un
metodo.
Chi
disprezza il popolo, come fa, senza nemmeno rendersene conto, chi
dubita della sua capacità di comprensione, non è democratico.
Non si può fare la cosa giusta nel modo sbagliato. Questa è
esattamente la filosofia politica e operativa fascista dell’euro,
filosofia che si è dimostrata fallimentare sul piano economico (devo
spiegarvi perché?) e in fondo anche su quello politico. Qualsiasi
appello al popolo che non parta da un impegno educativo forte è
demagogico e fascista, oltre a essere déja
vu.
E
il “popolo”, se per popolo intendiamo gli operai, gli
agricoltori, gli artigiani, gli impiegati, insomma: noi, il popolo
capisce, capisce e come, se gli parli. Questa è la mia
esperienza. L’esperienza
di gente che mi viene a ringraziare, dicendomi più o meno sempre la
stessa cosa: “Noi sentivamo che era così, ma i nostri politici, i
nostri giornali, erano compatti nel dirci il contrario, e pensavamo
di esser noi a sbagliare”. Quindi
temo non sia giustificato il disprezzo del popolo implicito in chi
vuole condurlo con la tecnica del falso scopo, che andrà anche bene
in balistica o in orienteering,
ma non mi sembra consona alla democrazia.
Mi
dispiace, Paolo,
io ti ho ammirato per il tuo coraggio e per la tua lucidità, e
continuo a farlo, ma nella mia rozzezza, non potendo vantare
competenze specifiche in filosofia della politica, non capisco come
tu possa non vedere questo macroscopico problema di democrazia. Non
si può dire: “intanto prendiamo il potere (o la Sicilia, o quel
che l’è), poi si vedrà”. Non può funzionare così. Così
funzionano quelli che disprezzo. E non me ne fotte niente se
ragionando come ragiono io non si cambia la storia. La Storia non la
cambiate nemmeno voi, col vostro metodo. Potrete incresparne la
superficie, ma rimane il fatto che non avete un cambio di paradigma
da proporre, salvo “er ueb”, non avete un’idea di come ci si
tiri fuori operativamente da questo casino, non avete un’idea di
quale patto proporre agli altri paesi europei per un nuovo percorso
di integrazione che abbia un senso, percorso che necessariamente
passa per una revisione della costituzione materiale economica del
nostro continente, non avete un’idea di come trasmetterlo ai vostri
elettori, ai quali siete costretti quindi a fare discorsi che
mortificano la vostra statura intellettuale e morale.
Inutile
dire (come Debora): “Arbe’, ma se Grillo parla dell’euro lo
tritano, fallo fare, poi vedrai...”.
Non
ne sarei così sicuro. Intanto, se volessero/potessero tritarlo, lo
farebbero già, visti i danni che arreca. Ma perché non lo fanno?
Pensiamoci...
In
questo momento il potere, quello vero, sta giocando un gioco molto
chiaro: screditare, con una serie di scandali a orologeria, tratti
dallo sterminato archivio dei segreti di Pulcinella, l’intera
politica italiana, direi proprio l’idea che in Italia si possa fare
politica. Lo scopo è palese: accreditare l’idea che sia meglio
lasciare il potere ai tedeschi, o almeno ai tecnici. E perché mai il
potere dei tecnici dovrebbe tritare l’antipotere di Grillo? In
fondo, quest’ultimo in realtà gli sta dando una grossissima mano
nell’eliminare quel presidio di democrazia che è la classe
politica. Presidio imperfetto, corrotto, inefficace, datato, tutto
quello che vuoi, ma pur sempre presidio, se paragonato ai tecnocrati
ineletti. Se
ti vuoi togliere di mezzo i politici per lasciare le mani libere ai
tecnici, cosa c’è di meglio di un simpatico e geniale invasato che
attraversa a nuoto bracci di mare per sbraitare contro la politica
corrotta?
Magari
Grillo non sta toccando l’euro semplicemente perché gli è stato
chiesto di non farlo, perché il suo ruolo è un altro. Mi affretto
ad aggiungere che credo e soprattutto spero che questa possibilità
sia in effetti remota e che le cose non stiano così.
Ma
anche presumendo, come si deve fare, la buona fede, l’argomento
dell’amico paperopolese (o di Debora) è comunque poco convincente,
perché per
dire una verità almeno parziale non c’è alcun bisogno di parlare
dell’euro. Basterebbe non ripetere la menzogna propalata dalle
élite europee, secondo la quale la colpa della crisi è tutta del
debito pubblico. Basterebbe
spiegare che chi sta fallendo sono famiglie e imprese (e banche), che
quello che è lievitato è il debito privato, e che i movimenti
internazionali di capitali sono stati un fattore dirompente molto più
della castacriccacoruzzione, e che la colpa è delle banche private
che hanno prestato in modo dissennato a debitori privati, perché
avevano interesse a farlo. Non è un'idea mia, non è un'idea
sovversiva: lo sarà in Italia, ma all'estero è è
'idea del tutto ovvia.
Non
ci vorrebbe molto a farla capire.
Ripeto:
il problema non è che Grillo non dia la diagnosi giusta. Il problema
è che dà sistematicamente quella sbagliata, rinviando tutto a
debitopubblicobbruttocastacriccacoruzzioneladriiiiiii.
Forse
non è chiaro: il problema non è che Grillo non dia la diagnosi
giusta, il problema è che dà sistematicamente quella sbagliata. Il
problema non è che Grillo non dia la diagnosi giusta, il problema è
che dà sistematicamente quella sbagliata. Il problema non è che
Grillo non dia la diagnosi giusta, il problema è che dà
sistematicamente quella sbagliata. Il problema non è che Grillo non
dia la diagnosi giusta, il problema è che dà sistematicamente
quella sbagliata. Il problema non è che Grillo non dia la diagnosi
giusta, il problema è che dà sistematicamente quella sbagliata. Il
problema non è che Grillo non dia la diagnosi giusta, il problema è
che dà sistematicamente quella sbagliata. Il problema non è che
Grillo non dia la diagnosi giusta, il problema è che dà
sistematicamente quella sbagliata. Il problema non è che Grillo non
dia la diagnosi giusta, il problema è che dà sistematicamente
quella sbagliata. Il problema non è che Grillo non dia la diagnosi
giusta, il problema è che dà sistematicamente quella sbagliata. Il
problema non è che Grillo non dia la diagnosi giusta, il problema è
che dà sistematicamente quella sbagliata. Il problema non è che
Grillo non dia la diagnosi giusta, il problema è che dà
sistematicamente quella sbagliata. Il problema non è che Grillo non
dia la diagnosi giusta, il problema è che dà sistematicamente
quella sbagliata. Il problema non è che Grillo non dia la diagnosi
giusta, il problema è che dà sistematicamente quella sbagliata. Il
problema non è che Grillo non dia la diagnosi giusta, il problema è
che dà sistematicamente quella sbagliata. Il problema non è che
Grillo non dia la diagnosi giusta, il problema è che dà
sistematicamente quella sbagliata. Il problema non è che Grillo non
dia la diagnosi giusta, il problema è che dà sistematicamente
quella sbagliata. Il problema non è che Grillo non dia la diagnosi
giusta, il problema è che dà sistematicamente quella
sbagliata.
Per
chi è rimasto, proseguo col secondo problema (il primo essendo che
la democrazia non è un contenuto ma un metodo)
Il
secondo problema
Il
secondo problema di questa bella strategia two
step (prima
vado al potere dicendo cose inesatte o poco pertinenti, poi però
faccio la cosa giusta) è che abbiamo già visto come va a finire: la
strada sbagliata non porta mai nel posto giusto,
con buona pace dei politici, dei politicanti, e dei loro
consiglieri. Gli
economisti lo chiamerebbero un problema di time
consistency,
Dante lo chiamava “lunga promessa con l’attender corto”, e
sapete dove si va a finire in questi casi: al caldo!
Mi
spiego: posto che “la cosa giusta” sia gestire lo sganciamento
dell’Italia dall’euro, intanto nessuno ci garantisce che una
volta preso il potere sulla base di un messaggio distorto il
movimento si adoperi per la “cosa giusta”. Attenzione: non sto
presupponendo una intenzionalità truffaldina. Il fatto è che se tu
vai al potere ululando
debitopubblicobbruttocastacriccacoruzzioneladriiiiiii, poi è chiaro
che se vuoi mantenere il tuo elettorato e un minimo di credibilità
ti devi lanciare in politiche pinochettiane di riduzione
del government
footprint,
di peso dello Stato nell’economia, che in questo momento è
l’ultimo dei problemi. Devi insomma anche tu sposare l’austerità
(sotto le nobili e mentite spoglie di lotta allo
sprecocriccacastacoruzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzione). Non ci son
santi. Il
problema, nel conquistare il potere con la menzogna, non è che uso
fai del potere, ma è la menzogna, perché questa allontana per
sempre la possibilità di un confronto veramente democratico, e
condiziona chi la profferisce tanto quanto chi la subisce.
Se
le cose non cambieranno, amico paperopolese, dovrai scontrarti con
questa sgradevole verità: la rivoluzione, in questo momento, in
Italia, la stanno facendo quelli come me, e sono sempre di più, che
dicono la verità: mostrano i dati, riportano le analisi degli
economisti internazionali, riportano le previsioni delle
organizzazioni multilaterali e dei centri di ricerca più
prestigiosi. Quelli come te forse (e dico, e spero: forse) stanno
solo canalizzando il dissenso in un movimento fumoso e
strumentalizzabile, del tutto compatibile con gli attuali assetti di
potere.
Sintesi
E
adesso io quello che dovevo dire l’ho detto. Chi lo voleva capire
lo ha capito. Chi lo poteva capire lo ha capito. Chi non voleva o non
poteva... pazienza! La palla è in campo ortottero. Giocatevela bene.
Se la base è così liquida e democratica, se non è composta dai
piccoli dr Livore antistato, fradici di invidia sociale e mentalmente
svantaggiati al punto da non capire che la spesa pubblica è reddito
privato, bene: questa base forse ora dovrebbe dare un segnale chiaro.
Dite basta alle menzogne. Non
permettete che di fronte al più colossale fallimento del mercato
della storia dell’umanità vi si venga a ripetere che la colpa è
dello Statodebitopubblicacastacoruzzzionemannnamoliaccasaaaaaaa. Non
fatevi prendere in giro.
Aggiungo
che ringrazio molto l’amico paperopolese per la sua stima. Io
vorrei ricominciare a vivere una vita più tranquilla, ma se mi
scrivete vi do un’intera mailing list di merlettaie della sinistra
pronte a passare sotto bandiera ortottera, dopo che avranno preso
l’ennesima inevitabile sòla dai vertici del Partito di Destra o
del partito Fognatore. Per i sottosegretariati c’è la fila, state
tranquilli. Di economisti, al momento giusto, non mancherete (credo),
e saranno anche eterodossi quel tantino che potrebbe piacere a
voi.
Ma
se la rappresentazione della realtà che i vostri vertici propalano
(lanciando il sasso e nascondendo la mano, in nome del “tutte le
opinioni vanno ascoltate”) non dovesse cambiare nei prossimi
giorni, be’, allora sapete che c’è: not
in my name.
E
siccome è mio destino non essere originale, né nell'elaborazione
teorica (come sempre sottolineo e mai viene capito) né in quella
politica, vi regalo il commento dell’amico Alex al post di
ecodellarete, un commento sintetico più del mio ed efficace più del
mio:
Ieri
leggevo la letterina a Babbo Natale del Commovente Rabboni! Un
discorso da far invidia al mitico “Aristide” di Bagnaiesca
memoria! Poiché la gente non capisce un cazzo mentre noi
sì, meglio un imbonitore da circo che continui ad
impapocchiarli per bene naturalmente al fine di “inserire persone
oneste e competenti nei palazzi del potere,” (questa poi, cazzo,
presumo niente di meno che SanFrancesco, Ghandi, Martin Luther King,
Sant’Agostino, e Maria Teresa di Calcutta (le quote rosa vanno
rispettate); se proprio poi la situazione
risultasse gravissima giocheremmo il Jolly facendo
scendere in campo LUI, Gesù Cristo in persona) che un oscuro esegeta
di provincia, che nell’esporre le “SUE TEORIE” (ripetuto
123 volte) si affatica a tentare di far percolar la “dura” verità
nel Cranio refrattario della gente!
Fantastico! Se questo è
il futuro, Stamo in una botte de fero!
Ecco,
chissà perché, anche Alex, nel leggere l’amico paperopolese, ha
pensato ad Aristide. Guarda caso, non sono solo, siamo in due. E
forse anche più di due, se andate a vedere la discussione
in ecodellarete.
Che dite, lo facciamo uno sforzo? Vogliamo
capire e dire che non ci sono mie teorie,
ma eventualmente teorie di un paio di premi Nobel di passaggio?
Vogliamo capire e apprezzare la differenza fra chi fornisce i dati e
chi fornisce fuffa? Dai, proviamoci, che poi, vedrete, staremo meglio
tutti.
La
verità è come la cicoria. All’inizio sembra amara, ma poi non
puoi più farne a meno. Anche il vostro popolo sembra non possa più
farne a meno. Ecco l’occasione giusta per capire se nel movimento
comanda davvero la base. Buon lavoro, fateme sape’: a proposito di
base "liquida", io devo fare il bagno ai pupi...
E,
come si dice a Roma, nel caso non ci vedessimo, speriamo sia per
colpa vostra. Con la variante del mio amico di Montecompatri, il
quale si congedava sempre da me con queste sagge parole: "Oggi
ce semo, domani nun ce sei". Potrebbe anche valere per il
gagliardo movimento. Mi dispiacerebbe, ma ho elaborato lutti
peggiori. Nessun lutto è peggiore di quello della verità.
PenZatece...
articolo
ripreso da http://sollevazione.blogspot.it/
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