Di JAMES C. KENNEDY
counterpunch.org
Milton
Friedman e l'avvento del fascismo monetario
Se
vi capita spesso di chiedervi come mai il “capitalismo del libero
mercato” sembri un fallimento nonostante che economisti e
opinionisti politici assicurino che funziona a dovere, la vostra
intuizione è azzeccata.
Il
capitalismo del libero mercato ormai appartiene al passato. A dire il
vero il capitalismo del libero mercato è stato sostituito da
qualcosa che è sia contro il capitalismo sia contro il libero
mercato. La deviazione avviene alla luce del sole.
A
iniziare all’incirca dal 1970, gli Stati Uniti e la maggior parte
del “mondo libero” si sono allontanati dal tradizionale
“capitalismo del libero mercato”, imboccando una strada
diversa.
Al giorno d’oggi gli Stati Uniti e gran parte
dell’economia mondiale operano sotto quello che io chiamo Fascismo
Monetario: un sistema nel quale gli interessi finanziari controllano
lo Stato a vantaggio della classe finanziaria. Si tratta di qualcosa
di significativamente diverso dal Fascismo tradizionale, un sistema
nel quale lo Stato e l’industria operano a vantaggio dello Stato.
Il
Fascismo Monetario è stato concepito e diffuso tramite la Chicago
School of Economics. Le opere collettive di Milton Friedman
costituiscono le fondamenta del Fascismo Monetario. Consapevoli della
universale impopolarità del termine “Fascismo”, Friedman e la
Chicago School of Economics camuffarono le loro opere sotto
l’etichetta di “Capitalismo” ed economia del “Libero
Mercato”.
La
chiave di volta del principio corruttore di Friedman è che
l’investitore (cioè il denaro, a essere precisi) non conosce né
doveri, né obblighi, né impegni contrattuali nei confronti di
niente e nessuno. Il “Mercato” di Friedman non soggiace a
“qualsiasi” criterio umano di moralità, discrimine politico o
interesse nazionale. Il denaro è libero di agire senza vincoli
materiali o sociali. Nulla è proibito, finché il mercato può
fornire un “prezzo di equilibrio” [1].
La
differenza fondamentale tra il capitalismo del libero mercato di Adam
Smith e il “capitalismo del libero mercato” di Friedman è che
quello di Friedman è un modello iper-depauperante [2], del genere
che crea e sostiene paesi del terzo mondo e repubbliche delle banane,
a prescindere da confini geografici o politici.
Chi
affermasse che in questo non c’è nulla di nuovo, perderebbe di
vista l’essenziale. Friedman non fa differenza tra un qualsiasi
paese del terzo mondo e il proprio. La differenza fondamentale è che
Friedman ha creato un modello che permette e promuove lo sfruttamento
del suo stesso paese, di fatto di qualsiasi paese, a beneficio degli
investitori, o meglio dei super ricchi. Egli ha camuffato questa
dottrina tossica con la veste del “capitalismo del libero mercato”
e ha convinto la maggior parte del mondo ad accoglierla come propria
salvezza economica.
Per
quanto sembri improbabile, questa ideologia ha il consenso quasi
universale della maggior parte degli economisti, dei media, delle
università, della Federal Reserve, del Tesoro, di quasi tutti i
membri del Congresso statunitense e di chi più ne ha più ne metta.
Oggi l’ideologia di Friedman è accettata, in varia misura, da
quasi tutti i paesi del mondo. Ma alla fine dei conti questo modello
basato sullo sfruttamento è insostenibile a qualsiasi livelli, sia
di individuo sia di nazione.
La
differenza essenziale tra l’ideologia di Smith e quella di Friedman
è semplice: Smith era di fatto un mercantilista [3]. È vero, egli
si opponeva alla consuetudine di accumulare oro e ad altre pratiche
mercantiliste, ma in definitiva era un mercantilista. Smith sosteneva
il “libero commercio” con l’obbiettivo di accrescere i vantaggi
dei mercanti britannici, e di conseguenza dello Stato. Nulla lo
esprime più chiaramente del titolo del suo libro, Indagine sulla
Natura e le Cause della Ricchezza delle Nazioni. Il mercantilismo si
basa sulla relativa ricchezza di uno stato nazionale rispetto agli
altri, non sulla spoliazione dello Stato e dei suoi cittadini a
vantaggio dell’individuo.
Smith
credeva nel potere dello Stato e riconosceva che soltanto per mezzo
del potere dello Stato la libera impresa può avere successo e
prosperare. Concordava con Locke che, in un mondo senza Stato, “la
vita è breve e brutale”. Conseguentemente, esistono degli obblighi
nei confronti dello Stato e delle persone che lo costituiscono:
quelli che lavorano.
Secondo
Smith ogni macellaio, panettiere, artigiano e mercante avrebbe dovuto
perseguire il proprio interesse, e quel vantaggio economico alla fine
avrebbe beneficiato i suoi concittadini e la Corona. Gli argomenti di
Smith contro alcuni precetti del mercantilismo erano intesi a
procurare agli artigiani inglesi un maggior vantaggio, niente di più.
Lo scopo era quello di rendere il proprio Stato più ricco di tutti
gli altri, un’alternativa alla primitiva pratica della guerra come
tradizionale mezzo di arricchimento della Nazione. Smith vedeva la
situazione come un gioco a somma zero. E dato che l’Inghilterra era
all’epoca l’indiscussa dominatrice dello sfruttamento globale, lo
sfruttamento delle altre Nazioni veniva considerato un obbiettivo
legittimo.
Comunque,
secondo l’economista David Ricardo lo scambio tra nazioni dalle
economie relativamente similari produce quello che chiamava
“vantaggio comparato”. Il vantaggio comparato si basa sulla
specializzazione: la Germania costruisce attrezzature meccaniche,
l’Italia prodotti in pelle, la Francia produce formaggio, vino e
letteratura. Quando queste nazioni scambiano merci tra loro ognuna
delle parti ottiene un guadagno netto, risultato della
specializzazione che evita la duplicazione delle risorse [4].
Ovviamente
la cosa non funziona quando le nazioni del primo mondo delocalizzano
fabbriche e posti di lavoro verso economie di sussistenza [5] (il
termine “comparato” esce di scena). La delocalizzazione verso
economie non comparative è di puro sfruttamento, perché tutto il
guadagno viene privatizzato e non ha più collegamenti cogli
interessi nazionali. La delocalizzazione non comparativa danneggia
sia la nazione di origine sia quella di destinazione.
Un
soggetto finanziario è in grado di ottenere vantaggi ambientali,
fiscali, finanziari e infrastrutturali dalla nazione ospite. Se la
nazione ospite cercasse di rinegoziare la sua posizione nei riguardi
di quel soggetto economico, il soggetto può mettere in campo il
potere della sua nazione di origine (i.e. Il Dipartimento di Stato).
Questo genere di intervento può rivelarsi molto dispendioso per la
nazione di origine e risultare tragico per la nazione ospite. Sotto
il dominio del Fascismo Monetario, il soggetto finanziario ottiene
profitti spropositati dalla nazione ospite, utilizzando lo stato come
proprio garante di legalità, massimizzando nel contempo l’elusione
fiscale tramite corporation off-shore (e altri stratagemmi).
Il
capitalismo di libero mercato, nella concezione di Smith, era per
natura nazionalistico, per cui all’aumento della ricchezza dello
Stato Nazione corrispondeva un aumento della ricchezza dei cittadini
e dell’industria. Questa relazione richiedeva obblighi e ricompense
condivisi da Stato e cittadini.
Il
Fascismo tradizionale, com’era concepito da Mussolini o da Hitler,
possedeva un carattere aggressivamente nazionalistico col quale lo
Stato promuoveva al di sopra di tutto l’industria, con lo scopo di
rafforzare lo Stato a fronte di quelli che percepiva come rivali.
Hitler e Mussolini credevano che di quanto lo Stato faceva avanzare
l’industria, di tanto l’industria avrebbe fatto avanzare il
popolo – dignità e orgoglio per la propria nazione erano principi
imprescindibili.
Il
Fascismo Monetario, nella concezione di Friedman, utilizza i poteri
dello stato per porre gli interessi del denaro e della classe
finanziaria al di sopra e al di là di tutte le altre forme di
attività economica (nonché di altri soggetti portatori di
interessi) e dello stesso Stato.
Nelle
democrazie e nelle nazioni del primo mondo tutto questo viene
ottenuto attraverso l’attività di lobbying, i contributi
elettorali, gli incentivi finanziari, i controllori che passano dalla
parte dei controllati (e viceversa), e altri mezzi ancora. Con queste
premesse, lo Stato viene cooptato nella modifica di regolamentazioni
e leggi, nello sviamento di indagini e provvedimenti giudiziari o
nella creazione di scappatoie fiscali a beneficio della classe
finanziaria. Queste azioni finiscono per minare la sovranità degli
stati.
Per
quel che riguarda il resto del mondo, gli interessi e la sovranità
degli stati vengono minate per mezzo del Fondo Monetario
Internazionale, della Banca Mondiale e di altre agenzie monetarie
globali.
Il
Fascismo Monetario ha una spiccata preferenza per l’investimento
politico piuttosto che per l’investimento di capitali.
Quest’investimento è concepito per perseguire e sostenere le
opzioni e le attività della classe finanziaria nelle sue
manipolazioni volte a creare opportunità ancora maggiori di profitti
spropositati, o a produrre transazioni per rimuovere il rischio, che
riversano i profitti degli arbitraggi rischiosi [6] tutti da una
parte, mentre le future perdite cadranno sull’altra.
Su
scala globale, le idee di Friedman hanno influenzato pesantemente i
trattati internazionali in materia fiscale e di flusso di capitali,
con il fine ossessivo di affrancare il capitale da qualsiasi obbligo
nei confronti sia del paese di origine sia di quello ospite. In
sostanza questi accordi hanno creato una nazione virtuale, o non
nazione, costituita di denaro, che si situa al di là della portata
degli stati-nazione convenzionali. La “mano invisibile” di
Friedman è libera di prosciugare la ricchezza di qualsiasi
corporation o nazione senza che ci sia alcun obbligo reciproco.
La
Tranquilla Insurrezione del Denaro
Ogni
teoria economica viene concepita per soddisfare un bisogno, per
giustificare azioni pubbliche o private. Dati i profitti sempre
crescenti della classe finanziaria nel corso di un’epoca di
dismissioni, cominciata negli anni 70 e tuttora in corso, c’era
bisogno di una giustificazione ideologica per le loro azioni (la
svendita del futuro dell’America e la distruzione di imprese e
posti di lavoro per ottenere rapidi profitti), e per questo scovarono
e abbracciarono il Fascismo Monetario. Di fatto, si trovarono a
vicenda: Friedman stava soltanto “soddisfacendo un bisogno del
mercato”.
Friedman
creò semplicemente una nuova ideologia che giustificasse quello che
la classe finanziaria stava già facendo.
Razionalizzare la
dismissione di un’intera economia è moralmente deplorevole, ma ha
anche offerto la possibilità di profitti “taglie forti” su scala
gigantesca. Alla ricerca di un po’ di rilevanza nella marea
distruttiva del capitalismo cannibalistico, altri accademici si sono
buttati tra le onde. Nessuno si è preoccupato di prendere in
considerazione le conseguenze a lungo termine che sarebbero derivate
dall’integrale smembramento della nostra economia industriale. Al
contrario, gli accademici “scoprirono” di colpo un futuro
utopistico e inverosimile che sarebbe stato reso possibile dal potere
creativo della finanza e dall’abbandono della nostra eredità
industriale in cambio di un’economia di servizi.
Sconvolgente?
Nient’affatto. La promozione, da parte degli accademici, di
concetti, teorie, narrazioni storiche, insieme alle nozioini di
“fatti” e “scienza”, è sempre di più a disposizione di chi
offre di più. Realtà su misura vengono prodotte su ordinazione ad
nauseam dai tanti “think tank” esentasse che cercano di plasmare
il pubblico dibattito e dirigere le politiche pubbliche a vantaggio
dei loro clienti.
Milton
Friedman e la Chicago School of Economics affermavano di aver
affinato e sviluppato strumenti moderni e scientifici di “capitalismo
del libero mercato”, atti a far emergere vantaggi ancora maggiori
dal semplice, primitivo concetto di “libero mercato” di Adam
Smith. Il Fascismo Monetario venne adottato con rapidità perché la
cultura occidentale era cosciente dell’enorme contributo storico
arrecato dal tradizionale capitalismo del libero mercato, e
desiderava approfittare della promessa di un salto di qualità.
In
verità, si trattò di nient’altro che fumo negli occhi – lo
schermo per nascondere il comportamento privo di scrupoli di
banchieri di investimento, scalatori di società, speculatori,
corporation off-shore, spacciatori di debiti e soffiatori di bolle
(di solito la medesima cosa). L’espansione dei profitti si
realizzava rubacchiando la tecnologia e il capitale investito dalle
generazioni passate, con la liquidazione della forza lavoro e la
delocalizzazione della produzione, scremando i fondi per il TFR
[pension accounts] ed eliminando o indebolendo i reparti di Ricerca e
Sviluppo, e con la concessione di pacchetti di opzioni a manager e
dirigenti che si concentrassero su obbiettivi finanziari di corto
respiro.
I
Laboratori Bell, un tempo parte della compagnia telefonica AT&T,
che hanno a suo tempo creato le basi per l’elettronica e la
tecnologia delle comunicazioni oggi in uso, vennero trasformati nella
Lucent Technology. La Lucent fece rapidamente man bassa del
patrimonio [tecnologico] dei Laboratori Bell, in modo da arricchire
se stessa e i suoi azionisti, lasciandosi dietro un guscio vuoto che
alla fine venne assorbito dalla Alcatel.
I
banchieri di investimento di Wall Street, le società specializzate
in acquisizioni e liquidazioni, insieme ai fondi speculativi,
divennero i paladini di un “libero mercato” in cui la loro
fedeltà andava ai “nobili azionisti”, ai mercati e ai flussi
monetari. In realtà gli azionisti erano/sono poco più che l’anonimo
e momentaneo strumento nel perseguimento incessante di “profitti
taglie forti” sempre maggiori. Il normale accumulo di capitale
venne sostituito con manovre finanziarie mirate a ottenere
l’acquisizione di titoli tramite liquidazione, i dirigenti
abbandonarono una rigorosa gestione a lungo termine in favore di
risultati a breve termine e trucchi contabili legati alla quotazione
di opzioni e pacchetti di azioni. Nel momento in cui il capitale
ottenuto dall’entrata in borsa di una società [IPO – Initial
Public Offering] viene usato pere pagare la fuoriuscita dei primi
investitori, il mercato azionario si è trasformato in nulla di più
di una serie di strategie di fuga attinenti alla teoria dei giochi.
Per la creazione di progetti produttivi o a grande intensità di
capitale, il mercato delle partecipazioni azionarie è una piazza
totalmente fallimentare. Guardate al fallimento dei mercati di
capitali.
In
ogni caso, l’enorme fallimento sistemico, sia a livello nazionale
sia globale, nasce dalla distorsione del mercato del debito pubblico
e privato. Ciò è stato reso possibile da un decennio di massicce
deregolamentazioni e dai lasciti della crisi finanziaria del
2008.
L’intera crisi del 2008 è responsabilità del Congresso
statunitense. Quando il Congresso abolì il Glass Steagall Act,
emanato in risposta alla Grande Depressione, eliminarono qualsiasi
sostanziale supervisione sul sistema delle banche [commerciali] e
delle banche d’investimento.
Perché
il Congresso statunitense cambiò la legge che proteggeva la nostra
economia da una seconda depressione come quella degli anni 30? È
semplice: si trattò di contributi ai politici (vagonate di soldi che
nel settore privato sarebbero state considerate bustarelle se non
peggio), di riempire le prime file della Fed, del Tesoro e
dell’Amministrazione con dirigenti di primo piano della Goldman
Sachs et similia, e della prospettiva di ottenere un impiego nel
settore privato della finanza per regolatori malleabili, ex membri
del Congresso ed ex Presidenti.
È
a causa di questa decennale orgia di conflitti di interessi saturi di
contante che il Congresso alla fine delegò all’industria
finanziaria la sua “autoregolamentazione”. Se si vuol credere
alla retorica del tempo, la deregolamentazione era intesa a dare via
libera al “potere di creare ricchezza” i quei nuovi strumenti
finanziari concepiti dal puro genio dei banchieri di
investimento.
Alan Greenspan e altri non vedevano limiti al
potenziale contributo economico dei mercati finanziari – se solo
fossero stati liberati da normative gravose e futili.
Questa
deregolamentazione irresponsabile permise al sistema finanziario di
creare migliaia di miliardi di dollari in CMO e CDS (CMO:
Collateralized Mortgage Obligations – pacchetti di mutui ad alto
rischio che ottenevano una valutazione AAA; CDS: Credit Defaultr
Swaps – assicurazioni fittizie, cartaccia come i CMO) e altri
derivati complessi, derivati ipotecati, derivati sintetici, perfino
derivati ipotecati sintetici e le transazioni nascoste con capitale
incontrollato che creava e quotava questi sofisticati strumenti
finanziari.
Il
risultato fu un accumulo di debito (e correlati titoli derivati)
insostenibile e senza precedenti, letteralmente centinaia di bilioni
di dollari, di varie lunghezze superiore al PIL, gestiti da banchieri
senza né controllo né scrupoli. A molte nazioni, alla fine, questo
è costato la sovranità.
Sovranità
Monetaria e Morte delle Nazioni
Il
modello di Friedman di drenaggio della ricchezza si è trovato sin
dall’inizio in conflitto col tradizionale Stato Nazione e con il
concetto di sovranità nazionale.
Ottimo, direte, lo stato è il
male e va rimpiazzato con qualcosa di nuovo. Non c’è da fidarsi di
questo tipo di ragionamento. La nocività dello stato non è nulla in
confronto a quella dell’arraffa-soldi [7]. Lo Stato deve rendere
conto al pubblico, o quantomeno alle organizzazioni criminali.
L’arraffa-soldi risponde solo al proprio desiderio insaziabile di
accumulare sempre più denaro.
L’ideologia
di Friedman comincia a minare la sovranità dello Stato svincolando
la creazione di ricchezza dagli interessi statali. La ricchezza che
si viene accumulando viene utilizzata per alterare l’attività
politica, per ottenere scappatoie fiscali e normative finanziarie a
vantaggio del ceto benestante. Nel corso della storia, lo Stato ha
sempre protetto gelosamente la propria sovranità. Perciò, com’è
potuta sopravvivere una tale ideologia, e come ha fatto a
impadronirsi dello Stato?
È semplice: hanno cooptato tutti
quanti. Prima gli accademici e i think tank, poi, l’uno dopo
l’altro, i partiti politici. I media sono stati assorbiti e
concentrati nelle mani di un oligopolio aziendale [8] che ha
prontamente imposto i propri interessi tramite le agende di direttori
e programmisti. Poi si sono radicati nella società attraverso TFR e
fondi pensione. Perfino i disoccupati e gli inabili al lavoro sono
stati dichiarati idonei a ottenere una carta di credito, magari una
macchina nuova, perfino una casa. Il debito pubblico e privato si è
allargato a livello nazionale e globale. Per un breve periodo hanno
fatto sentire tutti più ricchi. E nel frattempo l’industria
finanziaria delocalizzava, liquidava, dislocava e metteva fuori gioco
le tradizionali attività produttive della nostra economia.
Con
l’avvento del Fascismo Monetario, la percentuale di PIL dovuta ai
guadagni del settore finanziario è cresciuta dal 5% del 1969 a più
del 22% del 2008. Nello stesso lasso di tempo l’industria
manifatturiera è scesa da una percentuale maggiore del 26% ad appena
il 12%. Utilizzando criteri di aggiustamento storici quella
percentuale scende a meno del 10%. Solo la parte di PIL pertinente al
governo federale è stata maggiore [di quella del settore
finanziario], arrivando al 35%.
Piazzandosi al primo posto
nell’economia statunitense, l’industria finanziaria è diventata
la protagonista dell’azione di governo. Ma il vero potere dietro
l’industria della finanza va molto più in là dei semplici
vantaggi politici che si ottengono finanziando una campagna
elettorale. L’industria finanziaria esercita un’influenza
profonda e diffusa su tutte le attività di governo, per mezzo della
Federal Reserve, il Ministero del Tesoro, Fannie May e Freddie Mac
[9], la FDIC [10], consiglieri di primo piano nell’Amministrazione,
membri del Congresso, nomine politiche nella SEC [la Consob
statunitense], la CFTC [11], e componenti del Council of Foreign
Relations, nonché agganci in organizzazioni globali come il G8, il
G20, il Comitato di Basilea [12], il Fondo Monetario Internazionale e
la Banca Mondiale.
Per mezzo di un’influenza senza precedenti
sull’Amministrazione, sulle commissioni parlamentari finanziarie e
sulla Federal Reserve, hanno ottenuto il pieno controllo su chi
stabilisce le regole. Difatti sono stati individui come Alan
Greenspan, Tim Geithner (della Federal Reserve), Robert Rubin a Larry
Summers (dell’Amministrazione), insieme ad altri, che hanno messo a
tacere i “regolatori canaglia” [13] che cercavano di mettere in
guardia il Congresso statunitense sui rischi potenziali della
deregolamentazione, dei derivati e delle transazioni nascoste.
Greenspan, Summers, Rubin e gli altri hanno in sostanza messo in
scena un processo in stile staliniano contro Brooksley Born e altri,
allo scopo di mandare un messaggio agli altri aspiranti regolatori:
per la classe finanziaria le regole non valgono più. E ha
funzionato.
Una
volta avuti sotto controllo i regolatori e i membri chiave delle
commissioni parlamentari sulla finanza, si ritrovarono liberi di
modificare le norme contabili, di creare complicati strumenti
finanziari e manipolare il rischio dei derivati, mentre le perdite
reali raggiungevano livelli stupefacenti di sfacelo globale.
Ipotecarono i CMO e perfino i CMO sintetici a livelli insostenibili,
camuffando ogni possibile segnale di allarme con CDS senza garanzie
collaterali.
Il
rischio concreto per la finanza globale veniva mimetizzato dagli
strumenti derivati, legati all’enorme portafoglio di debiti
controllati da banche “troppo grandi per fallire”, investite di
un potere politico senza precedenti.
Queste banche non erano
sottoposte a nessuna effettiva forma di regolamentazione. Per la
precisione, Goldman Sachs e simili poterono entrare, dalla sera al
mattino, nel novero delle più grandi banche mondiali, garantendosi
accesso illimitato alla Finestra di Sconto [14]. Si tratta di una
mossa talmente clamorosa da sfuggire alla miopia del pubblico, mentre
i media, gli accademici e i think tank hanno fatto tutti scena muta.
Ma
l’accesso illimitato alla Finestra di Sconto non era abbastanza.
Le
banche di investimento e l’industria finanziaria nel suo insieme
possono godere della liberalità illimitata dello stato attraverso
l’alleggerimento quantitativo, dell’immunità penale per quel che
riguarda strumenti finanziari fraudolenti come i CMO, i CDS e
derivati assortiti, operazioni speculative coi soldi dei clienti
[15], sottrazione di denaro ai clienti, travasi totali di titoli da
banche fallite a banche in via di fallimento, e perfino per l’intera
operazione manipolatoria del LIBOR [16].
Il tradimento definitivo
è stato perpetrato dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha
conferito al denaro una voce e poteri elettorali [17]. Questa
decisione considerava ogni singolo dollaro in circolazione come un
potenziale elettore. Nelle mani di un cittadino qualsiasi, la voce
del dollaro ammonta a 2.500 dollari a persona per candidato. Ma nelle
mani di un SuperPAC controllato da qualche potere economico, la voce
del dollaro non ha praticamente limiti.
Il settore finanziario ha
investito più di 5 miliardi di dollari in contributi elettorali dal
1998 al 2008. Come se 5 miliardi non bastassero, la sentenza della
Corte Suprema e la creazione dei SuperPAC determinerà sulla politica
l’effetto di uno tsunami.
Ai SuperPAC è consentito raccogliere
e spendere illimitate quantità di denaro provenienti da individui,
corporation, associazioni e altri gruppi di interesse per sostenere
“apertamente” i politici candidati. Un esempio recente di quanto
tutto questo sia negativo è rappresentato dal contributo di 10
milioni di dollari versato a Newt Gingrich da Sheldon Adelson e da
sua moglie. I contributi “legali” del SuperPAC degli Adelson
hanno, da soli, mantenuto il “loro candidato” nelle Primarie
Repubblicane. Gingrich, a parte questo singolo finanziatore, non gode
di alcun altro significativo sostegno. Democrazia? Governo
rappresentativo?
Quella
decisione di fatto ha abolito la forma rappresentativa del nostro
governo. Di nuovo, questo atto di tradimento non ha innescato nessuna
discussione rilevante tra gli accademici, i costituzionalisti, i
think tank, gli attivisti dei diritti civili o nei media. Perché?
Sono stati tutti cooptati.
Oggi
il potere dello Stato serve ciecamente l’interesse di quelle
banche, a spese di chiunque altro. Non sto dicendo che tutto questo
debba essere il frutto di una ben meditata cospirazione. Al
contrario, si tratta di un risultato inevitabile. In assenza di
ostacoli, i sistemi orientati verso l’accrescimento, come i virus,
tendono a un’espansione senza limiti. Senza la presenza di
limitazioni, l’equilibrio diventa impossibile. L’enfasi ossessiva
dedicata alla crescita monetaria ha compromesso tutti gli altri
aspetti dell’economia.
Qualsiasi
leader politico statunitense che perseguisse un programma di tipo
nazionalista verrebbe messo alla gogna come oppositore del “libero
scambio” e un pericolo per il “libero mercato”. L’esempio
perfetto è costituito dalle reazioni, sia a livello parlamentare sia
governativo, alle tradizionali iniziative di Politica Industriale. La
reazione unanime è quella di caratterizzare qualsiasi iniziativa di
Politica Industriale come “anti libero scambio” e antiamericana.
È doppiamente sbagliato: l’intera argomentazione di Adam Smith sul
libero scambio era intesa a potenziare la Politica Industriale
dell’Inghilterra. Ed è un dato di fatto che la potenza industriale
statunitense è radicata in 200 anni di Politica Industriale diretta,
sostenuta o sponsorizzata dal governo.
La
stampa e gli opinionisti hanno altresì contribuito a questo
rovesciamento della realtà, quando hanno messo in discussione la
fiducia di Obama nel capitalismo per via delle sue critiche alla
delocalizzazione di posti di lavoro statunitensi da parte di Mitt
Romney quando era a capo della Bain Capital. Secondo stampa e
opinionisti la delocalizzazione è un principio fondamentale del
“libero mercato”, ma la delocalizzazione non trova nessuno spazio
nel libero mercato di Adam Smith. La delocalizzazione come viene
effettuata oggi, tecnicamente è incompatibile anche con Ricardo,
dato che il Vantaggio Comparato di Ricardo presuppone una reciprocità
di scambio tra partner relativamente simili.
Nel
corso della storia i governi hanno utilizzato le tariffe o altri
mezzi per riequilibrare eventuali grandi discrepanze con partner
commerciali troppo diversi o indesiderabili. Oggi le corporation e
l’industria finanziaria hanno messo da parte queste “disparità
comparate”. Alla fine tutto questo ha come risultato la diffusione
della disoccupazione e della delocalizzazione all’interno delle
nazioni origine e ospite, e tutto il costo cumulativo diventa
semplicemente onere per lo stato.
Non
è niente di più che una speculazione sulle disparità e il
trasferimento dei costi collaterali allo stato. Dato che i costi
della disoccupazione e della delocalizzazione minacciano la relazione
asimmetrica tra stato e classe finanziaria, la classe finanziaria
promuove l’austerità tramite i propri vari think tank, accademici
a libro paga e sostenitori nel Congresso e nell’Amministrazione.
Al
di fuori degli USA, a sponsorizzare l’austerità ci sono il FMI, la
Banca Mondiale e varie agenzie internazionali monetarie, commerciali
e finanziarie, inclusa l’Unione Europea.
Oggi
le classi bancaria e finanziaria impongono quest’ideologia per
mezzo di media e governo con la stessa spietatezza della Chiesa nel
Medioevo: avere dubbi equivale a essere eretici. Si tratta di una
forma di scomunica molto più sinistra, che colpisce qualsiasi figura
pubblica che non accetti o non dichiari con sufficiente eloquenza la
sua fedeltà alla venefica ideologia di Friedman.
Di conseguenza,
è una triste realtà che sia i membri Democratici sia i membri
Repubblicani del Congresso indossino la livrea [17] del Fascismo
Monetario – che sia per convinzione o per paura. Entrambi i partiti
sono divenuti schiavi di questa ideologia mortale.
Contagio
Globale
Sfidare
il Fascismo Monetario è molto più pericoloso per i leader politici
di paesi al di fuori del G20. I leader populisti che pratichino
politiche di tipo nazionalista violano automaticamente una o più
norme degli accordi internazionali di “libero scambio”. La non
conformità a queste norme porta alla fine a sanzioni commerciali,
un’austerità imposta da FMI e Banca Mondiale, o peggio ancora…
L’ideologia
di Friedman è globale e le sue regole di “libero scambio” sono
profondamente integrate nelle normative del commercio internazionale.
Tutti i trattati internazionali su commercio e finanza stipulati
dalla nostra Nazione sono una serie di accordi capestro che
costringono tutte le nazioni a rovesciare la loro sovranità per
aderire al Fascismo Monetario. È un’epidemia globale basata su un
sistema di trasmissione con poteri universali di costrizione.
Considerato il massiccio aumento del rapporto debito/PIL di molte
delle nazioni occidentali, un piccolo aumento del prezzo del denaro
porterebbe con facilità al fallimento e alla bancarotta.
Oggi gli
Stati Nazione hanno di fronte niente di meno che un Armageddon
finanziario – l’opzione Sansone, se non esaudiscono le pretese
dell’industria bancaria globale. Ed è con quest’arma che la
Classe Finanziaria è arrivata a dominare lo Stato.
Lasciate
stare Al Qaeda: l’unica vera minaccia per gli Stati Uniti e la
sicurezza internazionale è la classe finanziaria. Hanno creato le
Armi di Distruzione di Massa Finanziaria (Financial WMDs) e sono
pronti a smantellare l’economia mondiale. Sono più pericolosi di
qualsiasi “gruppo terrorista”, perfino più di tutti i “gruppi
terroristi” messi insieme.
Che
esagerazione, direte – ma considerate cosa ha inflitto il sistema
bancari alla Friedman all’Islanda, l’Irlanda, la Grecia,
l’Estonia ecc. Quante nazioni occidentali ha rovesciato l’Islam?
Nemmeno una, e il paragone dovrebbe far spavento.
Il denaro si è
fatto stato, e lo stato tradizionale è costretto a servire gli
interessi del denaro. Dovunque la Classe Finanziaria signoreggia
apertamente sulle nazioni sovrane. Irlanda, Grecia e Spagna ricevono
ultimatum, e ricordatevi dell’estorsione di 700 miliardi di dollari
di Hank Paulson nei confronti del Congresso [19]. Quei 700 miliardi
erano solo l’inizio. Per mezzo di un accesso illimitato alla
Finestra di Sconto, all’alleggerimento quantitativo e altri sistemi
di salvataggio pagati dai contribuenti, i trasferimenti all’industria
finanziaria, a giugno del 2010, superavano i 16.000 miliardi di
dollari, secondo una verifica della Federal Reserve. Tutto sulle
spalle dei contribuenti, e il conto continua a crescere.
Perché i
cittadini irlandesi o islandesi devono accettare le perdite delle
banche private come fossero debito pubblico? Perché i greci devono
accettare l’austerità dovuta a una serie di contratti stipulati
dai loro politici e congegnati dalla Goldman Sachs appositamente per
ingannare gli altri partner europei? Se la Goldman Sachs ha
manipolato la documentazione con l’intento di commettere una frode,
allora la Goldman Sachs dovrebbe farsi carico delle conseguenze
finanziarie e legali. I contribuenti non c’entrano un bel
nulla.
C’è da restare di sasso. Nel corso degli ultimi 40 anni
il Denaro ha ottenuto il controllo su tutti noi. Le generazioni a
venire vedranno la luce sotto il peso del debito dei loro padri. Non
esiste luogo dove fuggire. È più di una tela di ragno, più di una
piovra succhia-soldi, è una peste globale che infetta il nostro
stesso DNA. È il Peccato Originale del denaro – soggetto a
interesse composto, convertito in derivati, ipotecato e impacchettato
in un CMO, e quindi messo in gioco coi CDS.
I
super-ricchi continueranno ad accumulare ricchezza. Il sistema
bancario continuerà a fare “scommesse a rischio zero”,
incassando i guadagni e lasciando le perdite al pubblico. Mentre
queste perdite continuano ad accumularsi sul bilancio, lo stato sarà
costretto a sottoporre i cittadini a misure di austerità. Col
crescere di austerità e livello del debito, l’economia mondiale
continuerà a vorticare nel water a velocità sempre maggiore, finché
non saremo tutti risucchiati nello scarico.
Inchinatevi
alle Regine del Welfare [20]
Il
totale dei trasferimenti di fondi pubblici e la presa in carico di
passivi, riguardo le istituzioni finanziarie a partire dal 2008,
supera quello dell’intera storia dello stato sociale di tutte le
economie del mondo libero nel loro insieme fin dai tempi di Bismarck
(è così, basta fare i conti).
E
quindi, com’è possibile che le più grandi regine del welfare
della storia possano esigere che il resto della società sia
costretta a farsi carico della loro prolifica moltiplicazione di
migliaia di miliardi di dollari di derivati e altri abomini
finanziari nel nome del “libero mercato”? Semplice: il vostro
governo ha rinunciato alla sua Sovranità Nazionale.
Il
governo rappresentativo non esiste più. L’incomprensione e la
cieca accettazione da parte del pubblico dell’ideologia di Friedman
come se fosse una legittima forma di capitalismo è precisamente ciò
che rende il Fascismo Monetario immune a ogni concreta contromossa
politica.
È la classica situazione in cui non si riescono a
identificare efficacemente le cause di un’epidemia. Questo è il
potere nascosto del Fascismo Monetario. Se si fallisce
nell’identificazione dell’origine della patologia o del suo mezzo
di trasmissione, l’ulteriore contagio, le diagnosi e le cure
sbagliate sono una certezza.
Il
sostegno pubblico al venefico sistema di Friedman si basa sui passati
successi dell’autentico capitalismo e del libero mercato come li
concepiva Smith. La maggior parte dei cittadini statunitensi vorrebbe
disperatamente riconquistare il passato prestigio della nostra
Nazione. Dato che non sanno distinguere tra il sistema di Smith e
quello di Friedman, vedono le restrizioni governative sugli affari,
sul fisco e sui flussi di capitale come un ostacolo al raggiungimento
della nostra passata grandezza economica. Si può contare su una
maggior richiesta, da parte del pubblico, di deregolamentazioni
ancora maggiori, con un’influenza ancora minore sul sistema e sulla
economia e sovranità della Nazione.
Intere
industrie sono da tempo sparite nel nulla. Il Fascismo Monetario di
Friedman ha devastato quasi tutto quel che resta della classe media.
In cerca di combustibile, l’incendio si è fatto strada verso la
classe medio-alta e verso la classe medio-bassa. La piccola impresa e
i sindacati vengono consumati dalle fiamme. Perfino alcuni membri
della classe finanziaria sono stati offerti in sacrificio al dio
denaro. Decine di migliaia di ex membri della classe medio-alta,
insieme ad alcuni ranghi inferiori della classe abbiente, si
ritrovano senza lavoro qualificato e senza prospettive. Sono tutti
passati per il tratto digerente del Fascismo Monetario, eppure
continuano a difendere strenuamente il “libero mercato”, in modo
da poter essere inceneriti fino in fondo quando l’incendio montante
cercherà nuova esca.
L’unica
difesa razionale possibile è una denuncia collettiva dell’ideologia
di Friedman, nel dibattito politico e accademico, e una rilettura
degli autentici principi di Adam Smith.
La fine del Fascismo
Monetario inizia col diffondere il concetto che esso è l’antitesi
del capitalismo, del libero mercato, dell’autodeterminazione
dell’individuo e della sovranità nazionale. Ma finché il mondo
continua a vederlo come l’incarnazione del “capitalismo del
libero mercato” di Adam Smith, sarà impossibile fermarlo.
Finché
continuerà il saccheggio e tante vite verranno distrutte, la
moltitudine infuriata continuerà a gonfiarsi. E mentre si avvicina
la massa critica, avanza anche la paura. Ciò che resta della classe
medio-alta e della classe media teme di perdere ciò che possiede,
mentre i nuovi poveri si attaccano disperatamente alla loro fede nel
“libero mercato” di Friedman, nella speranza della redenzione. I
fedeli riconfermano la loro fede, a loro danno, e intanto le file dei
paria si moltiplicano. Siamo diventati comparse della nostra stessa
tragedia [21]
Siamo al termine dell’evoluzione umana, siamo
diventati cose di proprietà. Siamo condizionati a servire chi ha
denaro, ne vuole sempre di più, sempre di più ne genera, sempre e
solo nel nome del denaro. Il futuro è buio.
Il
prevedibile esito a lungo termine è un profondo declino verso un
oscurissimo Feudalesimo Monetario.
Alla domanda di come si
prospettasse il futuro dell’umanità, Eric Blair, meglio noto come
George Orwell, rispose: “Immagina uno stivale che calpesta un volto
umano – per sempre” [22].
Benvenuti nell’Età Oscura del
Denaro.
Fonte:
www.counterpunch.org
Traduzione
per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D'AMICO
Note
del traduttore
[1] Il prezzo di equilibrio (clearing price) è il prezzo di mercato che si raggiunge in una situazione di perfetto equilibrio tra domanda e offerta, secondo le regole del “libero mercato”. [cfr. e-investimenti.com][2] Nell’originale “hyper extractive”. Si riferisce alle colture agricole che impoveriscono il terreno senza rimpiazzare le sostanze nutritive perdute, e che quindi devono essere alternate a colture di rinnovo. [Sapere.it][3] In soldoni il mercantilismo può essere definito come “la politica indirizzata ad aumentare, entro lo Stato, la disponibilità di moneta e il protezionismo tendente a rendere la bilancia commerciale attiva” [Treccani] che è poi il modo in cui si sono formate le potenze economiche in età moderna. Si tratta, evidentemente, di un approccio opposto a quello liberista [Wikipedia].[4] A parte la divertente descrizione delle varie “specializzazioni” nazionali, l’autore da’ un’immagine un po’ troppo ottimistica del vantaggio comparato, che Ricardo ideò proprio per opporsi al “protezionismo” mercantilista delle Corn Law della sua epoca (vedi articolo dal Real World Economic Review Blog), ma dato che il punto in questione è la similarità tra le economie che intrecciano l’interscambio, la semplificazione è più che accettabile.[5] Cioè quelle di paesi che non hanno abbastanza beni da effettuare uno scambio “paritario” coi paesi più ricchi.[6] Arbitraggio rischioso [Risk Arbitrage]: contrapposto all’arbitraggio non rischioso (che consiste nel comprare su un mercato e vendere su un altro, traendo un profitto “sicuro” dalla differenza di quotazione), l’arbitraggio rischioso è un genere di investimento speculativo, spesso legato agli hedge fund, che riguarda società oggetto di (futura) acquisizione. Diciamo che le azioni di una società X sono quotate 50. Si viene a sapere che qualcuno vuole comprare la società X offrendo 60 ad azione. Lo speculatore informato deve procurarsi le azioni, che magari sono salite a 55 per via dell’annuncio, e sperare così di guadagnarci quando l’acquisizione diverrà un dato di fatto. Siccome ci sono molte variabili e incognite (le autorità di controllo possono intervenire, alcuni azionisti possono mettersi in mezzo, o addirittura la preannunciata acquisizione può non verificarsi affatto) si tratta di un’attività “rischiosa”. [cfr. Wikipedia][7] Ho preferito una traduzione alla larga del termine “money counter” (che è la macchina che conta automaticamente le banconote), perché il termine “avaro” (che nel suo significato più autentico indica un accumulatore, non un usuraio) è gravato da tristi eredità ideologiche.[8] Nell’originale si parla di “corporate conglomerates”: ho esplicitato il senso dell’espressione.[9] “Fannie Mae e Freddie Mac (rispettivamente Federal National Mortgage Association e Federal Home Loan Mortgage Corporation) sono due società create alle fine degli anni Trenta per garantire i fondi per il mercato immobiliare americano. Sono formalmente società private dalla fine degli anni Sessanta ma hanno sempre avuto una linea di credito garantita per svolgere la loro “missione pubblica”. [IlSole24Ore (2008)]“Per calmare gli investitori, preoccupati che i colossi dei mutui Fannie Mae e Freddie Mac possano esaurire gli aiuti ricevuti dal Governo americano, il dipartimento al Tesoro ha rivisto i termini dei prestiti erogati a partire da quattro anni fa, quando la crisi aveva quasi ridotto al collasso le due agenzie (erano “sponsorizzate” dal Governo, ma sono finite sotto il controllo federale proprio a causa della crisi). [Corriere.it (agosto 2012)][10] “La Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) è una società del governo degli Stati Uniti istituita dal Glass-Steagall Act del 1933. L’FDIC svolge due funzioni principali: fornire una assicurazione sui depositi delle banche membre fino a 250.000 dollari per depositante per banca; vigilare sulla solvibilità di banche statali che non sono sottoposte alla vigilanza del Federal Reserve System (le banche nazionali sono invece sottoposte per legge alla sorveglianza dell’Office of the Comptroller of the Currency). L’FDIC, inoltre, svolge alcune funzioni a tutela del depositante, nonché collegate alla liquidazione di banche in stato di insolvenza. [Wikipedia][11] Analoga alla SEC, la CFTC (United States Commodity Futures Trading Commission) “è l’agenzia di Governo Statunitense che si occupa della regolamentazione del mercato dei futures.” [Forex Wiki][12] L’originale ha “Basil Accords”, cioè “Accordi di Basilea” (“Gli Accordi di Basilea sono linee guida in materia di requisiti patrimoniali delle banche, redatte dal Comitato di Basilea, costituito dagli enti regolatori del G10 (composto attualmente da undici paesi) più il Lussemburgo allo scopo di perseguire la stabilità monetaria e finanziaria. [Wikipedia]), ma è evidente che il riferimento è all’organo decisionale.[13] “Rogue regulators”. Il testo riporta “rouge regulators”, ma si tratta di un lapsus calami.[14] Finestra di Sconto (Discount Window): “ovvero il ricorso in ultima istanza a finanziamenti, richieste di prestito a breve termine fatte dalle grandi banche direttamente alla Federal Reserve, alle banche centrali, invece che attraverso il sistema interbancario. Storicamente una richiesta di questo tipo coincide con un segnale di debolezza da parte dell’istituzione finanziaria che lo richiede in quanto non più in grado di reperire liquidità a breve termine sul mercato per far fronte ai propri impegni.” [borsamercato.com][15] Nell’originale si parla di “front running”: “Nelle operazioni in titoli, si dice che un operatore si viene a trovare in front running nel momento in cui, conoscendo che in futuro avverrà una compravendita di notevoli dimensioni, agisce prima della stessa eseguendo un’operazione per conto proprio, così da beneficiare dell’oscillazione di prezzo dovuta al volume della contrattazione che si verificherà in un secondo momento.” [Performance Trading][16] Cfr. l’articolo di Mark Vorphal Il Cuore Oscuro dello Scandalo .LIBOR.[17] Il riferimento è alla famigerata decisione nella causa Citizen United vs. Federal Election Commission, “Questa, in nome primo emendamento alla Costituzione, quello che garantisce la inviolabilità della libertà di parola, ha stabilito che le grandi imprese non dovessero sottostare ad alcun limite nell’ammontare di finanziamenti elettorali destinati a candidati a pubbliche elezioni. La Corte giunse a tale determinazione spaccandosi letteralmente in due, la sentenza fu infatti emessa con una maggioranza di 5 voti contro quattro, a dimostrare quanto fosse scottante e controverso il thema decidendum. In sostanza la suprema magistratura americana, dominata da una maggioranza di giudici conservatori, nominati anche da George W. Bush, ha aperto la strada ad una illimitata possibilità di influenza del processo democratico americano da parte delle grandi corporation, del loro capitale e soprattutto dei loro interessi.” [Pierfrancesco Galgani][18] Nell’originale “ wear Monetary Fascism on their sleeves” (letteralmente “hanno appuntato il Fascismo Monetario sulle loro maniche”) che trae origine dall’antico costume dei cavalieri di appuntarsi su una manica un pegno d’amore in segno di dichiarata fedeltà.[19] Hank Paulson, ex dirigente della Goldman Sachs e nel 2008 Ministro del Tesoro, fu il principale sostenitore del piano di salvataggio del sistema finanziario, tramite un “bailout” di 700 miliardi di dollari (sotto Bush, proseguito da Obama). Nel maggio dello stesso anno Paulson sosteneva che “ormai il peggio è alle nostre spalle”. [Wikipedia] Ora si scopre che forniva a grossi investitori informazioni riservate sulle iniziative finanziarie del governo. [Business Insider][20] Epiteto razzista lanciato nel 1976 dal candidato Ronald Reagan. Nell’immaginario conservatore una welfare queen è un membro di una minoranza razziale (un nero, si capisce) che sfrutta l’assistenza pubblica per fare una bella vita alle spalle dei contribuenti. È una delle tante sfaccettature dell’odio dei conservatori per poveri e minoranze. [Wikipedia][21] L’originale ha “bit player”, che indica un attore con pochissime battute (una comparsa non ne ha nessuna). [Wikipedia][22] È una delle frasi più note di 1984.
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