domenica 25 novembre 2012

Ma che belle primarie!


Di Carlo Bertani
carlobertani.blogspot.it


La prima cosa che mi viene in mente quando penso alla parola “primarie” è “primati”, ossia scimmie un po’ evolute, ma sempre scimmioni con poco cervello.

Così, Domenica prossima (oggi, ndr) andranno in onda (è il caso d’usare questa locuzione) le tanto strombazzate primarie del PD, nelle quali il partito conterà gli equilibri interni prima della scissione: quelle del PdL non meritano nemmeno che si sprechi carta per una buffonata.



E’ un fatto che vincerà Bersani – l’apparato è pronto ed oliato solo per questa evenienza – qualora dovesse vincere Vendola l’accelerazione centrifuga verso la scissione dei pro-Monti nei confronti dei contro-Monti subirebbe un incremento imprevisto, ma non cambierebbe niente del loro futuro.

Renzi sarà rottamato: vedremo se Monti e Berlusconi offriranno di più per ritirare il rottame, oppure la città di Firenze se lo dovrà tenere a vita.

Ciò che mi fa pensare ad un’operazione di facciata e senza senso – roba da primati, appunto – è che le primarie non contano nulla: hanno un senso nel sistema elettorale statunitense, che è radicalmente diverso da quello italiano. Pensate: hanno ancora i “grandi elettori”, roba che da noi ricorda imperatori e vassalli.

E’, però, roba “ammericana" come il chewing-gum e la Coca-Cola: prendi ‘sta roba dall’America e buttala nella politica italiana. Già che c’erano, potevano fare le primarie per eleggere il Politburo del Partito: sarebbe stato veramente grandioso.

Perché non contano nulla?

Perché ogni tornata elettorale – sia essa politica oppure amministrativa o, ancora, un referendum – nel sistema legislativo italiano deve essere emanata da un’autorità neutrale (ne esistessero ancora…) come la Presidenza della Repubblica. Inoltre, i risultati vanno al vaglio delle Corti d’Appello: non sarà tanto – ricordiamo “Il portaborse” di Nanni Moretti e le a dir poco “fumose” elezioni del 2006 – ma qualcosa è.

Invece, le cosiddette primarie sono soltanto delle consultazioni interne, ma senza nessuna garanzia che il voto per quel candidato sia dato da un elettore non tanto del PD, quanto almeno dell’area di centro sinistra che vorrebbe rappresentare.

Poi, l’aggiunta dei due euro sa di “tassa occulta” per il partito: due milioni d’elettori – ha detto Bersani – quattro milioni di euro che entrano. Che ne faranno? Mah…

Quelli di Casa Pound hanno dichiarato che voteranno Bersani: per carità, liberi di votare chiunque, ma mi sembra un po’ un assurdo. Oppure un gioco politico. Chissà quanti di destra andranno a votare – dietro suggerimento del Partito – per Renzi, oppure per Vendola…insomma, scusate il termine: una cagata.

E veniamo ai programmi.

Veramente, dopo la riga sopra, potremmo lasciare un lungo spazio bianco – a mo’ d’Apollinaire e della sua “pittoscrittura” – perché si sente solo parlare di “dopo-Monti” uguale al prima, oppure di qualcuno che prenderà il posto di Monti per fare le stesse cose. O quasi.

Bersani ha rilasciato un’intervista sulla scuola (1) a Massimo Giannini ed è stato chiaro come l’acqua, nel senso di limpido, inodore ed insapore com’è il liquido più comune. Cambiare? Certo, sicuro. Cosa? Qui inizia la furbizia contadina del segretario del PD: ci sono cose che non ci piacciono…la scuola va lasciata “tranquilla” (ma cosa vuol dire!?!)…minacce no, per carità noi non minacciamo crisi di governo, pensiamo che si possa “ragionare”…

A forza di ragionamenti, siamo finiti per pagare per i giorni di malattia, per andare in pensione quasi a 70 anni, a non avere più un aumento di stipendio da anni, ad avere tagli all’organico che costringono ai salti mortali, decurtazioni ai fondi per le quali, in una scuola, spendere 100 euro è già un problema…lasciarla “tranquilla”?!? Voleva forse dire che, loro, smetteranno di tassarci e di tagliare? Beh, su questo posso quasi essere d’accordo, nel senso che c’è più poco da sciacallare.

Insomma, da tutta la filippica (vedetela in nota) non si ricava un provvedimento concreto, un fatto certo, una legge da cambiare: nulla.

Vorremmo ricordare all’arzillo segretario del PD una frase di Mao: “Il potere nasce dalla canna del fucile”. Per chi non prende nemmeno in considerazione un voto contrario, nasce dalla canna del gas.

Non soddisfatto dalla bella performance sulla scuola – con vicino un Massimo Giannini del quale lodiamo l’intelligenza, un po’ meno il servilismo di vedersi (è un bravo giornalista) relegato a pappagallo ripetente di domande già concordate – ha dissertato sulle pensioni(2).

Anche qui il solito panorama, anche se qualcosa di concreto c’è: l’idea (lo ripete 50 volte) non è quello di cambiare la riforma Fornero, bensì di migliorarla, renderla “perfettibile”. Come?

Agendo sulla flessibilità in uscita, nel senso che – se vuoi andare in pensione “giovane”, diciamo a 62 anni – ti “riduciamo” la pensione, altrimenti vai da “meno giovane”, ossia a 70. Insomma, a 62 anni 800 euro, a 70 1.400: come aveva già dichiarato all’insediamento del governo Monti(3).

Dobbiamo scaldarci e venirti a votare, dandoti 2 euro, per tutto questo? Neanche una parola sulle scandalose pensioni dei parlamentari e dei manager, sulle liquidazioni stellari, sui finanziamenti in chiaro ed occulti ai partiti: ma per chi ci prendi?

Il bello è che l’avvocato nato a Bettola – nomen omen… – non s’accorge nemmeno della trappola nella quale sta per finire oppure, se lo sa, sta tradendo tutti gli elettori della cosiddetta “sinistra” italiana. Cosa sta tramando il commensale del tavolo appresso?

La novità si chiama Montezemolo.

Il bel Lucherino – “libera e bella” per gli amici, dalla nota pubblicità dello shampoo (per il ciuffo) – è stato obbligato a “scendere in campo” quando s’è visto che un altro “bello” – Casini – non tirava fuori un ragno dal buco: nonostante tutti gli sforzi per dimostrare che “Monti è bello”, mettendogli pure insieme Fini e l’altro bello – Cicciobbello-Rutelli – non riuscivano nemmeno a mettere insieme un misero 8% per arrivare al Senato. Cavoli amari, anzi, amarissimi con Grillo intorno al 20%.

La mossa Montezemolo qualcosa frutterà: senz’altro richiamerà voti dalla corazzata in demolizione del PdL – ma quanti? Dove c’è Berlusconi di mezzo non ci si può mai fidare – e allora, allora…che dire dell’ala “cattolica” del PD?

Quanto valga oggi, prima delle elezioni, la ex Margherita è difficile dirlo ma, se si presentasse con l’appoggio incondizionato a Monti, non crediamo che andrebbe oltre un 5%, ad essere ottimisti (per loro).

Allora, si va alla contrattazione interna (le primarie, appunto) – dove, ricordiamo, basta pagare due euro e può votare anche Berlusconi in maschera – per spuntare nei posti in lista il massimo numero di collegi sicuri, in fin dei conti dei nominati.

L’obiettivo al quale puntano i vari Fioroni, Letta (nipote), Tabacci…è raggiungere almeno il 20% di nominati, facendo forza sull’altra “ala” democristiana della Bindi e di Franceschini: insomma, portare via più posti che è possibile all’ala bersaniana. Poi, quando mancheranno una manciata di voti per una maggioranza (questo è il lavoro occulto di Napolitano) di centro (Monti) che va da gruppi ex PdL (la Bertolini, ad esempio), reduci di AN, passa per il centro di Montezemolo, Casini, Fini e Rutelli e termina con Fioroni alla testa di un partito che, nella realtà dei voti, conta circa il 5% (o meno) dei voti del PD – un 2% a livello nazionale – e che si troverà, invece, una quota di parlamentari più alta.

Ci sembra impossibile che Bersani non ci sia arrivato: lo vedremo dopo l’investitura, se farà oppure no i conti all’interno. Chi resterà e chi se ne andrà prima delle elezioni? No…i democristiani sono troppo furbi per fare mosse azzardate e resteranno buoni buonini, come gatti sul cuscino fino alle elezioni.

Perché, Bersani, non li metti alla prova con un’altra proposta di legge sui matrimoni gay?

Non lo farà: ha troppo paura delle scissioni, vorrà dire che tutto il partito diverrà “montiano” e i democristiani, col loro manipolo, continueranno a controllare quello che un tempo era il grande partito della sinistra.

Tutto ciò, che in realtà segue una progressione costante da anni, ha privato il PD del suo elettorato tradizionale: a forza di “correre al centro”, hanno regalato un quinto dell’elettorato a Grillo. Si tratta di un elettorato che il PD non potrà più utilizzare per un progetto comune della sinistra (qualcuno, all’interno del PD, strizza l’occhio), giacché le posizioni sono diventate troppo distanti.

Così, dalla vittoria in tasca che aveva un anno fa, Bersani si troverà in una posizione ambigua: forte sì di un 35% (con Vendola), ma dall’altra parte i giochi sono più vari e possono, all’occorrenza, mettere insieme il diavolo e l’acqua santa. Basta sostenere Monti.

Facile no?




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