domenica 14 ottobre 2012

Ribellarsi è un diritto. Cominciamo?


DI MAURIZIO BLONDET
rischiocalcolato.it

Chi uccide il tiranno è lodato e merita un premio”
san Tommaso d’Aquino

L’albero della libertà deve essere annaffiato di tanto in tanto dal sangue dei patrioti e dei tiranni. E’ il suo concime naturale”. 
Thomas Jefferson

Signori, abbiamo dato come “diritto acquisito” la libertà dall’oppressione. Invece , si tratta di una conquista che si deve strappare agli oppressori, facendo loro paura. Ed anche peggio: Tommaso d’Aquino, un santo, non considera omicidio l’uccisione del tiranno. Oggi, i tiranni e oppressori sono numerosissimi e insaziabili del nostro denaro: sono i politici che abbiamo votato e i loro compari imbucati nel settore pubblico. con mezzi legali non è possibile cacciarli dal poteere, perchè costoro hanno “occupato” la legalità: si aumentano gli stipendi “per legge” (la votano loro), rigettano i tagli “per legge”, tormentano noi cittadini con la burocrazia, ci perseguitano chiamandoci evasori, ed è tutto legale. Noi cittadini, che li paghiamo, siamo sottoposti a soprusi, punizioni arbitrarie intollerabili. 

Equitalia può bloccarci i conti correnti e le carte di credito, sequestrarci automezzi ed altri beni, senza nemmeno avvertirci: non esiste più il diritto di proprietà in Italia.  Le pubbliche  persecuzioni hanno portato al suicidio decine di imprendotori, e tutto “legalmente”.  La democrazia di fatto non esiste più: i nostri politici hanno ceduto la sovranità popolare che gli avevamo delegato,  all’eurocrazia di Bruxelles e alla Bce, entrambi organi non-eletti, fattidi individui coooptati non sappiamo come. E  alla fine hanno ceduto il loro “dovere” di governare ad un  gruppo di “tecnici” guidati da un presidente della Commissione Trilaterale e da banchieri, a loro volta agli ordini di uno speculatore di  Goldman Sachs, Mario Draghi, e di governi stranieri (Berlino).  Logica e giustizia voleva che i nostri politici, dopo aver così auto-certificato la loro nullità e inutilità, se ne tornassero a casa. Invece,  hanno mantenuto per sé una sola “sovranità”: quella di aumentarsi gli emolumenti a piacere, e di arraffare “contibuti elettorali” e “ai gruppi” che costano miliardi. Con voto unanime, quindi del tutto “legale”. 

Il supremo tempio del diritto, la Corte  Costituzionale,  come abbiamo visto, ha dichiarato incostituzionale il taglio degli stipendi loro (400-600 mila euro annui) e degli altri miliardari di stato.  La magistratura   gode di una totale impunità, e può commettere  gravissimi soprusi  contro la libertà dei cittadini. Ne elenco tre: intercettare chiunque in  qualunque momento, come il vecchio Kgb sovietico. Incarcerare preventivamente  innocenti  (Kgb). Scegliere come testimoni privilegiati dei criminali comprovati e già giudicati, i “pentiti” (definiti non a caso “collaboratori di giustizia”  e stipenditi: in pratica diventano funzionari ausiliari della  magistratura) dando loro la libertà di accusare calunniosamente gli avversari politici dei giudici,   senz a  obbligo di portare  prove oggettive. Basta la parola di criminali, meglio se pluriomicidi mafiosi. La parola di testimoni onesti, invece,  non vale nulla senza i “riscontri oggettivi”. 

Quando la volontà del popolo s’è espressa con  inequivocabile  chiarezza e con  “referendum”,  dichiarando sua volontà di votare col sistema di voto maggioritario,  la responsabilità civile dei giudici, l’annullamento del finanziamento pubblico dei partiti –   tutto il sistema “democratico” e “legale”  s’è adoperato per calpestarla.  Non abbiamo il voto maggioritario, ma un proporzionale corretto, perchè  faceva comodo a loro. I magistrati non pagano i loro errori. I partiti, sappiamo come continuano ad arraffare impunemente.

Eppure  il referendum è il mezzo più legale e legittimo della volontà popolare, scritto nella Costituzione. Chi doveva farlo rispettare? Il presidente della repubblica, la Corte Costituzionale.   Non hanno fatto nulla.  LA volontà popolare espressa costituzionalmente è stata calpestata, e loro l’hanno lasciata calpestare. Perchè sono parte del potere occupante, del sistema di Dispotismo che si autonomina “democrazia”.

Ebbene: questo avviene perchè siamo stati troppo passivi.  Perchè a molti di noi faceva comodo, molti hannno ricevuto qualche beneficio d alla “legalità sequestrata”, la maggioranza per paura: questi oppressori, come tutti gli oppressori,  si sono anche accaparrati la forza pubblica ed esercitano la violenza contro di noi.   Molti cittadini, probabilmente, pensano sia “illegale” sbattere fuori ccon la forza questi mascalzoni.  E’ un  dovere. 

C’era un articolo (art.50 secondo  comma) che lo dichiarava, nella bozza della nostra Costituzione: “Quando i poteri pubblici violino le libertà  fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino”. Questa frase fu proposta  dai democristiani, Dossetti e Moro, nel 1947.  Fu in seguito  cancellata perchè la guerra fredda infuriava, e si temeva desse un’arma in più al più potente partito comunista dell’Occidente (già allora  metà del nostro popolo, della libertà se ne fotteva: era pronta a darla a Mosca).  Ma ciò non significa che  la resistenza all’oppressione sia diventata illegale. Al contrario, è una conseguenza diretta della sovranità popolare: chi ha “occupato” i poteri pubblici e li gestisce in modo da violare i diritti fondamentali dei cittadini, deve essere  cacciato. Noi cittadini viviamo, ormai è chiaro, sotto occupazione.  Spogliati da un occupante,  che non ha il minimo interesse alla  prosperità comune, alla giustizia e all’equità.  Bisogna re-imparare a resistere. E’ dura,  saremo minoranza,  dovremo entrare in clandestinità, rischiamo il carcere (preventivo, ossia la tortura),  la persecuzione giudiziaria e fiscale. Ma se non ci ribelliamo, ci faranno sempre  eggio.

L’albero della libertà deve essere annaffiato di tanto in tanto  dal sangue dei patrioti e dei tiranni. E’ il suo concime naturale.



2 commenti:

  1. finalmente la capiscono anche gli intellettuali! Troppo tardi...
    Martin Pescatore

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