A
CURA DI DIMIYTI CUDAKOV*
globalresearch.ca
Pravda.Ru ha
intervistato Paul Craig Roberts, economista americano che in passato
è stato Segretario Aggiunto al Dipartimento del Tesoro
nell’amministrazione Reagan e fondatore della Reaganomics, – le
politiche economiche promosse dall’allora Presidente Ronald Reagan
negli anni ’80.
Abbiamo chiesto al Dr.Roberts di condividere le
sue opinioni sulle questioni interne ed esterne degli Stati
Uniti.
Pravda.Ru: Dr.
Roberts. Lei è conosciuto in Russia come ideatore della Reaganomics,
che aiutò il paese a superare la stagflazione di quegli anni. Quali
erano gli aspetti chiave di quelle politiche e come ne valuta i
risultati oggi? La sua fede nel mercato libero si è
affievolita?
Paul
Craig Roberts: Mercato
libero significa la libertà dei prezzi di adeguarsi alla domanda e
all’offerta. Non significa l’assenza di regolamentazione dei
comportamenti umani.
La
Reaganomics era un termine politico per indicare un’economia basata
sull’offerta, un nuovo sviluppo delle teorie economiche. Nel mondo
occidentale dopo la seconda guerra mondiale, i governi utilizzarono
la politica economica Keynesiana basata sulla domanda per controllare
e per promuovere l’occupazione. John Maynard Keynes fu l’economista
inglese che attribuì la causa della Grande Depressione occidentale
all’insufficiente domanda aggregata necessaria per mantenere
occupazione e prezzi stabili.
La
gestione keynesiana della domanda si basava sui deficit di bilancio
dei governi su una “facile” politica monetaria (creazione del
denaro) per stimolare la domanda di beni e servizi. Per controllare
l’inflazione derivante da un’eccessiva domanda, si utilizzava un
alto tasso d’imposizione fiscale per ridurre i redditi in
eccesso.
Il
problema fu che gli alti tassi d’imposizione fiscale sul reddito
resero il tempo libero poco costoso in termini di perdita di utili
derivanti dal non lavoro, e resero i consumi poco costosi in termini
di utili futuri derivanti dalla riduzione del risparmio e degli
investimenti.
In
altre parole, gli alti tassi d’imposizione fiscal resero il tempo
libero e i consumi poco costosi in termini di reddito mancato, sia
presente sia futuro. Quindi la forte pressione fiscale depresse
l’offerta di lavoro e di capitali.
Usando
la percentuale inglese del 98% d’imposizione fiscal sui redditi da
investimenti (pre-Thatcher) l’economista premio Nobel Milton
Friedman illustrò il problema con questo esempio. Immagina di essere
un inglese con 100,000 dollari. Li investiresti per redditi futuri o
ci compreresti una Rolls-Royce e ti godresti la vita? Il vero prezzo
della Rolls-Royce (o di una Bentley o Ferrari o Maserati) non è il
prezzo d’acquisto. Il prezzo della macchina esotica è il mancato
reddito per non aver investito i 100.000 oggi.
Supponi
di poter guadagnare il 10% dei 100.000 dollari. Il costo
dell’acquisto della macchina di lusso sarebbe quindi di 10.000
dollari l’anno. Ma dopo aver pagato le relative tasse (98%) la
macchina costerebbe solo 200 dollari l’anno, un prezzo quindi
decisamente irrisorio.
Lo
stesso esempio vale per il lavoro e il reddito da lavoro. A causa
degli alti tassi d’imposizione fiscale, molti professionisti, come
i medici per esempio, chiusero i loro studi di venerdì pomeriggio
per andare a giocare a golf.
Cambiando
il mix di politica, cioè applicando una stretta alla politica
monetaria e riducendo le aliquote fiscali (le aliquote sull’aumento
dei redditi) la politica economica dalla parte dell’offerta di
Reagan permise all’offerta aggregata di crescere nuovamente. Di
conseguenza la produzione aumentò in proporzione alla domanda e
l’inflazione decrebbe.
Questa
politica basata sull’offerta fu il primo importante passo positivo
di Reagan nel processo di porre termine alla guerra fredda con
l’Unione Sovietica.
Finché
l’economia statunitense fosse stata afflitta dalla stagflazione e
dall’aumento della disoccupazione e dell’inflazione, l’Unione
Sovietica avrebbe assistito al fallimento non solo del comunismo ma
anche del capitalismo. Ma quando Reagan rimediò al problema
economico, il governo Sovietico barcollò nella sua certezza di poter
battere l’avversario nella corsa gli armamenti.
Il
secondo passo avanti di Reagan sarebbe stato quello di portare il
governo Sovietico al tavolo dei negoziati e porre fine alla guerra
fredda. Questa guerra rappresentava un enorme costo economico per
entrambe le due società e c’era sempre l’incognita di un
possibile conflitto nucleare, cosa che avrebbe addirittura cancellato
il genere umano dalla faccia del pianeta. Gorbaciov, persona
intelligente e pienamente cosciente dei rischi in ballo, arrivò a un
accordo con Reagan.
Questo
fu certamente un grande traguardo per gli Americani e per i Russi.
Amicizia e cooperazione finalmente possibili. Ma non doveva durare
molto. Il successore di Reagan approfittò della buona fede tra i due
paesi che Reagan e Gorbaciov avevano creato, per imporre la
supremazia nel mondo.
D:
Negli anni ’80, cavalcando il ristabilito potere economico degli
Stati Uniti, Reagan riuscì a convincere il governo sovietico
terminare la Guerra Fredda. Tutti quegli accordi, come lei dice,
furono vanificati dai successori di Reagan.
La Russia ha
un’opinione del tutto differente su Reagan. I Russi pensano a lui
come l’uomo che ha ripreso la corsa agli armamenti, progettato lo
scudo spaziale e “debellato il cancro del comunismo”, essendo
riuscito a convincere (o corrompere?) Gorbaciov alla cooperazione.
Forse che anche lui dovrebbe far parte della lista dei responsabili
dell’attuale “idiotismo” americano?
R:
Reagan non era un membro del sistema Repubblicano. Lui sconfisse il
candidato del sistema, George H. W. Bush (padre di George W. Bush)
alla nomination presidenziale repubblicana. Puntando sia sugli
elettori democratici sia sui repubblicani, Reagan ebbe una
grandissima vittoria elettorale.
Aveva
due obiettivi: uno era quello di sconfiggere la stagflazione, l’altro
era di porre fine alla Guerra Fredda. Non gli importava molto di
altro. La “corsa agli armamenti” e le “guerre stellari di
difesa con i missili antibalistici” non erano reali. Erano
semplicemente “minacce” utilizzate per indurre Gorbaciov a
negoziare la fine della Guerra Fredda. A differenza dell’attuale
Partito Repubblicano, Reagan voleva la pace, non la guerra.
Dico
questo perché quando riuscii a far adottare la nuova politica
economica che curò la stagflazione, il Presidente Reagan mi mise a
capo di una commissione presidenziale super-segreta con poteri di
controllo addirittura sulla CIA.
La
CIA si oppose al tentativo di Reagan di mettere fine alla Guerra
fredda, come anche fece tutto l’apparato militare e d’intelligence
su cui il Presidente Dwight Eisenhower mise in guardia il popolo
americano nel suo ultimo discorso alla Nazione. La fine della guerra
fredda metteva a rischio i profitti delle potenti industrie belliche
e il potere della CIA. La CIA disse che l’Unione Sovietica avrebbe
vinto la corsa agli armamenti, perché l’ Unione Sovietica aveva il
controllo totale degli investimenti, diversamente dagli Stati Uniti,
e poteva quindi stanziare l’intero PIL dell’Impero Sovietico per
scopi militari. La commissione segreta creata da Reagan fermò la
CIA.
Sono
stato membro del programma US-USSR di scambio studentesco con
l’Unione Sovietica nel 1961 e avevo avuto modo di osservare la
situazione. Nel mio primo libro (1971) diceva che l’economia
sovietica aveva fallito. Quando, decenni dopo, parlai all’Accademia
Sovietica delle Scienza a Mosca nel 1989 e nel 1990, i membri
dell’Istituto Economico mi portarono delle copie del mio libro
perché gli facessi l’autografo. Ed io che pensavo che in Unione
Sovietica ci fosse ancora la censura… L’Unione Sovietica crollò
tre anni dopo che Reagan lasciò l’incarico presidenziale. Fu una
sorpresa per noi che avevamo aiutato Reagan a mettere fine alla
Guerra Fredda e neutralizzare la minaccia della guerra nucleare.
Io
e altri sostenitori di Reagan ci opponevamo all’espansione della
Nato fino ai ridotti confini della Russia. Quello che il mondo sembra
ignorare è che il crollo dell’Unione Sovietica scatenò negli
Stati Uniti una nuova, pericolosa ideologia conosciuta come
“NeoConservativismo”.
D:
Lei ha scritto che “il folle e criminale governo di Washington, non
importa se Democratico o Repubblicano, e quale che sia l’esito
delle prossime elezioni, è la peggior minaccia alla vita sulla Terra
mai esistita”. Come descrive questa minaccia, in che consiste e chi
la rappresenta in particolare negli Stati Uniti?
R:
La minaccia è l’ideologia neoconservativa, scatenata dal crollo
Sovietico. E’ una forma di Marxismo in cui, invece del
proletariato, chi vince alla fine della storia è il “capitalismo
democratico” americano. Gli americani sono “indispensabili”,
gli Stati Uniti sono la nazione “indispensabile” con il diritto
di stabilire la propria egemonia in tutto il mondo. Adolf Hitler
chiamò questa cosa “Superiorità Ariana”. Ora è Washington che
afferma la superiorità. L’ideologia neoconservativa minaccia il
mondo di una guerra nucleare.
D:
Che ne pensa della legge Russa secondo cui i partiti politici fondati
dall’estero dovrebbero essere definite “agenti stranieri”?
A:
Gli Stati Uniti hanno leggi che richiedono a soggetti stranieri di
registrarsi come “agenti stranieri”. Questa legge non si applica
sempre ai gruppi delle lobby israeliane, come ad esempio
l’AIPAC.
Negli
Stati Uniti non ci sono partiti politici fondati da soggetti
stranieri. Una cosa del genere non sarebbe consentita. Sarebbe
considerato alto tradimento. Quello che stupisce è che il governo
Russo ha permesso per vent’anni alla sua opposizione politica di
essere fondata da Washington e ancora oggi lo permette, a condizione
che si registri come agente americano. La capacità di Washington di
fondare l’opposizione politica al governo Russo, organizzare gruppi
di protesta (forse anche Pussy Riot), dà a Washington libero accesso
alla destabilizzazione in Russia.
D:
Che ruolo hanno negli USA le cosiddette organizzazioni non
governative? Ad esempio il National Endowment for Democracy?
R:
Le ONG non hanno alcun ruolo negli USA. Sono invece utilizzate da
Washington per interferire nelle questioni interne di altri paesi,
come ad esempio finanziando e organizzando “rivoluzioni di colore”
in Georgia e Ucraina. Il National Endowment for Democracy è il
principale finanziatore dell’opposizione politica e di gruppi di
protesta in paesi con governi avversari di Washington. Nonostante il
suo scopo originario, il National Endowment for Democracy si è
trasformato in un agente dell’egemonia statunitense.
D:
Lei ha scritto molto sulla vicenda Pussy Riot. Ha detto: “Sono
stati brutalmente ingannati e usati dalle ONG finanziate da
Washington infiltrate in Russia.” Quali sarebbero i motivi di un
simile attacco?
R:
Potrebbe anche essere che le accuse di Pussy Riot alla giustizia del
governo russo siano proteste indipendenti. Ma è anche vero che
potrebbero essere state benissimo provocate e finanziate da
Washington. In ogni caso, ciò che conta è il risultato. E il
risultato è che la controversia su Pussy Riot ha spostato
l’attenzione pubblica dalle azioni distruttive statunitensi in
Siria alla figura di Putin, “il soppressore del libero pensiero”.
E’ una follia per i Russi allearsi con la propaganda Americana
contro il loro stesso governo. Se questa follia continua, la Russia
finirà con il diventare un altro stato-fantoccio degli USA.
D:
Se una cosa come quella di Pussy Riot avvenisse in America, in un
luogo d’importanza nazionale, come reagirebbero il governo e
l’opinione pubblica? Che cosa dice la gente comune dello scandalo
Pussy Riot in Russia?
R:
L’americano medio non sa niente di Pussy Riot. Nonostante la
propaganda di Washington, la maggior parte degli americani non ha per
niente seguito la vicenda. L’importanza della propaganda di
Washington nel caso Pussy Riot consiste nell’invio di un segnale
agli stati europei “fantoccio” di Washington, che la Russia va
demonizzata per essersi opposta alle azioni distruttive americane in
Siria e Iran. Sono stati i Russi e i Cinesi che hanno bloccato la
risoluzione dell’ONU che avrebbe consentito un’apertura della
NATO per il bombardamento della Siria, come avvenuto in Libia. Invece
di essere lodata per il suo interesse per le vite umane, i diritti
umani e le leggi internazionali, la Russia è stata condannata.
Le
conseguenze di un’azione come quella di Pussy Riot in USA
varierebbero secondo le leggi statali e locali. Dipenderebbero anche
dal luogo dove l’azione avvenisse. Ad esempio, una sinagoga
ebraica: il Dipartimento di Giustizia Americano potrebbe dichiararla
un’azione criminale di odio razziale o una forma di discriminazione
contro una “minoranza protetta” e farne un caso federale.
D:
Lei ha scritto che il Governo USA era ben determinato a portare la
Guerra su tre fronti, Siria, Libano e Iran – nel Medio Oriente,
Cina – nell’Estremo Oriente e Russia – in Europa. Il paese si
trova in condizioni finanziarie tali da potersi permettere una cosa
del genere?
R:
Gli USA sono in bancarotta. Il dollaro, però, è sempre la valuta
delle riserve mondiali. Questo significa che gli USA possono emettere
denaro per pagare i conti. Finché il mondo accetterà il dollaro
come valuta delle riserve, gli USA potranno continuare le loro
guerre.
D:
Avendo una condizione insulare, gli USA intervengono in altri paesi
sperando che la Guerra non arrivi mai nel suo territorio. Gli USA
spendono molte più risorse per la difesa delle sue basi in Europa e
nel Medio Oriente che per la difesa dei suoi confini. Forse la Russia
dovrebbe attivarsi per spostare la minaccia un pò più vicina ai
confini statunitensi, dispiegando un sistema missilistico mare-terra
vicino alle coste di un paese latino-americano amico…
R:
Come il Presidente Reagan, io sono per la pace. Credo che gli
americani, i russi, i cinesi, gli iraniani e tutti gli altri
dovebbero spendere le proprie risorse per riuscire a vivere in pace,
senza cercare di dominare gli altri. Credo che Washington stia
costringendo la Russia e la Cina a utilizzare le proprie risorse per
scopi di difesa militare, risorse che potrebbero essere meglio
utilizzate per favorire lo sviluppo economico e la protezione
dell’ambiente.
Sono
convinto che la voglia di supremazia mondiale di Washington stia
portando il mondo verso la guerra nucleare. Non so proprio come
potranno rispondere i governi russo e cinese a questa voglia di
egemonia globale.
D:
Cosa ferma la Russia e la Cina dall’unirsi per opporsi agli
USA?
R:
A questa domanda proprio non so rispondere. Forse il sospetto
reciproco, come il sospetto tra Sunni e Shia che permette agli USA di
dominare il Medio Oriente.
D:
Lei ha detto che gli Stati Uniti sono uno stato di polizia,
instauratosi nel nome della mistificazione della “guerra al
terrore”. Può dare una spiegazione chiara su ciò che sta facendo
l’America-Grande Fratello?
A:
Il regime Bush/Cheney fece il primo sfondamento con la legge PATRIOT,
che aggredì la Costituzione americana e negò diverse libertà
civili agli americani. Il regime di Bush stabilì che il presidente
non doveva obbedire alle leggi statutarie degli Stati Uniti, come la
Legge di sorveglianza sull’intelligence straniera, secondo cui è
necessario un mandato giudiziario per spiare i cittadini americani.
Il Presidente Bush infranse la legge, quindi commise un crimine, ma
non e’ mai stato perseguito per questo.
Bush
ha affermato e istituito chiaramente il potere di negare le norme
costituzionali, come l’habeas corpus, condannando quindi i
cittadini americani alla “detenzione astratta”, senza traccia di
prove o di processo alcuno. Non è stato fatto niente per impedire
questa violazione dell’ordine costituzionale. Il Presidente Obama
ha dichiarato di avere il potere di arrestare i cittadini americani
anche solo su basi di sospetto, senza prove materiali e senza giusto
processo. Queste sono le misure di polizia più estreme mai prese ai
nostri giorni. Il Dipartimento della sicurezza interna ha annunciato
che ha spostato l’attenzione dal terrorismo musulmano agli
“estremisti interni”, termine indefinito. Recentemente il
Dipartimento ha acquistato più di un miliardo di set di munizioni,
come i proiettili a punta cava, tanti da poter sparare più volte a
ognuno dei cittadini americani tutti insieme. C’e’ giunta anche
voce che sono stati costruiti campi di detenzione, “destinati
all’uso in caso di evacuazione per uragani”. Il Congresso e i
media non si stanno ponendo alcun interrogativo su questa
faccenda.
D:
Il Presidente Barack Obama ha detto che uno dei principi necessari
per riprendere i colloqui di pace tra Israele e Palestina era il
ripristino dei confini del 1967. Come gli ha permesso la lobby ebrea
di dire una cosa del genere?
R:
Il Presidente Obama è stato definito dal Primo Ministro Israeliano
Netanyahu e dalla Lobby Ebrea come “tiepido amico” d’Israele,
perché ancora non ha sferrato nessun attacco militare all’Iran.
Obama, forse credendosi davvero il presidente dell’unica
superpotenza mondiale e non il fantoccio del primo ministro
israeliano, ha reagito agli attacchi dell’ala destra del governo
d’Israele. Il riferimento di Obama ai confini del 1967 era il suo
modo di dire al governo israeliano che stava un po’ forzando la
mano, che stava esagerando.
D:
Lei considera che il problema più grave dell’economia statunitense
è il trasferimento della produzione in Cina. Se le venisse chiesto
di diventare consigliere del presidente, quale sarebbe il suo piano
tirare fuori gli USA dalla crisi?
R:
Non mi è più permesso di essere consigliere del presidente USA.
Dall’amministrazione Clinton, gli unici consiglieri ammessi sono
quelli che mentono per il governo. Io questo non lo posso fare. Non
sono tanto sicuro che l’America riuscirà ad uscire dalla crisi.
Gran parte delle produzioni americane sono state trasferite
all’estero per aumentare i profitti, i benefit di performance dei
dirigenti e le cedole degli azionisti. Gli USA hanno perso catene di
produzione chiave, infrastrutture industriali e la preparazione di
operai specializzati. In teoria, gli USA potrebbero riportarsi a casa
le loro imprese tassando i loro profitti secondo la localizzazione
geografica del valore aggiunto al prodotto. Se il valore viene
aggiunto all’estero, in Cina o India per esempio, la percentuale
fiscale dovrebbe essere alta. Se il valore è aggiunto in “patria”,
la percentuale sarebbe di meno. Gli USA potrebbero anche ricorrere
alle tariffe protette, quelle che in passato gli permisero di
diventare una potenza economica. Questi cambiamenti sarebbero
difficili da applicare poiché non incontrerebbero il favore dell’1%
degli interessati. Gli Stati Uniti oggi sono governati da
un’oligarchia d’interessi privati. Il governo Americano non è
del tutto indipendente dai gruppi di potere che finanziano le
campagne politiche. Gli Stati Uniti hanno smesso di essere una
democrazia durante l’amministrazione Clinton.
*titolo originale: "Finchè il dollaro resterà la valuta delle riserve, gli USA continueranno le loro guerre".
letto e condivido da: www.comedonchisciotte.org
Fonte:
www.globalresearch.ca
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