di Marinella
Andrizzi Sinibaldi
Prima
motivazione: perché la storia è da sempre un libro scritto dai
vincitori. E questa non è certo una novità. Basta vedere le panzane
riportate ancora oggi circa l’unità d’Italia e il cosiddetto
“risorgimento” e i suoi eroi da farsa. Più criminali che
eroi.
Non certo da ultimo, per non far comprendere al mondo che i
concetti economici liberisti (che non sono certo una novità degli
ultimi secoli), sono fallimentari nel modo più categorico.
Non
che il comunismo non sia egualmente fallimentare, poiché coniato
come opposto al capitalismo e, soprattutto, costruito su realtà
eccessivamente inglesi….
Una realtà storica, quella
inglese, incentrata, con particolare riguardo agli ultimi tre secoli,
sullo sviluppo sistematico dello sfruttamento delle masse, sul
parassitismo sociale, la predazione economica e finanziaria.
Sviluppo elitario, sostenuto da una politica già ampiamente
corrotta e di parte, esportato in tutte le salse e per ogni dove, con
la denominazione di Liberismo, come se, anziché un crimine, fosse un
pregio con chiaro riferimento alla “libertà”. Dove, l’unica
libertà davvero concessa, è quella di morire di fame da sottomessi
e non certo da uomini liberi.
Per
carità, accusando gli inglesi, non intendo sottrarre l’Italia alle
sue responsabilità, poiché tutto quello che è stato attuato dai
vari banchieri inglesi, compreso il concetto truffa
dell’inestinguibile debito pubblico al posto della sovranità
monetaria, compreso anche il liberismo economico, altro non sono se
non la medesima melma di cui era fatto l’Impero Romano, in cui
Giulio Cesare, ucciso per ordine dei cambiavalute (i banchieri
dell’epoca) fu la prima vittima in assoluto del debito pubblico.
A
tal riguardo, basta informarsi adeguatamente, non certo sugli inutili
e manipolati libri di testo scolastici, per rendersi conto che fu
ucciso subito dopo aver espresso la volontà di riprendere, per lo
Stato, la sovranità monetaria ceduta ai cambiavalute.
Persino
Cristo ne fu vittima. Infatti, con la famosa “Cacciata dei mercanti
dal tempio”, la sua rabbia non fu certo indirizzata tanto ai
venditori di animali sacrificali, quanto proprio ai
cambiavalute.
Normale quindi la fine che fece.
Dopo Nicea, il
Vaticano, vendendo fumo e sottomissione, prese sempre più piede,
fino a restare l’unico ad avere entrambi i piedi ben calzati e ben
piantati in terra, anziché in cielo.
Da quel momento in poi, i
“messia” sulla terra, si moltiplicarono man mano che l’imbuto
del liberismo economico andava sempre più restringendosi e armandosi
di sempre più idonei mezzi criminali di controllo, quali FED, BCE,
FMI e Banca Mondiale.
Chiaro che attraverso una lettura più
realistica della storia, e prendendo riferimento anche dagli ultimi
fatti (Argentina, Equador, Islanda, ecc.), ci accorgiamo quanto la
storia torni a ripetersi, poiché pur essendo cambiati tempi e nomi,
la causa prima resta la medesima.
Per cui, non ci resta che
sbrigarci a prendere posizione per assistere al grandioso spettacolo
del secondo crollo dell’Impero Romano.
Crollo generato sempre
dalla stessa causa del primo: il liberismo economico e la perdita
della sovranità monetaria!
Così come non è cambiata la
caratteristica principale di ogni popolo: l’idiozia! Oltre che
l’ignoranza.
Poiché farsi fregare, per duemila anni di fila,
sempre dallo stesso giochetto, non è certo prova di intelligenza,
cultura, logica e lungimiranza. Tantomeno buon senso!
E,
soprattutto, da duemila anni, ancora non sono riusciti a capire cosa
significhi la frase: “Divide et impera”!
fonte: www.stampalibera.com
un altro pezzo in cui, sinteticamente, dai prova della tua cultura e la tua capacità di scrittura! complimenti
RispondiEliminaTi ringrazio a prescindere per il complimento, ma per dovere di cronaca devo dirti che il pezzo non è mio, ma di Marinella Andrizzi Sinibaldi.
EliminaE' un bel pezzo che esprime un punto di vista estremamente interessante e pur nella sua sinteticità, ti costringe a pensare. E questo è, secondo me, una delle qualità migliori che si possano riscontrare in un pezzo del genere.
Un caro saluto.