di
Italo Romano
“La
guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza“.
Questi erano gli slogan del partito unico nel romanzo 1984 di George
Orwell.
Un mantra che veniva ripetuto incessantemente. Come al tempo ci
ricordava Joseph
Goebbles,
l’uomo di punta della propaganda nazista: “Ripetete
una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità“.
E’
quello che avviene ancora oggi, in forma più estesa. Anche se noi
nella nostra tracotante pienezza non riusciamo ad ammetterlo.
E’
quello che è avvenuto pochi giorni orsono, con l’assegnazione
del premio nobel per la pace all’Unione europea.
Quella
stessa Unione europea che affama i propri popoli e distrugge le
sovranità nazionali, e guerreggia in giro per il mondo a fianco dei
padroni a stelle e strisce, sotto il patrocinio mondiale delleNazioni
Unite.
Ultima
chiamata alle armi in ordine di tempo, viene dal possibile intervento
di forze militari in Mali,
stato dell’Africa centrale, messo a soqquadro da forze jihadiste
salafite che hanno sovvertito l’ordine democratico vigente nel
paese. Da notare che sono quelle stesse forze che in Siria vengono
finanziate e appoggiate dal ricco occidente per far cadere il
“regime” della famiglia Assad.
Domani Romano
Prodi,
in veste di diplomatico Onu[1],
sarà a Bamako,
capitale del Mali, per tentare di scongiurare l’uso della forza.
Siamo certi del cattivo esito della trattativa.
Difatti
lo scopo non è “esportare la democrazia”, ma continuare ad avere
una via d’accesso alla materie prime dello stato africano. Un paese
in mano ai fondamentalisti islamici creerebbe non pochi problemi di
“ordine pubblico” ai controllori esteri, che inoltre si
vedrebbero sbarrato un corridoio diretto con il ricco stato del
Niger.
Il
Mali è una regione prevalentemente desertica al nord, mentre nel sud
è attraversata dal fiume Niger. La quasi totalità della popolazione
attiva è impiegata nell’agricoltura, anche se i terreni a
disposizione sono circa il 2% dell’intero paese.
Quello
che fa gola alle potenze estere sono i giacimenti di oro, uranio,
zinco, ferro, bauxite, fosfrati e manganese. C’è da depredare
tutto il possibile, in tempi di crisi nulla si deve lasciare al caso.
Difatti
è la Francia, bisognosa di uranio per mandare avanti le sue centrali
nucleari, a spingere immediatamente per un intervento armato. Il
democratico Hollande non
vede alternativa alle armi,
perchè non vuole lasciarsi sfuggire gli ex possedimenti coloniali
che comunque sono rimasti da sempre, nonostante l’acquisita
indipendenza, sono l’influenze e il “protettorato” francese.
E’
vero, forse non c’è da scandalizzarsi per il nobel all’UE,
specie vedendo
alcuni precedenti.
Rappresenta la normale consecutio
temporum di
un modo di concepire la pace in senso decisamente capovolto. I
padroni, ovvero chi comanda, han sempre ragione, i servi plaudono
sperando di raccogliere qualche briciola e noi stiamo a guardare.
Del
resto: “”La
guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza“.
Note:
[1]
Dal 12 settembre 2008 presiede il Gruppo di lavoro ONU-Unione
Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa. Il 1º settembre
2008 ha creato la Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli.
fonte: www.oltrelacoltre.com
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