FONTE: TESTOSTERONE.PIT
La Spagna è al limite. La disoccupazione è quasi al 26%, di cui quella giovanile al 55%. Il governo è al centro di uno scandalo per corruzione. L’economia va verso un brusco stop. Il 23 gennaio, l’assemblea catalana ha dichiarato che la regione costituisce “un’entità sovrana politica e legale”. Un altro passo verso la secessione. E poi un generale ha fatto un discorso.
Sta venendo alla luce solo ora (1), ma è successo il 6 febbraio, secondo coloro che hanno assistito ad una conferenza sulle Forza Armate e la Costituzione al Gran Peña, un club di Madrid luogo di incontro preferito di ufficiali militari in pensione. La discussione è stata moderata da José Antonio Fernández Rodera, editore della rivista militare Revista Jurídica Militar.
Nella foto: Il generale di divisione Juan Antonio Chicharro, a San Fernando (Cádiz) nel 2009
Tra i partecipanti c’erano Ángel Calderón, Presidente della Corte Suprema della Camera Militare, ed il generale Juan Antonio Chicharro, fino al 2010 comandante dei Corpi della Marina ed ora fra le riserve. Il pubblico contava circa 100 persone.
Tutto è filato normale finché non è intervenuto il generale Chicarro. All’inizio, ha chiarito che non si trattava di un discorso improvvisato. Secondo vari presenti, si è scusato: avrebbe voluto rifiutare l’invito a parlare, ha detto, ma l’attuale “offensiva separatista e secessionista” in Catalogna lo ha obbligato a farsi avanti.
Nelle forze armate, “c’è un generale senso di preoccupazione, paura, incertezza e confusione” sull’argomento, ha detto. Si è rammaricato del licenziamento del generale José Mena nel 2006, dopo che aveva pubblicamente suggerito che forse c’era bisogno di un intervento militare per contrastare le richieste della Catalogna per una maggiore autonomia.
Ha criticato i separatisti catalani per la loro interpretazione distorta della Costituzione con riferimento alla secessione ed ha offerto la sua personale interpretazione di due articoli: l’art. 8.1, che incarica le Forze Armate di difendere la Spagna e la sua integrità nazionale, e l’art. 97, che scandisce la subordinazione dei militari al governo civile. Il primo, ha detto, fa parte del nucleo duro della Costituzione. Il secondo è stato rimosso in un secondo momento, con meno forza.
Così, usando condizionali e trasformando affermazioni in domande, ha imbastito una teoria su quando i militari sarebbero giustificati per rovesciare il governo. Il problema si presenterebbe, ha detto, “se quelli responsabili della difesa della Costituzione non si comportassero nel modo richiesto dal loro ruolo”.
Ha chiesto ai suoi ascoltatori di immaginare cosa succederebbe se il Parti Popolare (PP) perdesse la sua maggioranza assoluta alle prossime elezioni e I nazionalisti catalani Dovessero chiedere, in cambio del loro sostegno, una modifica della Costituzione per smantellare la dottrina della “unità indissolubile” della Spagna.
“Quindi che faranno le Forze Armate?”, si è chiesto, ma senza dare una risposta. “Le regole sono una cosa, la pratica è un’altra,” ha detto in modo enigmatico. “Se il meccanismo della difesa dell’ordine costituzionale non funziona, per atto o per omissione, allora…” . non ha completato la frase. “Il Paese è più importante della democrazia”, ha detto. “Il patriottismo è un sentimento e la Costituzione non è nient’altro che legge”.
Applausi, standing ovation, grida di “Bravo! Bravo!”. Le domande del pubblico sono andate anche oltre al discorso del generale, finché il cancelliere González-Trevijano ci ha dato un taglio: “L’alternativa alla Costituzione è il suicidio collettivo”, ha detto.
Quando la storia è iniziata a trapelare, Diego López Garrido, il portavoce socialista al Parlamento per le questioni di difesa, ha fatto pressione sul Ministero della Difesa affinché agisse immediatamente contro il generale; era ancora soggetto al codice disciplinare militare, che disapprova l’esortazione al colpo di Stato – in pubblico. Giovedì, il Ministero ha dichiarato di aver aperto un’indagine preliminare (2) per determinare cosa avesse detto esattamente il generale e se fosse in contrasto con qualche legge.
Forse messo in guardia dal generale, il governo sta adottando la linea più dura contro l’ambizione secessionista della Catalogna. Sempre giovedì, il Consiglio di Stato ha emesso un parere che indicava che c’erano basi legali insufficienti per contestare la dichiarazione dell’assemblea catalana. Venerdì, il premier Mariano Rajoy ha annunciato che il governo avrebbe sfoderato la sua arma legale più grande (3). Avrebbe portato la dichiarazione di fronte alla Corte Costituzionale basandosi sul fatto che avesse violato la Costituzione.
Ora è scoppiato uno scandalo per spionaggio politico, soprattutto in Catalogna, spargendo frammenti ed accuse di riciclaggio di denaro in lungo e largo. Leggete… "Un Vasto Scandalo di Spionaggio Politico Completa il Sordido Scandalo per Corruzione in Spagna (4)".
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO
NOTE:
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