UN'ILLUMINANTE ARTICOLO DELL'AGOSTO 2011 DI M. CHOSSUDOVSKY.
OGGI APPARE ANCORA DI PIU' DI UN'ATTUALITA' SCHIACCIANTE.
“Andando
indietro, al Pentagono del novembre 2001, uno degli alti ufficiali
ebbe il tempo per una chiacchierata. Sì, stavamo per attaccare
l’Iraq, disse. Ma c’era di più. Questo fu oggetto di discussione
nell’ambito di una campagna quinquennale, disse, e vi erano in
totale sette paesi, a partire dall’Iraq, poi Siria, Libano, Libia,
Iran, Somalia e Sudan.”Generale
Wesley Clark.
Una
grande guerra in Medio Oriente e Asia centrale è nei piani del
Pentagono dalla metà degli anni ’90. Nell’ambito di questa
grande guerra, l’alleanza US-NATO prevede di condurre una campagna
militare contro la Siria, sotto il patrocinio del “mandato
umanitario”
delle Nazioni Unite. L’escalation è parte integrante del programma
militare. La destabilizzazione di Stati sovrani attraverso il “cambio
di regime”
è strettamente coordinata con la pianificazione militare. C’è
una roadmap militare
caratterizzata da una sequenza di teatri di guerra USA-NATO.
I
preparativi di guerra per attaccare la Siria e l’Iran sono in “uno
stadio avanzato di preparazione”
da diversi anni. Il Syria
Accountability and Lebanese Sovereignty Restoration Act del
2003 definisce la Siria uno “stato canaglia”, un paese che
sostiene il terrorismo. Una guerra alla Siria è vista dal Pentagono
come parte della grande guerra contro l’Iran. Il presidente George
W. Bush ha confermato nelle sue ‘Memorie’ che
aveva “ordinato
al Pentagono di pianificare un attacco contro gli impianti nucleari
iraniani e [aveva] considerato un attacco segreto alla Siria.”
(George
Bush’s memoirs reveal how he considered attacks on Iran and Syria,
The Guardian, 8 novembre 2010). La più vasta agenda militare è
intimamente legata alle riserve strategiche di petrolio e agli
oleodotti. È sostenuto dai giganti petroliferi anglo-statnitensi.
I
bombardamenti del Libano del luglio 2006, erano parte di una “road
map militare”
attentamente pianificata. L’estensione della “Guerra
di Luglio”
contro il Libano alla Siria, era prevista dai pianificatori militari
degli Stati Uniti e d’Israele. E’ stata abbandonata per la
sconfitta delle forze di terra israeliane da parte di Hezbollah. La
guerra del luglio 2006 d’Israele contro il Libano, ha anche cercato
di imporre il controllo israeliano sulla costa nord-orientale del
Mediterraneo, comprese le riserve offshore di petrolio e di gas nelle
acque territoriali libanesi e palestinesi.
I piani per invadere
sia il Libano che la Siria sono rimasti nei del Pentagono, nonostante
la sconfitta di Israele nella guerra del luglio 2006: “Nel
novembre del 2008, appena un mese prima che Tel Aviv iniziasse la
strage nella Striscia di Gaza, le esercitazioni militari israeliane
tenutesi per un guerra su due fronti contro il Libano e la Siria,
chiamate Shiluv Zro’ot III (Incrociare le armi III).
L’esercitazione militare comprendeva la simulazione di un’invasione
della Siria e del Libano.”
(vedasi Mahdi Darius Nazemoraya, Israel’s
Next War: Today the Gaza Strip, Tomorrow Lebanon?,
Global Research, 17 gennaio 2009)
La strada per Teheran passa per
Damasco. Una guerra promossa da USA-NATO contro l’Iran
comporterebbe, come primo passo, una campagna di destabilizzazione
(“cambio
di regime“),
tra cui operazioni segrete d’intelligence a sostegno delle forze
ribelli contro il governo siriano. Una “guerra
umanitaria”
sotto il logo della “responsabilità
di proteggere”
(R2P) diretto contra la Siria, contribuirebbe anche alla
destabilizzazione del Libano. Si tratta di una campagna militare
condotta contro la Siria, e Israele sarebbe direttamente o
indirettamente coinvolto nelle operazioni militari e d’intelligence.
Una guerra alla Siria porterebbe all’escalation militare.
Ci
sono attualmente quattro distinti teatri di guerra:
Afghanistan-Pakistan, Iraq, Palestina e Libia. Un attacco alla Siria
porterebbe all’integrazione di questi teatri di guerra, portando
infine a una grande guerra in Medio Oriente-Asia Centrale,
inghiottendo l’intera regione dal Nord Africa e del Mediterraneo
all’Afghanistan e Pakistan.
L’attuale movimento di protesta è
destinato a servire da pretesto e giustificazione per intervenire
militarmente contro la Siria. L’esistenza di una insurrezione
armata viene negata. I media occidentali hanno descritto, in coro, i
recenti avvenimenti in Siria come un “movimento di protesta
pacifica”, in rivolta contro il governo di Bashar al-Assad, quando
l’evidenza conferma l’esistenza di un’insurrezione armata
islamica integrata da gruppi paramilitari. Fin dall’inizio del
movimento di protesta a Daraa, a metà marzo, ci sono stati scontri a
fuoco tra la polizia e le forze armate da una parte, e uomini armati
dall’altra. Incendi dolosi contro edifici governativi sono stati
appiccati. A fine luglio ad Hama, edifici pubblici tra cui il Palazzo
di Giustizia e la Banca Agricola, sono stati dati alle fiamme. Fonti
giornalistiche israeliane, pur rifiutando l’esistenza di un
conflitto armato, tuttavia, riconoscono che “i manifestanti [erano]
armati con mitragliatrici pesanti.” (DEBKAfile, 1° agosto 2001.
Report on Hama)
“Tutte
le opzioni sono sul tavolo”
A
giugno, il senatore statunitense Lindsey Graham, Presidente del
Comitato sulle forze armate del Senato, ha accennato alla possibilità
di un intervento “umanitario” militare diretto contro la Siria,
al fine di “salvare la vita dei civili”. Graham ha suggerito che
“l’opzione” applicata alla Libia, sotto la risoluzione del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1973, dovrebbe essere
previsto nel caso della Siria:
“Se
aveva senso proteggere il popolo libico contro Gheddafi, e lo si è
fatto perché stavano per macellarlo, se non avessimo mandato la
NATO, quando erano alla periferia di Bengasi, la domanda al mondo
[è], se siamo arrivati a questo punto in Siria, … Potremmo non
esserci ancora arrivati, ma vi siamo comunque molto vicini, quindi se
si ha realmente a cuore la protezione del popolo siriano dal
massacro, ora è il momento di far sapere ad Assad che tutte le
opzioni sono sul tavolo.”
(CBS “Face
the Nation“,
12 giugno 2011)
Dopo l’adozione della dichiarazione del
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite relativa alla Siria (3
agosto 2011), la Casa Bianca ha chiesto, senza mezzi termini, il
“cambio
di regime”
in Siria e la cacciata del presidente Bashar al-Assad: “Non
vogliamo vederlo rimanere in Siria per amore della stabilità, e
anzi, lo vediamo come causa dell’instabilità in Siria“,
ha ha detto ai giornalisti il portavoce della Casa Bianca, Jay
Carney. “E
pensiamo, francamente, che sia sicuro dire che la Siria sarebbe un
posto migliore senza il presidente Assad“.
(citato in Syria:
US Call Closer to Calling for Regime Change,
IPS, 4 agosto 2011).
Estese sanzioni economiche, spesso
costituiscono una vero e proprio trampolino per un intervento
militare. Un disegno di legge promosso dal senatore Lieberman è
stato introdotto nel Senato degli Stati Uniti, al fine di autorizzare
pesanti sanzioni economiche contro la Siria. Inoltre, in una lettera
al presidente Obama, ai primi di agosto, un gruppo di più di
sessanta senatori degli Stati Uniti ha chiesto “l’attuazione
di ulteriori sanzioni … pur mettendo in chiaro per il regime
siriano pagherà un costo crescente per la sua scandalosa
repressione.”
Queste sanzioni richiederebbero il blocco delle transazioni bancarie
e finanziarie, così come la “fine
dell’acquisto di petrolio siriano, il taglio degli investimenti nel
petrolio e nel gas della Siria“.
(Vedasi Pressure
on Obama to get tougher on Syria coming from all sides –
Foreign Policy, 3 Agosto 2011).
Nel frattempo, il Dipartimento di
Stato USA ha incontrato anche i membri dell’opposizione siriana in
esilio. Un sostegno segreto è stato inviato anche ai gruppi di
ribelli armati.
Bivio
pericoloso: La guerra alla Siria. Una testa di ponte per l’attacco
all’Iran
Dopo
la dichiarazione del 3 agosto del Presidente del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU contro la Siria, l’inviato di Mosca presso la
NATO, Dmitrij Rogozin, ha avvertito dei pericoli di una escalation
militare:
“La
NATO sta pianificando una campagna militare contro la Siria per
rovesciare il regime del presidente Bashar al-Assad, con l’obiettivo
di una lunga portata di preparare una testa di ponte per un attacco
contro l’Iran, … “[Questa affermazione] significa che la
pianificazione [della campagna militare] è ben avviata. Potrebbe
essere la conclusione logica di quelle operazioni militari e di
propaganda, che sono state effettuate da alcuni paesi occidentali
contro il Nord Africa”, ha detto Rogozin in una un’intervista al
quotidiano Izvestia … Il diplomatico russo ha sottolineato il fatto
che l’alleanza ha lo scopo di interferire solo con i regimi “le
cui opinioni non coincidono con quelle dell’Occidente.”
Rogozin
è d’accordo con l’opinione espressa da alcuni esperti, secondo
cui la Siria e lo Yemen in seguito, potrebbero essere gli ultimi
passi della NATO per lanciare un attacco all’Iran. “Il
cappio intorno all’Iran si stringe. La pianificazione militare
contro l’Iran è in corso. E noi siamo certamente preoccupati per
l’escalation per una grande guerra in questa enorme regione“,
ha detto Rogozin.
Dopo aver imparato la lezione libica, la
Russia “continuerà
ad opporsi a una risoluzione violenta della situazione in Siria“,
ha detto, aggiungendo che le conseguenze di un conflitto su larga
scala in Nord Africa, sarebbero devastanti per il mondo intero.
(“Beachhead
for an Attack on Iran”: NATO is planning a Military Campaign
against Syria”,
Novosti, 5 agosto 2011)
Mentre la Libia, Siria e Iran fanno parte
della tabella di marcia militare, questo dispiegamento strategico, se
venisse attuata minaccerebbe anche la Cina e la Russia. Entrambi i
paesi hanno investimenti, commerci e accordi di cooperazione militare
con la Siria e l’Iran. L’Iran ha lo status di osservatore
nella Shanghai
Cooperation Organization(SCO).
L’escalation fa parte del programma militare. Dal 2005, gli Stati
Uniti e i loro alleati, compresi i partner della NATO e Israele, sono
coinvolti nella grande dispiegamento e stoccaggio di avanzati sistemi
d’arma. I sistemi di difesa aerea degli Stati Uniti, dei paesi
membri della NATO e d’Israele sono completamente integrati.
Il
ruolo di Israele e Turchia
Sia
Ankara che Tel Aviv sono coinvolti nel sostegno all’insurrezione
armata. Questi sforzi sono coordinati tra i due governi e le loro
agenzie di intelligence. Il Mossad israeliano,
secondo quanto riferito, ha fornito sostegno segreto ai gruppi
radicali terroristici salafiti, che sono diventati attivi nel sud
della Siria, all’inizio del movimento di protesta di Daraa, a metà
marzo. Rapporti suggeriscono che il finanziamento dell’insurrezione
dei salafiti, provengono dall’Arabia Saudita. (Vedasi Syrian
army closes in on Damascus suburbs, The
Irish Times, 10 maggio 2011)
Il governo del primo ministro turco
Recep Tayyib Erdogan sta sostenendo i gruppi di opposizione siriana
in esilio, mentre sostiene anche i ribelli armati dei Fratelli
Musulmani, nel nord della Siria. Sia la Fratellanza musulmana siriana
(MB) (la cui leadership è in esilio in Gran Bretagna) che il
clandestino Hizb
ut-Tahrir (Partito
della Liberazione) sono dietro l’insurrezione. Entrambe le
organizzazioni sono supportate dall’MI6 britannico. L’obiettivo
dichiarato di MB e Hizb
ut-Tahir è,
in ultima analisi, destabilizzare lo Stato laico della Siria. (Vedasi
Michel Chossudovsky, SYRIA:
Who is Behind The Protest Movement? Fabricating a Pretext for a
US-NATO “Humanitarian Intervention”,
Global Research, 3 maggio 2011).
A giugno, le truppe turche hanno
attraversato il confine con la Siria settentrionale, ufficialmente
per venire in soccorso dei profughi siriani. Il governo di Bashar
al-Assad ha accusato la Turchia di sostenere direttamente
l’incursione delle forze ribelli nella Siria settentrionale: “Una
forza ribelle di oltre 500 combattenti, ha attaccato una postazione
dell’esercito siriano il 4 giugno, nel nord della Siria. Hanno
detto che il bersaglio, un presidio dei servizi segreti militari, è
stato catturato in un assalto di 36 ore, in cui sono stati uccisi 72
soldati a Jisr Al Shoughour, vicino al confine con la Turchia.
“Abbiamo scoperto che i criminali [ribelli] usano armi provenienti
dalla Turchia, e questo è molto preoccupante”, ha detto un
funzionario. Questa è stata la prima volta che il regime di Assad ha
accusato la Turchia di aiutare la rivolta. … i funzionari hanno
detto che i ribelli hanno scacciato l’esercito siriano da Jisr
al-Shoughour e poi hanno preso la città. Hanno detto che edifici
governativi sono stati saccheggiati e incendiati, prima che un’altra
forza di Assad arrivasse. … Un ufficiale siriano che ha guidato la
visita, ha detto che i ribelli di Jisr al-Shoughour, sono combattenti
allineati ad al-Qaida. Ha detto che i ribelli hanno impiegato una
serie di armi e munizioni turche, ma non accusano il governo di
Ankara di aver fornito gli equipaggiamenti.” (Syria’s
Assad accuses Turkey of arming rebels,
TR Defence , 25 giugno 2011)
L’accordo
di cooperazione militare Israele-Turchia
Israele
e Turchia hanno un accordo di cooperazione militare che riguarda in
modo assai diretto la Siria e la strategica costa Libano-Siriana nel
Mediterraneo orientale, (tra cui giacimenti di gas al largo della
costa del Libano e le pipeline). Già durante l’amministrazione
Clinton, si era affermata un’intesa triangolare militare tra Stati
Uniti, Israele e Turchia. Questa “triplice
alleanza“,
che è dominata dal US Joint Chiefs of Staff, integra e coordina le
decisioni dei comando militari tra i tre paesi, pertinenti al Grande
Medio Oriente. Si basa su gli stretti legami militari,
rispettivamente di Israele e la Turchia con gli Stati Uniti,
accoppiati al forte rapporto bilaterale militare tra Tel Aviv e
Ankara. …. La triplice alleanza è anche accoppiata all’accordo
di cooperazione militare NATO-Israele del 2005, che comprende “molte
aree di interesse comune, come la lotta contro il terrorismo e le
esercitazioni militari congiunte”.
Questi legami di cooperazione militare con la NATO, sono visti dai
militari israeliani come un mezzo per “rafforzare
la capacità di deterrenza di Israele riguardo potenziali nemici che
lo minacciano, soprattutto l’Iran e la Siria.”
(Vedi Michel Chossudovsky, “Triple
Alliance”: The US, Turkey, Israel and the War on Lebanon,
6 agosto 2006)
Nel frattempo, il recente rimpasto ai vertici della
Turchia, ha rafforzato la fazione filo-islamista nelle forze armate.
Alla fine di luglio, il comandante in capo dell’esercito e capo
dello stato maggiore congiunto della Turchia, generale Isik Kosaner,
si è dimesso insieme ai comandanti della Marina e dell’Aeronautica.
Il Generale Kosaner rappresenta una posizione ampiamente laica
all’interno delle Forze Armate. Il Generale Necdet Ozel è stato
nominato suo sostituto, a nuovo comandante dell’esercito. Questi
sviluppi sono di importanza cruciale. Tendono a sostenere gli
interessi degli Stati Uniti. Sottolineano anche un cambiamento
potenziale nell’esercito a favore dei Fratelli Musulmani, compresa
l’insurrezione armata nel nord della Siria.
“Le
nuove nomine hanno rafforzato Erdogan e il partito al governo in
Turchia … [La]potenza militare è in grado di realizzare i progetti
più ambiziosi nella regione. Si prevede che in caso di utilizzo
dello scenario libico in Siria, è possibile che la Turchia avvierà
l’intervento militare“.
(New
appointments have strengthened Erdogan and the ruling party in
Turkey,
Radio Pubblica dell’Armenia, 6 agosto, 2011)
L’ampia
alleanza militare della NATO
Egitto,
Stati del Golfo e Arabia Saudita (all’interno della garnde alleanza
militare) sono partner della NATO, le cui forze potrebbero essere
usate in una campagna contro la Siria. Israele è un membro de facto
della NATO, a seguito di un accordo firmato nel 2005. Il processo di
pianificazione militare, all’interno dell’alleanza estesa della
NATO, prevede il coordinamento tra Pentagono, NATO, Israeli Defense
Force (IDF), così come il coinvolgimento militare attivo in prima
linea di paesi arabi, tra cui Arabia Saudita, Stati del Golfo,
Egitto: in tutto dieci paesi arabi più Israele, sono membri del
Dialogo Mediterraneo e dell’Iniziativa di Cooperazione di
Istanbul.
Siamo a un bivio pericoloso. Le implicazioni
geopolitiche sono di vasta portata. La Siria ha confini con
Giordania, Israele, Libano, Turchia e Iraq. Si estende in tutta la
valle dell’Eufrate, che si trova all’incrocio dei corsi d’acqua
principali e degli oleodotti. La Siria è un alleato dell’Iran. La
Russia ha una base navale nella Siria nord-occidentale. La creazione
di una base a Tartus e il rapido avanzamento della cooperazione
tecnologica militare con Damasco, rende la Siria una testa di ponte
necessaria e un baluardo in Medio Oriente della Russia. Damasco è un
importante alleato dell’Iran e un inconciliabile nemico di Israele.
Va da sé che l’aspetto della base militare russa nella regione,
certamente introduce delle correzioni nella correlazione di forze
esistente.
La Russia sta prendendo il regime siriano sotto la sua
protezione. Sarà quasi certamente si inaspriranno le relazioni di
Mosca con Israele. Può anche incoraggiare il vicino regime iraniano
e renderlo ancora meno assoggettabile ai colloqui sul programma
nucleare (Ivan Safronov, Russia
to defend its principal Middle East ally: Moscow takes Syria under
its protection,
Global Research, 28 Luglio 2006)
Scenario
da Terza Guerra Mondiale
Negli
ultimi cinque anni, il Medio Oriente e l’Asia Centrale sono stati
attivi campi di battaglia. La Siria ha notevoli capacità di difesa
aerea e forze di terra. La Siria ha rafforzato il suo sistema di
difesa aerea con la consegna dei missili di difesa aerea
russiPantsir S1.
Nel 2010, la Russia consegnato il sistema missilistico Yakhont alla
Siria. LoYakhont,
che opera dalla base navale russa di Tartus, “è
progettato per l’impegno contro navi nemiche in un raggio di 300
km“.
(Bastion
missile systems to protect Russian naval base in Syria,
Ria Novosti, 21 settembre 2010).
La struttura delle alleanze
militari, rispettivamente USA-NATO e Siria-Iran-SCO, per non parlare
del coinvolgimento militare di Israele, il complesso rapporto tra
Siria e Libano, le pressioni esercitate dalla Turchia al confine nord
della Siria, puntano inequivocabilmente ad un pericoloso processo di
escalation. Qualsiasi forma d’intervento militare sponsorizzato da
USA-NATO, diretto contro la Siria, destabilizzerebbe l’intera
regione, e potrebbe condurre all’escalation sulla vasta area
geografica che si estende dal Mediterraneo orientale al confine
Afghanistan-Pakistan con Tagikistan e Cina.
Nel breve periodo, con
la guerra in Libia, l’alleanza militare US-NATO è sovraesposta in
fatto di capacità. Se non possiamo prevedere l’attuazione di
un’operazione militare USA-NATO nel breve termine, il processo di
destabilizzazione politica attraverso il sostegno segreto
all’insurrezione, con ogni probabilità continuerà.
Fonte originale: http://globalresearch.ca/PrintArticle.php?articleId=25955
Traduzione di Alessandro Lattanzio: http://aurorasito.wordpress.com/2011/08/10/una-guerra-umanitaria-contro-la-siria-escalation-militare-verso-una-grande-guerra-in-medio-oriente-asia-centrale/
Traduzione di Alessandro Lattanzio: http://aurorasito.wordpress.com/2011/08/10/una-guerra-umanitaria-contro-la-siria-escalation-militare-verso-una-grande-guerra-in-medio-oriente-asia-centrale/
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