DI
HUGH WHITE
smh.com.au
Cercasi
urgentemente diplomazia creativa per trovare una soluzione salva-
faccia.
Così
in genere iniziano le guerre: con una lenta e inarrestabile
escalation di eventi originariamente senza importanza. Perciò non
stupitevi troppo se gli Stati Uniti e il Giappone entreranno in
guerra con la Cina l’anno prossimo per le “rocce inabitate” che
il Giappone chiama le Senkakus e che la Cina chiama le isole Diaoyu.
E non pensate che la guerra possa essere breve e contenuta.
Certo,
dovremmo tutti sperare che prevalga il buon senso.
Sembra
davvero ridicolo pensare che le tre più ricche potenze al mondo- due
delle quali dotate di apparati nucleari- vogliano entrare in
conflitto per una questione del genere. Ma questo significa
confondere lo scoppio della guerra con le sue cause. Lo storico greco
Trucidide, spiegò la differenza già 2500 anni fa. Scrisse infatti
che la guerra del Peloponneso prese il via da un battibecco tra Atene
e uno degli alleati di Sparta, per un problema da niente. Ma che a
causare la guerra fu qualcosa di molto più grave: la crescita in
ricchezza e potere di Atene e la paura che ciò generò in
Sparta.
L’analogia
con l’Asia odierna è drammaticamente vicina e per niente
rassicurante. Nessuno nel 431 a.C. voleva davvero la guerra, ma
quando gli Ateniesi minacciarono uno degli alleati di Sparta per una
colonia contesa, gli spartani sentirono di dover intervenire. Ebbero
paura che, retrocedendo di fronte al potere in espansione di Atene,
avrebbero compromesso la posizione di Sparta nel mondo greco,
concedendo dunque la supremazia ad Atene.
La
questione di Senkakus è dunque un sintomo delle tensioni la cui
causa è altrove: nella crescente sfida alla lunga leadership
dell’America in Asia e nella reazione americana. In questi ultimi
anni la Cina è diventata sia notevolmente più forte, sia
sensibilmente più assertiva. L’America ha contato sul suo alleato
strategico in Asia. Adesso, la Cina sta respingendo l’appoggio a
Barak Obama nel mirare al Giappone nelle Senkakus.
I
giapponesi, dal canto loro, temono che la Cina diventi ancora più
dominante e che cresca la sua forza, mentre la loro protezione
dipende dall’America. Anche loro però temono di non poter fare
affidamento su Washington, se la Cina diventa ancora più forte. La
pressione costante della Cina sulle Senkakus colpisce entrambi questi
timori.
Il
tira e molla per le isole è entrato da mesi in un crescendo. Poco
prima delle recenti elezioni in Giappone, la Cina ha sorvolato le
isole con un aeroplano di sorveglianza per la prima volta, e dalle
elezioni entrambe le parti hanno reiterato un dialogo serrato.
Come
finirà? Il rischio è che, senza un chiaro taglio a questo circolo
vizioso, l’escalation possa continuare fino ad un punto in cui si
spareranno i primi colpi e sarà impossibile fermare la spirale che
porta alla guerra. Nessuna delle due parti potrebbe uscirne vincente
e ciò potrebbe risultare devastante non solo per loro, ma per tutti
noi. Nessuno vuole questo, ma la crisi non si fermerà da sola. Una
parte, o entrambe, dovranno fare dei passi indietro per rompere il
circolo vizioso di azione e reazione. Sarà difficile, in quanto ogni
concessione fatta da una delle parti potrà essere facilmente vista
come una cessione, con enormi costi in fatto di politica interna e
per le implicazioni a livello internazionale.
Saranno
necessarie anche forza e capacità politiche -di cui in giro si
vedono poche manifestazioni- specialmente per quanto riguarda Tokyo e
Pechino, che hanno entrambe leader nuovi e non collaudati. Ogni parte
inoltre spera apparentemente di non dover fare questa prova, perché
si aspetta sia l’altra a fare la prima mossa.v Pechino crede che,
continuando a fare pressione, Washington persuaderà infine Tokyo a
fare delle concessioni per le isole contestate, per poter evitare di
essere immischiata in una guerra con la Cina, che sarebbe di sicuro
una grande vittoria per quest’ultima. D’altra parte Tokyo spera
ardentemente che, messa di fronte al supporto statunitense per il
Giappone, la Cina non abbia altra scelta se non quella di
ritirarsi.
Anche
a Washington molta gente sembra pensare che la Cina si ritirerà.
Ritengono che questa abbia bisogno dell’America molto più di
quanto l’America abbia bisogno di lei e che Pechino indietreggerà
pur di non creare una rottura con gli Stati Uniti, che potrebbe
devastare l’economia cinese.
Sfortunatamente,
i cinesi sembrano vedere le cose diversamente. Credono che l’America
non rischierà una rottura con la Cina in quanto l’economia
americana potrebbe soffrirne parecchio.
Queste
convinzioni sbagliate, fatte da entrambe le parti, portano in sé un
terribile errore di calcolo; entrambi infatti sottovalutano quanto è
in gioco per gli altri. Per il Giappone piegarsi alla pressione
cinese significherebbe riconoscergli il diritto a vessarli a suo
piacimento e accettare che l’America non li possa aiutare. Per
Washington, non aiutare Tokyo potrebbe non soltanto deteriorare
l’alleanza col Giappone, ma potrebbe anche rendere palese che
l’America non è più la principale potenza dell’Asia e che l’
“alleato” è solo di facciata. Per Pechino, infine, un
indietreggiamento potrebbe significare che, anziché testare fino in
fondo il suo potere in crescita, la sua scorribanda nelle Senkakus
dimostrerebbe semplicemente il mantenimento della supremazia
americana. Per tutti loro, dunque, le più grandi questioni di potere
e status sono in gioco. Questo è proprio il genere di problemi che
hanno portato le grandi potenze alla guerra.
Quindi,
come uscire da questa empasse? Forse la diplomazia creativa può
trovare una formula che salvi la faccia e calmi la situazione,
lasciando che ognuno possa dire di aver fatto un passo in meno degli
altri. Sarebbe magnifico. Però lascerebbe le cause più profonde del
problema - il costante aumento del potere della Cina e una via
pacifica per contenerlo- irrisolte. Questa rimane la vera
sfida.
Hugh
White è professore di studi strategici della ANU (Australia's
national university, ndt) e socio esterno del Lowy Institute.
Traduzione
per www.comedonchisciotte.org a cura di DANIELE FRAU
Titolo
originale: "Una
empasse in Asia per una inutile guerra"
Buon Anno all'autore ed ai lettori di questo ottimo blog....
RispondiEliminaMartin Pescatore
Buon anno di cuore anche a te...grazie di tutto.
EliminaFrancesco