di Francesco Salistrari.
Ma
che fine abbiamo fatto tutti?
Dove
ci siamo rannicchiati?
Dove
sono i nostri sguardi incantati?
Non
posso, non voglio credere che i bambini che eravamo siano stati
cancellati via, come con un colpo di spugna.
Non
posso accettare che siamo stati resi orfani di noi stessi.
Ma
da cosa?
Cosa,
cosa, ci ha disumanizzati a tal punto da
non essere più in grado di commuoverci della bellezza del mondo,
accontentandoci al massimo di guardarla attraverso immagini
scolorite, atone, morte, illusioni che si mascherano da realtà, nei
nostri televisori? Cosa ci ha reso insensibili alla maestosità di un
albero, a
quella degli
occhi di un cervo, dei fili d'erba, all'immensità del cielo, alla
limpidezza di un fiumiciattolo, alla coda guizzante di un pesce, al
ronfare tranquillo di un gatto? Cosa ci ha ridotto a fotocopie
ingiallite di noi stessi?
Abbiamo
perso i nostri occhi. Accecati dallo scintillio
delle illuminazioni delle città, la stessa luce che ci nega la vista
di un cielo di notte e cresciamo senza aver mai guardato le stelle,
sempre a capo chino, persi in un camminare che non è tale, ma è
solo un vagare, è solo un mettere una gamba dietro l'altra, senza un
vero scopo.
Abbiamo
perso la capacità di farci domande, di ricercare il senso
dell'esistenza, rannicchiandoci in un anfratto buio fatto di
contabilità e carta straccia.
Abbiamo
perso la vista. E i nostri occhi, muti, restano impassibili, vitrei,
di fronte a ciò che vediamo. E la loro indifferenza è un coltello
che rimesta nelle nostre piaghe, nelle ferite purulente che
infliggiamo al mondo, a noi stessi, alla nostra carne, insensibili,
in una bolgia di malati di
CIPA.
La
nostra malattia è grave. Probabilmente irreversibile, perchè
incosciente.
Facciamo
le nostre cose con noncuranza, senza il benchè minimo sentore di
quello che significa, senza comprendere, senza affannarci a cercarne
il
senso. E perdiamo noi stessi in un pacco di rifiuti.
Siamo
fazzoletti usati che svolazzano.
Ed
è terrificante scorgere negli occhi delle persone la più completa
inconsapevolezza, la
freddezza, l'indifferenza, incapaci ormai di provare dolore.
Scortichiamo
questo tronco d'albero, stuprandone la corteccia, senza esser capaci
di avvertirne lo
strazio,
senza riuscire a vedere le lacrime dell'albero, senza comprendere che
quella corteccia siamo noi stessi.
Dove,
dove siamo andati a finire?
Dov'è
finita la gioia di guardare un uccello volare? Dov'è finito il
nostro disincanto? Dov'è finita quell'attesa meravigliosa che
precede un regalo? Dove, quegli occhi scintillanti di vita? Dove,
quelle mani desiderose di toccare, di scoprire, si sentire?
Cosa
ci è successo?
Perchè
ci siamo fatti questo?
Come
abbiamo potuto permettere che i bambini che eravamo, venissero
massacrati?
Chiudo
gli occhi, adesso, e piango...
piango...
come
il bambino che ero...
come
il bambino che vorrei essere ancora...
piango...
perchè
piangere non è aver paura...
Piangere non è aver paura....
RispondiEliminaBellissimo pezzo Francesco
Concordo pezzo veramente bellissimo, per certi versi vi è una categoria di persone che sono un po' i "bambini sperduti" dell'isola che non c'è, me compresa , quei bambini rimasti intrapolati laggiù perchè il mondo non li vuole ed essi si rifiutano di ritornare in un mondo che non li accetta,questo è il mondo degli Adulti(non saggi)della razionalità a tutti i costi, del cinismo,del materialismo, un mondo che uccide "il bambino interiore" già dal primo vagito e proseguendo l'opera in famiglia,a scuola,e in seguito nel mondo del lavoro...ma ne sono certa, ancora tutto non è perduto.
RispondiEliminaGrazie Carola.... eh si, non tutto è perduto, ma come si fa a recuperarlo? Come si fa a riaprire gli occhi sulle cose del mondo?
EliminaTi spedisco un abbraccio, piccolo, da bambino...
Non tutto è perduto...perchè tutto e ciclico
RispondiEliminaNon tutto è perduto ma il prezzo sarà un azzeramento totale e resteremo orfani di tutto
Francesco non vi è nulla che si possa recuperare e costruire su fondamenta ormai fatiscenti ma solo un nuovo da costruire, recuperando una "scienza e una saggezza" antica anche se nuovo e antico appaiono come l'antitesi l'uno dell'altro.
Vedo gente ,sento gente...non siamo in pochi ad andare verso la ricerca di qualcosa di perduto e a sentire il bisogno di fare un passo indietro verso l'attuale presente ed uno avanti verso valori,sentimenti,origini...ci sentiamo vuoti e soli,eppure a volte felicemente incontro persone che vanno nella mia direzione e questo mi fa dire non tutto è perduto.
Grazie dell'abbraccio, credo che sia uno dei più belli che ultimamente abbia ricevuto anche se virtuale.
Un abbraccio
Sono sempre io Carola :-), mi sono accorta dopo di averti scritto con l'account di google
EliminaCiao Carolina.... grazie a te delle parole, di esser riuscita a cogliere il senso delle mie parole, buttate lì, pensieri galleggianti nel web, lasciati in attesa che qualcuno li cogliesse.
EliminaGrazie.
Ti abbraccio e ti auguro un buon anno.... ne abbiamo tutti davvero bisogno.
A presto
Questo grido disperato mi ha commosso......segno che, forse, non mi sono perso del tutto.
RispondiEliminaGrazie.