DI
MAURO BOTTARELLI
rischiocalcalcolato.it
Tic
tac, tic tac… No, non si tratta di caramelle ma del conto alla
rovescia che è cominciato per l’Argentina. Fitch ha infatti
tagliato il rating di lungo termine di Buenos Aires da B a CC, cinque
gradini di downgrade e abbassato quello di breve termine a C da B, un
solo notch dal default. A pesare, ovviamente, la sentenza del
Tribunale distrettuale di Manhattan che ha obbligato l’Argentina a
pagare entro il 15 dicembre un miliardo e 300 milioni di dollari
dovuti agli hedge funds che non sottoscrissero la ristrutturazione
del debito del 2002.
Se
l’Argentina non paga, si bloccano anche i pagamenti delle scadenze
dei bonds ristrutturati e si arriva al default tecnico ma se paga in
pieno gli hedge funds, si faranno avanti anche gli altri detentori di
debito per ottenere immediato pagamento, un esborso da 11 miliardi di
dollari.
Nella
nota che ha accompagnato il downgrade, Fitch ha sottolineato anche .
Per ora sia Standard&Poor’s che Moody’s, sembrano voler
mantenere i loro rating sull’Argentina – entrambi cinque gradini
al di sopra del default – ma la mossa di Fitch potrebbe accelerare
un cambio di idea. E offrire una sponda non da poco alla sentenza
newyorchese e agli hedge funds.
TORNA
LA MINACCIA DEGLI AVVOLTOI
Riemerge
lo spettro del default. Per un Paese, il primo e l'unico al mondo
dove il crollo del debito sovrano sotto i colpi della finanza
mondiale, ha visto una risposta positiva del nuovo governo che,
rinegoziando il debito, ha superato la crisi con l'intervento dello
stato in economia e nel sociale. Ora un giudice di New York ha
sentenziato: il 15 dicembre Buenos Aires deve pagare per intero gli
speculatori che non hanno rinegoziato.
Le
previsioni dicono che il 15 dicembre (*) una tempesta finanziaria si
abbatterà sull'Argentina da cui ne potrebbe risultare un default
tecnico del paese. Non è facile capire come sia possibile che una
delle economie emergenti, con una crescita media del Prodotto interno
lordo del 8% nell'ultimo decennio possa all'improvviso ricadere in
fallimento. Invece il rischio esiste e il nemico si chiama fondi
avvoltoio.
La
sentenza di Thomas Griesa, giudice di New York, riporta l'Argentina
sotto la stretta della speculazione finanziaria.
La
sovranità nel mondo globale
Il
confronto è tra la legittimità dello Stato nazione e i diritti dei
fondi avvoltoio che, attraverso un tribunale di New York, chiedono il
pagamento di titoli scaduti. Quali titoli? Quelli di coloro che non
sono entrati nel concordato fallimentare per la ristrutturazione del
debito. Dopo il fallimento del 2001, l'Argentina, alla fine di un
lungo processo, si è accordata con i bonisti per ristrutturare il
debito, con la conseguente cessazione del fallimento. Gli argentini
che avevano depositi bancari in dollari, praticamente tutti, si sono
trovati pesos al posto dei dollari, quindi hanno perso 2/3 dei loro
risparmi perché il cambio col dollaro da 1peso=1U$A il giorno dopo
fu di 3pesos=1U$A. Sembra una misura suicida e lo è stato per il
governo De la Rua, ma perché è stata presa? Senza altre
possibilità, il governo aveva sequestrato i dollari dai conti
correnti privati per pagare una tranche del debito estero in
scadenza.
Fu
crisi politica, caduta del governo, occupazione del parlamento,
attacchi alle banche, assalto ai supermercati, l'inizio di una
sommossa infinita. Insieme alla disfatta economica e politica del
paese, questo crollo segnò il fallimento del modello del Fondo
Monetario Internazionale che aveva applaudito a più riprese il
rigore nell'applicazione delle proprie ricette.
Nel
corso degli anni '90, la spirale del debito estero era salita
portando gli interessi a livelli impossibili, attraendo "investitori"
di azzardo e alcuni ignari del pericolo di un tasso di interesse
intorno 15% annuo. L'Argentina era arrivata alla fine della cura
prescritta dal Consenso di Washington: aveva privatizzato, svenduto
il patrimonio dello Stato e abbassato le tariffe doganali. Dopo
quattro anni in cui si susseguivano la chiusura delle fabbriche e la
disoccupazione si allargava in tutto il tessuto sociale, lentamente
il risparmio di generazioni si esaurì e l'economia arrivò ad un
punto morto. L'Argentina era un libero mercato dove ormai non si
vendeva più niente.
In
queste condizioni di insolvenza ogni debito era una pretesa
insostenibile. Da lì in poi il governo ha stabilito che la
svalutazione di 2/3 sarebbe stata la misura della ristrutturazione
del debito e a tutti i creditori gli è stata applicata la stessa
misura. Il 93% di chi era in possesso di titoli argentini si è
finalmente accontentato per un ridimensionamento dei loro crediti Se
non si dava un minimo di respiro per tentare una ripresa economica
del paese non sarebbero riusciti ad avere indietro nemmeno questo.
L'accordo fu per il posticipo delle scadenze, la ristrutturazione del
debito e il riconoscimento della competenza dei tribunali
internazionali in caso di contenzioso. Il 7% rimanente restò con un
pezzo di carta senza valore reale. È qui che arrivarono i fondi
avvoltoi acquistando per poche monete i loro titoli e cominciando
battaglie legali in vari tribunali del mondo.
Il
primo fallimento
L'Argentina
segnò il primo fallimento sovrano dell'era neoliberista. Da allora
anche uno Stato nazione può fallire, può dichiarare di non essere
in grado di pagare i suoi creditori, ma anche può concordare i
termini per una ristrutturazione del debito. Sono passati più di 10
anni è l'Argentina oggi si è recuperata ed è tra le prime economie
emergenti.
Da
allora fino ad oggi la sua economia è cresciuta ad un tasso medio
del 8% annuo. Un miracolo? No. Dal 2003 l'Argentina ha deciso di
voltare pagina alle ricette del Fondo monetario internazionale e
l'economia finanziaria.
Lo
Stato è ritornato ad avere un ruolo in economia, ha acquistato
aziende pubbliche che erano state privatizzate e ha rivisto i
contrati con le altre. I governi hanno concentrato le sue forze per
la ricostruzione dell'economia reale e stabilito limiti e controlli
all'economia finanziaria e agenzie internazionali di rating. Inoltre
ha ristabilito la centralità delle politiche sociali con pensioni
universali, assegno per figlio in età scolare, crediti, opere
pubbliche, investimento in educazione e salute. Qualche settimana fa,
il 14 novembre, un rapporto della Banca mondiale ha riconosciuto che
tra il 2003 e il 2009 la classe media argentina si era duplicata, era
passata da 23 al 46% della popolazione: da 9,3 milioni di abitanti a
18,6 milioni. Il risultato più importante della regione seguito dal
Brasile e l'Uruguay. Sempre secondo la Banca mondiale, l'Argentina è
il paese di America Latina che più ha ridotto il coefficiente di
«Gini», cioè quello che più ha diminuito la distanza tra ricchi e
poveri.
I
fondi avvoltoi rappresentano i nuclei più agguerriti e potenti della
speculazione globale, riguardo alla loro attività, il nome è
abbastanza eloquente. Ora vogliono punire questo successo e vogliono
mettere in difficoltà il processo di pagamento dei titoli argentini
in scadenza di coloro che hanno concordato con lo Stato un
rifinanziamento del debito.
Il
giudice Thomas Griesa di New York ha sentenziato che il 15 dicembre,
coloro che non hanno accettato i termini del rifinanziamento devono
essere pagati per intero, la quota di capitale, più tutti gli
interessi. Il giudice ha chiesto di più di quanto facevano gli
stessi avvocati degli «avvoltoi». La sentenza mette in seria
difficoltà il governo argentino che proprio il 15 dicembre deve
onorare il debito del 93% di detentori di titoli che hanno accettato
la proposta di rinegoziazione. Il giudice Griesa ha dichiarato che se
l'Argentina non paga ai fondi avvoltoio il 15, bloccherà anche il
pagamento dei 93% che hanno rinegoziato. Quindi l'Argentina potrebbe,
di fatto, entrare in default tecnico, in quanto non pagherebbe alla
scadenza quanto era stato pattuito.
Cambalache
o mano invisibile
Che
il mondo fosse in mano all'economia finanziaria non è una novità,
ma mai uno Stato sovrano era stato portato davanti ad un tribunale di
un altro paese in aperta revoca delle sue leggi. La legittimità
nella giurisdizione dello stato di diritto è messa a dura prova.
Lunedì scorso, 26 novembre, l'Argentina ha presentato un ricorso
davanti al tribunale di New York chiedendo la revisione della
sentenza e la sospensione dei termini fino a sentenza definitiva.
Qualche settimana fa questi gruppi finanziari avevano sequestrato la
Fragata Libertà, ancora ferma nel porto di Ghana in violazione dei
patti internazionali sui beni suscettibili di embargo (vedi il
manifesto 19.10.2012).
L'avvertimento
La
sentenza del giudice Griesa è anche un duro avvertimento a tutti i
paesi che in un momento di crisi globale si trovano in difficoltà,
molti altri rischiano di fare la stessa sorte. Adottare politiche di
rigore che non accettano rimettere in discussione i termini e il
monto del debito di un paese vicino al fallimento potrebbe essere, se
passa questa sentenza, la politica consigliata. Del resto, sarebbe
sciocco accettare la ristrutturazione del debito quando si può
ottenere tutto.
Per
loro l'economia reale e la società contano poco. La follia della
economia finanziaria è alla guida delle principali economie del
mondo, non possiamo aspettarci nulla di buono. Tra l'altro è stato
ammesso anche da loro.
Non
bisogna dimenticare che alla retrospettiva sull'andamento
dell'economia mondiale, Olivier Blanchard, l'economista capo del Fmi,
ha dichiarato che i mercati di fronte alle politiche di austerity e
di risanamento dei conti pubblici hanno un comportamento
«schizofrenico». È vero che l'andamento del mercato è
altalenante, si parla quotidianamente di fluttuazioni, ma ci hanno
insegnato che lasciarci guidare dal mercato sarebbe stato un
atteggiamento saggio.
Ora
invece ci confermano che in realtà la nostra guida, quella cieca e
invisibile è gravemente malata di schizofrenia.
Claudio
Tognonato
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