di
Italo Romano
Sarà
vietato costruire case e imprese in aree a rischio idrogeologico
molto elevato[1]. E’ una delle azioni prioritarie contenute
nella bozza sulle “Linee
strategiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione
sostenibile e la messa in sicurezza del territorio“[2]
che il ministro dell’Ambiente, Corrado
Clini,
ha inviato al Cipe,
almeno è
quanto riporta l’ANSA.
Fin
qui nulla da eccepire. Anzi, direi niente di nuovo, in quanto tale
provvedimento andrà ad arricchire[3] il Piano
di Assetto Idrogeologico (PAI)[4],
dove vengono classificate le zone in base al rischio ambientale.
E
poi, diciamoci la verità, ci sono case a sufficienza per tutti e il
mercato immobiliare potrebbe risorgere a nuova vita con un piano
nazionale di ristrutturazione e messa in sicurezza. Ci sarebbe lavoro
per un centinaio di anni e per milioni di persone e non avremmo più
nessuna necessità di consumare il territorio, devastandolo a colpi
di grigio cemento.
Utopia.
Viviamo nella mercatocrazia, nell’era dell’edonismo e dello
spreco compulsivo. La tematica ambientale, per la sua capacità di
smuovere le atrofizzate corde emotive di questa malata società, è
spesso usata come cavallo di troia per scardinare e imporre prassi
ultraliberiste nel quotidiano vivere dei singoli cittadini.
Difatti,
sempre nella su detta bozza, sarebbe contenuto l’introduzione di
una assicurazione
obbligatoria per
coprire i rischi connessi ad eventi climatici estremi su beni
e strutture sia
dello Stato sia dei privati.
Il
sistema non vuole soluzioni. Quello che è fondamentale è risolvere
il problema solo temporaneamente, in modo tale che lo stesso
problema, dopo poco, si ripresenti in tutta la sua tragicità, per
poi imporre, magari in stato di emergenza, nuovi rimedi, sempre più
invasivi e meno risolutivi, ma che ingrassano gli ingranaggi di
questo sistema bestia.
E’
l’economia, anzi l’ideologia neoliberista, che riduce tutto a
mero guadagno. Il fine è il guadagno e non la soluzione.
La
soluzione è la fine del guadagno.
E’
severamente vietato anche solo pensare di risolvere definitivamente
un problema.
Se
si abbassano al minimo i rischi idrogeologici, addio decreti
d’emergenza e addio all’ingrasso spropositato dei soliti noti che
speculano sulle tragedie e sulla vita di migliaia di persone.
Così
introducono l’assicurazione obbligatoria per tutte le proprietà.
Lo fanno per noi, per la nostra tranquillità e per garantirci un
futuro sereno anche nella cattiva sorte.
Quindi
c’è da mangiare anche per il comparto assicurativo, fratello
minore del più poderoso e insaziabile sistema bancario. I due poteri
finanziari sono intrecciati e lo si evince semplicemente spulciando
le liste di azionariato e gli elenchi dei consigli di
amministrazione.
Potete
vedere voi stessi cliccando sui siti delle maggiori compagnie
assicurative italiane.
L’ambiente
ancora una volta viene sfruttato ad uso e consumo del potere
sistemico. E’ una macchina da soldi!
Nessun
cenno alle case ecologiche passive, ai sistemi energetici
alternativi, al ripristino del territorio con pratiche di
selvicoltura, di rimboschimento, di permacultura, alla
prevenzione delle calamità naturali e, come già accennato, ad un
riammodernamento e messa in sicurezza del patrimonio edilizio già
esistente.
Ah,
dimenticavo, queste sarebbero una serie di soluzione integrate atte a
risolvere in modo concreto tantissimi problemi della società
moderna.
A
noi serve altro, dobbiamo salvare l’economia!
Approfondimenti:
[1] Secondo
l’indagine «Ecosistema
rischio 2011» di Legambiente e Protezione civile, però, il rischio
idrogeologico riguarda l’82% dei Comuni nazionali;
[2]
Sarà creato un fondo per finanziare la tutela del territorio, che
sarà alimentato, per circa 500 milioni, con il 40% dei proventi
derivanti dalle aste dei permessi di emissione di gas serra (che
dall’inizio del 2013 saranno a pagamento) e con «un prelievo,
determinato annualmente, su ogni litro di carburante consumato fino
al raggiungimento di 2 miliardi all’anno», ma non con l’aumento
di accise. [fonte: Corriere]
;
[3]
vengono attivate le Autorità distrettuali di bacino idrografico, le
quali da sei anni avrebbero dovuto sostituire le vecchie Autorià di
bacino soppresse dalla legge 152 del 2006; inoltre, divieto immediato
di abitare o lavorare nelle zone ad altissimo rischio idrogeologico.
[fonte: L'Unità]
;
fonte: www.oltrelacoltre.com
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