Il fenomeno Movimento 5 stelle
non è assolutamente un fulmine a ciel sereno.
E non è nemmeno frutto di demagogia e
populismo (aspetti peraltro presenti).
I politici, i mass media e chiunque
creda e dica che Grillo raccoglie consensi solo perchè grida,
perchè imbonisce le folle, racconta frottole patinate da belle
parole, non ha compreso assolutamente nulla di quello che oggi in
Italia rappresenta il Movimento 5 stelle.
Grillo non ha fatto altro che inserirsi
in un VUOTO totale lasciato dalla politica. Un vuoto che sta proprio
in mezzo alle istituzioni e alla società.
Un vuoto fatto di mancanza di proposte,
di visioni, di idee, di soluzioni. Un vuoto fatto di arroganza,
autoreferenzialità, ricatto, clientela.
La politica partitica ha fallito.
Con essa probabilmente l'intera forma democratica parlamentare
che ha dimostrato nel corso del tempo di figurarsi come un essere
imperfetto. E il meccanismo che sta alla sua base (la delega) un'arma
a doppio taglio che i partiti (i professionisti della politica) hanno
sfruttato nella maniera più efficace per il proprio tornaconto (di
potere, personale, anche semplicemente economico).
E Grillo arriva in un momento di
smarrimento. In un momento drammatico, dove le aziende
chiudono e le famiglie scivolano verso la povertà, dove imprenditori
e disoccupati in una paradossale e tragica unione che annichilisce
perfino la lotta di classe, si suicidano a dozzine.
E arriva in un momento nel quale appare
chiaro che i problemi che stiamo vivendo risiedono nel meccanismo
stesso del mercato. Nella composizione del potere. Nell'assenza di
partecipazione democratica.
Appare evidente il problema gigantesco
rappresentato dal sistema monetario (e di conseguenza
bancario) non solo europeo, ma di dimensioni mondiali. Appare
evidente come sempre più quote della sovranità nazionale dei vari
contesti sono usurpate dal potere finanziario e bancario. E i destini
di intere popolazioni vengono affidati alla scoreggia di un
maneggione di Wall Street, piuttosto che della borsa di Londra, o un
broker cinese o ad illusioni economiche come il debito, il Pil, lo
Spread.
Grillo e il suo Movimento, nella sua
confusionaria articolazione, incarnano una protesta latente che
monta da decenni su queste tematiche. Una protesta che non ha mai
trovato sbocco nei canali tradizionali della politica, tappati
completamente dalla complicità attiva e interessata della classe
politica alle dinamiche nazionali e internazionali che questa
situazione hanno determinato.
Il limite più grande del
Movimento 5 stelle dunque non è nel populismo, nella
scurrilità, nell'antipolitica (neologismo inventato da chi
l'antipolitica l'ha incarnata realmente per decenni). Il limite più
grande sta nella struttura, o meglio nell'assenza di una struttura
stabile e democraticamente funzionante, che il movimento presenta.
La “liquidità”, l'inconsistenza
dei legami delle strutture territoriali collegate una all'altra
possono solo sembrare dei vantaggi (e dei tratti distintivi) del
movimento in questa fase, ma sono dei limiti oggettivi con i quali il
movimento stesso dovrà fare i conti ben presto.
La stessa figura di Grillo e il suo
protagonismo potrebbero essere armi a doppio taglio per il movimento.
Perchè la personalizzazione involontaria che la percezione sociale
fa del movimento identificandolo esclusivamente con la sua persona è
un altro problema legato essenzialmente alla struttura interna del
movimento stesso.

Credo (e auspico) che il Movimento 5
Stelle, non si schiacci troppo su se stesso e sulla innegabile
autoreferenzialità del proprio leader “spirituale” e che sia in
grado di proporsi sulla scena italiana non solo e semplicemente come
un'alternativa alla merda della politica partitica
tradizionale, ma anche e soprattutto come il collante politico
tra tutti i movimenti presenti in Italia e che in maniera variegata
(ma non troppo distante uno dall'altro) mettono in discussione il
sistema nel suo complesso.
In altre parole, c'è bisogno che il
Movimento 5 Stelle si faccia non solo trascinatore di folle disilluse
dalla politica, ma leader e traino di un movimento complessivo di
rinascita sociale e politica in questo paese.
Per farlo ha bisogno di un salto di
qualità complessivo, che intervenga sulla leadership dello stesso
movimento e sui modi e gli strumenti di organizzazione interna che
faccia leva su forme e strutture democratiche capaci di elaborare una
linea politica (strategica) unitaria capace di interagire e
interloquire con tutto il panorama politico (movimentista) presente
in Italia.
Ci riuscirà?
(Francesco Salistrari)
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