Sembra una bufera.
Che sta per trasformarsi in uragano.
La Lega Nord dopo il caso della
Giunta Regionale si trova a dover affrontare un'inchiesta molto
pesante nei confronti del suo tesoriere Francesco Belsito,
con le accuse che vanno dalla truffa allo Stato ad
appropriazione indebita, nonché sottrazione di fondi al
partito e finanziamento illecito.
Accuse pesanti. Come un macigno. Che
coinvolgono direttamente i vertici del Carroccio. Tra cui Calderoli,
ma soprattutto Bossi. Si parla infatti di alcuni fondi “girati”
direttamente alla famiglia Bossi per “operazioni personali”
(ristrutturazione di case, soldi per le lauree dei figli, affitti di
automobili e gingillerie discorrendo). Accuse tanto gravi e pesanti,
che hanno indotto Umberto Bossi a prendere la decisione di
rassegnare le dimissioni da Segretario della Lega Nord
(“irrevocabili” ha dichiarato poche ore dopo la notizia) dopo
anni di leadership indiscussa, nonostante la malattia. Una decisione
molto pesante e che sottolinea in maniere inequivocabile la gravità
della crisi che investe in queste ore il partito bianco-verde.
Dopo il “caso Lusi”,
tesoriere dell'ex Margherita, dunque, un altro caso di craxiana
memoria che investe uno dei maggiori partiti italiani.
Non voglio entrare nel merito delle
indagini e non solo perchè ad occuparsene deve essere la
Magistratura, ma soprattutto perchè mi preme sottolineare un aspetto
più generale della faccenda.
La corruzione, stimata da fonti
ufficiali governative intorno ai 60 miliardi di euro annui,
rappresenta una considerevole fetta della ricchezza nazionale che
viene letteralmente sottratta ai cittadini italiani e dirottata nelle
tasche di una schiera rilevante di imprenditori, politici, banchieri,
mafiosi, faccendieri. E tutto a detrimento della qualità delle opere
realizzate (appalti pubblici), del funzionamento e della democrazia
dei partiti, del funzionamento e della legittimità stessa
delle istituzioni di questo paese. Il tutto condito da una politica a
dir poco inconsistente del Governo in materia che, al contrario,
sembra in altre faccende affaccendato. E più precisamente nell'opera
di demolizione dello Stato Sociale, dell'aumento delle tasse,
dei prezzi, al taglio della spesa (pensioni, stipendi). Niente sul
versante della corruzione, che in un momento di crisi come quello che
stiamo vivendo, al contrario, dovrebbe essere il primo punto
nell'agenda di un Governo serio e responsabile.
Ma sappiamo benissimo la provenienza
sociale (e politica) dei membri di questo Governo, quindi non ci si
può certo aspettare un operato diverso. Inoltre con quel Parlamento
lì, stracolmo di indagati e condannati (anche per mafia!), una lotta
alla corruzione sarebbe una strana forma dichiarata di suicidio
pubblico. Un harakiri politico e penale che avrebbe
dell'incredibile.
Ma aldilà di questo aspetto,
inquietante certamente, mi preme far notare come le attuali dinamiche
e le indagini che stanno nascendo un po' ovunque in tutta Italia sui
temi della corruzione della politica e dell'imprenditoria italiana,
somiglino così tanto a quelle dell'ormai lontano 1992. Gli anni di
Tangentopoli. Il periodo più volte scritto e riscritto in
questi anni da un giornalismo zerbinico e da una politica
ansiosissima di cancellare l'onta di una delle inchieste della
magistratura più dirompenti della storia repubblicana.
Ed il parallelo con gli anni di
Tangentopoli non si ferma alla sensazione di una marea di corruzione
dilagante che affoga le già complicate speranza di ripresa di questo
paese, ma si insinua ancor più profondamente nella situazione di
crisi globale che stiamo vivendo. Negli anni '90 il mondo
stava cambiando in maniera radicale. Stava crollando il mondo
sovietico, con tutte le conseguenze storico-politiche e sociali
che questo evento epocale ha rappresentato. E la classe politica
italiana è crollata insieme a quel sistema, così come tutta la
classe politica occidentale. In America sarebbe da lì a poco
ritornato alla Casa Bianca un democratico (Clinton) dopo decenni di
dominio repubblicano e politica liberista (Reagan, Bush sr.). In
Inghilterra, ritornavano al governo i laburisti di Blair dopo il
massacro sociale e la ristrutturazione industriale della Thatcher e
la breve esperienza Major. La Germania stava per essere riunificata.
E questo per fare solo alcuni esempi. Il mondo stava svoltando
decisamente verso il neoliberismo ideologico ed economico e aveva
bisogno di nuove classi dirigenti che “indorassero” ai vari
popoli la pillola da deglutire. Le vecchie classi dirigenti, ancorate
agli schemi del mondo della “guerra fredda”, non erano più
consone a guidare i vari paesi verso la svolta “globalizzante”
dell'economia e furono sostituite. Nei paesi “decenti” con
normali manovre elettorali (e solo qualche piccolo scandalo), in
quelli più “spudorati”, dalle inchieste giudiziarie come,
appunto, l'Italia.
Oggi ci troviamo in un altro passaggio
storico fondamentale. Un passaggio cruciale per il sistema economico
e sociale che ha urgente necessità di mutare, di ristrutturarsi.
In un simile contesto, non è chi non
veda come le analogie con la situazione degli anni di Tangentopoli
siano anche troppe. Crisi di fiducia della politica, inchieste a
cascata, arresti, confessioni, suicidi, recessione e debito pubblico
a livelli spaventosi... e il tutto condito da un bel governo
“tecnico”.
Ricordate Amato, Ciampi, Dini,
Maccanico?
Niente di nuovo, dunque.
Un refrain asfissiante. Un film già
visto.
Con una differenza sostanziale.
Oggi le soluzioni di questa crisi
appaiono decisamente più problematiche. E ai poteri forti che
governano in Italia, in Europa e nel Mondo, non basterà sostituire
le classi dirigenti dei vari contesti nazionali. Il problema è molto
più profondo e investe in maniera decisa la struttura stessa del
sistema economico e sociale, la sua sostenibilità energetica,
ambientale, i suoi assetti militari nei quali il declino del sogno (o
per meglio dire dell'incubo) del “nuovo secolo americano” segna
un nettissimo arretramento (per non dire una sconfitta).
Ed è in questo variegato e multiforme
quadro complessivo che si inseriscono le indagini alla Lega Nord e in
generale a tutta la classe politica italiana.
Con sviluppi e ricadute ancora
ampiamente imprevedibili.
(Francesco Salistrari)
Nessun commento:
Posta un commento