giovedì 5 aprile 2012

Cime Tempestose.



Sembra una bufera.
Che sta per trasformarsi in uragano.
La Lega Nord dopo il caso della Giunta Regionale si trova a dover affrontare un'inchiesta molto pesante nei confronti del suo tesoriere Francesco Belsito, con le accuse che vanno dalla truffa allo Stato ad appropriazione indebita, nonché sottrazione di fondi al partito e finanziamento illecito.
Accuse pesanti. Come un macigno. Che coinvolgono direttamente i vertici del Carroccio. Tra cui Calderoli, ma soprattutto Bossi. Si parla infatti di alcuni fondi “girati” direttamente alla famiglia Bossi per “operazioni personali” (ristrutturazione di case, soldi per le lauree dei figli, affitti di automobili e gingillerie discorrendo). Accuse tanto gravi e pesanti, che hanno indotto Umberto Bossi a prendere la decisione di rassegnare le dimissioni da Segretario della Lega Nord (“irrevocabili” ha dichiarato poche ore dopo la notizia) dopo anni di leadership indiscussa, nonostante la malattia. Una decisione molto pesante e che sottolinea in maniere inequivocabile la gravità della crisi che investe in queste ore il partito bianco-verde.
Dopo il “caso Lusi”, tesoriere dell'ex Margherita, dunque, un altro caso di craxiana memoria che investe uno dei maggiori partiti italiani.
Non voglio entrare nel merito delle indagini e non solo perchè ad occuparsene deve essere la Magistratura, ma soprattutto perchè mi preme sottolineare un aspetto più generale della faccenda.
La corruzione, stimata da fonti ufficiali governative intorno ai 60 miliardi di euro annui, rappresenta una considerevole fetta della ricchezza nazionale che viene letteralmente sottratta ai cittadini italiani e dirottata nelle tasche di una schiera rilevante di imprenditori, politici, banchieri, mafiosi, faccendieri. E tutto a detrimento della qualità delle opere realizzate (appalti pubblici), del funzionamento e della democrazia dei partiti, del funzionamento e della legittimità stessa delle istituzioni di questo paese. Il tutto condito da una politica a dir poco inconsistente del Governo in materia che, al contrario, sembra in altre faccende affaccendato. E più precisamente nell'opera di demolizione dello Stato Sociale, dell'aumento delle tasse, dei prezzi, al taglio della spesa (pensioni, stipendi). Niente sul versante della corruzione, che in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, al contrario, dovrebbe essere il primo punto nell'agenda di un Governo serio e responsabile.
Ma sappiamo benissimo la provenienza sociale (e politica) dei membri di questo Governo, quindi non ci si può certo aspettare un operato diverso. Inoltre con quel Parlamento lì, stracolmo di indagati e condannati (anche per mafia!), una lotta alla corruzione sarebbe una strana forma dichiarata di suicidio pubblico. Un harakiri politico e penale che avrebbe dell'incredibile.
Ma aldilà di questo aspetto, inquietante certamente, mi preme far notare come le attuali dinamiche e le indagini che stanno nascendo un po' ovunque in tutta Italia sui temi della corruzione della politica e dell'imprenditoria italiana, somiglino così tanto a quelle dell'ormai lontano 1992. Gli anni di Tangentopoli. Il periodo più volte scritto e riscritto in questi anni da un giornalismo zerbinico e da una politica ansiosissima di cancellare l'onta di una delle inchieste della magistratura più dirompenti della storia repubblicana.
Ed il parallelo con gli anni di Tangentopoli non si ferma alla sensazione di una marea di corruzione dilagante che affoga le già complicate speranza di ripresa di questo paese, ma si insinua ancor più profondamente nella situazione di crisi globale che stiamo vivendo. Negli anni '90 il mondo stava cambiando in maniera radicale. Stava crollando il mondo sovietico, con tutte le conseguenze storico-politiche e sociali che questo evento epocale ha rappresentato. E la classe politica italiana è crollata insieme a quel sistema, così come tutta la classe politica occidentale. In America sarebbe da lì a poco ritornato alla Casa Bianca un democratico (Clinton) dopo decenni di dominio repubblicano e politica liberista (Reagan, Bush sr.). In Inghilterra, ritornavano al governo i laburisti di Blair dopo il massacro sociale e la ristrutturazione industriale della Thatcher e la breve esperienza Major. La Germania stava per essere riunificata. E questo per fare solo alcuni esempi. Il mondo stava svoltando decisamente verso il neoliberismo ideologico ed economico e aveva bisogno di nuove classi dirigenti che “indorassero” ai vari popoli la pillola da deglutire. Le vecchie classi dirigenti, ancorate agli schemi del mondo della “guerra fredda”, non erano più consone a guidare i vari paesi verso la svolta “globalizzante” dell'economia e furono sostituite. Nei paesi “decenti” con normali manovre elettorali (e solo qualche piccolo scandalo), in quelli più “spudorati”, dalle inchieste giudiziarie come, appunto, l'Italia.
Oggi ci troviamo in un altro passaggio storico fondamentale. Un passaggio cruciale per il sistema economico e sociale che ha urgente necessità di mutare, di ristrutturarsi.
In un simile contesto, non è chi non veda come le analogie con la situazione degli anni di Tangentopoli siano anche troppe. Crisi di fiducia della politica, inchieste a cascata, arresti, confessioni, suicidi, recessione e debito pubblico a livelli spaventosi... e il tutto condito da un bel governo “tecnico”.
Ricordate Amato, Ciampi, Dini, Maccanico?
Niente di nuovo, dunque.
Un refrain asfissiante. Un film già visto.
Con una differenza sostanziale.
Oggi le soluzioni di questa crisi appaiono decisamente più problematiche. E ai poteri forti che governano in Italia, in Europa e nel Mondo, non basterà sostituire le classi dirigenti dei vari contesti nazionali. Il problema è molto più profondo e investe in maniera decisa la struttura stessa del sistema economico e sociale, la sua sostenibilità energetica, ambientale, i suoi assetti militari nei quali il declino del sogno (o per meglio dire dell'incubo) del “nuovo secolo americano” segna un nettissimo arretramento (per non dire una sconfitta).
Ed è in questo variegato e multiforme quadro complessivo che si inseriscono le indagini alla Lega Nord e in generale a tutta la classe politica italiana.
Con sviluppi e ricadute ancora ampiamente imprevedibili.

(Francesco Salistrari)

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