Può
accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini
a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro – In
effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio
assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si
sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla
libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare
e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per
conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a
cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla
prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche
necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro
stessi a privarsene volentieri.
Se
un individuo abile ed ambizioso, riesce ad impadronirsi del potere,
in un simile momento critico, troverà la strada aperta a
qualsivoglia sopruso. Una nazione che chieda al suo governo il solo
mantenimento dell’ordine, è già schiava in fondo al cuore,
schiava del suo benessere e da un momento all’altro può
presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa
dei cittadini vuole occuparsi solo dei suoi affari privati, i più
piccoli partiti possono impadronirsi dei loro diritti. Non è raro
allora vedere sulla vasta scena del mondo, delle moltitudini
rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla
assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale
immobilità disponendo a capriccio, di ogni cosa: cambiando leggi e
tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può
fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e
deboli possa cadere un grande popolo – e ogni riferimento è
puramente casuale” – Alexis de Tocqueville, da ” La democrazia
in America “, 1840
Siamo
talmente assuefatti all’illegalità, al sopruso, al ricatto, al
raggiro e all’intimidazione che, da tempo, sono divenuti i tratti
caratteriali della “moderna cultura liberista”, assimilati come
nuove regole relazionali. La paura di ritorsioni, che va dal
licenziamento del semplice operaio, fino alla minaccia di morte di un
conduttore televisivo, di un giornalista, scrittore, di un pentito di
mafia o di un giudice e suoi famigliari, hanno avvolto il nostro
paese dentro un velo di totale omertà, degna del peggiore regime. Si
sta prospettando la seria e non remota eventualità che presto, le
democrazie occidentali trasfigurino in totalitarismi, essendosi
venute a creare le condizioni ideali, capaci di innescare una tale
degenerazione.
Pensare
e tentare di rovesciare un tale sistema di cose, attraverso un’azione
democratica fatta di leggi e di regole, al fine di ripristinare
principi, valori e il comune buon senso, non solo è impraticabile,
ma direi, semplicemente fantasiosa. Solo una sana e solerte
rivoluzione popolare, è in grado di porre fine a una tale
ingiustizia e ristabilire l’ordine delle cose! Ma nulla di tutto
ciò potrà mai accadere, senza il sacrificio di vite umane.
Il
livello di omologazione e di dipendenza al Sistema Potere sono a tal
punto cronici, da vanificare ogni impulso rivoluzionario –
impensabile in una società composta da individui monchi, più
propensi all’inettitudine, riversi su se stessi, e tesi alla sola
soddisfazione del loro bisogni particolari e alla soluzione di
questioni meramente personali. Siamo popoli avulsi dal più remoto
spirito di solidarietà, di fratellanza, di senso della comunità, e
di condivisione di quei valori che sono alla base di quel processo di
unità, il solo in grado di contrastare le perversioni del Potere.
La
paura dell’uomo moderno (in quanto, elemento improprio di un
habitat in cui non si riconosce, unita alla paura sociale relativa
alla perdita del lavoro, della dignità e dell’impossibilità di
provvedere con continuità a tutto ciò che il suo status gli
impone), lo costringe alla rinuncia di ogni individualità e capacità
critica, dentro un appiattimento di comportamenti e pensieri,
condivisi per assuefazione, deresponsabilizzazione e come male
minore. La paura poi di essere additato come “diverso” lo fa
precipitare in uno stato di angoscia persistente, che solo un rientro
nell’omologazione, può attenuare. Questo è lo spaccato delle
nostre moderne società liberiste che per tale motivo, non sono in
grado di dare forma alle loro aspirazioni, ne tanto meno di
rinunciare alle seduzioni del Sistema.
Il
relativismo culturale che le nuove generazioni erediteranno, è la
più grande sciagura nella storia dell’umanità. Crederanno davvero
che la contaminazione delle nostre acque, dell’aria e del
territorio, sia il risultato del progresso? Che le bombe
intelligenti, fatte esplodere sulla testa di persone innocenti, sia
la giusta, sola e unica condizione per preservare e consolidare la
libertà di tutti? Che il traffico di organi, l’uso di droghe
sintetiche, gli abusi sistematici sui minori, la prostituzione
dilagante, siano semplicemente i normali e logici effetti collaterali
(male fisiologico) di quella medicina (la libertà), in assenza della
quale le nostre società sarebbero in preda all’anarchia più
totale; il prezzo da pagare per essere liberi? Che la propaganda
populista e mediatica di prodotti inutili, inefficaci e dannosi,
rientri nelle logiche di una società libera e che il lordume morale
di cui trasudano i programmi televisivi, sia la connotazione (nel
bene o nel male), del diritto alla libertà di informazione?
Siamo
servi e schiavi di una realtà capovolta, e quel regime mediatico al
quale abbiamo delegato ogni nostra scelta e responsabilità, muterà
a breve in uno Stato poliziesco.
(Gianni
Tirelli)
(fonte: www.oltrelacoltre.com )
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