E’
ormai da troppo tempo che a livello sociale uno dei maggiori problemi, forse il
più insidioso per quando riguarda coesione, sicurezza, qualità
della vita, è rappresentato dal massiccio consumo e diffusione delle
sostanze stupefacenti. In Calabria, regione storicamente individuata
come crocevia di traffici illeciti, la crescita esponenziale del
consumo di sostanze stupefacenti rappresenta un pericolo che non è
dissimile dal resto del paese. Infatti, l’allarme per la diffusione
anche in fasce d’età mai toccate in precedenza (14-15 anni), non
appare né infondato, né tanto meno esagerato. Oggi in Italia il
consumo di droga cosiddetta “pesante” comincia proprio in fasce
d’età molto precoci e che fino a qualche tempo fa le reti
protettive della famiglia e dei gruppi sociali avevano mantenuto in
qualche modo preservate da questo pericolo. In un periodo storico di
transizione come quello che stiamo vivendo oggi (ma transizione per
cosa?), il rifiuto della realtà, di un destino sgradevole, di
condizioni di vita che non ricalcano i modelli veicolati dai mass
media, l’emulazione, il disincanto, la disillusione per una vita
più difficile di quello che si sognava, sono solo alcuni aspetti che
potrebbero spiegare, quantomeno in superficie, la “scelta” di
molti giovani di intraprendere il cammino della droga. Ma non
esistono spiegazioni universali, non esistono modelli teorici per
giustificare quello che succede oggi nella nostra società, esiste
solo la consapevolezza che il problema nel giro di qualche decennio
potrebbe diventare insostenibile, deleterio, disgregante per quei
vincoli e quelle solidarietà sociali che pur tuttavia ancora oggi,
nelle metropoli e nelle città dell’individualismo, continuano ad
esistere.
Appare
evidente infatti come se fino a qualche decennio fa alcune droghe
come la cocaina, ad esempio, restavano appannaggio di fette sociali
“alte”, oggi, al contrario l’abbassamento progressivo del
prezzo sul mercato di questa sostanza ne ha permesso una diffusione
mai registrata prima. Esistono moltissimi studi sull’argomento e
tutti sono concordi nel sottolineare come il consumo, lo spaccio e la
reperibilità di cocaina nelle nostre città sia diventato sempre più
conveniente (economicamente), sempre più semplice e incontrollabile.
Ma non è solo cocaina il problema. Il problema investe tutte le
sostanze stupefacenti immesse oggi sul mercato illecito. Dalla
ketamina all’MDMA, dagli LSD di vario tipo alle anfetamine,
dall’eroina sintetica alla vecchia “brown sugar”. Tutte
indistintamente deleterie, spersonalizzanti, alienanti, pericolose
per la salute e per la convivenza.
A
Cosenza la situazione appare non meno preoccupante di altre realtà.
Un tossidipendente, che naturalmente vuole restare anonimo, ecco cosa
ci dice: “Ormai a Cosenza è diventato più facile trovare cocaina
ed eroina che non hashish…sembra assurdo ma è così. Conosco
ragazzini di non più di 16 anni che comprano regolarmente cocaina”.
Letteralmente spiazzante.
Ma
qui il problema diventa “culturale” ed ecco che anche qui, per
l’ennesima volta, intervengono responsabilità precise, dai mass
media alle istituzioni e alle politiche varate nel corso degli anni.
Diventa culturale in quanto, abituato da campagne martellanti di
“sensibilizzazione” sull’eroina nel corso degli anni ’80 e
’90 che hanno sempre e solo delineato un “certo tipo di figura
del tossico”,violento, pericoloso, criminale, negando invece una
realtà ben più complessa e bisognosa di aiuto, il giovane di oggi
trova più sicuro e soprattutto più accettabile a livello sociale
fare uso di cocaina nel novero delle droghe pesanti in circolazione,
eliminando fin da subito l’eroina. Purtroppo però, la cocaina non
è né meno devastante, né meno alienante dell’eroina (anzi può
diventarlo di più) e tende a determinare in chi ne fa uso
abitualmente comportamenti violenti e nelle situazioni di astinenza
(nei soggetti assuefatti da tempo), comportamenti tipicamente
criminali.
Ma
il problema non si esaurisce qui, perché nonostante il prezzo della
“polvere bianca” sia sceso costantemente fino a diventare
accessibile a sempre più persone, pur tuttavia la specifica della
sostanza (assuefazione, durata effetti) “costringe” il
consumatore all’assunzione di quantitativi sempre più elevati,
fino a diventare insostenibili dal punto di vista fisico, ma
soprattutto economico. Questo comporta quello che il giovane
tossicodipendente di Cosenza chiama “soluzione di ripiego”. La
soluzione di ripiego diventa essenzialmente quella più vicina per
“sovrapposizione dei mercati” (il più delle volte gli
spacciatori posseggono entrambe le sostanze), cioè l’eroina o il
devastante uso combinato delle due. L’eroina, più economica, più
durevole nella tempistica degli effetti, diventa così il surrogato
“naturale” della cocaina in quegli individui che non possono più
sostenere i ritmi e le spese per la cocaina. Lungi quindi dallo
sparire, ecco che l’eroina conosce, anche a Cosenza, una “nuova
giovinezza”, una ritrovata espansione che si era vista ridursi solo
qualche decennio fa e che oggi, trainata dalla cocaina, diventa di
nuovo problema pericolosissimo, non tanto in termini di ordine
pubblico, quando di coesione sociale e sanità. Le morti per overdose
di Cosenza degli ultimi periodi, tra l’altro ci rimandano ancora
una volta alla drammaticità estrema che l’uso di eroina comporta e
ci dovrebbe indurre a riflettere.
“Le
ultime morti qui a Cosenza, sono dovute ad un preciso evento” dice
il tossicodipendente “l’arrivo sul mercato cosentino dell’eroina
sintetica di Napoli, le cosiddette pietrine”.
-Che
differenza c’è tra l’eroina, diciamo così, tradizionale e
questo tipo sintetico?”
“Innanzitutto
è più potente, sballa di più, per capirci. E porta più
dipendenza”
-E
le morti da overdose come si spiegherebbero?
“La
differenza è estrema. Almeno con l’eroina che normalmente negli
ultimi anni ha circolato a Cosenza. Quella sintetica, l’eroina di
Scampia, come qualcuno la chiama, è fino a dieci volte più potente,
quindi per noi tossici, diventa ancora più difficile regolarci sulle
quantità. Il fatto poi che molti hanno una dipendenza non proprio
giornaliera, i rischi aumentano a dismisura quando si maneggia una
bomba atomica come questa!”
-Arriva
davvero da Napoli questa nuova eroina?
“A
quanto ne so io si…la cosa potrebbe continuare e ingigantirsi”
-Hai
elementi per confermare questa affermazione?
“No,
sono solo mie sensazioni…”
Sensazioni
o no, il problema dovrebbe interessare un po’ tutti dal momento che
l’assunzione combinata di eroina e cocaina (lo “speed” come
viene definito nel gergo da strada) è diventata sempre più
frequente ed i pericoli per i consumatori di conseguenza maggiori.
A
questo punto resta da fare una precisazione di merito. La scellerata
legge Fini-Giovanardi che ha uguagliato le droghe pesanti alle
droghe leggere (hashish e marijuana) nelle pene e nelle sanzioni (e
che “parzialmente” il Centro Sinistra ha cercato di correggere),
rappresenta una complicazione non da poco. Questo per due ordini di
ragioni. Il primo è di principio e di sostanza. Equiparare le droghe
leggere a quelle pesanti, rappresenta un errore imperdonabile per il
legislatore sia per una questione di gestione giudiziaria (e
carceraria), sia per la sovrapposizione arbitraria che si viene a
creare tra tossicodipendenti e fumatori. Un errore tanto più grave
quanto pericoloso se si pensa al fatto che i danni delle sostanze
derivate dalla marijuana e quelli delle droghe pesanti sono nella
maniera più assoluta inavvicinabili, sia da un punto di vista fisico
e medico, sia psicologico.
Inoltre
rendere, almeno sul piano legale, i due tipi di consumatori
praticamente identici, può rappresentare una complicazione anche in
merito al secondo ordine di ragioni, quello pratico e concreto.
Esiste infatti una sovrapposizione dei mercati delle sostanze
stupefacenti, nelle mani della criminalità organizzata, che se
“confermata” anche a livello legislativo potrebbe comportare (e
già comporta) una confusione disastrosa a livello percettivo da
parte della società. In altre parole se questa legge venisse
lasciata in vigore per un decennio, nella società si verrebbe a
creare un fraintendimento arbitrario nella percezione delle varie
sostanze che aggraverebbe sia la comprensione, sia le risposte che
verrebbero date al problema, dal punto di vista delle contromisure e
soprattutto della stessa maniera di porsi nei confronti di tali
sostanze da parte dei giovani. Un fraintendimento tanto più grave
quanto pericoloso se si pensa che la facilità di procurarsi più
tipi di sostanze stupefacenti, risiede soprattutto nel fatto che
nella maggior parte dei casi lo spacciatore di marijuana e hashish, è
lo stesso spacciatore di altre sostanze. In altri termini, la
confusione che questa legge è capace di generare, può portare a
livello sociale ad una maggiore facilità a “passare” alle droghe
pesanti.
Dal
momento che uno dei cavalli di battaglia delle leggi repressive in
materia di droghe leggere, è che queste ultime sono considerate come
droghe di “passaggio” alle droghe pesanti, equipararle varrebbe a
dire, facilitare in maniera ancora più marcata questo passaggio. Al
contrario, la nota posizione dei “legalizzatori” delle droghe
leggere, si basa sul fatto che legalizzando queste ultime si
verrebbero a disgiungere i due mercati e le “tentazioni” per i
giovani sarebbero minori, in quanto avrebbero molta più difficoltà
ad inserirsi in contesti nei quali sono presenti anche le droghe
pesanti.
Ma
non è solo questo. Ecco cosa ci dice il nostro tossicodipendente
anonimo: “Se ti beccano con un etto di hashish, oltre ad
arrestarti, e per molto tempo, ti tolgono la patente e ti
inseriscono in un programma di recupero che potrebbe interessare i
Ser.T e le comunità terapeutiche. Questo quantomeno per i recidivi.
Io dico, come si fa a mettere un ragazzo che fuma assieme a dei
tossici?”. Una domanda che per una persona che è addentro a certe
situazioni viene spontanea, mentre non si comprende come per medici e
professionisti questa evidenza non sia così scontata. A livello
psicologico, nell’individuo fumatore, infatti essere equiparato e
“curato” come un tossico può rappresentare un “trauma”
assolutamente non di poco conto e può svolgere la funzione contraria
a quella che si vorrebbe raggiungere, soprattutto in un giovanissimo.
Dunque
questa legge, lungi dal risolvere il problema, non fa che aggravarlo,
potenziando i rischi invece di limitarli, creando confusione invece
di ridurla, facendo cattiva informazione invece di sensibilizzazione.
Come
al solito, quando si parla di droga, lo scontro frontale con
l’assoluta incapacità delle leggi repressive ad incidere
minimamente sui volumi di traffico e di diffusione delle sostanze
stupefacenti pesanti, l’assoluta inconcludenza di perseguire
legislativamente anche quelle leggere al pari delle prime
continuando a lasciarle in mano alla criminalità organizzata, porta
ad una constatazione di fondo del problema abbastanza pessimistica.
Del resto pare ovvio, e invece non lo è (nemmeno nel “senso
comune”), che l’unico modo per garantire una diminuzione dei
rischi e dei danni dall’uso delle sostanze stupefacenti pesanti,
sarebbe quello di controllare il mercato da parte dello Stato,
toglierlo dalle mani della criminalità e garantire una progressiva e
costante diminuzione dei tossicodipendenti. Togliendo l’eroina e la
cocaina dalle strade, legalizzando le droghe leggere e “disgiungendo”
i mercati, progressivamente si avvierebbe una nuova “stagione”
nel corpo sociale che, insieme ad alcune garanzie di contenibilità
di realtà dure a piegarsi attraverso le forze dell’ordine (“la
mano forte dello Stato laddove serva realmente”), si darebbe vita
ad una rivoluzione prima di tutto culturale che potrebbe risolvere
considerevolmente il problema della tossicodipendenza nelle nostre
città.
Fin
quando il potere resterà sordo a questa necessità, fin quando si
vorrà fare finta che il problema è risolvibile solo per via
“repressiva” (di quali traffici? Solo dei consumatori finali?),
finché si lasceranno vivere alte connivenze in seno alle stesse
istituzioni facendo finta di niente, fin tanto che si guarderà ai
tossicodipendenti come a persone da emarginare a qualunque costo, le
droghe circoleranno sempre più liberamente per le nostre strade,
sempre più pericolose, sempre più devastanti, sempre più in
maggior quantità, inquinando, distruggendo, rendendo misera la
qualità della nostra vita e quella dei nostri figli.
Questo
articolo non è altro che un invito collettivo alla riflessione.
(Francesco
Salistrari)
(c) Riproduzione Riservata.
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