martedì 3 aprile 2012

Chi piangerà?


Un paese, l'Italia, che si tiene sul filo di lana. Che si regge sul sangue e i sacrifici(reali) di pensionati e lavoratori, precari, disoccupati (e lavoratori in nero), sulle donne che fanno da badanti, sul lavoro degli immigrati, sulla truffa agli esodati, sulle discriminazioni alla Fiat, sulle tasse vecchie e nuove, sulle bollette sempre più care, su Equitalia e l'usura delle banche.

Un paese in piena recessione economica sull'orlo del fallimento e la risposta dei “tecnici” è quella della “riforma” del lavoro. Che detta con le parole della verità e non dei tatticismi politico-propagandistici è compressione dei diritti dei lavoratori.

Un paese che avrà bisogno di altre manovre lacrime e sangue per continuare a reggersi in questo gioco al massacro che si chiama debito pubblico/interessi/deficit. Un paese che registra l'ennesimo record negativo di disoccupazione giovanile (32%).

E quella faccia da culo di Napolitano che “monita” sulla “necessità di dare risposta alla situazione giovanile”. Come? Con una riforma delle pensioni che mantiene al lavoro per altri sei anni una massa incalcolata di lavoratori bloccando il mercato in entrata, che “esoda” 350.000 persone che resteranno senza pensione e lavoro per i prossimi 2, 3 o 5 anni (ad essere ottimisti). E la Fornero che fa? Adesso piange? Per me se la ride... come ha sempre fatto.

E la riforma del lavoro servirà all'occupazione giovanile e alla lotta alla precarietà,caro Presidente del mio stivale? O servirà solo a rendere più facile e conveniente (nei momenti in cui le aziende lo riterranno opportuno) licenziare?

Bisogna porsi la domanda giusta e non girare intorno al problema come fanno queglipseudopolitici di sinistra italiani.

E la domanda giusta è: a chi serve davvero questa riforma?

Mi chiedo e vi chiedo: in questa situazione da Grecia camuffata cosa c'è di meglio se non rendere più economico e semplice licenziare dei lavoratori ritenuti in esubero in un periodo di contrazione economica così marcata?

La partita che si gioca su questa riforma sta proprio qui.

L'Italia (intesa come sistema-paese) avrà bisogno nei prossimi anni della massima libertà di manovra per rispondere diligentemente agli impegni presi in ambito UE e sul versante interno per mantenere a livelli accettabili il rapporto Deficit/Pil e giocare sugli interessi in maniera da non rischiare il soffocamento (default) sulle scadenze di pagamento che ci saranno.

Le risposte saranno taglio agli stipendi statali e alle pensioni e licenziamenti facili (anche nella pubblica amministrazione).

Quello che non ci dicono infatti è che con l'attuale legislazione del lavoro (in particolare l'art.18 dello Statuto dei Lavoratori), giuridicamente sarebbe una bella grana per un Governo che decidesse di fare ciò che è stato fatto in Grecia per rispondere “presente” ai diktat dell'UE.

Eliminati gli ultimi vincoli giuridici, sarebbe molto più semplice per un Governo mantenere il controllo della situazione. A livello di repressione dei possibili movimenti di protesta che ne nascerebbero, non ci sono problemi. Il Governo Italiano è già allenatissimo e prontissimo. Il G7 di Napoli, il G8 di Genova, la Val di Susa, sono stati senz'altro una scuola di professionalizzazione incredibilmente efficace. Oserei dire, una "Scuola Diaz".

Da questo punto di vista, nessun problema quindi.

Ecco l'urgenza di questa riforma.

Il gioco si chiama al massacro.

Le vittime sacrificali siamo noi.

Che abbiamo intenzione di fare?



(Francesco Salistrari)


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