sabato 15 agosto 2009

Illusioni a perdere*.


Ho parlato di nucleare più volte negli ultimi post. Ora vorrei soffermarmi su un tipo particolare di nucleare, quello civile, usato per produrre energia elettrica attraverso le famose centrali a reattore. Dal momento che il nostro governo ha riavviato il “programma nucleare italiano” dopo lo stop imposto dal referendum del 1987, l'argomento è di attualissimo interesse. Innanzitutto bisogna fare chiarezza su alcuni aspetti del nucleare, sui suoi rischi e soprattutto sui suoi benefici. Infatti la domanda veramente importante che bisogna porsi è: è davvero conveniente l'energia nucleare? E questo in riferimento ai costi/ricavi, ai pericoli connessi alla costruzione/mantenimento/dismissione degli impianti, ai bisogni energetici del paese.

Cominciamo dunque dall'elencare le argomentazioni di chi è favorevole all'opzione nucleare.

Chi sostiene la scelta del governo di riattivare il programma nucleare nel nostro paese, afferma che l'energia nucleare è:

  • abbondante: c'è una disponibilità di combustibile praticamente illimitata.

  • pulita: non è inquinante in quanto non produce Co2 e le scorie sono prodotte in piccole quantità e il problema del loro smaltimento può essere risolto creando un unico deposito permanente.

  • pratica: il combustibile nucleare ha la più alta densità di energia tra tutti i combustibili noti; inoltre è a basso costo e l'energia elettrica prodotta è più economica di quella prodotta con il carbone.

  • sicura: è più sicura di quanto si creda e lo diventa sempre di più.

Partiamo dal primo punto. E' abbondante? La disponibilità di combustibile per energia nucleare è praticamente illimitata se vengono usati reattori autofertilizzanti (che ritrattano il combustibile esaurito) per produrre plutonio. Il problema è che il nostro paese, dati i costi di manutenzione estremamente più alti di quelli dei reattori tradizionali, non ha intenzione di adottare questa soluzione. Inoltre gli unici paesi che hanno tentato la strada dei reattori autofertilizzanti (Francia e Gran Bretagna, Giappone e Russia) hanno presto abbandonato l'opzione per i costi di manutenzione troppo alti. Attualmente solo la Russia prosegue nello sviluppo di questo tipo di reattori. Quindi, a meno di sviluppi concreti nel grado di efficienza di questo tipo di reattori nel breve periodo (quindi prima che l'Italia inizi a costruire le sue centrali), l'illimitatezza delle riserve di combustibile non è reale, ma solo ipotetica.

Esiste un altro modo per riprocessare il combustibile esaurito (MOX, ossido misto) una miscela di ossidi di plutonio e uranio. Il combustibile MOX può essere riutilizzato per rimpiazzare l'uranio convenzionale delle centrali. Fin'ora però solo Gran Bretagna e Francia hanno costruito due impianti a MOX ed entrambi si sono rivelati “incubi ambientali e finanziari”.

Insomma, l'uranio deve essere estratto e quindi esiste in quantità finite. Attualmente la stima delle riserve di uranio agli attuali ritmi di estrazione, è di circa 50 anni (per 440 impianti nel mondo). Quindi non è affatto illimitata. E questo si nota anche dall'andamento del prezzo all'oncia dell'uranio che nell'ultimo decennio è quintuplicato. Inoltre, e non è poco, il processo di estrazione mineraria è devastante, inquinante e pericoloso: le prime miniere di uranio del New Mexico, che impiegavano lavoratori navajo, rovinarono migliaia di ettari di terre dei nativi e uccisero migliaia di lavoratori e le loro famiglie. “L'intero episodio costituisce una macchia orrenda e permanente nella storia dell'industria”. Inoltre buona parte dell'energia necessaria ad estrarre l'uranio viene dal petrolio.

Riguardo al secondo punto. E' pulita? La reazione a catena innescata nel reattore per riscaldare fino all'evaporazione l'acqua capace di attivare le turbine generatrici di elettricità, è in sé e per sé pulita. Vale a dire non genera emissioni di Co2. Ma estrarre l'uranio grezzo, raffinarlo e concentrarlo per renderlo fissile sono processi altamente inquinanti. Se si tiene conto dell'intero ciclo di combustibile, l'energia nucleare produce parecchie volte l'inquinamento in Co2 delle fonti di energia non rinnovabili. Inoltre l'affermazione che le scorie nucleari radioattive sono prodotte in piccole quantità non è esatta. Le scorie dirette comprendono circa 1000 tonnellate l'anno a centrale. Scorie che saranno dannose per centinaia di migliaia di anni. Questa stima tra l'altro non tiene conto dei residui della lavorazione dell'uranio, che sono anch'essi radioattivi e possono ammontare a centomila tonnellate per impianto elettronucleare l'anno. Il nostro governo ha pensato come stoccare queste enormi quantità di scorie, visto che ha in programma di costruire 15 centrali entro venti anni? Può essere risolto questo problema con la creazione di un deposito permanente unico? Dopo cinquant'anni di uso dell'energia atomica, ancora nessun paese al mondo c'è riuscito. Questo per motivi logistici, legati al pericolo del trasporto su lunghe distanze delle scorie e per motivi tecnici e fisici. Infatti uno dei requisiti principali di un deposito di questo tipo (per scorie di alto livello, quelle dirette) è la più completa assenza di qualsiasi tipo di infiltrazione d'acqua che determinerebbe danni sia alla struttura, sia ai fusti, determinando fuoriuscite radioattive. Va tenuto presente che tali siti (il più importante in USA, quello dello Yucca Mountain in Nevada è stato recentemente chiuso da Obama per problemi di sicurezza, ed era considerato uno dei più sicuri al mondo) devono garantire l'isolamento delle scorie di alto livello per centinaia di migliaia di anni. Inverosimile. Poi, in Italia, chi dovrà gestire questi impianti? E con quali garanzie?

Passando al terzo punto. L'energia nucleare è pratica? E' vero che il combustibile nucleare ha una densità di energia estremamente alta, ma è così solo per l'uranio che sia già stato processato. Ed è qui che casca l'asino, perchè oltre ad essere una procedura molto pericolosa, presenta un alto consumo di energia superiore all'estrazione del petrolio o del carbone. I costi finali dell'energia fornita dal nucleare, senza omettere anche quelli per l'ammortamento, lo stoccaggio dei rifiuti e la dismissione degli impianti (una centrala ha una “vita” media di 40 anni, dopodichè va dismessa), sono di gran lunga più alti di qualsiasi altra fonte energetica produttrice di elettricità. Di fatto i costi sono così alti che, l'energia nucleare, è di gran lunga la nostra fonte di energia convenzionale più cara.

Quarto punto. E' sicura? Uno dei requisiti fondamentali per la sicurezza di una centrale nucleare è rappresentato dalle caratteristiche del sito su cui ubicarla. Vanno evitate assolutamente zone sismiche. Se consideriamo che l'Italia è un paese stimato come zona sismica per il 95% del suo territorio, è l'Italia nel suo complesso che andrebbe scartata. Inoltre andrebbero evitate le aree urbane o densamente abitate per i problemi legati ad eventuali evacuazioni di emergenza. Quali sarebbero in Italia siti distanti sufficientemente dai centri abitati da ritenerli sicuri, quantomeno in caso di incidente non catastrofico? In quest'ultimo caso, infatti, ad essere evacuata, dovrebbe essere mezza Europa. Inoltre, non va dimenticato che, al contrario degli esegeti del nucleare che lo dichiarano “sicuro al 100%”, vanno considerate le centinaia di incidenti avvenuti nel corso degli anni in moltissimi impianti nel mondo. Le stime ufficiali, sottostimate in quanto alcuni paesi hanno apposto il segreto militare, vanno da un minimo di 170 incidenti accertati a 220, il che significa che su un totale di 440 impianti, quasi la metà hanno subito incidenti. La gravità dei quali non è stata pienamente accertata per tutti a causa dell'omertà che circola intorno a queste questioni. La sicurezza degli impianti, dunque, non è ancora assoluta e tutte le soluzioni cercate fin'ora sono ancora in fase sperimentale e molte di esse hanno già dato esiti negativi. Questo significa che assumersi la responsabilità di costruire e mantenere un impianto nucleare, significa assumersi anche tutto l'onere dei rischi che comporta e i problemi che genera. Rischi che non vanno sottovalutati, anche perchè un incidente nucleare, non è un incidente aereo, pur drammatico. Un'informazione che i grandi media italiani non danno, controllati anche da privati con interessi nei settori energetici, è che al mondo non esiste per nessun impianto nucleare alcuna polizza assicurativa. Se le centrali sono così sicure come si afferma, come mai nessuna compagnia assicurativa si è assunta il rischio di coprire gli eventuali danni da incidente? Sicure al 100%, significa investimento garantito al 100%, no? Allora perchè non è così? Evidentemente il margine di rischio è molto più alto di quello che si vuol far credere e siccome i danni da incidente nucleari sarebbero immani (vedi Chernobyl) le assicurazioni si son tenute bene alla larga.

Il nostro governo dunque sta tentando di risolvere un problema come quello energetico attraverso una soluzione per molti versi antiquata, non conveniente, pericolosa e non definitiva. Innanzitutto andrebbero esaminati quali sono i problemi energetici di questo paese e da cosa dipendono. Se assumiamo, come ha fatto il nostro governo a ragione, che il problema energetico italiano è legato all'assoluta dipendenza del nostro paese dai paesi esportatori di gas, petrolio e carbone, in quanto scontiamo una scarsità geologica di queste risorse “congenita”; se assumiamo che i prezzi dell'energia sono in rapida ascesa a causa dell'elevato costo del petrolio e del gas e di una domanda globale crescente, l'opzione nucleare può davvero risolvere il problema? Il problema della dipendenza energetica dall'estero è reale, più che reale. Quello che questo governo non dice, non sa o non vuol dire, è che la scarsità a livello globale delle risorse energetiche non rinnovabili, è la principale causa dell'elevato costo dell'energia, non solo in Italia, ma nel mondo. Il fatto che la domanda mondiale di petrolio (e gas) stia crescendo ogni anno ad una media del 2,2% e che probabilmente entro il 2015 arriverà a crescere del 3% complessivo, significa che nel giro di 20 anni la domanda complessiva di gas e petrolio sarà oltre il 40% in più rispetto ad oggi, con conseguenze disastrose sui prezzi per la scarsità di tali risorse. E' molto probabile che l'accresciuta domanda di combustibili fossili provochi nel breve periodo quello che è stato definito il picco mondiale di produzione, vale a dire si estrarrà sempre meno petrolio rispetto alla domanda globale. Tutto questo per dire che in prospettiva i prezzi energetici sono destinati a seguire una traiettoria ascendente sempre più marcata e questo con ripercussioni di vasta portata su tutto il sistema monetario internazionale, sull'inflazione, sugli investimenti, sulla produzione. Da questo stato di cose non si esime naturalmente l'uranio delle centrali termonucleari che, vista la sua dipendenza assoluta per il processamento dai combustibili fossili (soprattutto petrolio) vedrà il suo prezzo seguire le stesse tendenze degli altri prezzi. Quello che bisogna tenere bene a mente è che l'economia industriale ha potuto permettersi di sostenere e usare tecnologie nucleari principalmente per la disponibilità di combustibili fossili a basso costo con cui sovvenzionare lo sforzo. Dal momento che le tendenze oggi in atto porranno sempre di più tali combustibili lontani dai bassi costi del passato, ecco come l'opzione nucleare diventa assolutamente incapace di rispondere ai bisogni energetici e soprattutto di risparmio energetico di cui ha bisogno non solo l'Italia, ma il mondo intero.

In definitiva, l'opzione nucleare, si rivela diseconomica sotto molti punti di vista (rapporto costi/ricavi o indice EROEI, dipendenza dal petrolio), pericolosa (inquinamento ambientale, sicurezza impianti e stoccaggio scorie). Dunque di cosa stiamo parlando? Qual'è l'utilità di investire centinaia di miliardi di euro in un'avventura senza futuro? Perchè, al contrario, non si investe queste somme nello sviluppo e nella ricerca scientifica delle energie alternative rinnovabili, meno inquinanti, anche se ancora non pienamente efficienti? Perchè non si intraprendono piani generali nazionali (e in prospettiva mondiali) per il risparmio energetico e l'efficientizzazione di strutture, trasporti, impianti? Il futuro dell'energia è stato già ampiamente compromesso da decenni di inazione e di illusione alchimistica della realtà, voluta e imposta da economisti visionari e multinazionali (nonché governi) con potenti interessi nei settori energetici. Il terreno perso in questi decenni dovrebbe essere recuperato in qualche modo adesso, non tra altri decenni. Un terreno che avrebbe potuto garantire un passaggio indolore dalla società industriale totalmente dipendente dal petrolio e dai suoi derivati, ad una società sostenibile dal punto di vista energetico e ambientale attraverso lo sviluppo e l'evoluzione di sistemi sempre più efficienti per lo sfruttamento delle energie alternative rinnovabili (eolico, solare, maree). Oggi sperare che da un giorno all'altro, attraverso l'utilizzo degli strumenti che fornisce la semplice “mano” del mercato, si possa passare dall'economia del petrolio all'economia delle rinnovabili è assolutamente una chimera. Dunque perchè perdere altro tempo? Soprattutto in Italia che è una penisola circondata dal mare, su cui splende il sole per la maggior parte dell'anno e che potrebbe diventare un esempio per molte nazioni del mondo, se solo ci fosse la volontà politica e la lungimiranza economica di spostare fondi ingenti da settori sacrificabili (esercito, pubblica amministrazione, recupero fiscale, sovvenzioni alle aziende automobilistiche) e destinarli ai settori cruciali della ricerca e all'attuazione di un programma generale di riammodernamento delle linee elettriche, dei trasporti, degli edifici pubblici e delle abitazioni private, per adattarli all'utilizzo sempre più esteso delle energie rinnovabili.

Tutto questo di potrebbe e si dovrebbe fare.

Manca la volontà politica, ma soprattutto quella di scalzare le isole del privilegio su cui il nostro paese ha fondato storicamente il suo spreco e la sua arretratezza culturale ed economica, che in futuro saranno destinati a crescere insieme alle sofferenze della popolazione per le sempre più frequenti crisi energetiche che investiranno il paese e il mondo nel suo complesso.


(Francesco Salistrari, 2009)


*Questo post è basato sul libro "La Festa è finita" di R.Heinberg da cui sono tratti alcuni brani, alcuni dati e i virgolettati. Si ringrazia l'illustre studioso per il grande contributo al dibattito mondiale sul problema energetico e sui suoi rimedi.

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