giovedì 7 gennaio 2010

L'urlo.


A volte è come se sentissi dentro me tutto il dolore del mondo, il pianto degli affamati, il freddo dei senzatetto, la sofferenza dei malati.
Come un'ancestrale malìa che mi avvolge l'anima che per un attimo mi fa dimenticare chi sono e cosa ho.
Mi sento vecchio, stanco, affamato e soffro il freddo di un inverno infinito che avvolge la storia del mondo.
Non ne ho mai compreso il perché, nè ho cercato risposta, nè giustificazione, nè comprensione.
Vorrei solo esser capace di fare qualcosa, ma mi consumo in un'inutilità accecante, senza senso e vano mi sembra ogni sforzo.
Non cerco commiserazione, nè simpatia, nè ammirazione. E la mia non è superbia. Ve lo assicuro.
Vorrei solo essere in grado qualche volta di riuscire a parlare per chi soffre, per chi non ha nulla e muore nell'anonimato di questo mondo che dimentica.
Vorrei urlare ed esser capace di farmi sentire ai quattro angoli del globo.
Per un attimo.
E regalare ad ognuno un semplice istante di comprensione.

(Francesco Salistrari, 2010)

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