di Francesco
Salistrari.
Ed eccoci
qua.
Dopo giorni
(politicamente) drammatici, a raccogliere i cocci della nostra democrazia.
Lo spettacolo
inaudito al quale tutti gli italiani hanno assistito in occasione di queste
elezioni del Presidente della Repubblica, presenta i tratti propri di un paese
schizofrenico avvoltolato nelle proprie straripanti contraddizioni (sociali e
politiche), di una classe politica ancorata alle proprie posizioni e
completamente sorda alle prepotenti richieste sociali che emergono dalla crisi.
Un paese
sempre più in difficoltà, dove gli ultimi dati divulgati dall’Istat fanno
rabbrividire, dove i suicidi continuano, dove la disperazione sociale si
accompagna alla disgregazione economica e produttiva e dove la politica non
propone alcuna soluzione, non traccia alcuna via d’uscita, ma si arrocca nel
palazzo, intransigente, completamente incapace di leggere la situazione reale
del paese.
La rielezione
di un Presidente della Repubblica uscente (caso unico nella storia
repubblicana), è più di una semplice scelta politica o strategica. E’ la
dimostrazione lampante di quanta distanza ci sia tra le aspirazioni sociali al
cambiamento e le risposte che la politica dà a queste aspirazioni. E’ la
riprova che in questo paese nulla deve cambiare. E anche chi avrebbe potuto
rappresentare un fattore di cambiamento, ha ampiamente dimostrato di non essere
all’altezza del compito cui è stato chiamato.
Ed è così che
possiamo assistere allo spettacolo del “Caimano” che, dopo la rielezione di
Napolitano, tra i banchi dell’aula, se la ride alla grande. Con un colpo solo
ha ottenuto la rielezione di un presidente accondiscendente come Napolitano
(che in questi sette anni ha ampiamente dimostrato di essere di mano larga con
Silvio Berlusconi e che anche in futuro rappresenterà una garanzia per i
processi e i suoi guai giudiziari) e ha visto il maggior partito avversario
sgretolarsi dall’interno.
E cosa
vogliamo dire di questo PD? Era ampiamente prevedibile che questa sarebbe stata
la fine ingloriosa del Centrosinistra italiano. Ma una figura di palta di
queste proporzioni, non se l’aspettava nessuno. Un fallimento generale, totale,
completo. Una Caporetto di proporzioni storiche. Che ha visto non solo le varie
anime configgenti del PD fin’ora restate celate sotto il tappeto del finto antiberlusconismo,
venire a galla con prepotenza, ma anche e soprattutto diventare evidente l’incapacità
di questo partito ad approfittare delle occasioni politiche a disposizione.
Così nel giro di pochi mesi, il maggior partito italiano, ha sprecato in un sol
colpo la possibilità di vincere delle elezioni già praticamente vinte, di
formare un governo di cambiamento per questo paese e buttare a mare l’unità
stessa del partito sull’elezione del Presidente della Repubblica. Forse nemmeno
a farlo apposta si sarebbe riuscito in così poco tempo a sbagliare
completamente tutte le mosse.
Una vergogna.
Che pesa. Pesa tantissimo sull’Italia e gli italiani. Una debacle completa e
imbarazzante. Che dire? Onore a Bersani e al gruppo dirigente più insulso della
storia della sinistra italiana.
Così proprio
chi avrebbe dovuto rappresentare il cambiamento, ha invece con evidenza
schiacciante dimostrato agli italiani
che questo paese non deve cambiare. L’immutabilità degli equilibri diventa così
la regola aurea palese della politica italiana.
Ma a quale
pro?
Chi ci
guadagna veramente?
Non certo il
paese.
In un clima
da si salvi chi può, questa classe politica sta salvando le braghe ai soliti
noti. A chi non può assolutamente permettersi un governo che prenda alcune
decisioni importanti, come una redistribuzione più equa della ricchezza
(attraverso una lotta reale all’evasione fiscale e una seria politica sociale),
che ridefinisca (rinegozi) la portata del nostro debito pubblico, che rinegozi
e ridiscuta in Europa i Trattati e gli impegni sottoscritti dai precedenti
governi (e che in questo momento rappresentano delle camice di forza
insuperabili per la fragile economia di questo paese), che reimposti una
politica di sviluppo pescando le risorse laddove ci sono.
I potentati
di questo paese, hanno, con queste giornate convulse di politica da palazzo,
dimostrato quanto asservito sia il nostro paese ad interessi che non sono
quelli del popolo italiano. E questa politica da palazzo ha ampiamente
chiarificato quanto inetta e inconcludente sia questa classe politica e quanto
poco incisivo possa essere un Movimento come quello di Grillo, se dietro non
esista un discorso politico articolato e una chiara piattaforma programmatica
capace di affrontare e azzannare alla gola i problemi reali del paese, se alle
spalle di quei 150 deputati non viva e funzioni una struttura organizzata,
forte, coesa e disciplinata, capace di elaborare una linea politica e
strategica di una qualche consistenza.
Se c’eravamo
illusi che queste elezioni, anche se solo parzialmente, avrebbero potuto
rappresentare in qualche modo una svolta, oggi siamo tutti costretti a
risvegliarci dal sogno e piombare in una realtà ben diversa. Che è quella di un
paese asservito ai diktat e alle volontà di Bruxelles, che va avanti con un
governo-non-governo che lavora indefessamente per implementare gli “aggiustamenti”
necessari voluti dall’Europa, nell’ombra, nel silenzio, alle spalle dello spettacolo
indecente fornitoci da questi commedianti seduti in Parlamento.
E cosa
cambierà, se Napolitano indicherà il “suo” governo e i “suoi” Ministri? Quale
politica dovranno portare avanti? Se non la ormai famosissima “agenda Monti”?
Vorrei
concludere con una considerazione su quello che è successo ieri con la finta “marcia
su Roma” di Grillo e dei grillini. Un’altra lampante dimostrazione di quanto
allo sbando sia questo paese.
Fuoco e
fiamme sembravano dovessero abbattersi su Montecitorio. E Grillo, invitando
(caricando) i suoi a convergere sul Palazzo, sembrava voler ingaggiare un vero
e proprio braccio di forza con il Potere. Quando ha capito che la gente era
veramente disposta a farlo, quando si è reso conto che la situazione gli sarebbe
potuta sfuggire di mano, ha intimato l’alt e il dietro-front e la
manifestazione si è risolta in un inconcludente corteo, una sfilata dimostrativa
senza alcun peso politico.
Sulla
dinamica messa in moto in questa situazione, ha pesato senz’altro la poca
esperienza del comico e del Movimento in frangenti politici del genere (tanto
gravi), ma è stato ancora una volta dimostrato che il ruolo e la funzione
sociale e politica principali del Movimento 5 Stelle, sono quelli di fungere da
pompiere sociale, da canalizzatore delle tensioni, da valvola di sfogo.
Non so se si
tratta di un ruolo totalmente o parzialmente consapevole o totalmente o
parzialmente inconsapevole. Sta di fatto che il Movimento 5 Stelle ed il suo
leader, lo stanno assumendo in maniera perfetta.
E intanto l’Italia
se ne va.
e, nonostante tutto, si sentono pdini incolpare di tutto questo marasma il M5S e Grillo. Oramai è diventato il loro lietmotiv
RispondiEliminaSi si, intanto che loro incolpano, il loro partito si sfascia e lo consegnano in mano al "berluschino" Renzi, che finirà di spolpare quel che resta di questa insulsa sinistra italiana.
RispondiEliminaAmen.