di Benedetta Castrillo.
Precari della scuola.
Precari della scuola.
Non basterebbe un
libro per un ventennio di non-riforme.
Cos’è un precario? Iniziamo
dai termini, tralasciando le semantiche. Un precario è colui che ha anni di
esperienza lavorativa alle spalle, di studi, di titoli, di didattica, di
esperienza diretta quotidiana. Eppure assolutamente insufficienti a fare di lui
un professionista riconosciuto.
Vita da precari.
Ma oggi mi sono
fermata. E ho pensato all’elenco delle cose da fare.
Ho detto tra me e me
“Ricapitoliamo quello che un precario dovrebbe fare, in quest’anno, a cavallo
di cambiamenti, semmai gattopardesco non fosse il nostro Paese, di incerti assetti
politici, in quest’anno di avvii innovativi di metodi di reclutamento. Reclutamento.
Lavoriamo per sostenere il sistema scolastico pubblico da decenni, ma non siamo
mai stati reclutati. Reclutare, il solo termine suona inquietante alla
pronuncia, ricorda il richiamo alle armi, ed
in effetti, noi siamo un esercito. Centinaia di migliaia. Che battaglione! Ah, vita da precari! Allora, le cose da
fare…”
Per il TFA (tirocinio formativo attivo, al costo di
solo duemilacinquecento euro): seguire i corsi 3 pomeriggi a settimana (ammesso
che non si abbiano sconti, aspettando che un consiglio di tirocinio si esprima).
Un altro pomeriggio per tirocinio indiretto, sempre all’università, in cui un
insegnante ci spiega cosa sia una valutazione o un consiglio di classe, ed ho
appena finito di scrutinare i miei alunni, solo il mese scorso. Seguire tutor
in classe su apposita classe di abilitazione (ossia lavorare gratis). Studiare
per i relativi esami, relazionare. Relazionare.
Per il servizio: lavorare le proprie 18 ore settimanali, impegni extra-scolastici inclusi (che come propone il Pd andrebbero svolti a scuola di pomeriggio, per essere riconosciuti e liquidati, a meno che… non si è impegnati in altra scuola nei tirocini diretti o nei corsi. Ma si potrebbe in ogni caso rinunciare alla retribuzione, e alle ore di permanenza a scuola … ma non allo svolgimento effettivo delle funzioni stesse). Ed ancora, nella scuola di servizio, essere a propria volta tutor per tirocinanti TFA. Bella, davvero bella questa! Paradossale! La vera chicca che smaschera il paradosso e l’inganno dell’intero sistema.
Per il servizio: lavorare le proprie 18 ore settimanali, impegni extra-scolastici inclusi (che come propone il Pd andrebbero svolti a scuola di pomeriggio, per essere riconosciuti e liquidati, a meno che… non si è impegnati in altra scuola nei tirocini diretti o nei corsi. Ma si potrebbe in ogni caso rinunciare alla retribuzione, e alle ore di permanenza a scuola … ma non allo svolgimento effettivo delle funzioni stesse). Ed ancora, nella scuola di servizio, essere a propria volta tutor per tirocinanti TFA. Bella, davvero bella questa! Paradossale! La vera chicca che smaschera il paradosso e l’inganno dell’intero sistema.
Da notare, se devi fare il tirocinio, si hanno due
possibilità: cercare una scuola serale (al via il servizio notturno, la vita a
scuola, la scuola è vita!) in alternativa sacrificare quantomeno il giorno
libero. Non è tutto qui. Il concorso. Il super concorso utile alla valutazione
dei titoli, di plurilaureati, dottorati, specializzati e abilitati, insegnati
in servizio ogni anno. Per concorso, bisogna studiare, preparasi insomma (al pieno
delle energie, figurarsi, la notte o la domenica un buco si trova. E la
famiglia? Cosa? Che?).
E se si è particolarmente sfortunati, bisogna fare pendolarismo dai 100 ai 500 km al giorno. Svegliarsi quantomeno alle quattro del mattino.
Un gioco da RAGAZZI: media dei partecipanti a questa vita 38,5 anni.
Da sottolineare: i precari non hanno diritto a permessi retribuiti, neppure per motivi di studio, neppure per i corsi di specializzazione scelti e voluti dal MIUR, di cui si è dipendenti. Non contano i tagli in busta paga, non importa se c’è la tanto temuta interruzione di carriera per partecipare al concorso che il tuo stesso ministero ti invita a fare come fiore all’occhiello del suo più profondo pensiero meritocratico. I più “fortunati”, come me, che lavorano nella regione Lazio non si sono visti riconoscere neppure il permesso studio di 150 ore. Unica virtuosa regione in Italia. Un vero scandalo.
E se si è particolarmente sfortunati, bisogna fare pendolarismo dai 100 ai 500 km al giorno. Svegliarsi quantomeno alle quattro del mattino.
Un gioco da RAGAZZI: media dei partecipanti a questa vita 38,5 anni.
Da sottolineare: i precari non hanno diritto a permessi retribuiti, neppure per motivi di studio, neppure per i corsi di specializzazione scelti e voluti dal MIUR, di cui si è dipendenti. Non contano i tagli in busta paga, non importa se c’è la tanto temuta interruzione di carriera per partecipare al concorso che il tuo stesso ministero ti invita a fare come fiore all’occhiello del suo più profondo pensiero meritocratico. I più “fortunati”, come me, che lavorano nella regione Lazio non si sono visti riconoscere neppure il permesso studio di 150 ore. Unica virtuosa regione in Italia. Un vero scandalo.
Un giro nella giostra dei paradossi. Un continuo giro
di boa, che ti riporta sempre nello stesso punto, quello di partenza, alla
riva. Arenarsi, in una continua coazione a ripetere, che somiglia alla ruota di
un criceto.
Questi non sono piani per individuare meritevoli, né per formare preparate e altamente specializzate categorie di insegnanti, proprio come vuole l'Europa.
Questo è un metodo di sfiancamento di massa. Di neutralizzazione.
Un teatro dell’assurdo da probabili risvolti psichiatrici.
Questi non sono piani per individuare meritevoli, né per formare preparate e altamente specializzate categorie di insegnanti, proprio come vuole l'Europa.
Questo è un metodo di sfiancamento di massa. Di neutralizzazione.
Un teatro dell’assurdo da probabili risvolti psichiatrici.
La domanda: quale
prospettiva?
Poi ho aperto il giornale e ho letto le notizie.
Un treno perso o un aereo rimandato possono essere goccioline davvero fastidiose.
Da far traboccare il vaso. Da tortura cinese.
Non poter salire su un
aereo può significare anche scendere da un treno in corsa.
In bocca al lupo a tutti i colleghi.
In bocca al lupo a tutti i colleghi.
Prof.ssa Benedetta Castrillo,
Docente Precaria, Lazio.
Nessun commento:
Posta un commento