di Francesco Salistrari.
Ancora una volta il PD si è
suicidato.
Un'analisi di questi dati elettorali
non può prescindere da questa prima considerazione.
Un partito che solo un anno e mezzo fa
avrebbe STRAVINTO le elezioni contro un Berlusconi allo stremo
e un Grillo ancora in fase di assestamento, decide invece “per
il bene del paese” di appoggiare un governo reazionario e
sponsorizzato dagli interessi delle banche come quello di Monti,
garantendo l'appoggio pieno e incondizionato alla macelleria
sociale di cui i benemeriti “tecnici” si sono resi
protagonisti.
PD, due lettere che si trovano
anche nella parola PerDenti. Alla luce di questi risultati,
infatti, salta all'occhio la completa incapacità di leggere
la situazione politica del paese e di pesare nei consessi
internazionali (leggasi Europa) tanto da imporsi come la forza di
governo di un paese come l'Italia.
Ora appare veramente triste da parte di
Bersani e “compagni” piangere sul latte versato, distrutti
politicamente da un Movimento nato appena 3 anni fa e dal ritorno del
“Giaguaro” che altro che farsi smacchiare, ha azzannato ancora
una volta.
“Per il bene del paese” ora ci
troviamo in una situazione di perfetta ingovernabilità e a
gioire realmente di questi risultati elettorali non sarà certo il
popolo italiano, bensì squali e squaletti della finanza che
con la scusa dello spread succhieranno un altro bel pacco di
miliardi dalle finanze dello Stato, favorendo, tra le altre cose, la
“corsa” alla “grande coalizione” o ad un altro governo
tecnico (o “programmatico”, o delle “larghe intese”, o che
“faccia le riforme, soprattutto quella elettorale”) tanto più
gradito in Europa.
E non veniamoci a raccontare la BALLA
dell' “eravamo sull'orlo del baratro per colpa di Berlusconi”,
perchè solo qualche giorno dopo la caduta del “Giaguaro” la BCE
dava avvio alla operazione LTRO (Long
Term Refinancing Operation)
con cui avrebbe calmierato gli spread dei paesi in difficoltà, il
che ci fa capire molto semplicemente come un'operazione eminentemente
finanziario-monetaria avrebbe potuto mettere a posto le cose senza
per questo “commissariare” un paese. Il fatto che il Berlusca e
soprattutto Tremonti non fossero tanto inclini ad approvare le
linee della “lettera-memorandum” della BCE all'Italia,
mise le istituzioni europee, di fronte all'evenienza del crollo della
moneta unica (se crolla l'Italia ciao ciao euro!), nella condizione
obbligata di “forzare la mano” sul governo italiano e sostituirlo
con uno di “fiducia” (Monti ex Goldman Sachs, ex
commissario europeo, ex presidente della Commissione Trilaterale).
E' proprio a questo punto che un
partito serio, sarebbe dovuto intervenire. Perchè se il PD
fosse un partito serio ed il suo leader un personaggio politico di
una qualche influenza concreta (aldilà dell'orticello emiliano),
avrebbe dovuto convincere chi conta davvero in Europa ad effettuare
le operazioni necessarie a calmierare gli spread (LTRO della BCE)
ANCHE in presenza di situazione elettorale. Caduto Berlusconi,
la richiesta sarebbe dovuta essere: Elezioni Subito!
Le pressioni internazionali che un
Partito serio avrebbe dovuto fare, stante la vittoria elettorale già
acquisita (i sondaggi dell'epoca davano il PD stradominante a
sfiorare il 40% dei consensi), sarebbero dovute essere
concentrate proprio su questo.
Ma il PD, di fronte alle misure
draconiane che chiedeva l'Europa, semplicemente non se l'è sentita
di assumersi il compito di guidare un governo che avrebbe dovuto fare
la politica di Monti e pertanto si è limitato ad appoggiare
il governo “tecnico” evitando di assumersi esplicitamente la
responsabilità di fronte al popolo italiano del massacro sociale
imposto dal grande “sogno europeo”, sperando così di
vincere poi oggi, a queste elezioni, a man bassa contro un
Centro-Destra ormai allo sbando e un Grillo non così
preoccupante (!!!).
Calcoli sbagliati? Non solo. La verità
probabilmente è che l'Italia ormai non ha più possibilità di
implementare politiche autonome rispetto all'Europa e la riprova è
che di fronte ad una coalizione larga come quella che ha sostenuto
Monti tra la riforma del lavoro e delle pensioni (leggasi
massacro sociale delle fasce deboli della popolazione e dei giovani)
sono passati in sordina (e votati da tutti) Fiscal Compact e
MES, due strumenti fortemente voluti dalle elites europee e
che determineranno la politica economica del nostro paese nei decenni
a venire.
Questo ci porta alla considerazione
amara di una classe dirigente di sinistra (oggi più che mai
incarnata da questo PD, vista la “fine” di Vendola
e della c.d. “sinistra radicale”) completamente incapace di
imporsi sul panorama europeo con una politica capace di tutelare
almeno lontanamente le prerogative nazionali e del proprio popolo e
completamente incapace a vincere sul terreno delle idee, dei
contenuti e delle proposte (seppur blande) contro il fronte del
populismo demagogico del solito intramontabile e invincibile
Berlusconi e intercettare in qualche modo il malcontento
montante e straripante che invece ingrossa i consensi di Grillo.
Un partito che si dice ultraeropeista
convinto e che non ha nemmeno uno straccio di proposta di riforma
europea, considerata l'oggettiva asimmetria di questa Europa che
schiaccia i paesi più deboli, ferma la crescita, ingigantisce la
crisi sociale, taglia diritti e tutele, smantella il welfare, uccide
aziende e agricoltura, aumenta la disoccupazione (sarebbe questo il
sogno della sinistra europea? L'Europa dei popoli? Ma per piacere!).
Ecco che allora non devono stupire i
risultati elettorali. Ecco che allora non può stupire come un
Berlusconi con due trovate demagogiche a momenti rivince le
elezioni. Ecco che allora non deve stupire un fenomeno come quello
del Movimento 5 Stelle che è l'autentico vincitore delle
elezioni e che porterà in Parlamento una serie di persone che non
hanno mai messo piede nelle istituzioni, incensurate, oneste,
giovani.
E la sinistra italiana, ormai
senza identità culturale e sociale, viene letteralmente travolta da
una richiesta radicale (in questo ha perfettamente ragione Vendola)
che sale dal paese, dalle viscere di un'Italia piegata da austerity,
mafia, ruberie, corruzione, disoccupazione, disperazione, povertà.
Di cosa ha cianciato la classe
dirigente del PD in questa campagna elettorale, convinta di
avere la vittoria in tasca o quantomeno di accontentarsi di un
accordo post-elettorale con Monti? Quali le parole e i
programmi veramente di sinistra che avrebbero potuto intercettare
quel malcontento popolare che o si è riversato su Grillo o
non è andato a votare? Come si può pretendere di scrivere un
programma che nei suoi punti principali ricalca pedissequamente
le “direttive” europee (scuola, sanità, mercato del lavoro,
fiscalità ecc.) e pretendere di vincere? Diciamocelo, ma i dirigenti
del PD fanno sul serio? Credono davvero a quello che dicono?
O speravano davvero che la “mossa”
della “salita” in politica del “prof” Monti potesse
sbarazzare il campo da Berlusconi?
Cecità politica e incompetenza.
Subordinazione e vuoto culturale e politico. Sono questi i termini su
cui tutto il PD, a cominciare dal gruppo dirigente (di cui la
base dovrebbe chiedere le dimissioni in blocco immediatamente),
dovrebbe riflettere.
Grillo vince.
Si, vince. A man bassa. Hanno ragione i
“grillini” a rimandare al mittente la battuta sul “boom” alle
precedenti regionali siciliane, perchè voglia o non voglia, il
filoatlantico massone Giorgio Napolitano, deve
ammettere che il “Boom” di Grillo non solo c'è stato, ma ha
dimostrato che ormai l'Italia ha davvero bisogno (se ci fossero
ancora dubbi )di una nuova classe dirigente, a tutti i
livelli, giovane, onesta, libera da influenze funeste, che sappia
davvero lavorare per il bene di questo paese.
Ci troviamo ora in una situazione di
ingovernabilità che sapranno sfruttare solo gli squali della
finanza, la speculazione, che aumenterà gli interessi sul debito
strozzando ancora di più il paese e l'unica possibilità praticabile
è, concretamente, un “inciucio” da grande coalizione, la bella
ammucchiata, che traghetterà il paese in una nuova fase dove si
sentiranno pesanti gli effetti delle manovre sociali ed economiche di
Monti, del Fiscal Compact (un autentico suicidio
economico per l'Italia) e della crisi mondiale (crescita
zero).
Prospettive? Nere.
Queste elezioni ci dicono che l'Italia
o cambia rotta davvero, o sarà declino assicurato.
Che la sinistra ritorni a fare la
sinistra. Che dialoghi con il Movimento Cinque Stelle sui
contenuti, sulle proposte, sui programmi. Che faccia ammenda di
vent'anni di inciucio e di subordinazione ai poteri forti. Che si
dichiari pronta a ridiscutere la nostra permanenza in questa Europa e
nell'Euro.
Che sia capace non di smacchiare
giaguari immaginari, ma se stessa da vent'anni di incapacità e di
deserto culturale.
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