Di Francesco Salistrari.
“Nikitas Kanakis, a capo della maggiore ONG operante in
Grecia Médecins du Monde,
riferisce di una lettera formale con richiesta di intervento all’ONU per il disastro umanitario. Gli stessi
greci ormai da diversi mesi denunciano condizioni di vita peggiori addirittura
al regime dei colonnelli o all’occupazione straniera (qui)”.
Disastro umanitario.
Solo il pronunciarlo mette i brividi. Perché, per una volta, non
si parla delle regioni povere dellaCina, così lontane, o dei bimbi con
la pancia gonfia dell’Africa, altrettanto lontani, o dei morti per fame
ed inedia delle steppe russe, o delle tragedie del Sud America. No si sta parlando
di un popolo che vive a pochi km dalle nostre coste, di una terra che ha
rappresentato nei secoli il luogo fisico dov’è nata la democrazia, la cultura,
la filosofia, in parole spicciole: laciviltà occidentale. La
Grecia siamo noi. Tutti noi. E la stiamo sacrificando sull’altare delneoliberismo e del mercato.
Neoliberismo e mercato. Due parole altrettanto raccapriccianti,
se guardiamo le immagini (che non vanno in TV) della disperazione, della fame,
della miseria, del popolo greco, immolato in nome delle direttive Europee. E
l’umanoide, quel finto essere umano che ci ha fatto da Presidente del Consiglio per oltre un anno, ha avuto anche la
sfacciataggine di dirlo a chiare lettere in un’intervista televisiva, che sì,
la Grecia, rappresenta il “successo dell’Euro” (qui), con
una nonchalance e una faccia da bronzo da far venire
solo rabbia. Meriterebbe lui di essere costretto a vivere come i cittadini
greci, che bruciano la legna dei mobili e degli alberelli di strada per
riscaldarsi, senza corrente elettrica, senza speranza. Meriterebbe lui, di essere
l’esempio vivente del “successo dell’Euro”, vale a dire di un disegno politico
camuffato da economia che mira alla distruzione della ricchezza del popolo
europeo e all’asservimento di un intero continente alle logiche del mercato
internazionale, della finanza, delle banche, delle grandi corporation, della
tecnocrazia che vede in democrazia e diritti solo degli orpelli da cancellare,
degli ostacoli da rimuovere, per garantire la spoliazione dei beni pubblici ai
danni dei popoli europei.
L’Euro in realtà non è una moneta, bensì
un’arma politica. Di classe.
E’ lo strumento attraverso il quale le classi dominanti euro
atlantiche impongono il loro tallone di ferro al popolo occidentale, per
garantirsi la possibilità di continuare a fare profitti, a competere sui
mercati mondiali eliminando l’intervento pubblico in economia, gli spazi
sociali di difesa, i diritti acquisiti, le tutele, visti tutti come impedimenti
all’accumulazione capitalistica di cui il sistema occidentale ha oggi bisogno
per continuare ad esistere. E mentre in Europa, la Grecia sprofonda, mentre
Spagna, Portogallo, Italia (e tra breve la Francia), si trovano a un passo
dalla situazione greca, le aziende
multinazionali si preparano a
spartirsi il bottino delle imprese e dei patrimoni pubblici, succhiando sangue
e vita alle persone che si vedono ridurre ogni spazio di libertà nel lavoro,
ogni spazio vitale, costretti ad arrancare senza speranza e futuro per sé e per
i propri figli.
E mentre la crisi morde alle gambe da un capo all’altro del
mondo e getta sul lastrico milioni e milioni di cittadini, mentre la domanda
aggregata mondiale continua a restare ferma, in Europa, si continua con la
politica dell’austerity, condannata dai più illustri economisti mondiali
(su tutti Krugman) come
una politica suicida ed eminentemente depressiva, anticiclica, che condanna
aziende, famiglie, interi Stati all’insolvenza, al fallimento, alla bancarotta,
al default.
Molti, in questi anni di crisi, hanno ventilato l’ipotesi che
l’Euro fosse destinato a crollare. Che tale destino fosse iscritto nello stesso
funzionamento della moneta unica. E benché ci siano stati momenti in cui l’Euro
è stato realmente a rischio di collasso, pur tuttavia è stato “salvato”,
sacrificando in tutti i paesi in difficoltà (e non) ricerca, università,
scuola, sanità, beni comuni, diritti, tutele sul lavoro, sicurezza sociale. E
nonostante molti economisti continuino ad essere convinti che la moneta unica è
prossima al collasso, tuttavia a costoro sfugge che il compito per il quale
l’Euro è stato creato, in qualche modo, è già stato assolto. E d’altra parte,
vista la capacità e la volontà politica europee, l’Euro non sarà lasciato
crollare, ma continuerà ad essere lo strumento attraverso il quale costringere
gli Stati aderenti all’Unione ad ulterioricessioni di sovranità e giungere ad una più stringente e
funzionale Unificazione
politica, fiscale, bancaria e dei mercati del lavoro europei. I meccanismi
messi in moto attraversoFiscal Compact e MES, sapranno mantenere in vita
questo mostro monetario e saranno capaci di avviare quel processo di
integrazione politica che tutti, nessuno escluso, nonostante i danni evidenti
di questa politica criminale, auspicano e chiedono.
Gli Stati Uniti
d’Europa. Non sono solo il sogno della destra europea, ma anche di tutta la
sinistra europea. Un partito unico che ricorda tanto il PCb russo.
Stati Uniti d’Europa, un concetto ideologico, politico e di
classe che nasconde la volontà di abbattere gli ormai obsoleti “stati
nazionali” in favore di una struttura sovranazionale che limiti pesantemente
l’applicabilità delle costituzioni nazionali, dei controlli sociali, la
partecipazione popolare alle scelte collettive, l’ingerenza economica delle
componenti sociali nazionali, in definitiva la democrazia rappresentativa che abbiamo sempre conosciuto.
L’Euro è uno strumento politico, creato per distruggere la
democrazia europea. Democrazia che storicamente (e non poteva essere
altrimenti) si è sempre espressa nell’ambito e nei confini nazionali, statali.
La messa in discussione e l’erosione delle sovranità nazionali non vanno
vantaggio di nuove forme democratiche della “formazione delle scelte
collettive”, bensì a vantaggio di organi, istituzioni e procedure che nulla
hanno a che vedere con la “volontà popolare”, cardine e principio
basilare della democrazia in quanto tale.
E’ in questo senso, che oggi, assistere alle scene devastanti
dei cittadini greci prostrati dalla fame e dalla miseria, in nome di una moneta
e di un ordine politico antidemocratico, fa davvero rabbia e tristezza.
La rabbia è semplicemente aggredita dalla tristezza e dalla
rassegnazione nel vedere una “opinione pubblica” completamente annichilita
dalla propaganda politica (partitica e televisiva) che ciancia di “sogno
europeo” e di “Europa dei popoli” da oltre 15 anni senza sosta e che ha
condotto ad una completa sottovalutazione delle conseguenze sociali
profondamente antidemocratiche e dannose per i popoli europei che si nascondono
dietro il concetto, le pratiche politiche e istituzionali, dell’“Europa”.
Un’intera generazione di europei, che sono prima di tutto,
portoghesi, spagnoli, italiani, francesi, greci, tedeschi ecc, viene
terroristicamente sacrificata in nome della finanza e del “libero” mercato.
La democrazia occidentale nasce e muore laddove è stata
inventata. In Grecia, sui monti delPeloponneso, tra le colonne dei
templi degli dei. Oggi rovina tra le rovine.
Nessun commento:
Posta un commento