METTIAMOLI
IN MINORANZA!
di
Giorgio Cremaschi*
«Facciamo
sì che tutte le principali componenti della classe politica che ha
governato negli ultimi venti anni siano punite dal voto e che
raccolgano meno del 50% del consenso nel corpo elettorale. E facciamo
sì che dalla loro messa in minoranza nel paese parta la riscossa
della nostra democrazia costituzionale».
Si
apprende che i fondi e le agenzie della speculazione finanziaria
internazionale stanno sondando l’Italia per sapere che fare dopo il
voto, se far salire lo spread, o lucrare sulla fuga di capitali, o
altro ancora.
Questo perché, anche se la campagna
elettorale ha fatto finta di dimenticarsene, il nostro paese fa
sempre parte della schiera dei paesi debitori del sud Europa,
precipitati in una depressione senza fine per colpa delle politiche
di austerità e rigore.
Paesi tra i quali spicca ancora
la Grecia, nella quale nulla è migliorato e che si prepara ad un
nuovo sciopero generale contro il massacro sociale in corso senza
interruzione da tre anni. Massacro che è stato voluto e amministrato
da governi che hanno deciso di obbedire ai diktat di quegli stessi
signori che ora stanno testando il nostro voto.
La
terzomondizzazione della Grecia, secondo la brutale definizione di
alcuni economisti, è una infamia che pesa su tutte quelle classi
dirigenti di destra e sinistra che in Europa l’hanno voluta o
accettata. È una macchia che colpisce tutta la retorica europeista,
è il segno di una caduta generale della nostra democrazia,
sottoposta al potere delle banche e della finanza
internazionale.
Sappiamo benissimo per quale voto e
quale governo vota questo potere. Esso vuole un governo Bersani Monti
che continui la politica delle "riforme" , magari come ci
chiede la OCSE rendendo ancora più facili i licenziamenti. Cioè
proseguendo nella strada che ci sta sempre più avvicinando alle
condizioni sociali della Grecia.
Berlusconi è fuori
gioco per questi signori perché travolto dalle incapacità
personali, dagli scandali, dal conflitto di interessi. Il rischio che
torni al governo è pressoché nullo, basta parlare con le persone
normali che faticano tutti i giorni per capirlo.
Ma un
governo Bersani Monti, coperto a sinistra dal contributo di Vendola e
sostenuto dalla concertazione con CGIL CISL e UIL , sarà forse
rassicurante per per i " mercati", ma per noi?
Secondo
un appello sottoscritto, tra gli altri, da Rodota’, Eco,
Zagrebelsky, a questo punto la sola cosa utile da fare sarebbe quella
di votare il centrosinistra, per dare forza e credibilità all’unico
progressismo realisticamente praticabile di fronte al potere dello
spread. Con tutto il rispetto per gli insigni firmatari dell’appello,
non ci siamo proprio e almeno per tre ragioni di fondo.
La
prima è che nel programma Italia Bene Comune c’ è scritto a
chiare lettere che tutti gli impegni assunti in Italia e in Europa si
mantengono. Quindi il fiscal compact, il pareggio di bilancio
costituzionalizzato, il vincolo usuraio del debito non si toccano, e
con essi non si tocca il vero cuore dell’agenda Monti, da cui
prendono linfa tutte le politiche di austerità e rigore.
In
secondo luogo è difficile dimenticare che Bersani Monti e Berlusconi
han governato assieme decidendo terribili controriforme sulle
pensioni sull’articolo 18 e hanno impostato una politica di tagli
sociali chiamata spending review, i cui danni hanno appena iniziato a
manifestarsi.
Tutta la campagna elettorale si è svolta
attorno alla Imu, ma nessuno di questi tre ha minimamente accennato a
voler cancellare le controriforme sociali approvate.
Infine
bisogna sempre ricordare che questo confronto elettorale avviene
sulla base di una vergognosa legge truffa, che Bersani e Berlusconi
in primo luogo, Monti in seconda battuta, si sono ben guardati dal
modificare per evidenti interessi di bottega. Sulla base di essa il
probabile vincitore, stando ai sondaggi il centro sinistra, dovrebbe
ottenere il 55% dei seggi alla camera con meno del 35% dei voti
validi. Che a loro volta corrisponderebbero a meno del 20% di tutto
il corpo elettorale.
No, non c’è nessuna stabilità e
neppure credibilità democratica in un risultato come questo, che
stravolge il senso profondo della nostra democrazia costituzionale,
che non è quella degli Stati Uniti. Ed è uno stravolgimento del
principio della rappresentanza che non viene sanato se, invece che la
destra berlusconiana, questa volta dovesse vincere il
centrosinistra.
Aggiungo che i tre schieramenti che
hanno sostenuto il governo Monti, approvato il fiscal compact e la
riforma costituzionale del pareggio di bilancio senza neppure
sognarsi di chiedere con un referendum il consenso ai cittadini, sono
meno della metà di tutto il corpo elettorale.
Non si
sanano i guasti profondi della nostra democrazia affidandone il
risanamento al solito centrosinistra che in questi venti anni
berlusconiani ha governato per quasi la metà del tempo.
Ci
vuole una rottura democratica profonda, che restituisca al popolo il
potere vero di contare e decidere, sottraendo questo potere ai
decisori occulti che ancora una volta si preparano ad imporre, come
in Grecia, i loro interessi con il ricatto dello spread.
Facciamo
sì che tutte le principali componenti della classe politica che ha
governato negli ultimi venti anni siano punite dal voto e che
raccolgano meno del 50% del consenso nel corpo elettorale. E facciamo
sì che dalla loro messa in minoranza nel paese parta la riscossa
della nostra democrazia costituzionale.
È ora che i
padroni dello spread siano messi di fronte ad un paese reale che che
decide di accettare la loro sfida alla democrazia.
20
Febbraio 2013
*
Comitato NO Debito - Ex Segretario Nazionale Fiom/Cgil
Fonte: sollevazione.blogspot.it
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