di Francesco Salistrari
Il passo incerto del viandante ramingo che mi accompagna da
sempre, è tutto ciò che ho.
E trovo il senso del mio vivere in questo vagare, quasi
senza meta, ma con una destinazione precisa. Che conosco, che ho sempre
conosciuto e che nessuno mi ha insegnato.
Ovunque vada, qualunque cosa tocchi, qualunque odore
avverta, me li porto addosso. Cuciti come tessere di mille colori in un vestito
d’arlecchino di stoffa pregiata, che mi regala una sembianza, una storia da
raccontare ad ogni piè sospinto, un granello da condividere al vento, un canto
da intonare.
Camminare in questo mondo appare spietato, quasi crudele.
Non c’è pace, non c’è comprensione, non esiste lingua condivisa. E così, tutto
sembra condannarti, piegarti, illuderti, umiliarti. E queste gambe, non
sorreggono il peso dei giorni, delle tempeste, del freddo e della miseria.
Incedere diventa difficile, sovrumano. Eserciti di imbecilli
assassini, son lì a ricordarti ogni istante quanto vano possa essere credere in
qualcosa di bello. Ed anche un fiore, muore appassito senza un perché.
Eppure le mie spalle sono forti, quasi possenti, dinnanzi
allo spettacolo tremendo che mi offre questo tempo. Forti, delle carezze
ricevute. Forti, dei sorrisi regalati. Possenti per il tempo che mi è stato
concesso di vivere con voi.
Ogni sguardo, ogni espressione, ogni mano gentile, ogni
profumo, ogni sapore c’ho incontrato, me li porto addosso e ne custodisco la
ricchezza come scrigno miracoloso. Perché non esiste valore alcuno al mondo, se
non quello incalcolabile, inestimabile, rappresentato dalle persone che si è
incontrato sul proprio ciglio di strada.
Siete tutti voi che fate di me ciò che sono.
Qualunque cosa voi mi abbiate donato. Qualunque cosa mi
riserberete.
Ode a voi, miei compagni di viaggio, amici di frontiera,
fuggiaschi inconsapevoli, anime belle, dolci fratelli e sorelle che ho amato ed
amo.
Un giorno, forse non lontano, forse ancora d’avvenire,
chiederemo conto, insieme, del male fatto a Madre Terra da tutti coloro che del
proprio vestito d’arlecchino hanno fatto scempio e stracci.
Un giorno, forse non lontano, chissà, vestiremo il
mondo della luce sincera che ci ha fatto innamorare.
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