Riflessioni
a margine dell’incontro di Gioia Tauro, propedeutico al lancio dell’Associazione
“Eleanor Roosevelt”.
di Francesco Salistrari.
L’incontro di ieri di Gioia
Tauro, a cui ho avuto l’onore di essere invitato, è stato un incontro
interessante e partecipato. L’intervento di Gioele Magaldi è stato come al
solito serio e circostanziato ed ha espresso la volontà concreta di creare un
nuovo soggetto politico-sociale (pre-politico) capace di porsi come forza di
pressione sul mondo politico, economico e sociale non solo italiano.
L’Associazione “Eleanor Roosevelt” che, da ieri, comincia a muovere i
suoi primi passi, si pone obiettivi concreti ed ambiziosi e lo spirito che
anima l’esperimento è dei migliori. Innanzitutto, il contributo di personalità
come quella di Gioele Magaldi, appare oggi più che mai, di fondamentale
importanza, perché il ruolo che può svolgere in questa fase storica e politica
la massoneria progressista, può risultare
determinante, viste le dinamiche operanti e le forze in gioco.
Questo per una serie di ragioni.
Innanzitutto, questa crisi
economica di portata globale, viene utilizzata dalle élites dominanti per
sferrare l’attacco decisivo all’impianto
democratico occidentale in quanto tale. La strategia di quella che Magaldi
più volte ha chiamato nei suoi interventi pubblici, la “massoneria
conservatrice”, si pone come obiettivo la liquidazione dei diritti sociali e l’asservimento
sociale ad un modello di capitalismo neo-aristocratico e neo-schiavistico e al
controllo elitario di ricchezza e risorse.
Inoltre, l’asservimento e la
subalternità del ceto politico italiano, rappresenta un fattore non secondario
per quanto riguarda la riuscita di questo disegno, che per quanto concerne l’Italia,
mira alla spoliazione della ricchezza del paese attraverso una manipolazione
profonda dell’opinione pubblica.
Queste cose ieri, il Dott.
Magaldi, le ha spiegate ancora una volta molto chiaramente e la proposta,
appunto, di liberare attraverso un’associazione nazionale, ma non solo
nazionale, quella “massa critica” capace di rappresentare un contraltare
politico e sociale nei confronti del disegno egemonizzante dei settori più
conservatori e antidemocratici delle élites mondiali, è una novità e un’opportunità
che vanno tenute in considerazione, soprattutto dalle altre forze politiche.
Il percorso è ancora lungo e
tortuoso, e la riuscita del tentativo, ambizioso, passa per alcuni snodi
fondamentali.
Per prima cosa la nuova
Associazione dovrà essere in grado di rappresentare una novità concreta nel panorama politico italiano. Questo perché,
soprattutto negli ultimi anni, si è assistito al pullulare un po’ ovunque di
nuovi movimenti, associazioni, partitini che hanno proposto e propongono
analisi più o meno coerenti e più o meno efficaci soluzioni alla crisi che
stiamo vivendo, ma hanno dimostrato una incapacità endemica a radicarsi nella
società. Dal momento che appare assolutamente imprescindibile creare un blocco sociale di opposizione, quanto
più ampio possibile, alle politiche devastatrici delle élites dominanti
(nazionali e sovranazionali), l’Associazione “Eleanor Roosevelt” dovrà essere
capace di stimolare la risposta sociale in forme e contenuti nuovi.
In questo, il contributo che può
essere rappresentato dalla massoneria progressista, di cui Gioele Magaldi è un
eminentissimo rappresentante, può e deve essere decisivo. Perché se è vero com’è
vero che una parte importante (ed in questo momento dominante) della massoneria
italiana, europea ed occidentale, ha come obiettivo la liquidazione del
concetto e della prassi della “sovranità popolare”, la liquidazione dei diritti
acquisiti del “welfare state”, la liquidazione della democrazia e dei “beni
pubblici”, la riduzione della funzione e del ruolo dello Stato a vantaggio
esclusivo del “privato” (nella logica dominante del “profitto”), il ruolo di
contrasto che può svolgere la massoneria progressista, è imprescindibile, a
cominciare da una vasta operazione (peraltro già cominciata, ma ancora
circoscritta) di trasparenza, necessaria quanto propedeutica a quello stimolo
che si tenta di procurare al corpo sociale. Trasparenza che significa non solo
la denuncia dei disegni elitari che si vogliono combattere, ma un’apertura
maggiore del mondo massonico alla società civile, apertura che si potrebbe
tradurre in quella fiducia che si cerca di ottenere proprio da quest’ultima. La
fiducia, come la trasparenza, nel mondo politico, sono beni troppo scarsi: è
per questo motivo che l’Associazione “Eleanor Roosevelt” deve distinguersi. Ed
in questo, lo stimolo potente che può essere rappresentato dal ruolo e dalla
funzione della massoneria progressista, può essere davvero importante.
La seconda cosa che vorrei
analizzare, rispetto ai compiti che, secondo la mia modestissima opinione,
dovrebbe assumere l’Associazione “Roosevelt” è quella di proporre un’analisi
critica di alcuni punti problematici del
sistema capitalistico in quanto tale, punti che determinano non solo le
dinamiche della crisi economica in generale, ma che stanno essi stessi alla
base delle strategie delle élites dominanti.
In particolare, ritengo
necessaria lo sviluppo di un’analisi profonda delle contraddizioni intrinseche
al sistema capitalistico moderno, soprattutto per quanto riguarda i modi, i
tempi e i fini della produzione, l’allocazione di beni e risorse, la distribuzione
della ricchezza. Un’analisi che in altre parole faccia i conti con quello che
oggi vogliono significare le parole “finanza”, “crescita”, “mercato”. Questo perché
sono convinto, probabilmente nella mia ingenuità, che intorno alla
ridefinizione di questi concetti si gioca la partita più ampia per il
miglioramento delle condizioni di vita generali, ma anche la partita decisiva
del compito e del ruolo che la democrazia deve e può svolgere.
Se si vuole realmente incidere ed
in profondità nei meccanismi economici, sociali e politici che il tempo in cui
viviamo ci propone, non si può assolutamente prescindere dalla comprensione di
alcuni fenomeni latenti e palesi che operano nel mondo moderno e che stanno
alla base delle dinamiche distruttive a cui oggi assistiamo. Sarebbe
decisamente inefficace pensare di poter invertire tale rotta, solo mettendo in
discussione le forme e i modelli istituzionali oggi esistenti e imposti, solo
mettendo in discussione i soggetti politici (occulti e palesi) che detengono le
fila del comando, solo proponendo un cambio di guardia e di personale, senza
agganciare a questo una messa in discussione più profonda di alcuni meccanismi
del sistema capitalistico in quanto tale.
Questo non significa che l’Associazione
“Eleanor Roosevelt” debba porsi come un soggetto anticapitalistico, questo non
significa mettere in discussione la difesa della “libera iniziativa privata” a
vantaggio di uno Stato invadente e pervasivo. Non si tratta di discutere quale
modello sia auspicabile: se un modello ad “economia di mercato” o un modello ad
“economia pianificata”. Non si discute di scegliere tra “socialismo” e “capitalismo”.
Si tratta di capire e di comprendere che i fenomeni che stanno alla base delle
dinamiche moderne, pongono dei quesiti ineliminabili intorno ad alcuni dei
principi che hanno informato fino a questo momento lo sviluppo del modello
economico nel quale viviamo. Principi, ideologie, strumenti, modi, modalità e
prassi, che segnalano come sia venuto il tempo di cominciare a porsi delle
serie domande sulla società che si vuole costruire.
Nell’intervento di ieri del Dott.
Magaldi, ad esempio, parlando di “globalizzazione”, l’eminente studioso ha
posto un problema molto serio. Criticando la globalizzazione economica così
come è stata concretamente realizzata, non ha messo in discussione il principio
della “libera circolazione di merci e capitali”, ma il fatto che ad essa non
sia stata accompagnata una applicazione generalizzata dei “diritti sindacali”.
E’ un argomento che può sembrare (ed in parte lo è) molto convincente, ma
nasconde una debolezza di fondo che investe la natura stessa del sistema
capitalistico moderno. E questa debolezza è rappresentata essenzialmente dal
fatto che se le aziende multinazionali hanno voluto (e imposto) un certo tipo
di globalizzazione, lo hanno fatto esclusivamente perché il saggio di profitto,
in presenza di tutele del lavoro particolarmente avanzate, non è sufficiente a
sostenere la crescita economica. Ed è per questo motivo che si sono cercate
soluzioni alternative a quella che è una tendenza generale sistemica. D’altra
parte anche la “finanziarizzazione dell’economia” risponde precipuamente a
questo scopo e rappresenta, a partire dal fatidico momento dell’abbandono degli
accordi di Bretton-Woods, quel tentativo peculiare di sostenere la crescita dei
profitti, e dunque la crescita economica generale, con metodi diversi.
Concludo dicendo che saluto con
molto piacere questa iniziativa, che ritengo non solo importante ma
potenzialmente capace di dare risposta a quella domanda latente di partecipazione
politica che sorge un po’ ovunque nelle pieghe della società italiana (e non
solo italiana). La crisi dei partiti e del sistema politico, è anche una crisi
culturale, non solo politica. E’ una crisi che mette in discussione la stessa
modellistica della forma-partito e dei modi di partecipazione popolare che tale
forma ha permesso si esplicasse nel corso della storia recente, soprattutto a
partire dal dopoguerra fino agli anni settanta. E’ per questo motivo che sono
convinto che la ricerca di nuove forme e di nuovi metodi di partecipazione democratica
alla formazione di indirizzi politico-culturali innovativi, rivoluzionari e
capaci di incidere profondamente nella realtà economica, sociale e politica del
contesto nel quale viviamo, siano assolutamente necessari e ormai
improcrastinabili.
Da oggi, l’Associazione “Eleanor
Roosevelt”, comincia un percorso di crescita che si spera sia importante. Per
non tradire questa speranza, viva e necessaria, c’è bisogno di tanto lavoro, di
chiarezza di idee, di intenti e di finalità e soprattutto la capacità di
conquistare, nel corpo sociale, quella fiducia necessaria affinché il
contributo che essa può dare al dibattito politico generale possa essere
determinante.
Non solo, l’Associazione è
chiamata ad un compito se vogliamo anche più difficile: saper risvegliare la
speranza. La speranza in un mondo migliore, un mondo più giusto, più a misura d’uomo.
Una speranza di cui, la società, oggi, ha assoluto bisogno per risvegliarsi da
quel torpore nel quale le tecniche manipolative del potere l’hanno relegata per
troppo tempo.
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