domenica 29 luglio 2012

La guerra €UROpea.


Sono in moltissimi, compresi illustri economisti che ne hanno messo in discussione profondamente la natura e gli effetti (vedi il buon Alberto Bagnai), che credono che l’euro sia alla sua fase finale. Come un malato che è stato tenuto in vita con diversi artifici farmaceutici e che adesso scivola verso una critica e dolorosa agonia.
Una dolorosa agonia che colpirà inevitabilmente (ancora!) i popoli europei, non certo gli speculatori e la grande finanza che sull’euro e sulle “scommesse” (vedi spread) fatte sull’euro hanno lucrato in maniera continuata fin dal 2009. Un immenso travaso di denaro che è passato a colpi di tastiera e di algoritmi informatici in un batter d’occhio dall’economia reale, dalle imprese e dalle famiglie europee, direttamente nelle tasche di questa pletora di approfittatori.
Sono in molti, dicevamo, che credono nella imminente caduta dell’euro e molti individuano nel vertice di oggi in cui il presidente della BCE Mario Draghi incontrerà il presidente della Bundesbank Jens Weidmann e il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble , nonché il segretario del tesoro americano Timothy Geithner, un passaggio importantissimo e determinante in cui si giocherà la “partita finale”. E’ indubbio che tale vertice abbia una importanza cruciale, com’è indubbio che le tensioni siano alte. E’ altrettanto indubbio però, secondo la mia personale visione, che i temi che verranno affrontati saranno proprio quelle decisioni che in questo determinante mese di agosto verranno attuate per salvare la barca.
La caduta dell’euro non avverrà. Non nel breve periodo, quantomeno. Non certo a causa dei mercati. Credo piuttosto che i mercati vengano usati come arma indiretta per convincere i riottosi (in testa tedeschi) che ancora non accettano l’idea di concedere all’Europa quelle ulteriori quote di sovranità che invece auspicano i costruttori della moneta unica e della costruzione europea (e non solo).
Questi signori non rinunceranno all’euro così facilmente. E per ripetere le parole dello stesso Draghi, che in tanti vedono solo come un bluff per calmierare gli spread, “verrà fatta qualsiasi cosa per salvare l’euro”. E verrà fatta sul serio. E questo qualcosa include, naturalmente, l’avvio veloce (e feroce) della progressiva piena integrazione politica degli stati europei in un Super Stato centralizzato. Tale accelerazione sarà funzionale, nel breve periodo, a frenare le spinte (presenti e forti) alla disgregazione dell’Unione (non solo monetaria), e nel lungo periodo a favorire l’implementazione di politiche fiscali, del mercato del lavoro, scolastiche sempre più integrate e omogenee. Che poi sono esattamente quelle cose che servirebbero per rendere stabile e funzionante l’intero mercato interno europeo e più competitivo quello estero. A costi sociali comunque enormi, non dimentichiamolo.
Vi starete chiedendo: e gli USA in tutto questo? Gli Usa è esattamente questo ciò che vogliono. Un’Unione Europea più omogenea e più stabile, nonostante la crisi, anzi proprio per essere più efficiente rispetto alla crisi, è precisamente ciò di cui hanno bisogno in questo momento (o nel più breve tempo possibile) gli Stati Uniti. Questo per due ragioni: 1)una caduta rovinosa dell’euro significherebbe una caduta altrettanto rovinosa della precaria economia statunitense; 2)un euro forte sui mercati valutari (e lo sarebbe molto di più se dietro ci fosse un’unione politica più concreta) è un enorme vantaggio per l’economia statunitense che può così mantenere più basso il valore del dollaro e spalmare al meglio sui mercati valutari mondiali l’inflazione dovuta alle politiche di “quantitive easing” di portata storica effettuate (e da effettuare?) da parte della Fed per risanare i bilanci bancari colpiti dall’esplosione dei sub-prime e della Lehman Brothers (2007-08).
Inoltre uno Stato Centralizzato europeo sarebbe enormemente più duttile per le politiche militari di appoggio agli Stati Uniti qualora qualcosa dovesse andare di traverso nelle crisi Siriana e Iraniana o ci fosse una volontà di intervento concreta. Oltre che sarebbe più direttamente controllabile (o quantomeno influenzabile) dalle pressioni operate dagli interessi delle multinazionali americane.
Questo modo di vedere le cose, naturalmente ha tanti problemi da affrontare e tante variabili imprevedibili da evitare. Per prima cosa il tutto si baserebbe in teoria su una ottimistica visione dell’andamento economico nel medio periodo con proiezioni di ripresa della crescita europea e americana a partire dal 2013-14. Qualora non fosse così e la crisi dovesse acuirsi invece di recedere (trasformandosi in una vera e propria depressione), possedere uno strumento di potere e di controllo delle politiche economiche e militari anche dell'Europa, garantirebbe una gestione più efficace delle dinamiche sociali (scontri e sommosse) che ne nascerebbero e troverebbero il blocco euroatlantico già pronto alla eventuale battaglia mondiale.
In un ipotesi comunque pacifica, nell'ottica di una depressione occidentale, a vedersela male non sarebbero solo i paesi occidentali, ma anche la Cina (che già ora comincia a manifestare i primi segnali di cedimento) e tutti gli altri paesi in forte ascesa (i cosiddetti BRIC di cui fa parte anche la Cina naturalmente, ma anche Vietnam, Angola, Venezuela, Argentina ecc). Un crollo delle economie occidentali sarebbe un bel problema per tutti. Non dimentichiamo che FMI e WTO sono praticamente in mani americane.
E poi, come già anticipato, i problemi maggiori per gli altri paesi sarebbero rappresentati dalla recrudescenza aggressiva dell'apparato militare americano che non starebbe certo a guardare in caso di crollo verticale dell'economia americana ed europea.
Insomma un bel pasticcio.
Come molti prevedono una dinamica del genere porterà molti paesi a “rinazionalizzare” il proprio capitalismo (tutti, dicono loro) operando scelte protettive per le proprie economie (cosa che in parte i paesi emergenti hanno già fatto e stanno facendo). Una scelta che nelle regole e negli intendimenti dell'organizzazione Europea per gli stati nazione presi singolarmente non si avrebbe in quanto negata, a meno di uscite unilaterali che farebbero crollare tutto l'abaradan istituzionale e monetario europeo (quello che prevedono fin dai prossimi mesi gli osservatori più disparati). Più probabilmente l'Europa invece, nello scenario ipotizzato, assumerebbe scelte “protezionistiche” nel suo insieme, come unico organo economico. Il che eviterebbe lo sfacelo totale. Ecco in prospettiva la ragione dell'importanza dell'incontro di oggi.
Insomma la situazione è davvero difficile e ingarbugliata e le spinte ad un accentramento di poteri in Europa è fortissima, proprio in vista di quello che potrebbe succedere. Tale accentramento naturalmente in USA è già avvenuto e ampiamente portato a termine con i Patriot Act del 2001 , ma non solo.
Ma sarà sufficiente ad evitare una sollevazione violenta dei popoli (piegati dalla depressione) capace (?) di spezzare gli equilibri di potere esistenti? O si genererà una reazione a catena incontrollabile se non con una forza dittatoriale (palese) di ferro? Sarà sufficiente a frenare la corsa ad una guerra internazionale potenzialmente distruttiva? Esiste davvero questa volontà nell'establishment euro-atlantico? O siamo già al conto alla rovescia?
Ai posteri (non troppo lontani nel tempo) l'ardua sentenza.

(Francesco Salistrari)

2 commenti:

  1. La vedo dura.
    Ma non sono d'accordo con l'impianto dell'articolo.
    Troppe supposizioni non suffragate dai fatti.

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  2. Certamente alcune considerazione sono parte della mia personale visione delle cose, ma i fatti dicono che fino ad oggi (nonostante tutto) l'euro non è ancora crollato e chi affermava già un anno fa che sarebbe crollato è stato smentito proprio dai fatti.
    Che la crisi non si potrebbe risolvere con una ripresa della crescita non è un fatto, ma appunto perchè proiettata nel futuro, solo una visione. Dicasi così anche per la possibilità di una guerra mondiale.
    Di altro ci sono i fatti di oggi e di ieri. Draghi e la BCE che utilizzeranno la possibilità per tenere a galla la moneta e le forze che si stringono intorno alla Germania per portarla a più miti consigli.
    Per il resto è tutto da vedere. E' naturale che, vista la confusione della situazione, possiamo fare solo ipotesi.
    A presto.

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